giovedì 26 aprile 2012

Che bel quadretto

 Claudio Martini

Angela Merkel è in difficoltà: la sua politica "arcigna" ha permesso alla sua coalizione (CDU+CSU) di assorbire gran parte dei voti in uscita dal FDP, il partito liberale che esaltava il modello liberista e l'esempio tedesco contro i pigri e spendaccioni PIGS. Nonostante questo successo, la cancelliera potrebbe trovarsi presto con una maggioranza sì relativa, ma ben lontana dall'essere assoluta, e non in grado di sostenere un governo. Ma niente paura, arrivano i piddini (quelli teutonici)!


 La prospettiva di una "Grosse Koalition" non è certo inedita per la Germania. Gli illusi che confidano nella capacità della SPD di cambiare il corso della strategia tedesca nella crisi dovrebbero riflettere sul fatto che la Merkel proprio dalla SPD è stata portata al governo nel 2005; e che le basi della competitività tedesca (bassi salari, lavori precari, sindacati compiacenti) vanno ricercate nelle riforme liberiste attuate dal governo Schroeder. Anzi, si può dire che l'esempio di governi di "solidarietà nazionale" o di "grandi intese", e cioè dei due più grandi partiti saldamente coalizzati contro i lavoratori e i cittadini, l'abbia dato proprio la Germania tra il 2005 e il 2009. Un esempio rovinosamente seguito dalla Grecia, dall'Italia... e dall'Olanda?

Eh sì, perché il paese che poteva vantare l'economia più simile a quella tedesca (importanti avanzi nella bilancia commerciale, deficit e inflazione bassi, ecc) sta vivendo una fase politica assai traballante. Geert Wilders ha ritirato l'appoggio esterno al governo olandese, e di conseguenza i partiti europeisti di quel paese si stanno ingegnando per trovare una soluzione compatibile con le direttive della BCE. Come si fa? Facile: si segue l'esempio italiano e greco.

 Interessante è focalizzare l'attenzione su Wilders. Questo personaggio guida un partito, il PVV, che, per quanto lo si possa tacciare di estremismo, è assolutamente agli antipodi rispetto a formazioni come il Front National: ad esempio è libertario rispetto ai temi sociali, ma soprattutto ha un'impostazione politica assolutamente filo-occidentale (mentre Le Pen è per l'uscita dalla NATO, oltreché dalla UE). Nel 2010 questo partito non ebbe particolare remore a sostenere un governo di centro-destra sostanzialmente europeista, ma dopo essersi reso conto di quanto possano essere impopolari le riforme che, anche in Olanda, la permanenza nell'euro impone, ha colto l'occasione per cavalcare la tigre.

Così, in diversi paesi europei, si sta affermando uno schema politico per nulla tranquilizzante: al governo forze "moderate", spesso di estrazione ideologica apparentemente contradditoria, che si uniscono per punire i ceti subalterni nel nome di Bruxelles e Francoforte; e all'opposizione partiti politici variamente xenofobi e variamente reazionari.

Che bel quadretto...

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