sabato 2 giugno 2012

Dal Donegal alle isole Aran, il cielo d'irlanda è sempre con te....

di Fabrizio Tringali
Dublino, 01-06-2012
Il 60,3% degli elettori irlandesi ha votato sì nel referendum per approvare il fiscal compact europeo.
Il no si è attestato al 39,7% e ha ottenuto la maggioranza solo in cinque delle 43 circoscrizioni irlandesi, segnalando che il sentimento anti-europeo è più forte nelle aree più povere di Dublino e nella contea nordoccidentale di Donegal. 
Sul dato pesa pero' la bassa affluenza alle urne, di poco superiore al 50 per cento.
Nel dettaglio, gli aventi diritto al voto erano 3,144.828 milioni: si sono recati alle urne in 1,591.385 mln. I "si'" sono stati il 60.29 per cento (955.091 voti), i "no" il 39,71 per cento (629,088 voti). (da rainews24)

L'articolo non riporta l'esatta percentuale dei votanti, che è del 50,6%.
Pochi, pochissimi irlandesi si sono recati alle urne. Difficile scegliere, di fronte ad un ricatto.
Le forze di governo ed i media hanno alimentato per settimane il "terrorismo" su un eventuale voto contrario. Senza il "SI" l'Irlanda sarebbe andata a catafascio e non avrebbe potuto accedere ai prestiti del fondo salva-stati ESM.
Nonostante tutto ciò, i cittadini che esplicitamente approvato il fiscal compact sono solo il 30,37%, e c'è da aspettarsi che presto molti di loro cambino idea.
Infatti, in base alle regole già approvate dai governanti europei, i "prestiti" e i "salvataggi" dell'ESM saranno condizionati alla totale perdita di sovranità a favore degli organismi UE e del FMI.
I lettori di questo blog sanno perfettamente che i cosiddetti PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) sono imprigionati nella crisi a causa dell'appartenenza all'Eurozona, e che da essa vengono spinti sull'orlo del baratro (chi non ha ancora capito tutto questo scorra i post precedenti, legga il nostro breve saggio, oppure ricorra alle lezioni di Alberto Bagnai).
Una volta portati allo stremo, questi Paesi, finché restano all'interno dell'Euro e della UE, non hanno alternative. Possono solo accedere ai prestiti dei fondi salva-stati. E di conseguenza smettere di essere Stati sovrani per diventare pezzi di territorio co-gestiti da Commissione Europea e FMI, i quali, a quel punto, possono applicare le loro distruttive "ricette anti-crisi". Medicine che non hanno mai guarito nessun malato, ed anzi hanno ammazzato tutti quelli che hanno provato a curare, e che conosciamo benissimo: licenziamenti, privatizzazioni, azzeramento del welfare, tagli ai servizi pubblici.
Il tutto senza che vi possa essere opposizione (parlamentare o sociale).
Quando accadrà questo, e certamente accadrà, le tensioni sociali non mancheranno, dato che già adesso il consenso reale è molto molto basso....
La fine dell'Euro e (speriamo) dell'orrenda Unione Europea arriverà, ma come abbiamo detto e scritto più volte, il rischio è che il crollo avvenga quando i Paesi meno forti dell'area saranno letteralmente in ginocchio, e rialzarsi sarà dura. Molto dura....


1 commento:

  1. C'è ancora una cosa da dire (vedi link): i sondaggi in ottobre davano il No al 63%. Lo "spostamento" è stato ottenuto grazie al battage del governo con un solo argomento: dobbiamo votare Sì perché altrimenti non avremo accesso ai fondi di salvataggio.
    L'€uropa della miseria, della depressione, e del ricatto.
    Serve una nuova presa della Bastiglia.

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