martedì 24 luglio 2012

Euro e Mercato Unico: il dibattito


L'economista Emiliano Brancaccio ha scritto un interessante articolo in cui tratta i temi dell'Euro, della UE e dell'atteggiamento degli "intellettuali di sinistra" rispetto alla crisi di queste due istituzioni. Alberto Bagnai lo ha ripreso sul suo blog e discusso con molto impegno (e molta brillantezza, come al suo solito). Rimandiamo i nostri lettori al suo efficace intervento, che chiarisce diversi punti della discussione. Noi aggiungiamo a quanto scrive Alberto una breve riflessione su un'ottima intuizione espressa da Brancaccio: la principale minaccia alle sorti dell'economia nazionale è rappresentata dalla presenza, sancita dai Trattati, del Mercato Unico Europeo.

 Questo punto è spesso lasciato ai margini nelle analisi che criticano l'euro e le politiche di austerità: emergono sempre più spesso, oramai, le contraddizioni della moneta unica e le inevitabili, prevedibili e terribili conseguenze della sua adozione per i Paesi mediterranei, ma altrettanto spesso manca, in queste analisi critiche, la capacità di cogliere il nesso fra l'euro, l'austerità ed il resto della struttura dell'Unione Europea, la cui colonna portante è il Mercato Unico. Alla base di questo pilastro della costruzione europea stanno le cosiddette "Quattro Libertà Fondamentali": libera circolazione dei capitali, delle merci, dei servizi e delle persone (cioè dei lavoratori). In seguito, su questo blog, ci dedicheremo all'analisi del dettaglio delle norme che fondano questo stato di cose, ma già da subito possiamo affermare che l'ordinamento sovranazionale UE è improntato al più rigoroso liberoscambismo, e come tale rappresenta un ostacolo a qualsiasi tentativo di costruire un sistema economico che non produca bolle speculative, diseguaglianze, spinte al ribasso delle condizioni di vita e di lavoro, crisi e recessioni (basta pensare agli effetti nefasti della mobilità internazionale dei capitali).

 Il contributo di Brancaccio è quindi prezioso, perché ci richiama a considerare l'importanza di un "meccanismo perverso", concepito su misura dei Paesi maggiormente competitivi, e di cui l'euro rappresenta l'elemento più importante (per i Paesi che lo hanno adottato), ma non l'unico. Il limite dell'analisi di Brancaccio ci sembra speculare a quello che egli critica nei "fautori di un’uscita dall’euro in condizioni di libera circolazione dei capitali e delle merci", come li chiama: egli sembra cioè mettere la sordina alla critica all'euro per dare risalto a quella contro il Mercato Unico. Mentre occorre mettere a fuoco che l'Unione Europea è un sistema integrato, le cui parti formano un insieme del tutto coerente, che ha come finalità la difesa intransigente degli interessi del ceto economico-finanziario che l'ha costruita e modellata in base ai propri scopi, e che ne tira le redini. E che mira, attualmente con ottime probabilità di successo, alla progressiva eliminazione dei diritti sociali, civili e politici dei cittadini europei. 

E' tempo che sorga, in Italia come in altri Paesi, un movimento d'opinione che non si limiti a criticare questo o quell'aspetto del sistema-UE, ma che li consideri tutti nella loro importanza: dal libero scambio alla BCE, dalla valuta unica al ruolo della Commissione. Ci auguriamo che personalità come Emiliano Brancaccio possano contribuire alla nascita di un simile movimento.
                                                              
                                                         main-stream.it

AGGIORNAMENTO: ulteriori interventi di Emiliano Brancaccio:


1 commento:

  1. Segnalo, per chiudere il cerchio, questo interessante editoriale del professor Sergio Cesaratto sul Manifesto di oggi, "Uscire dall'Euro si può"

    http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/8141/

    Gilberto

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