lunedì 31 dicembre 2012

L'azzardo morale del “più Europa”

In questi mesi abbiamo presentato “La trappola dell'euro”  in diversi incontri pubblici, organizzati da Università o da gruppi di cittadini interessati. Abbiamo avuto così modo di discutere le nostre tesi in contesti abbastanza diversi fra loro. Da questi confronti nascono le osservazioni che seguono.
La prima è che quasi nessuno, almeno fra coloro che hanno discusso con noi, oramai contesta l'analisi economica proposta, e cioè che la crisi che stiamo vivendo è causata dagli sbilanci commerciali indotti dalla rinuncia alla flessibilità del cambio. Cresce la consapevolezza che siamo dentro alla crisi dell'euro, non a quella dei debiti pubblici. Questo non vuole affatto dire che tale analisi sia la più diffusa nel Paese, dato che essa non ha ancora cittadinanza nel mainstream informativo (salvo rare e lodevolissime eccezioni).
Dalla nostra esperienza ricaviamo però la netta impressione che questa spiegazione della crisi stia conquistando una parte sempre più ampia della popolazione, e che essa travalichi gli abituali confini politici fra destra e sinistra.

Le principali obiezioni emergono non appena abbandoniamo il terreno economico per addentrarci in quello politico. Sono ancora in molti a pensare che “più Europa” risolverebbe la crisi: una maggiore integrazione politica sarebbe il viatico per convincere la Germania (con le buone o con le cattive) a cambiare la sua politica economica, impegnandosi a correggere gli squilibri strutturali dell'eurozona. Riprendiamo quindi l'argomento, per ribadire alcuni dei motivi per cui questa strada appare del tutto impercorribile.
In primo luogo, "convincere la Germania" significa chiederle di fare quel che non ha mai fatto, né ha mai voluto fare: ribaltare completamente la sua politica economica e di bilancio. E, in sostanza, pagare. Con trasferimenti certi e automatici alle zone in crisi, oppure con manovre espansive a sostegno della domanda, o meglio ancora con una combinazione di questi due tipi di interventi.
In secondo luogo, occorre prendere atto che non esiste soggetto politico o sociale che abbia in programma di realizzare un tale cambiamento epocale. Abbiamo argomentato a lungo, sia nel libro sia nel nostro blog, sulla mancanza di un “popolo europeo” coeso e solidale, che dovrebbe rappresentare la base sociale capace di spingere verso la realizzazione di una simile politica.
Alle nostre argomentazioni si potrebbe replicare che è esistito, nella storia recente, un momento in cui la nazione tedesca ha accettato di trasferire ricchezza: alla caduta del Muro la Germania ha stanziato grandi somme da investire nell'ex DDR. Probabilmente il medio elettore e contribuente tedesco (dell'ovest) avrà un po' mugugnato, ma la cosa è stata fatta senza grossi problemi politici.
Perché allora non dovrebbe avvenire qualcosa di simile anche per la periferia dell'eurozona? La risposta è banale: la DDR era pur sempre Germania, la sua nascita aveva diviso la nazione tedesca ed era uno dei simboli della sconfitta subita in guerra, i suoi abitanti erano tedeschi, e queste erano motivazioni più che sufficienti per sopportare alcuni sacrifici.
Mentre non vi è motivazione per fare lo stesso in favore dei greci o degli italiani, che non sono certo percepiti dai tedeschi come “fratelli”. Non a caso, oggi la popolazione della Germania è fortemente ostile anche ai cosiddetti “aiuti” ai Paesi in crisi (cioè a mere forme di prestito, non di trasferimento senza ritorno, come nel caso dell'ex DDR).
E' l'ennesima dimostrazione del fatto che non esiste un popolo europeo, e di conseguenza non esiste un patriottismo europeo. Infatti, se guardiamo all'atteggiamento maggiormente diffuso all'interno di tutti gli Stati europei nei confronti della crisi greca, vediamo che ovunque si discute su come “non finire come la Grecia”, ma a nessuno viene in mente di aprire una discussione seria su come essere d'aiuto ai greci.
Ma come mera riflessione scolastica, ipotizziamo di avere torto, e quindi immaginiamo che la Germania accetti meccanismi di riequilibrio fra le economie dell'eurozona. Una politica del genere durerebbe molto poco. Giusto il tempo di dar forza e agibilità politica ai movimenti violenti e xenofobi radicati nei paesi del Nord. La cosa è del tutto ovvia. Basta pensare alla Lega Nord in Italia, nata e cresciuta intorno all'idea di bloccare i trasferimenti dalla regioni più ricche a “Roma ladrona”, che li smistava al Sud. Le popolazioni degli Stati del nord Europa, che non sentono nessuna solidarietà e nessuna “comunità di destino” con quelle della Grecia o del Portogallo, si ribellerebbero rapidamente all'idea che i loro soldi possano prendere la direzione del Mediterraneo. E immaginiamoci che proporzioni avrebbe tale ribellione, in un periodo di grave crisi economica, e considerando che i popoli del Sud sono stati descritti, da una propaganda durata anni e anni, come sfaticati, spendaccioni, incapaci di gestire il denaro.
Infine, un'ultima considerazione, in parte di tipo morale. Chi teorizza il “più Europa” sta facendo una scommessa: rinunciare alla sovranità nazionale sperando di riuscire a convincere la Germania a rinunciare ai vantaggi fin qui ottenuti.
Ma in questa scommessa la posta in gioco sono i fondamenti dello Stato sociale dei nostri Paesi: le pensioni, l'assistenza sanitaria, la scuola, i diritti dei lavoratori. Se la scommessa non riesce i popoli del Sud Europa perderanno tutto. In altri termini, le élite italiane ed europee che si baloccano col “più Europa” stanno giocando sulla pelle di intere popolazioni. E queste élite sono formate da persone che non avranno mai il problema della pensione o di trovare un posto letto in un ospedale.
In senso economico questo è un azzardo morale: chi propone di accettare questa scommessa sa che a pagare il prezzo della sconfitta (peraltro ovvia) saranno altri.
Ma, prima o poi, i popoli si renderanno conto del gioco che è stato fatto sulla loro pelle, e ristabiliranno la giusta misura di incentivi, positivi e negativi, per evitare l'azzardo morale. Il punto è che, quando i popoli si muovono, non vanno troppo per il sottile, e in questi casi l'incentivo assume spesso forme violente, davvero drammatiche.
Sarebbe bene fermarsi prima di arrivare a questo.
(M.B., F.T.)

60 commenti:

  1. Ottimo post.
    Tuttavia credo che il wishful thinking (da parte della gente comune) del "ci vuole più Europa" è dettato - più che da ragioni obiettive - dall'irrazionale terrore del dopo-euro, alimentato da disinformazione, per cui si resta emotivamente aggrappati a un'idea di continuità che offre consolazione e certezze: "so che così farà male, ma forse non lo farà così tanto e poi l'alternativa è un salto nel buio".
    Potenza della disinformazione.
    Finché il popolo continuerà a pensare che l'uscita dall'euro sarà un'immane bagno di sangue, gli argomenti contro la permanenza e contro il più Europa, per quanto logici, continueranno a non avere presa, perché l'altra opzione sembrerà foriera di incertezze e disastri comunque incomparabilmente maggiori.
    C'è bisogno, ahimè, di un enorme sforzo di contro-informazione sulle modalità e sugli effetti dell'uscita. Ho notato a mie spese che mentre tutti sono pronti ad accettare affermazioni apodittiche (e apocalittiche) del tipo "svalutazione del 50%, inflazione alle stelle, mutui raddoppiati", nessuno è disposto a seguirti sul terreno dell'argomentazione ragionata; e a parlare di AVO o differenziali di inflazione o precedenti storici ti guardano come se volessi infinocchiarli.
    Ancora grazie per il lavoro che fate.
    Auguri a tutti per un 2013 che non sia così infausto come le premesse di questi giorni inducono a ipotizzare.

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  2. Sono d'accordo con quanto dici, e sto scrivendo qualcosa proprio su questo, cioè sull'importanza di fare corretta informazione: siamo nella crisi dell'euro, non dei debiti pubblici.
    Aggiungo solo che quel che dici è vero soprattutto se parliamo dell'opinione pubblica. Ma tra le élite al comando, e quelle a loro vicine (come quelle dell'informazione), che sono quelle cui facciamo riferimento nel post, la consapevolezza è ben più alta. Molti di loro conoscono perfettamente le vere cause della crisi. Tacciano o mentono per mera convenienza.

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    1. Assolutamente d'accordo, infatti ho precisato "da parte della gente comune".
      Un appartenente alle élite ha tutti gli strumenti culturali per capire, se non capisce è perché non vuole. Nei confronti di costoro, allora, non si tratta tanto di superare un blocco emotivo, quanto piuttosto di demolire una riserva mentale disonesta. Si tratta chiaramente di una battaglia inutile e credo non possono essere loro i nostri obiettivi di consenso; tanto quando la storia comincerà a darci ragione - come mi pare stia già succedendo - saranno i primi a dirci che loro l'hanno sempre saputo.
      Aspetto di leggere il tuo scritto.



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  3. premesso che con queste premesse si prevedono 10 anni e oltre di oscurantismo.
    ma la domanda che mi pongo è: che probabilità ci sia che il sud d'europa faccia la stessa fine del sud d'italia (che ricordo è ancora annesso al nord..)?
    quando si addormentano le coscienze che si fa? solo andare in piazza e proporre stupidi cartelli?

    a limite, la perdita di welfare è un qualcosa di reversibile (difficile ma sempre possibile perché basterebbe rinazionalizzare seguendo come motivazione la costituzione) ma se la rottura non arrivasse?
    e se fosse in programma una futura guerra in maniera da consolidare la definizione (fasulla) di Europa?
    oh, questo articolo è come al solito eccellente ma congetturo..

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    1. Mah, credo che ci siano ottime probabilità che il sud europa finisca molto peggio del sud italia, dato che in Europa i trasferimenti dal nord al sud non ci sono. Ma penso che non durerà, alla fine si romperà tutto, anche se le coscienze sono addormentate... speriamo che si sveglino presto, e pacificamente. Perché altrimenti il risveglio sarà portato dall'esasperazione, dal protrarsi di condizioni di vita sempre peggiori... e la reazione, allora, potrà assumere anche connotati violenti e imprevedibili.
      Chi dice che la U.E. porta la pace non ha veramente capito un tubo. Eppure basterebbe leggere Sapir: http://www.sinistrainrete.info/europa/2445-jacques-sapir-europa-fine-di-partita.html

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  4. @Fabrio Tringali
    premetto che ho letto con gusto il suo libro (scritto con Badiale) e che tengo a mente la II parte in quanto eccellente (un sunto efficace).
    non dico che prometto di studiarmi l'unità d'Italia in termini economici.
    di sicuro il sud cresceva quanto il nord, aveva più occupati nell'industria, non aveva grossi debiti (e tanto oro) e il cambio fu sbagliato (invece di 4 ad 1 come nella riunificazione tedesca, è stato 1 a 1).

    la domanda da porsi è: ma sino al post WW2 che politiche di trasferimenti fiscali furono intraprese? facendo 100 a 100 il PIL del 1861 siamo arrivati a 100 vs 50 (il sud)!
    e solo dopo il 1945 il sud ha recuperato qualcosina (ora dovremmo essere al 60%).

    a me l'euro dà tanto fastidio non solo nella sua logica economica e filosofica perversa ma perché ci sono esempi storici che mostrano come distruggere la dignità di interi popoli senza che ci si rende conto della cosa.

    PS: sposo questo parallelo
    si disse che il sud era retrogrado e quindi questa differenza si palesò
    si dice che siamo trogloditi rispetto ai tedeschi e quindi meritiamo queste cose.

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    1. Ricordiamoci che il Sud Italia è diventato quel che è tutt'oggi a seguito di un'invasione, e che quando i tedeschi hanno provato a far la stessa cosa gli è andata molto male. Ecco l'inghippo: le classi dominanti tedesche vogliono mangiarsi tutta l'Europa, senza pagarne il prezzo in termini di Panzer. per un caso della storia nel nostro continente il potere militare e quello economico non coincidono, e questo mina le basi di qualsiasi progetto di integrazione forzata. perciò l'euro ha i mesi (o gli anni) contati, ma c'è poco di cui rallegrarsi: più tempo rimaniamo, più fibre perde il nostro tessuto democratico. Bisogna lottare per uscire (o perché finisca) il prima possibile.

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  5. @Claudio
    anch'io avevo notato la stessa cosa e mi sarebbe piaciuto (mi piacerebbe) sapere qualcosa in più sull'integrazione america e le sue (ovviamente) dinamiche e conseguenze economiche (e finanziarie).

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  6. Credo che i corni del problema siano due: uno è costituito dalla rigidità di cambio implicita nell'unione monetaria (correttamente individuato in apertura di questo post), l'altro è il meccanismo di finanziamento della spesa pubblica. Attualmente il meccanismo criminale con cui gli stati sono costretti a finanziarsi li rende ostaggi dei mercati finanziari. Anche recuperando sovranità monetaria, senza una BC al servizio delle politiche fiscali sarà più difficile finanziare sia la spesa sociale che gli investimenti per la riconversione ecologica dei settori produttivi.
    Io quindi terrei sempre presenti entrambi gli aspetti.
    Trovo molto efficace la conclusione del post, col riferimento alla scommessa fatta sulla pelle dei cittadini.
    Complimenti per l'ottimo lavoro di informazione che state portando avanti.

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  7. @Paolo
    penso che siano chiari alcuni punti.. se si esce dall'euro servono altre norme:
    1) abolizione divorzio
    2) controllo movimento capitali
    3) previsioni pagamenti debiti (di diritto italiano) in lire (e non euro)
    4) nazionalizzazione banche che falliscono o vanno in grossa crisi
    5) pax fiscale (o agevolazioni)
    e via dicendo

    penso che il libro di Badiale-Tringali sia interessante perché si pone a livello sociale e politico sulle conseguenze di questa annessione.
    dal punto di vista economico-finanziario-giudizio il sublime testo di Bagnai penso possa essere preso a riferimento

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    1. Hai ragione, bisogna restaurare la sacralità del vincolo matrimoniale

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    2. totalmente d'accordo

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    3. intendevo d'accordo con valsandra... sulla sacralità del vincolo matrimoniale non saprei, non sono sposato :D

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    4. ahahaha! andrabbe bene anche un'unione civile.. ;-)

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    5. Ah ah ha ... anche io sono d'accordo con quanto state dicendo e... beh, trattandosi dell'abolizione del divorzio fra Banca Centrale Italiana e Ministero del Tesoro, sarebbe più opportuno parlare di "ricongiungimento familiare"!

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  8. @Claudio..
    vero!
    qua invece di essere marito e moglie ci si ritrova nella posizione di padrone e schiavo

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  9. @Paolo
    una nostra amica (della mia ragazza e mia, di acquisizione) ci ha confidato che oltre al matrimonio c'è solo la vedovanza.. ho guardato il marito e gli ho detto: "le mie più sentite condoglianze!"
    ahahahhahahahahhahahhahhaha

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  10. ok... allora che sia "ricongiungimento"... e che il divorzio possa essere classificabile solo come semplice "separazione"

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  11. Mi accontenterei anche di un'unione di fatto, purché legalizzata... :)

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  12. Onore e merito a quei pochi come voi che tentano di spiegare la catastrofe dell'euro. E aggiungerei dell'Unione Europea. Perché non basta uscire dall'euro, visto che restando nella UE seppure a moneta sovrana (come il Regno Unito per esempio) sarebbero comunque in vigore quei trattati (incostituzionali) che legano le mani degli stati e che impongono di tagliare il deficit e il debito, di ridurre la spesa sociale e di privatizzare pure l'aria che respiriamo. Bisognerebbe uscire dalla Ue e creare una alleanza dei paesi che più sono danneggiati in questo momento (Spagna, Grecia, Portogallo, ex Jugoslavia, con l'Italia in testa come "antiGermania"). Forse così si potrebbe spiegare alla gente che l'uscita dalla UE non significherebbe isolamento internazionale.
    Questi paesi potrebbero dichiarare default, uscire dall'euro e dalla UE e, così, liberati dall'eurodittatura, potrebbero applicare finalmente una politica sovrana, con moneta sovrana, quindi spendere A DEFICIT per aumentare i salari, i contributi alle piccole imprese, migliorare i servizi, rinazionalizzare il proprio patrimonio svenduto ai privati e, in sostanza, produrre ricchezza.

    Occorre però notare che esiste un'altra schiera di persone che abbracciano, per così dire, un "europeismo eterodosso" se vogliamo meno ingenuo (ma fino a un certo punto) di quello di coloro che si illudono(come dice l'articolo) che la Germania possa smettere di fare la Germania. Questi invece dicono che bisognerebbe creare un unione politica tale da permettere da un lato un controllo democratico delle istituzioni europee, che adesso non c'è, e dall'altro di far diventare la BCE una specie Federal Reserve europea.
    Bisognerebbe far capire che le probabilità che ciò avvenga sono praticamente nulle, perché le elite che controllano la UE non permetterebbero mai una cosa del genere e perché non riusciremmo mai a convincere Germania, Francia, Olanda ecc. Molto più percorribile la strada di una uscita "unilaterale" dell'Italia che metterebbe in moto una reazione a catena e porterebbe rapidamente al crollo della zona euro.

    Matteo

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  13. Auspico anch'io il ritorno della BC sotto il controllo politico ma il problema principale resta l'uscita dall'euro. Lo vorrei proprio vedere l'eroe della BC che, dopo un'eventuale uscita, pretenda di decidere la politica monetaria del paese in maniera indipendente!
    Non penso farebbe una bella fine.

    Insomma in una prima fase il problema non si porrebbe ma in prospettiva, hai ragione, sì ed è questione rilevante.
    Il punto di principio però è: si esce dell'euro, anche con la BC indipendente (non lo sarà di fatto), anche con tutti gli altri "anche" che soprattutto a sinistra si elaborano. Si esce perché restare ha un prezzo alto che paghiamo ogni giorno in termini economici e non.

    Poi speriamo tutti che si esca in maniera almeno "ragionevole" e naturalmente io sottoscrivo i punti di Valsandra ma siccome non saremo "noi" a guidare l'uscita (è chiaro questo?) non è che tutti i nostri desideri saranno esauditi...

    Qui il punto è che a sinistra c'è un vuoto pauroso ed è per colpa di questo vuoto che ai miei interessi, in quel frangente, dovrà pensare, che so, il capitalista di turno. Dunque metto in conto sin d'ora che farà i miei interessi solo in quanto coincidano, in quel momento, con i suoi (e così sia).

    Certo non farei questi ragionamenti se a sinistra ci fosse un movimento anti-euro radicato e di qualche peso.

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  14. @Anonimo
    ovviamente tutte le decisioni da prendere sarebbero orientate a rinnegare Maastricht e "derivati".

    ora come ora, cmq (nei sogni) se uscissimo non saremmo costretti a dichiarare default

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  15. ovvio che se uscissimo adesso sarebbe per consapevolezza.. cosa quindi impossibile.
    un domani sarebbe una questione semplice: saremmo un paese morto.

    ma penso che uscendo dall'euro, l'euro stesso morirebbe.
    cosa dovremmo fare? riallineare le bilance dei pagamenti per ritornare insieme?

    certamente, penso che le persone non siano consapevoli dell'intero progetto dietro questo fascicomunismo.. va informata e dobbiamo muoverci (beh, qualcuno lo fa come tringali, bagni, borghi, messora..)

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    1. Aggiungo Paolo Barnard, divulgatore della MMT.

      Matteo

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  16. Paradossalmente ora come ora in Italia la destra sembra più "euroscettica" della sinistra. Cero siamo ancora lontani da un movimento apertamente e dichiaratamente antieuropeista.
    Ma io penso che sarebbe nell'interesse di tutti (tranne ovviamente che delle elite) un'uscita. A destra vogliono il taglio delle tasse, a sinistra l'aumento della spesa pubblica. Entrambi questi obiettivi non si possono ottenere nella UE. L'uscita è la precondizione per qualsiasi politica.

    Matteo

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  17. destra e sinistra vogliono mangiare, punto e basta!
    non hanno valori per un motivo semplice: il processo dell'euro imponeva la distruzione delle democrazie.
    e in Italia questo doveva passare dall'omologazione.
    vuoi un seggio in Parlamento? accodati.
    come in South Park, in una puntata memorabile, la scelta è tra un panino alla merda e una peretta gigante.

    il filo si spezzerà? intanto informiamo le persone, spieghiamo che la storia è ciclica e che non si tratterebbe di ritornare indietro ma guardare avanti prendendo ciò che di buono la nostra costituzione offre.

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  18. Parlavo di destra e sinistra ideologica non destra e sinistra parlamentare.
    Paolo Barnard divulgatore della Moderna Money Theory, elaborata da W. Mosler.

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  19. sì sì.. mi è chiara la distinzione ma obiettivamente c'è spazio solo per la destra (ideologica).
    basta vedere le tante aziende emigrate in germania, carinzia, svizzera per pagare 4 soldi di imposte oppure il dumping fiscale di olanda e irlanda.

    Per Paolo Barnard non ho capito il riferimento preciso (so chi è e le sue cavolate nei temi economici seppure vada approfondita la sua ricostruzione storica) in questa discussione

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  20. Voglio dire che ora come ora abbiamo tasse alte e spesa pubblica bassa che scontenta tanto "la gente di destra" che la "gente di sinistra" questo perché dobbiamo tagliare il debito.
    Su Barnard ognuno è libero di pensarla come vuole ma lui è un divulgatore, non fa che spiegare concetti che i VERI economisti conoscono già.

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  21. la spesa pubblica non è alta!
    LE TASSE sono iper elevatissime.. ma siamo falliti con questo sistema, mi pare quasi ovvio!

    su Barnard, come divulgatore storico ci può stare ma non dovrebbe parlare di economia alla maccheronica!

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  22. Ho detto spesa pubblica bassa.
    Ovviamente quando devi spiegare l'economia a chi è completamente a digiuno devi fare delle semplificazioni, è inevitabile, ma i concetti di fondo non sono sbagliati.

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  23. Mi pare che dal dibattito stia emergendo un punto molto importante: i "vincoli esterni" hanno ucciso la dialettica democratica. Forse non ne sono l'unico responsabile, ma certamente hanno fortemente contribuito allo svuotamento della dicotomia destra-sinistra. Se le principali decisioni politico-economiche dipendono da vincoli esterni, che senso ha il confronto democratico? Tanto è tutto già deciso, salvo i dettagli. E di conseguenza, che senso ha impegnarsi nella vita politica? La politica di fatto non esiste più. Perché non esiste più la possibilità di operare scelte. Di decidere se procedere in una direzione oppure in un'altra. La politica diventa così mera amministrazione dell'esistente (all'interno dei rigidi confini determinati dai vincoli esterni). Ovviamente questo, a sua volta, determina che le persone per bene si allontanino dalla partecipazione politica, dato che essa diventa inutile. Diventa comprensibile il fatto che i partiti politici si svuotino. Da partiti di massa diventano, pian piano, partiti di "amministratori", in mano a un ceto politico che non ha altro obiettivo che quello di garantirsi il mantenimento dei propri privilegi.
    Questa ricostruzione è molto semplicistica, ma non credo si allontani molto dalla realtà...

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    1. Concordo pienamente. Bisogna ricostruire la possibilità di fare politica, prima di fare politica.

      Matteo

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    2. Diagnosi ineccepibile. Togli sovranità monetaria, togli sovranità fiscale, quali scelte politiche rimangono, quelle che stabiliscono la scadenza delle mozzarelle?

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    3. FALSO:i vincoli esterni non uccidono nessuna dialettica.Un pareggio di bilancio puo' essere attuato in diversi modi:aumentando le imposte (e nell'aumento delle imposte ci sono molti modi e imposte da aumentare,modificare e in che modo) o tagliando o fermando l'aumento della spesa primaria (e anche li ci sono tanti tipi di spese) o con un mix delle due cose.Certo che se invece di voler fare poltiche serie si vuole giocare con i cambi e con piu' deficit e piu' spesa pubblica non coperta da entrate e piu' debito e magari con proposte come al decrescita infelice,allora siamo messi male.

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    4. Ok.
      ...A quando il prossimo DL sulla scadenza delle mozzarelle?

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    5. mauropoggi,vedo che non hai argomenti,ho semplicemente ribadito della banaltà che a quanto vedo,alcuni non riescono a capire.

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  24. @Tringali
    non so se approfondirò questo tema ma discussi tempo fa sul ruolo della mafia e sul suo sviluppo after unità. e ovviamente il clientelismo che ne è conseguito.
    penso che storia, visione della società, politica ed economia dovrebbero essere spiegati di pari passi

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  25. si leggono (per esempio su MicroMega) assurdità sul fatto che la "sinisitra" non dovrebbe dividersi.. il concetto del "dissenso" e della diversità pare che debba scomparire.



    PS: scusa, ho interpretato l' "eccesso di spesa" come visione della destra non tenendo assolutamente conto della visione della pseudo sinistra..

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  26. Poco tempo fa ho avuto un'estenuante discussione con un collega sostenitore del PD. La sua estrema linea di difesa è stata: ok, hai ragione su tutto, comunque vada ce la prenderemo in quel posto, ma preferisci prenderlo con la sabbia o con la vaselina? Se preferisci la sabbia voti PDL, se preferisci la vaselina voti PD, qualsiasi altra soluzione (dal non voto al voto di protesta) significa lasciare la decisione ad altri. Non c'è stato verso di spiegargli che così facendo legittimi la posizione del partito unico dell'euro con tutte le catastrofiche e antidemocratiche conseguenze che questo comporta, che la presentabilità di Montibersani rispetto al Berluska (beh non ci vuol poi molto) è solo cosmesi, che ormai comandano altre forze e altri interessi, che votando PD li legittimi in questa follia e stai solo dicendo che tutto questo ti va bene, e che la democrazia funzia non solo quando vai a votare ma anche quando formi un'opinione pubblica informata e consapevole, capace di incazzarsi quando serve e che non si limita a votare il meno peggio una volta ogni 5 anni. Niente da fare. Allora ho capito una cosa avvilente: 'sta gente è troppo assuefatta al sistema per essere scollegata. Non tentano nemmeno più di contraddirti, la ragione è dalla tua parte, è talmente evidente, ma non ce la fanno proprio a uscire dagli schemi. Il redde rationem arriverà e saranno semplicemente travolti. E noi con loro.

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    1. se il tuo amico conosce l'inglese fagli leggere questo. //www.ft.com/cms/s/0/625402ba-4f63-11e2-a744-00144feab49a.html#ixzz2Gk767mTG
      Vedrai che l'idea della vaselina gli passa subito....

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  27. è la testimonianza della pochezza prodotta dalla teoria di south park.
    non viene in mente che al concetto di prenderla là si possa scegliere di vivere in santa pace, l'uno con l'altro.
    la famosa terza via che negli USA è bandita

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  28. Mentre non vi è motivazione per fare lo stesso in favore dei greci o degli italiani, che non sono certo percepiti dai tedeschi come “fratelli”.

    Gli italiani quindi sarebbero disposti a regalare quattrini ai greci o portoghesi?

    A parte che qui non ci sono greci o tedeschi, ci sono usurai. Non a caso, il banchiere Monti ha rapinato gli italiani per prestare a strozzo "ai greci" (ALLE BANCHE GRECHE) miliardi di euro.

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  29. "Le popolazioni degli Stati del nord Europa, che non sentono nessuna solidarietà e nessuna “comunità di destino” con quelle della Grecia o del Portogallo, si ribellerebbero rapidamente all'idea che i loro soldi possano prendere la direzione del Mediterraneo."

    questo assioma è decisamente supponente.
    Quindi noi crediamo che i popoli del nord siano degli emeriti imbecilli e NON SAPPIANO che i soldi non vanno certo per gli ospedali greci o spagnoli MA ALLE BANCHE?
    Siamo realisti altrimenti è inutile accusare gli altri di fomentare xenofobia.
    Riguardo alla Lega, come tutti i partiti, sfrutta il malcontento adottando slogan.
    Non è piacevole essere assassinati dalle tasse per mantenere privilegi clientelari, diffusi al Nord e sud.

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    1. Consiglierei di rileggere l'articolo. Nel quale non vi sono "accuse" nei confronti dei popoli del Nord. Bensì, semplicemente, si constata che non esiste un popolo europeo. Non è che la cosa ci piaccia, ma la realtà è quella che è, e, francamente, la mancanza di un popolo europeo è assolutamente evidente.
      Esiste un popolo "europeo" tanto questo esiste un popolo "mondiale". E non esistono sentimenti di reale solidarietà fra i popoli europei. Non esistono fra tedeschi e greci, portoghesi, spagnoli così come non esistono fra italiani e portoghesi, greci, spagnoli, o fra italiani e tedeschi. Nessuno è imbecille, semplicemente nessuno è solidale con gli altri perché nessuno si sente parte dello stesso popolo.
      L'esempio della crescita della Lega è assolutamente pertinente dacché nell'articolo NON si riferisce ai prestiti attuali, ma all'ipotesi di trasferimenti diretti, come quelli che avvengono all'interno degli Stati nazionali. Rileggere l'articolo.

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  30. @Tringali
    come detto, ho apprezzato il suo libro per questa parte (e su quella di UE e democrazia e UE e problemi).
    è già dura parlare di popolo italiano, figurarsi quello europeo.
    semplicemente non esiste

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  31. La mancanza di una lingua comune è un elemento di forte ostacolo culturale e politico per l'eventuale coesione sociale di un altrettanto eventuale popolo europeo (a meno che non si deleghi la lingua inglese a far da elemento di coesione, ma anche in questo caso, oltre che un controsenso, sarebbe uno strumento di coesione fruibile da una élite). L'Europa non è l'America Latina, in cui un articolo di giornale o un libro pubblicato a Buenos Aires è immediatamente leggibile anche a Quito o a Città del Messico, o in cui un discorso di Chavez o di Morales (o di chi per loro) è immediatamente comprensibile nel resto del subcontinente. Forse consiste anche in questo l'impasse e l'incapacità culturale di dare una risposta di tipo internazionalista a "su come essere d'aiuto ai greci". Va però anche detto che il fatto che più stati nazionali abbiano una stessa lingua è senza dubbio una agevolazione per la diffusione delle idee, ma di per sé non risolverebbe il problema, perché rimangono pur sempre determinanti i rapporti di forze politici, sui quali le idee camminano. Perciò credo che l'aiuto che in modo concreto si possa dare ai greci (e agli spagnoli, e ai portoghesi, ecc.), in queste condizioni di forti differenze culturali e storiche tra uno stato e l'altro, sia quello di condurre una lotta contro la moneta unica e l'UE che, almeno nella sua prima articolazione di fase, dev'essere di carattere nazionale.

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  32. Mi ricordo che a scuola, da ragazzo, mi parlavano delle lingue neolatine. Abbiamo: Spagna, Italia, Portogallo, Francia a cui si può aggiungere la Grecia (la madre) e quindi riprendere il discorso della base linguistica. Io ho iniziato con il francese e poi con l'inglese (obbligo negli studi tecnici) con l'attuazione del Piano Marshall. La lingua del vincitore; come da manuale. Qui è stato accennato più volte e non mi dispiace pensare ad un'Europa del sud. Copiamo l'America del sud. Allentiamo i legami atlantici (abbiamo già dato) ed iniziamo un ciclo mediterraneo. Dovrà essere l'Italia a non diventare la Germania del sud, a questo punto.

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  33. @fracavolodavelletri
    spero sia un banchiere o un imprenditore che esporta..

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    1. ... o forse una persona pragmatica, che guarda ai problemi di casa propria, prima che a quelli del sistema globale ? Saluti

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    2. @valsandra:non mi stupisco che siate cosi' limitati nelle vostre analisi e nel ripetere semplicemente a pappagallo quello che altri vi dicono,visto quello che hai scritto ora e quello che scrivono Bagnai e i suoi amici sul suo sito,dove chi la pensa diversamente,non puo' scrivere.

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  34. Risposte
    1. chi non ha piu' argomenti con cui ribattere,usa questi giochini infantili,mi spiace per lei.

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  35. @fracavolodavelletri

    lei ha vissuto in Sicilia? scommetto di no.. altrimenti non sparerebbe queste sciocchezze (uso questo termine perché mi pare il più "pulito" in questo contesto).
    venga così capirà concetti molto semplici.. sa, uno sforzo semplice ma proficuo

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  36. @valsandra:che cavolo c'entra l'aver vissuto in Sicilia con quello che ho scritto io?Di schiocchezze io ne vedo tante scritti qui dentro e sul sito di Bagnai e anche da lei,se per questo,visto che siete voi a non capire concetti molto semplici.

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  37. @fracavolodavelletri
    le argomentazioni le ho mostrate.. grandezza mercato precedente e quindi economie di scala, centralità mercato, geografia, squilibri interni.. in buona sostanza lo stato inflazionistico normale per quell'area rispetto alle altre.

    le ho chiesto della Sicilia perché se venisse qua a vivere capirebbe.
    ma mi sa che per lei la comprensione è un concetto estraneo alla sua persona.
    nn comprende il mio esempio? non ha capito una mazza di questa crisi figurarsi se comprende il caso della sicilia.
    le do un aiutino.. unità d'italia.. continua a non comprendere?

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  38. l'unità d'Italia non c'entra un tubo,perchè se il sud Italia è in queste condizioni non è per quello che ha scritto lei,che risale a 150 anni fa,ma per le politiche scellerate che si sono fatte dopo,quando pur avendo riversato al sud una quantità di risorse stratosferiche,le si sono mangiate tutte per clientele,assitenzialismo e malavita,invece di utilizzarle per la crescita dell'economia del sud.

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  39. @fracavolodavelletri
    ecco che arriva al mio punto?
    lei non conosce il concetto di AVO, non sa che il sud cresceva quanto il nord, non sa che non aveva debiti o quasi ed aveva una marea di oro. Oh, c'erano pure industrie, portate via in seguito all'unità.
    non sa nemmeno che il cambio fu sbagliato (1a1 invece di 4a1).
    quindi, come al solito.. chi straparla come lei sconosce le dinamiche reali.

    Riproposta: studi il concetto di AVO e si faccia uno stage di un anno in Sicilia.

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  40. @fracavolo..
    forse conosce l'AVO di Concetto.
    Allora visto che lo conosce, mi dica la catena degli eventi scatenata da un aggancio nominale ad una moneta di un'economia con un tasso di inflazione più basso?
    Lasci perdere mobilità e cavolate e risponda proprio su questo punto che sfugge a tutti.. la catena degli eventi.. sa, i processi dinamici.
    per questo le consiglio ancora una volta di farsi uno stage di vita dalle mie parti

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