mercoledì 30 maggio 2012

Congetture e confutazioni

L'ultimo post di Claudio Martini sulla situazione in Siria ha suscitato molte reazioni. Siamo lieti di aver ravvivato la discussione intorno a questa delicato tema, tuttavia dispiace notare che alcune delle critiche che ci sono state mosse sembrano non aver capito il senso del discorso che stiamo proponendo. Certo, per capirlo è necessario leggere i vari post che abbiamo dedicato a questi temi, e si sa che il lettore internettiano medio va piuttosto di fretta. Vogliamo allora spiegare, più chiaramente di quanto fatto finora, il senso di quello che stiamo cercando di comunicare. Cominciamo con una affermazione utile, ancorché banale: non abbiamo tesi precostituite, non vogliamo ad ogni costo sostenere un punto preciso. Ci interessa capire quello che sta succedendo.

martedì 29 maggio 2012

Qualcosa si muove/4

In un post di qualche tempo fa abbiamo criticato un articolo di Marco D'Eramo, che ci sembrava indicativo dell'incapacità della sinistra di affrontare la questione della riconquista della sovranità nazionale. La gravità della crisi che stiamo attraversando la si vede dal fatto che il suo incalzare costringe perfino “Il Manifesto” a confrontarsi con la realtà. Così, Marco D'Eramo ha pubblicato due articoli (questo e questo), appunto sul “Manifesto”, nei quali la fine dell'euro è prospettata come il male minore rispetto alle politiche di austerità portate avanti dai ceti dirigenti europei in difesa dell'euro. Certo, i due articoli contengono molte affermazioni discutibili (una per tutte: “In questi dieci anni di euro le sinistre si sono imbevute, senza accorgersene, dei nazionalismi e dell'antieuropiesmo che la dittatura dello spread ha alimentato”), ma si tratta ancora una volta di un segnale chiaro: l'insostenibilità dell'euro e delle politiche necessarie per la sua difesa si sta facendo strada un po' dappertutto. Incrociamo le dita.
(M.B.)

domenica 27 maggio 2012

Dedicato agli ellissoidi che sostengono Assad (ovvero la storia di un ravvedimento operoso)




Homs, Siria. Terroristi Wahabiti abbattuti dall'eroico esercito di Assad. Età compresa tra i 3 e gli 11 anni.
Claudio Martini
Ieri il regime siriano ha bombardato un sobborgo di Homs, città martire, uccidendo svariate decine di persone, molte delle quali bambini (qui sopra potete vederne le spoglie). Niente di così strano: il regime massacra i siriani da più di un anno con tale intensità e ferocia che quasi ci sfugge il motivo per cui il mainstream, solitamente silente su questo tema, abbia dedicato un poco della sua attenzione a quelle piccole vittime. Per una volta, sorprendentemente, il regime siriano non nega che l'eccidio ci sia stato, anche se ne addossa la responsabilità ai ribelli. Il che è ridicolo, dato che le vittime sono state colpite da bombe, e i ribelli non dispongono di aerei, cannoni o carri armati.

Ma c'è anche chi sta peggio dei cittadini siriani, e sono i locali adoratori di Assad. Costoro, da mesi, mettono in dubbio l'attendibilità delle notizie che descrivono il genocidio siriano, allo scopo, con le parole dell'ottimo Germano Monti, di "prevenire la nascita di un movimento di solidarietà con la rivoluzione siriana". Ora gli adoratori si trovano nel caos più completo, visto che il loro Idolo l'ha fatta decisamente troppo grossa, e si affannano nel cercare di tamponare la falla (un buon esempio del loro panico si può trovare qui).

venerdì 25 maggio 2012

Movimento 5 stelle. Casaleggio vale uno?

di Fabrizio Tringali

Il mainstream in questi giorni si sta occupando molto del Movimento 5 Stelle e della sua vittoria in una città importante come Parma.
Si legge un po' di tutto. Certamente sono in molti ad avere interesse a screditare il M5S, e a ingigantirne le debolezze e le contraddizioni. E questo si riflette non poco nel modo in cui le varie testate affrontano l'argomento.
Al netto di tutto ciò, non si può comunque omettere che ciò che sta accadendo sollevi questioni reali di grande importanza.
Nel nostro piccolo, lo avevamo anticipato. Basta leggere qui e qui.

Certe dinamiche sono assolutamente prevedibili, dato che si attivano inevitabilmente in qualsiasi gruppo politico che non implementi forme decisionali veramente partecipazioniste.
Senza una decisa correzione di rotta, non potremo che assistere alla morte del M5S, oppure alla sua veloce trasformazione in parte del medesimo ceto politico che gli aderenti al movimento vogliono giustamente combattere (questa degenerazione ha già colpito molte altre forze politiche che erano nate con idee genuinamente anti-oligarchiche ed alternative, perché esse non sono state capaci di dotarsi né di proposte politiche effettivamente alternative, né di meccanismi di funzionamento interno anti-oligarchici e partecipazionisti).


Sta agli aderenti al M5S aprire una discussione franca e trasparente sulle modalità decisionali interne al movimento e sul ruolo di Beppe Grillo, del suo staff e del suo blog.
Noi non possiamo che auspicare che lo facciano, dato che da sempre speriamo nella nascita di un soggetto politico unitario, capace di riunire tutti coloro che vogliono opporsi ai diktat europei, recuperare la sovranità popolare che è stata ceduta, e realizzare una democrazia partecipata libera dai vincoli del liberismo e dal dogma dell' aumento infinito di produzione di merci.

Di certo abbiamo bisogno anche del M5S.

giovedì 24 maggio 2012

Legere Aude!


Segnaliamo questo breve quanto efficace paper degli economisti greci Theodore Mariolise Apostolis Katsinos. Lo abbiamo scovato tra i commenti dell'ottimo blog di Alberto Bagnai, e ci sembrava il caso di porlo in maggiore evidenza. Sappiamo ormai che il catastrofismo sulle sorti dell'Italia dopo l'ingresso nella Lira (suona meglio di uscita dall'Euro, no?) non ha alcun fondamento pratico e teorico, e costituisce pura propaganda di guerra (quella che combattono contro di noi). Ma a molti lo stesso catastrofismo appare giustificato, solo se all'Italia si sostituisce la Grecia. In fondo quest'ultima è una piccola e marginale contrada, si dice, che importa quasi tutto ed è priva di una propria base industriale. Una valuta che rispecchiasse i poveri fondamentali economici della Grecia, si conclude, getterebbe i suoi cittadini nella miseria. Eppure i due economisti, al termine della loro ricerca, scrivono:

Utilizzando semplici modelli di prezzo input-output , è stato stimato che una svalutazione del 50% della dracma
non implica, direttamente o indirettamente, grandi "pressioni" inflazionistiche,
come comunemente si crede, e che in effetti potrebbe aumentare la
competitività internazionale dell'economia di circa il 37% e ridurre il deficit
del saldo di beni e servizi di circa l' 89%.



Forse sarebbe il caso di mantenere la calma e fermarsi a riflettere, prima di arrendersi ad un panico immotivato. Conoscere un po' meglio la scienza economica, ed i contenuti di lavori come questo ci aiuta a dissipare le sciocchezze e il terrorismo dei ceti dominanti e dei loro media. (Claudio Martini)

mercoledì 23 maggio 2012

Chi odia la Costituzione

di Fabrizio Tringali


Come previsto, il peggior presidente della storia della Repubblica continua a infischiarsi dei limiti ai suoi poteri dettati dalla Carta Fondamentale e del rispetto delle prerogative del Parlamento, ed a spingere perché vangano realizzate modifiche costituzionali ed elettorali capaci di azzerare quel poco di democrazia che ancora conserviamo.
Altro che non sentire il "boom" del Movimento 5 Stelle. 
Napolitano sente bene, e vede ancora abbastanza per leggere i dati elettorali
Ha capito perfettamente che la stragrande maggioranza di cittadini non ne può più di lui e dell'intera casta che lui degnamente rappresenta. E se ha un'alternativa esterna ad essa, la vota.
Vogliono cambiare la Costituzione e la legge elettorale per impedirlo, o quantomeno per permettere alla casta di continuare a governare anche senza il consenso dei cittadini.

martedì 22 maggio 2012

Altre voci

A poco a poco stanno emergendo voci di critica a euro e UE. Oggi vi proponiamo quella di Paolo Becchi, docente di filosofia del diritto all'Università di Genova. Lo potete ascoltare in questo video.
Vi segnaliamo anche un suo intervento sulla situazione politica dopo le amministrative e un suo commento sull'attentato di Brindisi.
(M.B.)

domenica 20 maggio 2012

Eurotagli ai Comuni, i servizi pubblici peggiorano, e i costi aumentano!

di Fabrizio Tringali


Riprendo una notizia già segnalata da Marino Badiale, per sottolineare come il patto di stabilità sia una delle tante follie cui siamo costretti dall'adesione all'Unione Europea. Per il rispettare questo patto gli enti locali sono costretti al blocco del turn-over, cioè non possono coprire con nuove assunzioni la diminuzione di personale causata dai pensionamenti, se non nella misura massima del 20%
Cioè, ogni 10 dipendenti comunali che vanno in pensione, il Comune può fare nuove assunzioni solo spendendo al massimo il 20% di quanto pagava i 10 pensionati. In pratica potrà assumere solo 2 o 3 persone, in luogo dei 10 che sono andati via. Ovviamente questo si ripercuote molto negativamente sui servizi erogati. Di anno in anno gli operatori sono sempre meno. Per risparmiare, si dice. Peccato che il blocco riguardi il turn-over di personale, ma non le esternalizzazioni. Così mentre si riduce la qualità e la quantità dei servizi erogati da dipendenti pubblici, aumentano le spese per i contratti concessi alle ditte private, al fine di coprire, almeno parzialmente, quanto tagliato a causa della diminuzione di personale a disposizione. Il risultato è che i servizi, nel loro complesso, peggiorano e..... costano anche di più! Un esempio? Gli asili e le scuole materne di Genova. Da quest'anno sia il sostegno ai bimbi disabili, che i servizi estivi, sono esternalizzati. I costi sono maggiori di quelli che il Comune avrebbe sostenuto se li avesse mantenuti al proprio interno, ma a Monti ed ai tecnocrati europei va bene così, perché tali spese non sono più relative a personale interno, e quindi non è detto che nei prossimi anni vengano sostenute. Al prossimo taglio di fondi agli enti locali, be'... niente più sostegno ai bimbi disabili, e niente più servizi estivi. Chi potrà si rivolgerà direttamente ai privati, chi non potrà si arrangerà come potrà. Intanto i bimbi di due o tre anni passeranno le settimane estive con personale che non conoscono, magari dopo lunghi e sofferti inserimenti all'asilo nido (chi ha figli piccoli sa cosa vuol dire).

venerdì 18 maggio 2012

Mauro Marinari sindaco!

Domenica e Lunedi si voterà per i ballottaggi. 
Purtroppo noi abitiamo a Genova, e non ci importa nulla della scontro fra Doria e Musso, peraltro dall'esito scontato: vincerà Doria, il quale farà le stesse cose della pessima e insopportabile Marta Vincenzi, che non a caso Vendola definiva "un ottimo sindaco".

Sfortunatamente non viviamo a Rivalta, perché lì il ballottaggio è davvero interessante. Mauro Marinari, candidato sindaco di una serie di liste "sostenibili", se la vedrà con il candidato del PD e dei suoi alleati.
Mauro è stato uno dei fondatori, e primo Presidente, del Coordinamento Comuni per la Pace della provincia di Torino. Da sempre è impegnato nell'ambito della cittadinanza attiva, dell'associazionismo, del volontariato e della solidarietà. Ed è anche nostro amico. 

Le liste che lo sostengono sono composte da cittadini attivi, attenti alla difesa del territorio e vicini al pensiero della "decrescita".
Peccato non essere lì per poterci impegnare direttamente in questa importante sfida, ma ai lettori del nostro blog che vivono a Rivalta diciamo: votate Mauro Marinari sindaco!


Fabrizio Tringali e Marino Badiale


Aggiornamento. A stretto giro abbiamo ricevuto la risposta di Mauro Marinari al nostro post, che pubblichiamo con piacere:

Grazie Fabrizio, grazie Marino.
La nostra vittoria sarà la vittoria di tutti coloro che vogliono ridare dignità all'impegno politico, fuori dalle logiche della partitocrazia, basato su una democrazia diffusa che nasce dal basso, dove la partecipazione attiva faccia la differenza.
Basta con un consumo infinito di suolo e di risorse, basta con le grandi e inutili opere.
I limiti del nostro pianeta non ci permettono di continuare a pensare allo sviluppo come una crescita infinita. L’attuale modello ci sta portando rapidamente verso il precipizio.
Stiamo assistendo a gravi crisi: economiche, ambientali, finanziarie, occupazionali, sociali. Suonano preoccupanti campanelli d’allarme: ci stanno avvisando che gli attuali  sistemi di potere, che predicano la crescita a tutti i costi, stanno minando gravemente il futuro nostro e quello delle prossime generazioni.
C’è bisogna di una nuova proposta politica capace di orientare e governare la transizione a un nuovo modello di vita. Questo può nascere soltanto dall’impegno dei cittadini per la propria comunità e per la difesa dei beni comuni, saldando i movimenti con le istituzioni comunali, liberate dai lacci e lacciuoli del sistema partitocratico. Istituzioni che devono essere conquistate da nuove esperienze di cittadinanza attiva come, speriamo, sarà a Rivalta.
Con affetto

Mauro

mercoledì 16 maggio 2012

Scegliere: o l'Euro o i diritti sindacali - 2

di Fabrizio Tringali


Segnalo questo interessante articolo pubblicato dal Sole24Ore, ennesima prova del fatto che la crisi dell'Euro poggia sul contenimento dei salari in Germania (o meglio, sul contenimento dei costi per unità di prodotto che si ottengono contenendo salari, diritti e occupazione).

L'autore spiega, correttamente, che per risolvere gli squilibri fra i Paesi dell'area-Euro, è inevitabile ripetere nei Paesi deboli (tra cui l'Italia ) le politiche di contenimento salariale, dei diritti e dell'occupazione stabile realizzate in Germania.
Ricordate le indicazioni contenute nelle letterine della BCE spedite a tutti i governi dei PIGS?
Dato che dentro l'Euro non si può svalutare la moneta, si deve svalutare il salario (e i diritti, e l'occupazione), altrimenti dalla crisi non si può uscire.
E tutto ciò ancora non basta: a tutto questo si deve anche affiancare un aumento dei salari tedeschi, altrimenti è tutto inutile perché il vantaggio derivante dall'abbassamento del costo per unità di prodotto nei Paesi deboli sarebbe azzerato da ulteriori ribassi anche in Germania. E gli squilibri resterebbero tal quali.
Il che vuol dire che dalla crisi non si uscirà, almeno finché resta in piedi l'Euro. Perché la politica della Germania è sempre stata quella di mantenere la propria inflazione minore di quella degli altri Paesi UE, ed essa non accetterà mai che dall'esterno le si dettino le politiche salariali e del lavoro (cioè quelle che effettivamente hanno correlazione con i tassi di inflazione ).

martedì 15 maggio 2012

Qualcosa si muove/3

Daniele Taino, sul Corriere di oggi ci spiega che la prospettiva di uscita della Grecia dall'euro è ormai una possibilità concreta della quale discutono i ceti dirigenti europei. Il blog di Gad Lerner ci informa che anche Brunetta comincia a pensare che l'abbandono dell'euro sia una opzione ragionevole. Del resto, se Alemanno arriva a dichiarare che i comuni sono pronti a violare il patto di stabilità, ciò significa che le politiche devastanti degli ultimi governi stanno facendo saltare ogni equilibrio.
Come abbiamo detto più volte, la destra si sta apprestando ad occupare lo spazio politico del rifiuto dell'euro, gentilmente messo a disposizione da una sinistra che da decenni ha abbandonato i propri ceti sociali di riferimento alle devastazioni del capitalismo assoluto. L'acido commento di Lerner alle dichiarazioni di Brunetta sintetizza perfettamente la nullità del ceto politico, intellettuale, giornalistico che occupa lo spazio politico "progressista". D'altra parte, la sinistra cosiddetta "radicale", e la quasi totalità del variegato mondo "antisistemico" (in Italia come in Grecia, vedi Syriza) spreca il proprio tempo, e lo spazio politico offerto da un sistema in evidente crisi, baloccandosi con la futile idea di "altra Europa". Nel frattempo la crisi avanza e l'estrema destra entra nel Parlamento di Atene. Forse c'è ancora del tempo per scenari diversi, ma sicuramente non molto.
(M.B.)

lunedì 14 maggio 2012

Comunicazione di Servizio

Ci siamo accorti che le impostazioni del blog consentivano i commenti ai soli utenti registrati. 
Abbiamo cambiato la configurazione, e quindi da oggi è possibile a tutti lasciare commenti.
Tenete presente però che, di norma, purtroppo non riusciremo a seguire l'eventuale dibattito che dovesse accendersi ed a rispondere. Per comunicare con noi scriveteci cliccando in basso a destra, dove c'è scritto "contatti".

domenica 13 maggio 2012

anche "Libero"...

Come prova questo articolo di "Libero", il centrodestra si sta rendendo conto che il rifiuto dell'euro può diventare un cavallo di battaglia, . Non è da escludere che, dopo le stangate che ci attendono (la prima delle quali è confusamente annunciata in questi giorni), Berlusconi si faccia alfiere di una lotta anti-euro che coinvolgerà tutti quelli che dall'euro sono danneggiati: cioè la maggioranza del popolo italiano. Lasciando a difesa dell'euro Marchionne e il PD. Una tale situazione appare oggi piuttosto improbabile, ma la valenza specifica di una crisi profonda l'attuale è appunto quella di rendere rapidamente concreto ciò che oggi può sembrare improbabile. Le forze che continuano a ispirarsi a valori di solidarietà ed emancipazione, se non si saranno poste per tempo sul terreno della lotta contro euro e UE, saranno schiacciate.
(M.B.)

venerdì 11 maggio 2012

Lettera aperta a Paolo Putti e al Movimento 5 Stelle

Genova, 11 Maggio 2012
Caro Paolo,
e cari amici del Movimento 5 Stelle di Genova,
vi scrivo per un semplice motivo: in questo momento voi avete l'occasione per aprire un vitale confronto su alcune importantissime questioni relative al M5S.
Le polemiche che hanno seguito il vostro bellissimo risultato elettorale, circa la presa di posizione di Beppe Grillo contro le apparizioni in TV, e più in generale sul suo ruolo all'interno del M5S, sono state certamente strumentalizzate ed ingigantite dai tanti che hanno interesse ad indebolirvi.
Tuttavia non bisogna negare che esse abbiano sollevato anche nodi politici reali, problemi che sono sentiti e condivisi da tante persone, sia all'interno che all'esterno del M5S, e che, se non affrontati possono portare all'azzeramento delle potenzialità del movimento.

La questione in fondo è semplice: chi decide nel M5S? Come si prendono le decisioni? Come fare in modo che davvero, sempre, “uno valga uno”?

Caro Paolo, per la stima che ho nei tuoi confronti, che so essere condivisa, ti esorto a prendere posizione pubblicamente su questi temi. 
Puoi farlo, se vuoi, nel nostro blog main-stream.it, con una lettera o un video, o come ti pare, e dove ti pare. Ma fallo.
Sarebbe davvero importante, ora che le urne sono chiuse, e si può discutere fuori dal clima elettorale, che tu, ed il gruppo genovese, diceste a Beppe Grillo, fraternamente, che le decisioni relative al M5S devono essere prese dal movimento stesso, e non da lui in solitudine o col suo staff. E che occorrono quindi meccanismi decisionali chiari, noti, trasparenti, accessibili, che consentano a tutti di prendere parte ai percorsi che portano ad assumere le decisioni più importanti.  Sia chiaro: non sto discutendo il merito delle indicazioni e delle decisioni prese da Grillo. Non importa se le si condivide o meno. Ciò che conta è che esse non sono state assunte con metodi partecipativi.

Caro Paolo, ora che il M5S si appresta, giustamente, a preparare la presentazione di liste per il Parlamento, ed a diventare quindi movimento nazionale, non più solo aggregato di realtà locali, diventa di estrema importanza che questa questione venga risolta. Se non ci si dota di una struttura partecipativa per assumere le decisioni politiche, queste saranno comunque prese da qualcuno. 
Qualcuno che certamente non varrà uno, e che potrà scegliere in modo arbitrario. Si formeranno linee decisionali non chiare, non trasparenti, e tali che sarà difficile, se non impossibile, metterle in discussione.
In queste gerarchie parallele, che si formano sempre quando si nega di avere dei capi, ma contemporaneamente non ci si dota di una struttura decisionale trasparente e partecipativa, hanno gioco facile gli arrivisti, i carrieristi che usano il movimento come trampolino di lancio per l'accesso ai posti di potere.
So che può sembrarti incredibile, ma in questo modo anche il M5S diventerà presto un partito come gli altri, se sopravviverà. Altrimenti si frantumerà a causa delle lotte interne e degli attacchi esterni (che non mancheranno).

Esiste però la possibilità di evitare questa triste fine, ma la strada passa per la trasformazione del M5S in movimento realmente partecipativo, dove davvero “ciascuno conta uno”. Tutti, nessuno escluso.
Beppe Grillo teme, a ragione, che il movimento ceda a personalismi e leaderismi. Ma se vuole davvero evitarli deve accantonare anche il suo personalismo e il suo leaderismo.

In un utilissimo testo, “Principi del governo rappresentativo”, il Professor Bernard Manin descrive le caratteristiche e le differenze fra la democrazia diretta e la rappresentanza politica.
E' una analisi illuminante, che mette in luce come le vere differenze fra forme di organizzazione partecipativa, e forme oligarchiche, non risiedono tanto nell'assenza/presenza di rappresentanti, quanto nel rapporto fra rappresentanti e rappresentati. La democrazia diretta non si realizza evitando di dotarsi di strutture e meccanismi decisionali. Al contrario, senza di queste essa non può concretizzarsi. Ma è necessario che tali strutture rispondano ai canoni della piena partecipazione democratica: rotazione delle cariche inderogabile, barriere al carrierismo, possibilità di revoca dell'incarico, assenza di status e privilegi, collegamenti orizzontali fra i gruppi locali, accesso agli organi di informazione, meccanismi decisionali chiari, trasparenti, noti e accessibili.
Non sono argomenti del tutto sconosciuti al M5S che giustamente indica dei Portavoce (non dei leader politici) a capo delle liste elettorali e limita il numero dei mandati istituzionali.
Ecco, queste modalità vanno applicate anche all'interno del movimento, sperimentando forme davvero nuove di organizzazione politica basata sul modello partecipativo.

Caro Paolo, e cari amici del M5S di Genova, siete di fronte ad un bivio: o minimizzate l'accaduto, dicendo, per esempio, che quelli di Grillo sono solo “consigli”, ben sapendo che non è così, e negando che il M5S sia di fronte a nodi politici che sarebbe davvero utile sciogliere, oppure potete cogliere sapientemente l'occasione, usando le polemiche degli ultimi giorni come spunto per aprire una discussione franca e fraterna, anche nei confronti di Beppe Grillo, che non può appropriarsi del M5S nonostante ne sia l'ispiratore, perché un movimento politico che vuole abbattere le oligarchie al potere non può avere né un proprietario, né un tutore, chiunque esso sia.
Deve appartenere a tutti i suoi membri, ed avere la capacità di mostrare, anche tramite il proprio funzionamento interno, che la democrazia partecipativa è davvero possibile e realizzabile.

Un abbraccio,
Fabrizio Tringali

giovedì 10 maggio 2012

Israele: comunisti ed ex-comunisti VS mainstream

Claudio Martini- La politica israeliana ha conosciuto un'importante novità negli ultimi giorni: l'ingresso di Kadima  nella compagine parlamentare che sostiene il governo del Likud, a guida Netanyahu. Diamo due coordinate per cercare orientarci nella realtà politica di quel paese. Kadima è nata nel 2005 per iniziativa di Ariel Sharon, già esponente di primo piano del Likud. Gli analisti lo considerano una forza centrista, ma non stiamo parlando di un partito moderato: fu proprio il governo di Kadima a devastare il Libano nel 2006 (più di mille civili morti) e a mettere a ferro e fuoco Gaza nel 2009 (un altro po'). Queste belle imprese non impedirono ai politici del Likud che non avevano approvato l'operazione di Sharon, come l'attuale Primo Ministro Benjamin Netanyahu, di vincere le ultime elezioni parlamentari.


La scelta del governo israeliano di allargare la sua base parlamentare, e la decisione del leader di Kadima Shaul Mofaz di assecondare questo disegno ha dato adito a varie e contrastanti interpretazioni. Il tema, come sempre, è l'attacco all'Iran. Molti analisti considerano Mofaz vicino alle posizioni di Obama, che come ormai dovrebbe essere chiaro è contrario all'intervento militare. Ma non tutti sono d'accordo. In particolare si nota una chiara tendenza allarmistica dei giornali non esattamente mainstream, tendenti a mettere in guardia da una svolta bellicista nella strategia israeliana.  Mentre Il Corriere o La Stampa sembrano intravedere  un ammorbidimento delle posizioni israeliane sui progetti di attacco, a sinistra (qui e qui), ma anche a destra si parla di attacco imminente.

Tuttavia il mainstream internazionale non sembra proprio di questo parere, e non si può non segnalare il solito NYT.  Un passaggio è particolarmente chiaro:

"Mentre Netanyahu e Barak hanno mostrato un atteggiamento aggressivo nei confronti dell'Iran, Mofaz è considerato un moderato, contrario a qualsiasi avventata azione militare.  A Marzo, non appena diventato capo dell'opposizione, ha dichiarato alle televisioni che  un attacco prematuro all'Iran sarebbe stato "disastroso" e che avrebbe portato "scarsi risultati"."

La logica ci dice che una cosa non può essere vera e falsa allo stesso tempo. Delle due l'una: o  l'operazione Mofaz rende più probabile un attacco all'Iran o NON lo rende più probabile.

A chi dobbiamo credere? A Ferrara e al Manifesto, oppure al New York Times?

Che decisione difficile...


mercoledì 9 maggio 2012

martedì 8 maggio 2012

Ci sono o ci fanno?

Si parla molto, in questi giorni, della gente che si suicida per "disperazione economica". Se ne ricorda anche l'attuale Presidente del Consiglio, che ne parla per sostenere la bontà delle scelte economiche dell'attuale governo. Scelte che sono del tutto analoghe a quelle portate avanti dalla Grecia, e che in quel paese hanno portato, ci dice lo stesso Presidente del Consiglio, ad un elevato numero di suicidi.
La domanda "ma ci sono o ci fanno?" è inevitabile.
(M.B.)

domenica 6 maggio 2012

C'è ancora tempo?

Oggi si vota in Italia e in vari paesi europei. Cercheremo di scrivere qualche commento sui risultati, nei prossimi giorni. Segnaliamo intanto un articolo di qualche giorno fa, nel quale è ben descritto ciò che vogliono i ceti dominanti europei:

"Se in Europa - osserva ancora Moavero - si vogliono fare grandi cambiamenti, come quelli che necessariamente vanno fatti perché non crolli tutto, occorre che la questione sia presa in mano dalle grandi famiglie europee. Insieme: popolari e socialisti".

In sostanza il modello ottimale sembra quello degli attuali governi italiano e greco. La prospettiva è quella di “governi di unità nazionale” che avranno come unica opposizione movimenti del tipo di quello di Marine Le Pen in Francia o di Geert Wilders in Olanda.
E' una prospettiva molto preoccupante. Ma sarà l'esito inevitabile delle attuali dinamiche, se i movimenti antisistemici ispirati a valori di emancipazione e solidarietà continuano a non capire la necessità di prendere posizione, qui ed ora, contro euro e UE. Forse c'è ancora del tempo, ma sicuramente non molto.
(M.B.)






venerdì 4 maggio 2012

Pisapia, ennesima prova dell'identità fra centrodestra e centrosinistra


di Fabrizio Tringali
In questo blog abbiamo più volte discusso dell'esaurimento dell'antitesi politica fra destra e sinistra, sottolineando come le forze che si riconoscono nell'una o nell'altra siano oramai dedite a rappresentare parti diverse dello stesso ceto dominante.
Alla vigilia di nuove elezioni amministrative, dimostriamo ancora una volta che le politiche realizzate dagli uni e dagli altri sono infatti praticamente identiche (almeno nei settori economicamente e socialmente più importanti), analizzando il caso che esemplifica più di tutti l'inutilità dell'alternanza fra centrodestra e centrosinistra: la vittoria di Pisapia a Milano

mercoledì 2 maggio 2012

Conferme iraniane

Notizia di due giorni fa, ma non per questo meno fresca. E utile, perchè ci dice come il mainstream stia cominciando a rendersi conto di quanto la rumorosa psicosi da domani attaccheranno l'Iran! fosse, appunto, una rumorosa psicosi.
Importante è soprattutto il riferimento alla Conferenza di Istanbul, dove i delegati  americani e persiani hanno potutto scambiarsi direttamente i loro pareri, ovviamente lontano dall'attenzione dei media. Se tutto procede come sembra, in tempi non lontani gli USA e la Repubblica Islamica raggiungeranno un honorable agreement, sia sul nucleare sia sulla sotanziale spartizione del Medio Oriente tra le loro sfere di influenza. Nessuna sorpresa per i nostri lettori: lo avevamo anticipato qui e qui (C.M.)

martedì 1 maggio 2012

Un motivo di conforto


Nelle discussioni politiche torna sempre, in un modo o nell'altro, il "tormentone" dell'unità della sinistra (o delle sinistre). Ci sono svariati argomenti politici che potrebbero essere portati contro questa idea, ma qui vogliamo concentrarci su un argomento di tipo in senso lato sociologico: l'unità della sinistra, infatti, sarebbe necessariamente espressione di una ben precisa realtà socioculturale, quella del "popolo di sinistra", che infatti chiede sempre a gran voce una tale unità. Ora, un punto fondamentale per capire la realtà dell'Italia contemporanea è la comprensione della totale negatività
che ha, oggi in Italia, il "popolo di sinistra".