mercoledì 2 gennaio 2013

Thriller Ingroia e gli zombie arancioni

di Marino Badiale e Fabrizio Tringali
Abbiamo assistito in questi giorni a movimenti convulsi nel mondo “a sinistra del PD”, sfociati nel probabile scioglimento del neonato movimento “Cambiare si può” e nella formazione di un cartello elettorale di partitini (PRC, PdCI, IdV, Verdi) sotto la candidatura di Ingroia.
E' l'ennesima riproposizione del solito copione, già mille volte recitato: a ridosso delle elezioni c'è sempre qualcuno che propone la formazione di una lista capace di riunificare quel che resta dell'arcipelago della sinistra alternativa (stavolta mettendoci in mezzo anche l'IdV pur di raccattare i voti necessari a superare lo sbarramento), e di riconnetterlo alle tante realtà di cittadinanza attiva nella società. Basterebbe chiedersi come mai ne è disconnesso per capire quanto sia inutile un tale lavoro. E invece ogni volta la stessa storia di tentativi finiti male: abortiti ancora prima di nascere o trasformati in carrozzoni ad uso dei capibastone dei vari partitini, destinati a disintegrarsi (fortunatamente) immediatamente dopo le elezioni.
Lo scopo dichiarato di questi tentativi di aggregazione è sempre lo stesso: costruire una sinistra vera, buona, giusta, capace di rinverdire i suoi antichi ideali, che mandi in soffitta quella falsa, cattiva, ingiusta, traditrice, cioè quella che effettivamente esiste oggi.

Quasi sempre tutto ha inizio dall'iniziativa di brave persone che si rendono disponibili a coprire col proprio volto pulito queste basse operazioni elettorali.
Sarebbe molto meglio se, invece di continuare in questi tentativi, chi voglia costruire un movimento di riscatto popolare, di lotta anticapitalistica, di riconquista dei diritti, prendesse atto della realtà politica presente in Italia e nella maggioranza degli altri paesi avanzati: la definitiva trasformazione dell'intero ceto politico (di destra e di sinistra) in un gruppo di funzionari delle oligarchie nazionali e internazionali, la cui unica funzione (ben pagata) è quella di gestire la politica in modo da ottenere ciò che tali oligarchie vogliono: la distruzione dei diritti sociali, del livello di vita popolare, della civiltà sociale dei nostri paesi. Il ceto politico ha assunto il compito di controllare e gestire il disagio e il dissenso che tutto ciò genera. Destra e sinistra sono totalmente unificate, da questo punto di vista, e si dividono solo su questioni secondarie e su problemi di immagine, producendo scontri e polemiche che funzionano come “armi di distrazione di massa”.
Una politica di difesa dei ceti subalterni e della civiltà del nostro paese non può che passare, quindi, attraverso la rottura drastica con l'intero ceto politico, di destra e di sinistra (sia essa moderata, radicale, alternativa o vattelapesca).

L'appello “Cambiare si può” si avvicinava a queste considerazioni, ma la sua proposta è fallita proprio perché “orientata a sinistra”.
I promotori speravano di poter dar vita ad una lista elettorale incentrata su candidati della società civile, ma capace di coinvolgere anche i partiti, che però avrebbero dovuto fare un “passo indietro” rinunciando almeno a candidare i proprio segretari.
Ma se è vero, come è vero, che solo spazzando via l'intero ceto politico attuale, di destra e di sinistra, ci può essere speranza per il nostro Paese, come è possibile creare un movimento politico che abbia chiari questi concetti e allo stesso tempo si definisca “di sinistra”, o faccia comunque riferimento, anche solo implicitamente, al mondo della sinistra?
Procedere in questo modo non porterà che alla morte del movimento ed al ribaltamento di quanto proposto dagli stessi promotori. Il che è esattamente quel che è successo a “Cambiare si può”, dove gli aderenti hanno votato a favore della lista Ingroia, nonostante i promotori fossero contrari, dato che il magistrato ha fatto spallucce di fronte alla richiesta di non candidare i segretari di partito.
Il punto è che, essendo “Cambiare si può” un movimento di sinistra, gli aderenti ai partiti di sinistra vi si sono immediatamente tuffati, ed hanno sostenuto gli interessi dei loro caporioni.
Più in generale, quel che accade in queste realtà politiche, è che chi vi aderisce ritiene, ovviamente, che la sinistra realmente esistente sia meglio della destra realmente esistente. Dal che discende l'idea che un governo di centrosinistra, alla fin delle fini, sia meglio, o meno peggio, di uno di centrodestra.
Così un movimento nato su queste basi, indipendentemente dalle ragioni e dagli obiettivi dei promotori, inizia ad avere difficoltà a dire la verità, cioè che la vittoria di Bersani oppure quella di Monti o Berlusconi sono tutte, allo stesso modo, disgrazie per l'Italia. Magari differenti negli aspetti esteriori, ma identiche nella logica economico-sociale e negli esiti.

Stiamo dicendo, in sostanza, che la posizione di “Cambiare si può”, e di tutte le iniziative analoghe, era minata da un'evidente contraddizione. Da una parte proponeva, giustamente, di porsi all'esterno dal centrosinistra. Dall'altra non voleva o poteva rompere definitivamente con esso.
Di qui la posizione ambigua nei confronti degli “arancioni”, che invece sono pieni zeppi di ceto politico e non vedono l'ora di aprire il dialogo col PD (e non stanno nella coalizione di centrosinistra solo perché Bersani li tiene fuori). L'esito non poteva essere più scontato.
Quanto agli “arancioni”, non vale la pena di spenderci molte parole: un'accozzaglia di micropartiti che cercano di mettere assieme i voti necessari per portare in Parlamento i loro capetti. Senza ovviamente proporre nulla di alternativo all'austerity, alla trappola dell'euro, alla dittatura della UE.
Spiace che persone per bene come Ingroia accettino di far da copertura a queste basse operazioni politiche. Ingroia sembra il Michael Jackson di “Thriller”, che trovandosi di fronte ad un gruppo di zombie, si accorge di essere uno di loro, si pone alla loro testa e ne dirige il ballo.

Aggiungiamo una considerazione finale. E' da decenni che sentiamo parlare della costruzione di una sinistra che sia finalmente quella giusta, buona, vera, capace sul serio di difendere i ceti subalterni, l'ambiente, i diritti.
Di tentativi analoghi a “Cambiare si può” ne abbiamo visti in numero infinito, grandi e piccoli. Forse al primo o al secondo tentativo si poteva concedere il beneficio del dubbio. Oggi ci sentiamo di dire a chiunque pensi di ritentare: “lasciate perdere”.

35 commenti:

  1. Non ci voleva la zingara... Nota scritta circa due mesi fa:
    http://stellaciao.altervista.org/lultima-trovata/

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    1. Per favore, scrivete nome e cognome. Evitiamo messaggi anonimi.

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    2. Chiedo scusa, ma dato che nel Vs. blog vi sono numerosi commenti contrassegnati con Anonimo, (a puro titolo d'esempio: "Anonimo23 settembre 2012 22:28") che non sono stati gentilmente sanzionati come è capitato al mio non pensavo fosse necessaria la carta d'identità per un commento garbato.
      Mi sbagliavo evidentemente! Stia tranquillo che non si ripeterà, mi asterrò per il futuro di commentare i Vs. scritti. Un solo consiglio mi permetto di dare, se non volete anonimi eliminate tale dicitura dai profili consentiti e buon pro vi faccia.

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  2. Sono d'accordo sul fatto che oggi i partiti che si definiscono di sinistra spesso portano avanti le stesse posizioni liberiste ma più subdole di quelle della destra (vedi PD). Per cui oggi sinistra e destra finiscono con l'essere semplici etichette. Ciò non toglie che storicamente gli ideali che sono stati della sinistra (es. giustizia sociale, difesa dei più deboli e dei diritti)debbano essere contrapposti a quelli della destra che ha sempre tutelato gli interessi degli strati sociali più ricchi e forti. Per cui non sono molto d'accordo con lei quando afferma:

    "Il punto è che, essendo “Cambiare si può” un movimento di sinistra, gli aderenti ai partiti di sinistra vi si sono immediatamente tuffati, ed hanno sostenuto gli interessi dei loro caporioni.
    Più in generale, quel che accade in queste realtà politiche, è che chi vi aderisce ritiene, ovviamente, che la sinistra realmente esistente sia meglio della destra realmente esistente. Dal che discende l'idea che un governo di centrosinistra, alla fin delle fini, sia meglio, o meno peggio, di uno di centrodestra.
    Così un movimento nato su queste basi, indipendentemente dalle ragioni e dagli obiettivi dei promotori, inizia ad avere difficoltà a dire la verità, cioè che la vittoria di Bersani oppure quella di Monti o Berlusconi sono tutte, allo stesso modo, disgrazie per l'Italia."

    Capisco le sue preoccupazioni, molto condivisibili, ma è sicuro che sia il modo migliore per affrontare il problema? Io non ne sono sicuro.
    Vorrei sottolineare che comunque sono molto preoccupato di come gran parte della società civile non affronti in modo critico ciò che avviene in politica.
    Alle prossime elezioni ci troveremo, al di là di qualche virgola posta in modo diverso tra i vari schieramenti, un'unico partito pro-euro che ci condurrà nell'arco della prossima legislatura in una situazione drammatica. E penso che oggi, purtroppo, non si possa più far niente. Questo pensiero mi spaventa.
    Voi e Alberto Bagnai siete i miei punti di riferimento.
    Grazie.
    Valerio, Modena

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    1. Caro Valerio, le rispondo di si, che siamo sicuri.
      Si ha impressione che non si possa far niente anche perché molte persone che si riconoscono nei valori e negli ideali della sinistra non hanno ancora elaborato il lutto della sinistra politica.
      Che è un passaggio necessario per far rivivere quei valori senza restare ancorati ad etichette che oggi vengono usate solo per fini elettorali. Bisogna ritornare a intendersi sui valori e sui progetti reali, il che significa prendere atto dell'esaurimento della dicotomia destra-sinistra (e NON significa mandare in soffitta i propri valori ed ideali)
      Fabrizio

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  3. Cari Marino e Fabrizio,
    confesso subito che sono di parte avendo approfittato del vostro libro per una decina di regali in queste feste. Concordo quindi con buona parte del vostro Thriller, ma non del tutto sulla critica a Ingroia. Si tratta di una persona che ha dovuto affrontare vere sfide poste dai poteri forti e non di un leader televisio (anzi) o di un intrattenitore da salotto.
    Che sia difficile tenere insieme tutti quei partitini è facile vederlo, ma in generale aggregare una maggioranza italiana perchè, come sottolineava Giolitti, "governare gli italiani non è impossibile, è inutile!".
    In questo momento poi potrebbe non essere nemmeno necessario, basterebbe trovare una coalizione capace di ridiscutere (cancellare) il trattato europeo e riprenderci un pò di "sovranità" (per cui potrebbe andare bene anche un'alleanza con la lega, magari). Se poi, in seguito, riusciremo a disegnare solo una politica confusa e cerchiobottista, non sarà un caso ma almeno non sarà quella decisa dall'elite di un altro paese.

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    1. Il punto è che Ingroia non farà un bel nulla per costruire una "coalizione capace di ridiscutere (cancellare) il trattato europeo e riprenderci un pò di sovranità"
      Come potrebbe?
      Il fatto che Ingroia sia quel che dici (ed è vero, lo è) rende la cosa ancora più irritante, o forse ridicola (a seconda dell'umore con cui la guardi).
      Ingroia ha scelto di mettersi a capo di un accozzaglia di burocrati che hanno l'unico scopo di riprendersi una sedia in Parlamento. E l'avrebbero fatto dentro il PD, se Bersani non gli avesse chiuso la porta. La stessa porta che Ingroia cerca di riaprire.
      Ti risulta che Ingroia contesti l'euro o, seriamente, il fiscal compact? Che spieghi l'origine e la ratio?
      E pensi che combatterà la mafia stando in Parlamento con un gruppetto di parlamentari del tutto eterogeneo e pronto a fare carte false per farsi riaccettare dal PD in coalizione?
      Quindi, di cosa stiamo parlando?
      Infine, una modesta considerazione: certe frasi, come quella da te citata, servono solo a giustificare forme di potere autoritario o paternalistico. Sono fieno in cascina di quelli che vogliono che non cambi mai nulla, o ancor peggio, che vogliono che l'Italia diventi una colonia ("che bello se ci governassero i tedeschi, o i francesi, ché noi facciamo schifo, siamo incapaci di governarci, etc...).
      Evitiamo di usare anche noi quei luoghi comuni, ed anzi smascheriamoli.

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    2. Sarà certo come dici tu, ma prima di contraddire una citazione antica (che non mi pare il focus del discorso) io ci proverei a governare gli italiani, perchè è vero che poi ti trovi una fila di demo-poltronari d'arrembagio.
      Io comunque ci sto provando a fare arrivare il punto economico al movimento di Ingroia, se tu mi dici dove ti candidi ti voto e sponsorizzo.

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  4. Caro Fabrizio quindi se non ho capito male...il non -voto è l'unica soluzione..o sbaglio??

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    1. Mah... preferisco non dare indicazioni di voto o di non-voto. Il problema principale è capire come riuscire a costruire un'alternativa all'esistente. Il che va bel oltre il momento elettorale.

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  5. Ottimo post. Analisi brillante e veritiera, un antidoto all'ennesima presa per i fondelli della gente in buona fede.
    A che cosa hanno votato sì gli aderenti di cambiare si può? A quel manifesto generico di Ingroia, che, oltre ad essere veramente qualunquista (più legalità, meno corruzione, una sorta di "più pilu per tutti" ma dé sinistra) e senza alcun reale obiettivo (sovranità? Reddito minimo di cittadinanza? non pervenuti) punta solo a ricollocare gente in Parlmento e fare da quinta colonna del Pd.
    Disgustosi gli ammiccamenti a Bersani, un insulto. Fare appello ai movimenti, tra i quali il NO TAV ed aprire la porta al partito che sta devastando la valle con la sua cooperativa rossa CMC?
    Vergognoso.
    Barbara

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  6. a proposito del Fiscal Compact, la sua "rinegoziazione" è uno dei punti di Cambiare si può.
    Ma che significa rinegoziare?
    Il pareggio di bilancio o lo persegui o no.
    In che modo intendono "rinegoziare"? A quali condizioni? Cioè si riconosce quindi che il debito pubblico sia un problema perciò "lo rimborso" come fa comodo a noi?
    Si considera tanto malleabile la troika da venire incontro ad una prospettiva del genere?
    Se non è prendere per i fondelli questa....

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    1. dimenticavo. Incredibile che tali soggetti che auspicano la sinistra buona che riesumi gli antichi valori e scacci quella cattiva. Sono gli stessi soggetti che nemmeno un anno dopo la vittoria elettorale della coalizione Unione del 2006 con il dodecalogo ha confermato tutti i punti della "sinistra cattiva".
      E vogliono ancora fiducia?

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  7. E' arrivato il salvatore della patria che per fare vincere Bersani ha fatto un articolo ad hoc. Io sono uno di quelli che ha votato a favore dei segretari di partito. Di Pietro, Ferrero e Diliberto onestamente parlando fin ora fastidio non mi hanno mai dato. Di Pietro è stato un sostenitore dei diritti dei lavoratori. Sono questi articoli che pur dicendo mezze verità fanno male agli italiani.

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    1. Schiettezza per schiettezza, io ritengo che sia esattamente questo tipo di atteggiamento che ha condannato gli italiani, si spera non irrevocabilmente.

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  8. ALLA FINE BISOGNA RIMANERE SEMOLICI E CON I PIEDI PER TERRA?
    RITENENDO INUTILE ASTENERSI DAL VOTO, QNO BISOGNERA' PUR VOTARE E ALLORA ?
    SE PROVASSIMO TUTTI A SMETTERE DI TROVAR DIFETTI MA SOLUZIONI...SAREBBE MEGLIO PER TUTTI !!

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    1. Per trovare le soluzioni è necessario prima analizzare i difetti. Altrimenti le soluzioni proposte saranno solo ennesimi fallimenti.

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  9. Lotta contro l'austerity, contro la trappola dell'euro, contro la dittatura UE; politiche a favore dei ceti subalterni, dell'ambiente, dei diritti.
    "Come è possibile creare un movimento politico che abbia chiari questi concetti e allo stesso tempo si definisca di sinistra, o faccia comunque riferimento, anche solo implicitamente, al mondo della sinistra?"
    Scusate ma francamente trovo assurda questa domanda. Quelli sono temi EVIDENTEMENTE di sinistra. Il fatto che la "pseudo-sinistra" rappresentata dal PD esprima delle politiche di pura destra dovrebbe semplicemente comportare che una nuova formazione che si ispiri a quei concetti dovrebbe denunciare tale mistificazione e dichiararsi quale unica reale forza di sinistra sul campo. Basterebbe portare in campagna elettorale la delirante intervista di Bersani al Financial Times dell'altro giorno, e chiedergli in che modo intenderebbe lui inasprire il Fiscal Compact o applicare il MES, se privatizzando la sanità o l'istruzione o il sistema previdenziale o se regalando agli amici di Monti l'ENI o la SNAM o Finmeccanica. Ma possibile che non ci sia nessuno che si prenda la responsabilità di gridare ai quattro venti la realtà, cioè che il PD è ormai un partito di destra?

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    1. Caro Antonio, il punto è che la sinistra "non PD" non vede l'ora di allearsi col PD. Ora, siccome tu dici che il PD è di destra, ne consegue che anche la sinistra "non PD" lo sia, dato che ci si vuole alleare, e dato che non porta avanti seriamente nessuno dei temi che tu definisci di "sinistra".
      Ma la sinistra oggi è quello che è, non è quello che tu vorresti che sia. E bisogna prenderne atto. Se tu crei un movimento sui valori che entrambi condividiamo (quelli che hai elencato) ma lo caratterizzi come "di sinistra" accade quello che è accaduto a "cambiare si può". E' inevitabile.
      I temi sono temi, i valori sono valori, e occorre costruire intorno a quelli, indipendentemente dalle etichette.

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    2. I temi sono temi e i valori sono valori, ma, non si sfugge, dal punto di vista economico la politica è rappresentanza di interessi, e negli ultimi decenni mai come ora si è avuta una predominanza delle posizioni delle classi forti sulle classi restanti (medie e basse). Se le etichette destra e sinistra danno fastidio, possiamo tranquillamente cambiarle e dire che Rockerduck ha stravinto su Paperoga, Orazio e Clarabella, ma anche su Archimede e Pico de Paperis. E' solo una sintesi, non è ideologia!
      In Italia è avvenuta una mistificazione per la quale la contrapposizione tra destra e sinistra ha messo contro lavoratori autonomi contro dipendenti, cioè in sostanza al 95% ha scatenato una guerra tra poveri creata ad arte, mentre i grossi speculatori posizionati trasversalmente (De Benedetti e Colaninno nel PD, i primi esempi che mi vengono in mente, se ne potrebbero fare una caterva...) gestivano da arbitri il confronto, davano le carte e facevano piazza pulita.
      Ora, supponiamo che il PD sia in buona fede e rappresenti davvero quello che sostiene, ovvero delle posizioni di centrosinistra (e sappiamo da Keynes cosa queste posizioni dovrebbero proporre in periodo di crisi, non certo le posizioni indicate da Bersani al Financial Times); oggi la prospettiva è quella di un PD che se vuole avere una stabilità di governo deve allearsi con il "centro" e subirne i ricatti. Se io quindi oggi fondassi un vero partito di sinistra ponendomi il problema di come pesare, la prima cosa che farei (non fosse altro che per non subire l'accusa di voler spaccare a priori la sinistra facendo così il gioco della destra) sarebbe "vedere" le carte al PD offrendo l'appoggio per spostare a sinistra l'asse di un futuro governo, partendo da punti fermi ed inderogabili. Solo in seguito all'ovvio rifiuto farei una battaglia frontale, durissima, smascherandone le reali posizioni. Per cui mi sbaglierò, ma non sono così sicuro che Ferrero o Diliberto (o Di Pietro, poi) non vedano l'ora di allearsi col PD. Quello che non capisco è perchè essi non si decidano ormai a fare una battaglia frontale al PD gridando la realtà, cioè che dal punto di vista della politica economica non è più un partito di sinistra, anzi, di Paperoga.

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    3. Immagino l'obiezione: ma la parola "sinistra" è fuori moda, l'Italia è un paese di moderati...
      Bene, i "moderati" in Italia oggi propongono lo smantellamento del welfare, della sanità pubblica, dell'istruzione pubblica, del sistema previdenziale pubblico, in nome dell'emergenza imposta dall'"Europa Lo Chiede". Vogliamo fare un sondaggio e vedere qual'è la % di italiani che non rinuncerebbe mai e poi a questi servizi pubblici (prestati in forma decente) in cambio del pagamento del giusto di tasse? Ergo, scommettiamo che in Italia il 90% della popolazione è di sinistra senza sapere di esserlo perchè non c'è nessuno che è in grado o che solo voglia toccare i giusti tasti di comunicazione politica?

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    4. Non è certo la prima volta che la "sinistra radicale" si allea alla "sinistra moderata" per battere la "destra" e per spostare un po' più a sinistra il baricentro della "sinistra moderata". Questa è sempre stata l'unica proposta reale della "sinistra radicale", al di là della fuffa di Bertinotti o Vendola. Non hanno mai ottenuto nulla. Il centrosinistra ha proseguito per la sua strada di smantellamento dei diritti, di attacco al Welfare, di impoverimento popolare.
      In altri termini, caro Antonio, la verifica, il "vedere le carte del PD" che Lei propone, è già stato fatto. Si è già visto, infinite volte, che il centrosinistra ha lo stesso progetto economico-sociale del centrodestra.
      Per chi avesse (ancora!) qualche dubbio Bersani ha chiarito tutto ciò che era necessario chiarire, nell'intervista al Financial Time di qualche giorno fa, molto citata in rete:
      (il testo inglese si può trovare qui:

      http://www.senzasoste.it/internazionale/pi-a-destra-dell-agenda-monti-ecco-l-intervista-che-prova-che-bersani-ci-ha-venduto-alla-germania

      una traduzione italiana si trova qui:
      http://libertarianforce.blogspot.it/2013/01/intervista-bersani-sul-financial-times.html)

      Davvero non saprei cosa altro aggiungere. Abbiamo già dato.

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  11. Se ritenete opportuno vi invito a dare una lettura al seguente programma https://docs.google.com/open?id=0B6325uaRFWWbOWRfdWEwQTJuSnM
    E' la lista dell'avv. Paola Musu.
    Saluti
    Filippo da Siena

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  12. Se si mettono insieme la storia e la memoria, la dottrina e l'esperienza il quadro che ne esce è univoco, in sintesi: "l'euro non è una moneta ma un sistema di governo" (autoritario ovviamente), perciò chi fosse e si sentisse dalla parte dei ceti popolari, ma anche solo dei "produttori", non potrebbe che abbracciare l'dea di smantellamento della moneta unica e di ritorno all'autodeterminazione economica. Io, come tutti credo, cerco di fare un uso utile della mia cartuccia elettorale ma, dopo aver sentito con le mie orecchie il segretario del mio partito definire "sciocchezza" il programma di liberazione dall'euro, sto facendo guerriglia interna. Non cambierò nulla, ma se l'analisi è giusta il programma è obbligato; quindi sono inutile nell'immediato, ma ho ragione e per ora tanto mi deve bastare!

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  13. 1)Il nostro debito pubblico è esploso a partire dagli anni 80 non a causa del divorzio tesoro-banca d'italia ma per i 34 punti di PIL piu' relativi interessi,di disavanzi primari negli anni 80 in un periodo di alta inflazione ed alti tassi di interesse (e non venite a raccontarmi la favoletta dei tassi reali e quant'altro,se io governante so che la situazione è quella,agisco di conseguenza e non come se le cose fossero ancora come prima).Tra quei disavanzi primari e i relativi interessi arriviamo come minimo ad un 40% in piu' di debito/PIL (per stare bassi,visto che poi gli interessi generati da quei disavanzi primari hanno creato ulteriori interessi ecc ecc),il tutto perchè si è fatta aumentare la spesa primaria che ad inizio anni 80 era intorno al 37% del PIL ed è arrivato al 43,3 nel 2007,senza coprire questi aumenti fino ad inizio 90,con maggiori entrate.Quindi,il divorzio tesoro-banca d'italia c'entra in maniera residua,quello che conta sono le politiche irresponsabili fatte dai governi (mandare in pensione gente a 40-50 anni con il retributivo sugil ultimi stipendi o addirittura sugli stipendi dell'ultimo anno e dipendenti pubblici con privilegi assurdi,oltre a tante altre cosucce,tanto per dirne alcune).
    2)Il debito estero netto italiano è da rincondurre in toto al debito estero netto pubblico,visto che nel terzo trimestre 2012 la situazione patrimoniale italiana sull'estero ammontava a -341 miliardi e il debito estero netto pubblico ammontava a piu' di 600 miliardi di euro,mentre il settore privato è in attivo.
    3)Non è stato l'euro la causa dei nostri problemi,neanche per la nostra competitività.
    http://bip.bancaditalia.it/4972unix/homebipentry.htm?dadove=corr&lang=ita
    Andiamo a vedere l'andamento e il totale dei saldi commerciali dei beni tra il 99 e il 2007 e poi vediamo.Ancora piu' i saldi depurati dai beni energetici (che non si trovano sul link,ma nel sito ISTAT).
    Voi e Bagnai parlate sempre della bilancia dei pagamenti perchè vi fa comodo,visto che li entrano gli interessi sul debito pubblico pagato agli investitori esteri,i soldi che gli immigrati mandano alle famiglie di origine e non solo i saldi commerciali veri e propri che sono i veri indicatori della competitività di un paese.

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    1. Misuriamo la competitività utilizzando, per esempio, gli stessi parametri che utilizzano le istituzioni europee, così come quelle italiane, nei documenti ufficiali: http://www.byoblu.com/post/2012/10/28/Il-problema-non-e-il-debito-pubblico-Ecco-perche.aspx
      Per quanto riguarda il "divorzio" tra banca centrale e Tesoro, lei sceglie di non considerare l'effetto calmierante sui tassi determinato dalla presenza di un acquirente residuale istituzionale (o di considerarlo di importanza marginale).
      Così come non considera, mi pare, gli effetti politici del "divorzio".
      Libero di farlo, noi riteniamo che sia un grossolano errore. Il divorzio, naturalmente, è solo uno dei problemi, ma fa parte integrante del un quadro di scelte che ci hanno portato nella situazione in cui siamo.

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  14. Concordo con @fracavolodavelletri, finalmente una voce fuori dal coro che può arricchire il dialogo!

    Tanti intellettuali affermano che il debitopubblicobruttocattivo esploso negli anni Ottanta è frutto di una congiura ordita a danno dei lavoratori: la politica monetaria restrittiva, i tassi reali che diventano positivi, la stabilizzazione dell'inflazione e dei tassi di cambio ...

    Sì è vero: quello scenario era ostile alla classe lavoratrice! Ma si sà, nella grande storia come nella vita di tutti i giorni, non possiamo sempre scegliere il nostro copione. E non ci resta che cercare di svolgere al meglio la nostra parte (affinché un domani magari ce ne venga assegnata una più importante...).

    Il fatto è che tra tutti i principali paesi industrializzati ... il nostro è stato l'unico a uscirne con le ossa rotte ed una pesante ipoteca sul futuro.

    Sebbene i tassi di interesse reale siano stati in Italia i più bassi in assoluto tra quelli dei paesi industrializzati, il nostro è stato infatti l'unico paese (l'unico!) in cui il rapporto debito pubblico / PIL è esploso sfondando 100%(neanche l'america di Reagan con sgravi fiscali e spese militari a go go è riuscita a fare altrettanto!).

    Come è potuto succedere? Tutti imbelli ed imbecilli i popoli degli altri paesi che si sono adattati al nuovo contesto, mentre noi, in nome della coerenza ai nostri ideali di giustizia sociale, abbiamo continuato a consumare una ricchezza non creata scaricando il conto sulle generazioni future ? Ah saperlo!

    Ed oggi siamo qui a parlare di nuovi complotti esterodiretti ...

    Ah, pensare che se la spesa per interessi sul debito pubblico fosse come quella dei nostri vicini francesi, adesso avremmo 45 mld di euro in più da spendere ogni anno per consolarci della scomparsa della lira ...

    Ah, pensare che se ci venisse attribuito lo stesso spread sui titoli di stato francesi, oggi pagheremmo tassi di interesse reali negativi e potremmo accontentare anche i nostalgici della repressione finanziaria ...

    Ah, pensare che se una parte di tutto questo debito pubblico fosse stata destinata, oltre che alla "giustizia sociale", anche ad investimento, oggi forse in nostro sistema produttivo avrebbe meno complessi di inferiorità verso quello tedesco ...

    Insomma: pur senza negare la difficoltà del contesto internazionale, credo che la causa delle nostre debolezze sia tutta interna, ed affondi le radici nella storia affascinante ma travagliata del nostro Paese, risultato della sintesi di molti opposti (territoriali, politici, ...) che se per un verso ci rendono unici nel mondo, per l'altro, non governati in una logica cooperativa, ci hanno fatti diventare come il vaso di coccio tra quelli di ferro.

    Un cordiale saluto.
    Emilio L.

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    1. Nessuno qui ha mai parlato di complotti internazionali. Qui documentiamo quello che scriviamo prevalentemente utilizzando documenti ufficiali ed analisi di esperti.
      Abbiamo addirittura pubblicato atti parlamentari degli anni Settanta che dimostravano quanto fossero chiare, già all'epoca, le conseguenze di un aggancio della Lira a valute più forti come il Marco.
      Semmai diciamo ciò che dovrebbe essere ovvio, e che invece purtroppo non lo è: ciascun Paese fa i propri interessi (cioè quelli delle proprie classi dirigenti).
      L'euro è costruito per loro, non per noi.
      Io non credo affatto che l'Italia sia un vaso di coccio, così come non credo che l'euro sia la radice di tutti i mali del Mondo (o almeno dell'Italia).
      Ovvio che ci sono cause interne che determinano debolezza, ma non sono queste le ragioni della crisi attuale.
      I motivi li abbiamo detti e scritti più volte. Ed in questo periodo, dopo l'uscita del libro, abbiamo potuto constatare che la nostra analisi, che vede nell'euro la causa principale della crisi attuale, è condivisa sia in diversi ambienti accademici che fra economisti ed esperti di fama internazionale.
      Lei peraltro continua a parlare del debito pubblico, che a parer nostro non è ciò su cui occorre focalizzarsi per capire la crisi.

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  15. @Tringali,rispondo qui al suo commento sul nome e cognome dell'altro post,perchè stranamente non mi fa rispondere di la mentre qui mi fa rispondere,strano.Vedo che riuscite anche a rigirare le frittate.Mi faccia vedere un commento di un anonimo che abbia scritto cose che voi appreziate a cui abbiate scritto di mettere nome e cognome.Io vedo che gli unici che mettono nome e cognome siete due degli autori e pochi altri,la maggior parte non mette nome e cognome,chi mette solo il nome,chi nome lettera puntata,chi uno pseudonimo,eppure,ripeto,non la vedo dire niente a tutti costoro.Fate una registrazione con posta certificata e siete a posto,se non volete anonimi.
    E confermo,Bagnai è antidemocratico,non accetta il confronto sul suo blog,li possono scrivere solo i suoi adpeti e al massimo,quelli che lo attaccano ma con cretinate,per cui li pubblica per poterli ridicolizzare e fare ancora piu' bella figura con i suoi adepti.Mi spiace,ma è cosi'.Io so benissio cosa sia un blog e come funzioni,cio' non toglie che chi vuole fare il saputello e dare lezioni agli altri e da del fascista a chi non la pensa come lui,non è certo uno che puo' dare lezioni di antifascismo e di democrazia,come fa Bagnai.

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  16. Risposte
    1. Gentile Claudio,

      a proposito della sua esortazione, mi lasci dire che apprezzo moltissimo l'impegno di Tringali e di Badiale nell'analizzare i problemi del presente, interrogarsi sulle linee d'azione politica per una società più giusta e cercare di fare cultura intorno a sè attraverso l'uso di internet.

      Non li conosco di persona, ma dai loro interventi mi sembra siano animati da una genuina carica morale e dal senso di rispetto delle altrui opinioni (qualità che mi pare Bagnai si sia perso per strada ... ).

      Impegno e valori che sento di condividere, e che mi spingono nel mio piccolo a tentare di portare contributi al ragionamento svolto degli Autori, basati su fatti storici ed evidenze quantitative verificabili.

      Non credo per ciò solo di meritare appellativi sprezzanti ... questo è piuttosto lo stile di Bagnai!

      Così come sono convinto che da un punto di vista politico, si debbano ricercare elementi che possano unire quanti condividono l'aspirazione ad un Paese più giusto, tentando una sintesi delle diverse prospettive. E si debbano rifuggire la tentazione di perseguire percorsi "settari", che possono dare un senso di rassicurazione a chi li segue, ma finiscono per fare il gioco della conservazione.

      Un cordiale saluto.
      Emilio L.

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    2. Sono tutte ottime cose, come la genuina carica morale che contraddistingue in primo luogo Alberto Bagnai. Comunque non mi riferivo a lei nella mia esortazione. Ricambio i saluti.

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    3. eh si,caro Claudio,quando non avete piu' argomentazioni,allora passate al giochetto di etichettare come troll chi vi mette in vera difficoltà.Giochetto vecchio.

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  17. Sull'euro solo due considerazioni. Dall' entrata nell'euro il debito pubblico italiano e aumentato di circa sei volte. E' vero che si puo opinare sui numeri ma non sul fenomenico processo CAUSALE.Non è CASUALE che i grandi economisti della moneta definivano l'euro
    " una scommessa molto rischiosa".I successivi trattati europei vincolano le economie con diversa struttura e infrastrutture economiche a una unica dinamica strutturale derivata dagli interessi economici tedeschi.Euro=marco.La Banca D'Italia con la lira poteva emettere moneta,questa non è disquisizione da salotto,ma verita'tecnica. Non vi tedio entrando in analisi piu' approfondite.Il grande capitale bancario ha comprato le sovrastrutture politiche( debito privato versus debito pubblico). Gli articoli 27 e 29 del MES(meccanismo di stabilita europeo) ESPROPRIA con un GOLPE BIANCO LA SOVRANITA PARLAMENTARE DI OGNI SINGOLO STATO. Si veda per l'italia almeno l'articolo 3 della ormai inattuabile costituzione.Il PD e' la struttura organizzativa portante di tale processo in italia.Non diro' altro.Chi afferma il contrario mi piace definirlo un "COLLABORAZIONISTA" come ai tempi della lotta partigiana
    che ci ha dato una costituzione TRADITA dalla classe politica.
    Per quanto riguarda gli arancioni vi consiglio di andare su MICROMEGA e leggervi i commenti a un'articolo critico di Cremaschi(NO DEBITO) per avere il polso del dibattito interno.Concordo con BADIALE e TRINGALI sia sugli elementi fatui del quarto polo sia sul loro articolo sul movimento 5 stelle( vi rimando alle mie argomentazioni,se vorrete leggerle ,al commento posto in fondo all'articolo).In maniera specifica sugli arancioni " di uno strano arcobaleno vorrei solo dare pochi altri elementi di dibattito.Cosa è una pseudo sinistra ridotta a una operazione di PERSONALIZZAZIONE della lista?. Forse bisognerebbe riparlare dei "professionisti dell'antimafia" dei quali parlava Sciascia?.E' stata una volgare operazione da parte di IDV-PDCI-RIFON. per cercare voti non a Grillo ma al PD. Ecco come interpretare la posizione di Ingroia come anima bella del PD.L'estromissione politica fattuale dei movimenti antagonisti( NO TAV,NO DEBITo, MOVIMENTO PER L'ACQUA...ecc)non collegati a vincoli di rappresentanza organizzata in questi partiti e in altri "signori" e' sintomatica.Cosi' come la arretratezza programmatica e il minimalismo politico della loro piattaforma politica denunciato (anche se in forma moderata) da Cremaschi.La ridicola inversione struttura -sovrastruttura( antimafia come struttura-economia globalmafiosa la sovrastruttura)rende ancora piu ridicolo il loro pseudomarxismo.Avete letto bene loro teorizzano la economia globalmafiosa.E' chiaro che non c'e' piu bisogno di parlare di uscire dal europa o dal euro. Codeste entita' sono forse mafiose?.
    ATTENZIONE NON VI E' PROPRIO NIENTE DA RIDERE!. ANZI....
    NON ANDRO' A VOTARE. Il BARONE DE COUBERTIN(quello che... l'importante è partecipare....)NON MI E' MAI PIACIUTO.
    Vorrei sempre piu vive le "ceneri di Gramsci"

    Cordiali saluti
    Ernesto Tonani

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