mercoledì 10 aprile 2013

Immaginazione al potere?

Segnalo questo bell'articolo di Diego Fusaro, giovane filosofo torinese. Si tratta di un'analisi della realtà culturale contemporanea che ha forti assonanze con alcuni miei testi che vi ho riproposto tempo fa (qui, qui e qui). Credo davvero che analisi di questo tipo siano un punto di partenza necessario per capire la realtà contemporanea.
(M.B.)








2 commenti:

  1. Grazie, l'abbiamo ribloggato
    http://noi-nuovaofficinaitaliana.blogspot.it/2013/04/la-sinistra-il-68-ed-il-re-di-prussia.html

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  2. A mio (modesto) avviso: No, non ci siamo. Perché, come si dice, il coltello (analitico) di Fusaro loccia dal manico. Manico che è in questo suo incipit: "In sintesi, il Sessantotto è stato un grandioso evento di contestazione rivolto contro la borghesia e non contro il capitalismo e, per ciò stesso, ha spianato la strada all’odierno capitalismo, che di borghese non ha più nulla". Ora, se alla figura del borghese capitalista si è venuta sostituendo quella attuale dei funzionari del capitale (Marchionne docet), e se nell'odierna fase storica capitalistica, la proprietà (la famiglia grande borghese classica) ha progressivamente ceduto competenze e decisioni all'AD divenendo un elemento di contorno o una mera immagine, ancorché autorevole (pensiamo, per restare a casa nostra, al ruolo attuale della famiglia Agnelli), be', non mi pare che tutto ciò sia da adddebitarsi al Sessantotto, che peraltro la sua battaglia, nella sostanza, l'ha persa, a parte qualche contentino concessogli nell'emancipazione del costume (ossia nella sovrastruttura: sesso, spinello e... rock and roll). Se, come sostiene Fusaro, non esistono più destra e sinistra, almeno secondo le loro connotazioni storiche, bisogna prendere atto del vuoto odierno, ossia del fatto che, nella sua deriva ultradecennale, la sinistra è scomparsa definitivamente. E quello che Fusaro si ostina a chiamare sinistra, senza neanche mettere la parola tra virgolette, in realtà è un altro-da-sé, una non-sinistra che non detiene più alcun titolo politico per essere ritenuta sinistra. Mi pare cioè un controsenso affermare che "destra e sinistra esprimono in forme diverse lo stesso contenuto", eppoi però continuare a presupporre l'esistenza di una entità qualificabile come sinistra. Scrive ancora Fusaro: "Il principio dell’odierno capitalismo postborghese è pienamente sessantottesco e, dunque, di sinistra: vietato vietare, godimento illimitato, non esiste l’autorità, ecc.". Questi che lui cita come principi qualificanti (a livello sovrastrutturale, l'unico rimasto) del Sessantotto ("e dunque di sinistra"), non sono altro che slogans riduttivi, buoni solo per la semplificazione mediatica, mentre in realtà ben diverso e assai più ricco politicamente era il dibattito della sinistra sessantottesca, che verteva su temi di ben altra caratura politica, quali, per citarne alcuni, la natura socialimperialistica dell'Urss e dei paesi a socialismo reale, l'imperialismo Usa, la critica radicale allo stalinismo, ecc. ecc. Quanto poi, per concludere, al "godimento continuo" o "illimitato" che a suo dire "domina su tutto il giro d’orizzonte" sessantottesco, mi sembra più una descrizione di quello che veniva chiamato "edonismo reaganiano" (il Reagan all'epoca sodale della Thatcher), che col Sessantotto c'entra come i cavoli a merenda, che non un riferimento a quella jouissance (perché la radice è lì) di cui parlavano in quegli anni Lacan, Roland Barthes e altri.

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