lunedì 19 agosto 2013

Dalla Scuola di Francoforte alla Banca di Francoforte

Abbiamo già accennato al dibattito in corso in Germania tra le posizioni di  e quelle di Jurgen Habermas. Nel suo ultimo intervento l'illustre filosofo porta alle estreme conseguenze il suo ragionamento, che ha come fine giustificare razionalmente la sopravvivenza e l'espansione dell'Unione Europea. Lo fa criticando il Ministro Wolfgang Schauble, colui che passerà alla storia come l'affamatore della Grecia. Ma non è certo questo l'oggetto della critica. Il punto è che Schauble ha scritto un articolo, dal significativo titolo di Niente Europa Tedesca!, nel quale si sostiene che la Germania è aliena da qualsiasi volontà egemonica, che non vuole ingerirsi negli affari interni degli altri Stati dell'Unione, e che in particolare le politiche di bilancio devono rimanere di responsabilità delle autorità nazionali.

 È evidente l'ipocrisia del discorso. Già oggi è di fatto il Bundestag a decidere il contenuto delle manovre di bilancio di Atene. La German Dominance, che l'euro doveva contribuire a prevenire, è ormai uno stato di cose acclarato. E tuttavia non si può non notare una certa coerenza nel ragionamento. Né il Governo tedesco né l'opinione pubblica esprimono una qualche ambizione di dominio sull'Europa. Prevale un sentimento di indifferenza e di "menefreghismo", non una volontà di sopraffazione. Il Governo Merkel ha assunto un atteggiamento severo, ma non autoritario: ha imposto delle condizioni per la permanenza dei PIGS nell'eurozona, ma non ha imposto quella permanenza. La maggior parte dei cittadini tedeschi non è entusiasta della moneta unica, ed è contraria all'istituzione dell'unione politica. Ciò si riflette anche nella giurisprudenze della Corte Costituzionale tedesca.

Nella storica sentenza del 2009, la Corte definiva l'Unione Europea come un mero ente di collegamento tra Stati (Staatenverbund), ossia un organismo priva di sovranità originaria e dipendente dalle scelte degli Stati membri, che rimangono "signori dei Trattati". Ciò fa intravedere una gerarchia tra diritto (costituzionale) nazionale e diritto UE, una gerachia esattamente ribaltata rispetto a quella delineata dalle decisioni della Corte di Giustizia dell'Unione (per la quale il diritto comunitario prevale sempre sul diritto interno).

Tale approccio, evidentemente maggioritario in Germania, è il bersaglio di Habermas. Il (pernicioso) moralismo luterano di Merkel prevede che gli Stati siano responsabili delle proprie azioni, in particolare dei propri debiti; per Habermas tale responsabilità va cancellata, perché gli Stati non devono più avere alcuna prerogativa in campo economico. Il Governo tedesco viene accusato di dissimulare le proprie responsabilità; in altre parole, di non voler assumere il comando dell'eurozona. Il fatto che la Germania non voglia esercitare il proprio dominio sul continente viene interpretato come un segno di pericolosa debolezza. È chiaro lo scopo che si prefigge Habermas: egli vuole l'annessione. Vuole rendere realmente irreversibile la nostra permanenza in euro e UE, sciogliendo anche formalmente i residui di sovranità che ci rimangono, e facendoci diventare dei grossi Länder. Si propone dunque di superare le piccinerie e l'egoismo nazionale predominante in Germania con una politica di aperto imperialismo.

Questa sarebbe l'opzione "di sinistra" per il superamento della crisi. L'ultimo erede della Scuola di Francoforte desidera il dominio incontrastato della Banca di Francoforte, senza che il Governo di Berlino ci metta becco. Ci si chiede, a questo punto, quale sia l'opzione "di destra". (C.M.)

18 commenti:

  1. Claudio Martini quando "torna" in Europa propone analisi assai più interessanti (e intelligenti) di quando non "se ne sta" in Medio Oriente.

    Complimenti, bell' articolo che centra una delle questioni nodali di questa Euro-zona.

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    1. Tu invece non riesci a produrre un commento intelligente in relazione ad alcun argomento. Forse un passo avanti potrebbe essere cominciare a firmarti con il tuo nome, invece che ripararti dietro ad un ridicolo nickname. Chissà perché i commenti offensivi vengono quasi escluvamenre da utenti che si firmano con nom posticci, o che non si firmano affatto.

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  2. pensare che Letta, Napolitano, Fassina e company aspettano la fine di settembre per ricevere segnali di aiuto dal nord.

    aspetteranno un bel pò.

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    1. Non a caso http://www.emilianobrancaccio.it/2013/08/13/non-illudiamoci-la-germania-dopo-le-elezioni-non-cambiera-linea/

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    2. questa è proprio una nuova Salò altrochè.
      però i repubblichini stavolta sembrano stare a "sinistra"...se quella si può chiamare sinistra.

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  3. Niente Europa Tedesca! vs German Dominance

    Sono già dichiarate verità storiche dichiarate dallo stesso gerarca W Schauble.
    Qualche giorno prima nell'Atene presidiata da "fuoriusciti" da tempo dalla Caserma Chinotto di Vicenza, imponeva aiuti "umanitari" con i panzer della KfW, Cassa Depositi presiti alemanna.

    This shit must go out

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    1. Ormai siamo alla follia pura!Il taglio prospettato dal governo italiano di 200.000 statali(con relativa messinscena dei sindacati) non fa ben sperare!La mia impressione è che stanno sperimentando fino a quanto la corda può essere tirata.E temo il peggio. Claudio.

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  4. Habermas spinge per l'imperialismo tedesco in Europa ? A me pare invece per la cessione di sovranità agli Stati Uniti d'Europa. Che i tedeschi beninteso rifiutano perché in 80 milioni sarebbero in minoranza in elezioni a suffragio universale che coinvolgerebbero 500 milioni di europei ( o 500 milioni di eurozonici ).

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    1. Ecco, su questo mi permetto di dissentire. Il ragionamento somiglia un po' a quello che facevano i sostenitori dell'euro negli anni '90, per cui bisognava neutralizzare la Germania dandole un seggio nel board della BCE, in modo da metterla comodamente in minoranza. Si è visto come è finita. Non bisogna sottovalutare le capacità egemoniche dei tedeschi, proprio quelle a cui fa appello Habermas. Già oggi il partito socialista europeo e il partito popolare sono dominati dalle rispettive rappresentanze germaniche. In un futuro stato unico la Confindustria, la camera di commercio, la confederazione sindacale, ecc, insomma tutte le organizzazioni che danno vita alle cosiddette parti sociali sarebbero dominate dalle componenti tedesche. Senza contare che, già oggi, la Germania esercita un dominio culturale, oltre che economico, sulla gran parte dei paesi limitrofi, che sono anche parzialmente germanofoni. Mai previsine fu più facile: nei futuri stati uniti, noi saremmo la periferia disagiata, e la Germania il centro dominatore.

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    2. Scusate il mio (primo) intervento su questo forum, che leggo volentieri.
      Mi par di capire che per la Germania si prospetta una catastrofe demografica che la fara' passare da 81Mln di abitanti (erano 85 un decennio fa') a 66Mln di abitanti in un ventennio, piu' o meno. Se non erro, per la Francia si prospetta un'evoluzione speculare, cioe' una sostanziale crescita (non mi ricordo i dati esatti, a memoria mi pare che arrivera' sugli 80Mln).

      Potrebbe questo ribaltamento demografico far saltare le prospettive di dominio Europeo?

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    3. Scusate la frase incompleta: potrebbe questo ribaltamento demografico far saltare le prospettive tedesche di dominio Europeo?

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    4. Una delle prospettive della UE a guida germanica è che i paesi eurodeboli fungeranno da allevamento zootecnico dal quale importare, previa selezione, gli esemplari più pregiati. Avrai sentito dell'accordo Germania - Spagna per l'importazione di 5000 apprendisti spagnoli in Germania. Poi ci sono i movimenti migratori non organizzati da tutti i paesi con disoccupazione alle stelle.

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    5. @ Olandese Volante

      Per quanto mi riguarda non ho elementi sufficienti per rispondere alla tua difficile domanda. Anch'io ho letto voci preoccupate sull'avvenire demografico della Germania, mentre la Francia è sicuramente il paese europeo che più di tutti incoraggia la natalità. Un avvicendamento tra le posizioni nella classifica della popolazione (con la Francia che arriva al primo posto) potrà senz'altro avere ricadute politiche e nei rapporti di forza, ricadute che però ora come ora non riesco a prevedere. Ma una considerazione si può fare sin da adesso. La Francia non ha rinunciato al suo stato sociale e a perseguire politiche di crescita, e infatti ciò si riverbera nella sua spinta demografica e nell'esplosione del suo debito estero. La Germania invece il suo stato sociale lo ha quasi smantellato, e in cambio dei bilanci in attivo sta precludendo a milioni di tedeschi la costruzione di una famiglia. Come in Italia, del resto. Solo che noi non abbiamo nemmeno i bilanci in attivo.

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  5. La ragione di fondo della posizione di Habermas è questa:
    “After the foundation of the German Empire in 1871, Germany assumed a fatal “semi-hegemonic status” in Europe — in Ludwig Dehios’s words, it was “too weak to dominate the continent, but too strong to bring itself into line.”[13] It is in Germany’s interest to avoid a revival of this dilemma that was overcome only thanks to European unification. This is why the European question, which has been intensified by the crisis, also involves a domestic political challenge for Germans. The leadership role that falls to Germany today for demographic and economic reasons is not only awakening historical ghosts all around us but also tempts us to choose a unilateral national course, or even to succumb to power fantasies of a “German Europe” instead of a “Germany in Europe”. We Germans should have learned from the catastrophes of the first half of the twentieth century that it is in our national interest to avoid permanently the dilemma of a semi-hegemonic status that can hardly held up without sliding into conflicts.”
    http://www.kuleuven.be/communicatie/evenementen/evenementen/jurgen-habermas/democracy-solidarity-and-the-european-crisis

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  6. In effetti, se la Germania avesse le capacità culturali e politiche di guidare l’Europa, sarebbe il momento di dimostrarlo, e di mostrarsi imperialmente generosa e cordiale: come sa fare un egemone, che prima ti sconfigge, poi ti invita a fare qualcosa di grande insieme a lui, e ti mostra una prospettiva comune praticabile e dignitosa.
    Come la storia tedesca ha mostrato fin da subito dopo l’unificazione (si pensi al catastrofico errore dell’annessione dell’Alsazia-Lorena), purtroppo la Germania è incapace di intendere che l’egemonia e il dominio sono due cose diverse.
    Per capirci meglio. Gli USA, vinta la guerra, hanno discusso due politiche alternative per l’Europa occidentale e in particolare per la Germania: il piano Morgenthau, e il piano Marshall.
    Il piano Morgenthau, che per un periodo iniziale fu parzialmente applicato alla Germania, prevedeva disindustrializzazione totale, deportazione di milioni di tedeschi, riduzione al limite e oltre il limite di sopravvivenza dell’assistenza agli sconfitti, etc.; anche la sua versione mitigata ha provocato terribili sofferenze al popolo tedesco.
    Poi però, nel ceto dirigente USA è prevalsa la scelta, politicamente lungimirante, del piano Marshall. E’ così che gli Stati Uniti d’America si sono guadagnati l’egemonia politica e culturale sull’Europa per tre generazioni almeno.
    La Germania di oggi sceglie l’equivalente – toute proportion gardée – del piano Morgenthau per chi cada sotto il suo dominio, e non ha neanche versato una goccia di sangue tedesco per convalidare il suo dominio.
    A questa considerazione di ordine storico - culturale si aggiunga il fatto puro e semplice che nessun partito tedesco convincerà mai gli elettori del suo paese ad accollarsi trasferimenti volti a ripianare i deficit dei paesi eurodeboli dell'ordine del 6-7% PIL annuo (stima di Sapir) per una quindicina di anni, che in una ipotesi di Stati Uniti d'Europa sarebbero inevitabili.
    Claudio si chiede quale sia la "soluzione di destra". La soluzione di destra, che è poi la soluzione adottata, almeno finora, anche dalla socialdemocrazia tedesca, è aspettare che l'austerità strangoli piano piano i paesi eurosud, scardinandone il tessuto produttivo; comprarsi per un pezzo di pane gli asset principali, e ridurre i paesi mediterranei nella condizioni in cui si trovano, attualmente, i paesi balcanici che gravitano intorno alla Germania. Cioè a dire, ospitare le produzioni a basso contenuto tecnologico (le "fabbriche cacciavite"), fungere da mercato di sbocco per i prodotti tedeschi, e da allevamento zootecnico da cui importare la manodopera qualificata di cui la situazione demografica tedesca Germania ha bisogno. In questo programmino, la pietra d'inciampo è anzitutto la Francia, e infatti i tedeschi fanno finta di non vedere che la Francia sfora i termini del trattato di Maastricht sul debito pubblico, per non mettersela apertamente contro. Se la Francia pensa di potersi affermare a fianco della Germania in un "duumvirato" europeo, il progetto può riuscire. Altrimenti, salta.

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    1. Il mio commento era riferito alla posizione di Habermas, che da quel poco che ho letto mi pare propendere per una democrazia rappresentativa di cui la Germania sarebbe una componente non predominante. Personalmente non so quanto sia elevato il rischio della deriva tratteggiata da Roberto Buffagni, ma non è zero e quindi agli Stati Uniti d'Europa sono contrario... Anche perché a fronte di questo rischio non vedo necessità, ne' vantaggi, dell'Unione politica.

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  7. A parer mio, gli Stati Uniti d'Europa sono a) impossibili b) indesiderabili.

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  8. Bell'articolo veramente importante. Gli Stati Uniti d'Europa sono una chimera, se la Germania avesse voluto gli Stati Uniti d'Europa (ed anche la Francia) non si sarebbe certo iniziato il percorso d'integrazione europea con la moneta unica, ma con la cooperazione per avere un unico mercato del lavoro, un'unica istruzione, un'unica fiscalità e così via. Ma ditemi poi di quale unione parliamo se la sofferenza imposta ai greci non genera nessuna reazione negli altri popoli europei? Ci saremmo dovuti come minimo indignare per le condizioni dei greci, saremmo dovuti scendere in piazza per quello che sta succedendo ed invece quello che si vede è solo indifferenza. Ragioniamo per compartimenti stagni perchè siamo distanti anni luce da una vera unione, del resto la nostra storia non possiamo cancellarla con dieci anni di moneta unica e solo con l'obiettivo del denaro non si costruisce nessuna unione tanto è vero che la parola che circola di più oggi è competitività.

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