domenica 25 agosto 2013

Riposizionamenti

Nel Corriere della Sera di oggi,  Angelo Panebianco si chiede se i cambiamenti necessari per preservare l'UE siano compatibili con l'euro. E' un altro indizio del fatto che i ceti dominanti stanno prendendo in esame ogni evenienza, anche quella della fine della moneta unica.
(M.B.)

6 commenti:

  1. Certo il corriere non si smentisce mai:

    "l'Italia che ha sempre contato sull'Europa come vincolo, come costrizione esterna, capace di imporsi una virtù che essa non sapeva darsi da sola."

    Panebianco dovrebbe parlare della sua virtù quando dice queste cose, invece parla degli gli altri e per conto dei ceti dominanti. Ma prosegue:

    "E si tratterà di verificare se ridare flessibilità all'intero sistema sia compatibile (come si deve tuttora sperare) con il mantenimento della moneta unica."

    La loro preoccupazione è come proseguire nell'opera di flessibilizzare noi senza l'euro, altro che il sistema. Resto convinto che in questa fase ciò di cui occorre sospettare di più siano gli sforzi di salvare l'UE (e con essa il liberismo) dall'euro.

    Comunque grazie dell'articolo, non leggo il corriere cartaceo.

    RispondiElimina
  2. traspare tutta la paura di Panebianco di perdere la forza del vincolo esterno come elemento disciplinante dei lavoratori.

    questi se la stanno facendo sotto all'idea che la deflazione permanente venga in qualche modo attenuata.

    ovviamente faranno di tutto per trovare un altro modo di proseguirla.

    RispondiElimina
  3. dobbiamo ricordare queste persone per il processo eurimberga prossimo venturo che costi quel che costi deve essere fatto,troppa gente per colpa o per dolo di qualcuno è morta,i morti vanno sempre onorati.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si firmi, per favore. Questo è l'ultimo commento anonimo che lasciamo passare.

      Elimina
  4. finalmente anche Panebianco si risveglia dopo decenni di torpore intellettuale od opportunismo politico personale,ma la cosa mi preoccupa perchè indica che siamo veramente arrivati alla frutta e che qualcuno, noi, con o senza euro. pagherà il conto

    RispondiElimina
  5. Ho diviso l’articolo in alcuni punti che a me sono sembrati importanti:
    1) C’è molto da rimproverare ai padri dell’Europa perché non si costruisce l’integrazione europea solo con la moneta unica ben conoscendo la storia di questo continente e soprattutto quando ci si incammina su una strada impervia non si può solo sperare, ma operare perché avvenga quello che ci si auspica e questo è stato un modo di fare a dir poco da dilettanti.
    2) Che qualcosa non funzionasse appariva chiaro già dal 2005 e allora perché il mondo dell’informazione in questi lunghi otto anni ha fatto come le tre scimmiette?
    3) La solidarietà intereuropea non c’è mai stata a vederla erano solo i giornalisti che appunto, riprendendo il punto 2 non hanno né visto, né sentito, né parlato.
    4) L’intera costruzione europea non è a rischio è ormai terminata, si tiene in vita solo per gli interessi delle élites.
    5) Nazionalismo economico esasperato. Quale? Quello della Germania
    6) Questo punto è da manuale “soprattutto per un Paese come l'Italia che ha sempre contato sull'Europa, come vincolo, come costrizione esterna, capace di imporle una virtù che essa non sapeva darsi da sola”. Chi è che ha contato sull’Europa? I politici che hanno visto nell’Europa un modo per sfuggire alle proprie responsabilità. Noi non saremmo capaci di virtù, ma è ora di farla finita con queste sciocchezze, l’economia non può essere considerata alla stregua di rapporti interpersonali. La virtù della Germania è data solo dalla sua politica mercantilistica quindi ben venga il fatto che noi non siamo virtuosi.
    7) I progetti assai ambiziosi che oggi non incontrano il favore degli elettori. Di quali elettori si sta parlando forse di quelli che sono più informati degli italiani ai quali viene negata sistematicamente qualsiasi posizione che non sia in linea con l’idea imperante dell’Europa.
    Se però Angelo Panebianco ha scritto un tale articolo evidentemente anche nel mainstream si comincia a fiutare che le cose non vanno e che occorre mettere subito le mani avanti, non sia mai.

    RispondiElimina