giovedì 19 settembre 2013

È ora di passare all'attacco

In Francia ancora ragionano, e pochi giorni fa è stato pubblicato su Le Monde Diplomatique un bellissimo editoriale di Serge Halimi. Ecco l' Originale in francese, e questa invece è la traduzione italiana.

L'autore, dopo aver preso atto della sconfitta delle forze anti-capitaliste nello sfruttare l'immane crisi partita nel 2008, cerca di immaginare come reagire all'ulteriroe svolta neoliberista che ne è scaturita. Redige quindi un programma di attacco, che non si limita a difendere quel po' che resta, ma mira a recuperare quanto perduto, e ad andare anche oltre. La prima serie di istanze riguarda l'istituzione di una serie di servizi pubblici gratuiti:
Per contrastare quest’offensiva, forse converrebbe definire democraticamente alcuni bisogni elementari (alloggio, cibo, cultura, comunicazioni, trasporti), farli finanziare dalla collettività e metterli a disposizione di tutti. Addirittura, il sociologo Alain Accardo raccomanda di «estendere rapidamente e continuativamente il servizio pubblico fino a farsi carico gratuitamente di tutti i bisogni fondamentali a misura della loro evoluzione storica, cosa non concepibile economicamentte se non mediante la restituzione alla collettività di tutte le risorse e ricchezze prodotte dagli sforzi di tutti e necessarie all’assistenza sociale». Così, piuttosto che mettere la domanda in condizione di far fronte all’offerta aumentando i salari, si tratterebbe di acquisire quest’ultima al socialismo e di garantire a ciascuno delle nuove prestazioni in natura.
Un'ottima idea, di cui forse avrete già sentito parlare. Ma non ci si ferma qui. Fra le misure di "riconquista", vengono citate anche il ripudio del debito e la lotta ai paradisi fiscali. E quanto deve trarre le somme, l'autore scrive:

Alla lista delle priorità potremmo aggiungere il congelamento dei salari più elevati, la chiusura della Borsa, la nazionalizzazione delle banche, la rimessa in discussione del libero scambio, l’uscita dall’euro, il controllo dei capitali…
 e prosegue:


L’uscita dall’euro meriterebbe di figurare a colpo sicuro tra le urgenze. Tutti comprendono ormai che la moneta unica e la chincaglieria istituzionale e giuridica che la sostiene (Banca centrale indipendente, patto di stabilità) impediscono ogni politica che si accanisca contro l’aumento delle diseguaglianze e contro la confisca della sovranità di una classe dominante subordinata alle esigenze della finanza.

È esattamente quanto viene detto  qui. La fine dell'euro non dovrebbe essere l'unico punto, e forse nemmeno il primo, del programma politico di una forza anti-capitalista. Ma dovrebbe comunque figurare in quel programma. Tutte le contraddizioni che questa proposta porta con sé, se presentata da sola, svaniscono quando viene associata alle altre misure di riconquista:

L’uscita dall’euro, un po’ come il protezionismo, si fonderebbe peraltro su una coalizione politica che mischia il peggiore e il migliore, e all’interno della quale il primo termine prevale sul secondo, almeno per il momento. Il salario universale, l’amputazione del debito e il recupero fiscale permettono di attrarre altrettanto consenso, e anche di più, a patto di tenere in disparte convitati non desiderati.

L'antifona è decisamente chiara.
Sì, serve audacia, come dice l'autore in un passaggio successivo. È necessario abbandonare la logica della mera difesa, per passare al contrattacco. Le classi dominanti finora ci hanno imposto il terreno dello scontro: quello della negoziazione al ribasso per conservare brandelli di diritti che si pensavano acquisiti. Oggi, di fronte al dispiegamento del capitalismo assoluto, bisogna convincersi che nulla può essere dato per acquisito. Scegliamo noi il terreno dello scontro: quello della conquista dei diritti democratici, della lotta concretamente anti-capitalista. (C.M.)

22 commenti:

  1. d'accordo con l'articolo. però l'uscita dall'euro essendo definito l'assetto istituzionale europeo attuale come sterilizzatore di ogni intervento atto ad arginare il capitalismo, DEVE essere il primo punto.

    ovviamente non l'unico...ma il primo. essendo appunto le istituzioni europee dichiaratamente contro qualunque politica alternativa al neoliberismo.

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    1. concordo, uscire dall'euro primo punto e i scenari che si aprono sono così vasti da non sapere prevedere quello che succederà
      www.progettoalternativo.com

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  2. https://twitter.com/materlun/status/380562014873354240 la creazione di posti di lavoro significa capacità di mettere in discussione questo modo di produrre, chi e quanti ne sono capaci.
    www.progettoalternativo.com

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  3. Leggendo il testo ho capito una cosa diversa.

    Scrive Halimi in un passaggio a mio parere fondamentale (enfasi mie): "Alla lista delle priorità potremmo aggiungere il congelamento dei salari più elevati, la chiusura della Borsa, la nazionalizzazione delle banche, la rimessa in discussione del libero scambio, l’uscita dall’euro, il controllo dei capitali…" (...) Perché allora favorire la gratuità, l’annullamento dei debito pubblico e il recupero fiscale? Semplicemente perché, per elaborare una strategia, per immaginare il suo fondamento sociale e le sue condizioni politiche di realizzazione, conviene scegliere un piccolo numero di priorità piuttosto che comporre un catalogo destinato a richiamare in strada una folla eteroclita di indignati che si dileguerà al primo temporale".

    Quindi in pratica Halimi sta dicendo che certi obiettivi sarebbero magari desiderabili MA siccome non sono un bene in se e determinerebbero coalizioni ambigue e fragili è meglio NON porli come prioritari, privilegiando piuttosto ALTRI temi, quali la gratuità dei servizi essenziali, il ripudio del debito e il recupero fiscale, obiettivi che Halimi reputa politicamente più netti.

    Stando al programma evidenzio il punto a mio parere più critico, cioè il ripudio del debito. La considero una misura inefficace, se la crisi, con tutta evidenza, è una crisi di debito privato che scarica sul debito pubblico i suoi effetti: se cancelli il debito pubblico operi sugli effetti e non sulle cause.

    Il problema che vedo in generale è che questi punti puoi realizzarli solo se ti metti contro euro/eu, fissando un ordine di priorità inverso a quello proposto da Halimi! Nota che Halimi non dice da nessuna parte che dobbiamo uscire PER ecc...dice proprio che siccome l'uscita dall'euro/eu non garantisce la realizzazione di quegli obiettivi, è meglio lasciarla in secondo piano. Se ne deduce che immagina sia possibile realizzarli restando dentro euro/eu.

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    1. Non mi sembra che uno che scrive "L’uscita dall’euro meriterebbe di figurare a colpo sicuro tra le urgenze" intenda porre l'esigenza di uscire in secondo piano, sinceramente. Ma aspetta, è possibile che ci sia in ballo un errore di traduzione. Stay tuned.

      (ah, ho corretto il link. Grazie. Strano, ero convinto di aver messo quello giusto)

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    2. @Claudio
      E infatti bisognerebbe chiederlo a lui come mai alla fine pensa, date quelle premesse, che non sia una priorità!
      Ma così a me pare di capire già dalla traduzione.
      Ma lasciando ora da parte la traduzione, vediamo se si capisce meglio dall'originale.
      In attesa, ti saluto.

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  4. Il link alla versione originale non è corretto.
    Il link giusto è questo

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  5. Gentile Claudio,

    la ringrazio per la sua opera di divulgazione e per il suo impegno civile. Mi permetto di intervenire sul suo commento all'articolo di Halimi. Dopo aver riletto più volte l'originale francese, mi pare che la sua ricostruzione, a causa probabilmente della non impeccabile fonte italiana, differisca da quanto sostenuto dall'autore.

    Cerco di spiegarmi meglio. Halimi dice che sebbene il rifiuto dell'€ e dell'Unione Europea dovrebbe certamente essere inscritto nelle priorità di un ipotetico programma alternativo, da un punto di vista strategico/politico/pratico esso non deve figurarvi. Halimi afferma che sarebbe preferibile puntare su salario universale, taglio del debito e recupero fiscale in quanto temi che permettono di spaziare largamente nell'elettorato, persino di più [dei temi "europei"], ma tenendo lontani gli ospiti indesiderati [Traduzione in corsivo dall'originale ad opera del sottoscritto. La versione italiana propone infatti a patto di tenere in disparte come traducente dell'originale francese mais en tenant à l'écart, di cui mi sbilancio a dire che vuol dire tutto tranne "a patto di".]. Detto altrimenti, non si dovrebbe puntare, come invece argomentate giustamente voi da tempo sul blog, sull'opposizione netta alla garrota dell'impianto UE, perché si rischierebbe di fare affidamento su un soggetto politico eccessivamente eterogeneo, fragile ed in ultima analisi pericoloso per la riuscita di un fronte di opposizione. Riporto di seguito il testo orginale: "On pourrait ajouter à la liste des priorités le gel des hauts salaires, la fermeture de la Bourse, une nationalisation des banques, la remise en cause du libre-échange, la sortie de l'euro, le contrôle des capitaux... Autant d'options déjà présentées dans ces colonnes. Pourquoi alors privilégier la gratuité, la remise à plat de la dette publique et la récupération fiscale ? Simplement parce que, pour élaborer une stratégie, imaginer son assise sociale et ses conditions de réalisation politiques, mieux vaut choisir un petit nombre de priorités plutôt que de composer un catalogue destiné à réunir dans la rue une foule hétéroclite d'indignés que dispersera le premier orage (enfasi aggiunta)

    Ciò non toglie che l'articolo di Halimi resti gravido di riflessioni interessanti e da un punto di vista strettamente politologico e soprattutto da un punto di vista pragmatico. Credo tuttavia, allineandomi al vostro pensiero, che la subordinazione dei temi €/europei costituisca un vulnus irridemibile. Come sarebbe possibile infatti attuare e finanziare le riforme prospettate da Halimi nella "gabbia d'acciaio" in cui ci vincolano i trattati europei? Come afferma Badiale, se il ripudio di euro ed Unione Europea non è condizione sufficiente per uscire dalle drammatiche secche in cui si trovano i paesi della periferia del vecchio continente, di certo esso rimane condizione necessaria per tutta la serie di ragioni che da mesi enucleate in queste pagine.

    È indispensabile essere audaci per realizzare il cambiamento, ma ancor prima dell'audacia è necessaria la coscienza e la lucidità nell'individuare le priorità della lotta. In questo articolo Halimi non sembra averlo ancora compreso. Purtroppo.

    Vi ringrazio per la passione e l'impegno.

    ND

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    1. Be', grazie per la stima, ma sopratutto per l'attenzione! Senti, ti posso chiedere un grosso favore? Puoi pubblicare come commento (o inviarci via mail, è indifferente) l'originale in francese?

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  6. Buonasera Claudio,

    lascio direttamente qui sotto il link in cui si può trovare l'originale.

    http://www.pcfbassin.fr/index.php?option=com_content&view=article&id=11809:serge-halimi--afin-que-laudace-change-de-camp-strategie-pour-une-reconquete&catid=83:actualites-2013&Itemid=7

    E grazie per il vostro lavoro.

    AD

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  7. Traduco il passo rilevante dell'articolo di Halimi:

    « La sortie de l'euro mériterait à coup sûr de figurer au nombre des urgences (13). Chacun désormais comprend que la monnaie unique et la quincaillerie institutionnelle et juridique qui la soutient (Banque centrale indépendante, pacte de stabilité) interdisent toute politique s'atta­quant à la fois au creusement des inéga­lités et à la confiscation de la souveraineté par une classe dominante subordonnée aux exigences de la finance.
    Cependant, pour nécessaire qu'elle soit, la remise en cause de la monnaie unique ne garantit aucune reconquête sur ce double front, ainsi que le démontrent les orientations économiques et sociales du Royaume-Uni ou de la Suisse. La sortie de l'euro, un peu comme le protectionnisme, s'appuierait par ailleurs sur une coalition politique mêlant le pire et le meilleur, et à l'intérieur de laquelle le premier terme l'emporte pour le moment sur le second. Le salaire universel, l'ampu­tation de la dette et la récupération fiscale permettent de balayer aussi large, voire davantage, mais en tenant à l'écart les convives non désirés. »

    L’uscita dall’euro meriterebbe certamente di essere annoverata tra gli obiettivi urgenti. Chiunque ormai capisce che la moneta unica e la chincaglieria istituzionale e giuridica che la sostiene (Banca centrale indipendente, patto di stabilità) sbarrano la via a ogni politica che aggredisca insieme l’approfondirsi delle ineguaglianze e la confisca della sovranità ad opera di una classe dominante subordinata alle esigenze della finanza.
    Tuttavia, per quanto necessario sia, rimettere in questione la moneta unica non garantisce alcun recupero su questo doppio fronte [“approfondirsi delle diseguaglianze e confisca della sovranità ad opera di una classe dirigente asservita alla finanza”, NdT], come dimostrano gli orientamenti economici e sociali del Regno Unito o della Svizzera [che non hanno l'euro e non sono "di sinistra", NdT]. L’uscita dall’euro, un po’ come il protezionismo, troverebbe d’altronde sostegno in una coalizione che mescolerebbe il peggio e il meglio, e all’interno della quale il primo termine [“il peggio”, NdT] per il momento l’avrebbe vinta sul secondo. Il salario universale, il taglio del debito e il recupero fiscale consentono di sortire effetti altrettanto vasti, se non di più, ma tenendo a distanza i commensali indesiderati.

    In sintesi, Halimi dice: uscire dall'euro sarebbe indispensabile per fare la politica che vogliamo, ma siccome l'uscita dall'euro è obiettivo politico prioritario del Front National, il quale in un eventuale fronte antieuro sarebbe maggioritario rispetto alle forze di sinistra, bisogna rinviare la battaglia per l'uscita dall'euro al momento (eventuale) in cui il movimento antieuro sarà egemonizzato dalle sinistre.
    Dunque, adesso non dobbiamo proporre come obiettivo politico delle forze di sinistra l'uscita dall'euro, ma "Il salario universale, il taglio del debito e il recupero fiscale", che hanno il pregio di isolare il Front National.

    Più chiaro di così. La priorità numero 1 di Halimi non è sconfiggere la UE e l'euro. La priorità numero 1 di Halimi è sconfiggere e/o isolare il Front National. L'uscita dall'euro sarebbe un obiettivo giusto in sé e per sè, ma siccome la propone come obiettivo prioritario e qualificante il FN, non possiamo proporla come tale anche noi sinistre, almeno finché nel fronte antieuro non siano largamente egemoni.
    Quindi, diciamo che uscire dall'euro andrebbe anche bene, ma teniamo in caldo la battaglia antieuro e antiUE finchè nel fronte antieuro le sinistre non saranno largamente egemoni.

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    1. ovvero mai. o forse sì: nel lungo periodo....quando come diceva Keynes saremo tutti....

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    2. Per carità meno male che,finalmente, se ne parla anche a sinistra, ma a me i discorsi di 'sto Halimi sembrano quelli del solito sinistro da corridoio di Palazzo Nuovo (probabilmente qualcuno sa di cosa parlo) tutto intento, a parole, a sconfiggere gli odiati fascisti, che quando è stanco della "lotta" se ne torna a casa in collina lontano da commensali indesiderati. E noi, che viviamo in periferia intanto suchiamo.

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  8. Ringrazio ancora ND (o AD?). Provo a dare la mia interpretazione delle parole di Halimi: uscire dall'euro è necessario, ma la nostra strategia di riconquista del consenso delle classi popolari deve passare attraverso tre punti molto precisi (non sto a ripeterli). L'uscita dall'euro, come tante altre misure, è molto importante, ma non deve essere il principale cavallo di battaglia.

    Ora, secondo me che sulla prima pagina di Le Monde Diplomatique si scriva che è necessario e urgente abbattare l'euro è molto importante. Vuol dire, come minimo, che in Francia la sinistra ragiona. Inoltre, il principio che introduce Halimi è davvero prezioso: associare la lotta all'euro con misure inequivocabilmente anticapitaliste, che allontino perciò quelle forze che anticapitaliste non sono, anche se sono anti-euro.

    Questa strada è quella da battere, a mio avviso. Detto questo, Halimi non è la bocca della verità. Non dobbiamo fare nostro il suo programma in maniera automatica e acritica. Vediamo se qualcuno riesce a scrivere un programma migliore, che contenga fra i primi punti la lotta all'euro.

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  9. E' infatti un'ottima cosa che le Monde Diplomatique, come in Italia ad esempio Radiotre, aprano uno spiraglio al dibattito euro sì/euro no: evidentemente, non è più possibile zittirlo e censurarlo per intero.
    Il punto politico della questione, però, è quello di cui abbiamo già lungamente discusso qui: http://il-main-stream.blogspot.it/2013/09/ancora-su-destra-e-sinistra.html.
    E cioè: fronte antieuro/UE senza pregiudiziali destra/sinistra oppure no? Halimi risponde di no, sostanzialmente con gli stessi argomenti di Claudio nel post succitato: no al fronte unico antieuro/UE perché altrimenti "si porta l'acqua con le orecchie ai fascisti".
    Non ripeto la mia argomentazione, e propongo una domanda sola.

    Se, come dice Halimi, e d'altronde anche Badiale, Tringali e diversi altri esponenti italiani e non della sinistra, l'uscita dall'euro è "condizione necessaria anche se non sufficiente" per appropriarsi degli strumenti minimi per attuare una politica anticapitalista, di sinistra, etc.; come si concilia logicamente questa affermazione con una linea politica contraria al fronte unitario antieuro/UE?
    "Condizione necessaria" significa, se non vado errato, che finchè non si esce dall'euro e non si scardina la UE, tutte le politiche anticapitaliste gradite ad Halimi etc. non si possono nemmeno tentare, e restano pure elencazioni di wishful thinkings o belle speranze.
    Dunque, che senso ha non fare dell'uscita dall'euro la priorità numero 1 dell'azione politica, e mettere invece in primo piano nel proprio programma altri obiettivi (condivisibili o meno, questo ora non conta) che si dichiarano affatto irrealizzabili senza l'uscita dall'euro?
    Faccio notare che non si tratta di vedere "se qualcuno riesce a scrivere un programma migliore, che contenga fra i primi punti la lotta all'euro", come scrive qui sopra Claudio.

    Halimi dice esplicitamente che l'uscita dall'euro è condizione necessaria, etc., e sarebbe, immagino, capacissimo e ben lieto di mettere anche lui al primo posto del suo programma politico l'uscita dall'euro e dalla UE. Il suo problema è che se lo fa, si allea automaticamente con il primo e più forte partito antieuro francese, il Front National, che ha messo al primissimo posto della sua campagna politica in vista delle elezioni europee proprio l'uscita dall'euro, e che in qualsiasi schieramento politico antieuro francese sarebbe maggioritario, perché ha sei milioni e passa di voti, mentre nessuna forza politica antieuro di sinistra può sperare, in un prossimo futuro, di averne neanche un milione.

    Per l'inequivoca posizione antieuro come obiettivo politico principale del FN si veda questo video recentissimo:

    http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=PMyYowU8bgY

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  10. E' certo un'ottima cosa che su Le Monde, o in Italia su Radiotre, comincino ad aprirsi degli spiragli al dibattito su euro e UE. E' sintomo che la censura totale non è più possibile.
    Il punto politico dell'intervento di Halimi, però, è quello di cui si è lungamente discusso qui:http://il-main-stream.blogspot.it/2013/09/ancora-su-destra-e-sinistra.html
    e cioè se si debba o no formare un fronte unico antieuro/UE.
    Halimi risponde di no, e non perché non sia capace di "scrivere un programma migliore, che contenga fra i primi punti la lotta all'euro", come scrive Claudio.
    Halimi è capacissimo di scrivere un programma che abbia come punto qualificante la lotta all'euro e alla Ue, e dice egli stesso che uscire dall'euro è necessario: ma non vuole farlo perché se lo facesse, automaticamente si ritroverebbe schierato, volens nolens, con il Front National, che in Francia è l'unica forza politica rilevante che metta l'uscita dall'euro al primo posto del suo programma. E siccome il FN ha sei milioni di voti, mentre le forze di sinistra antieuro non possono sperare, in un prevedibile futuro, di prenderne neanche uno, la forza egemone dello schieramento antieuro sarebbe il FN.
    Così, per non "portare l'acqua con le orecchie ai fascisti", come diceva Claudio nel post succitato, Halimi propone di rinviare e tenere in caldo la lotta antieuro, e in buona sostanza di metterle la sordina e proporre invece obiettivi sui quali è certo che il FN non si potrà schierare. In sintesi, Halimi disegna il suo progetto politico per distanziarsi dal FN, non per sconfiggere Ue ed euro.
    Non ribadisco le mie posizioni.
    Pongo una domanda sola. Halimi, come del resto la sinistra antieuro francese e italiana, Badiale e Tringali compresi, sono d'accordo nel definire l'uscita dall'euro "condizione necessaria anche se non sufficiente" per perseguire gli altri obiettivi di lotta anticapitalista che le stanno a cuore. Ma se è così, che logica ha rinviare e mettere in secondo piano la lotta all'euro, e proporre obiettivi politici anticapitalistici ambiziosi che si sa impossibile perseguire se prima non si esce dall'euro?

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  11. La mia impressione è che Halimi pensi a strade diverse all'uscita dall'euro/EU per la realizzazione del suo programma, diversamente dovrei credere che si/ci racconta delle storie. Perché una cosa è dire, come fa Claudio, che si vuole nel programma sia l'uscita dall'euro/EU che misure anticapitaliste (quindi uscire PER). Un'altra fissare delle priorità e lasciare in secondo piano la questione dell'uscita dall'euro/EU se la si ritiene una premessa necessaria alla realizzazione di quelle politiche.
    Se fosse così (l'interpretazione fornita sia da Claudio che da Roberto Buffagni) ci sarebbe una evidente contraddizione nella posizione di Halimi, almeno ai miei occhi.
    Quindi penso che i tre punti proposti siano sufficienti, secondo l'opinione di Halimi, almeno a rintuzzare temporanente la crisi e possano essere realizzati nel quadro normativo esistente (certo non senza resistenze).
    In questa prospettiva le cose diventano, a mio parere, più chiare. Non potendo aggredire la causa del problema per evitare "commensali indesiderati", Halimi propone di finanziare il salario universale e la graduità di alcuni servizi essenziali attraverso il ripudio del debito, il recupero fiscale (lotta all'evasione del grande capitale) e una forma di moderazione salariale o virtuosa austerità. Se lasciamo da parte il nobilissimo contesto culturale e ci concentriamo esclusivamente su questi tre punti e prendiamo sul serio la scelta di mettere in secondo piano il problema euro/EU, cosa rimane? Magari una posizione audace ma inadeguata.
    (A me sembra una posizione, stando ai tre punti, un po' "grillina" ma lo metto tra parentesi perché non è essenziale ma penso possa far riflettere, perché almeno in Italia lo spazio politico di queste tre proposte è già occupato da una forza "né di destra né di sinistra").

    Ho letto e riletto l'articolo. Troppi condizionali. Secondo me Halimi dice proprio questo. Sia l'interpretazione di Claudio che quella di Roberto mi sembrano, purtroppo, in questo senso ottimistiche. Al più si può dire che Halimi sa che la strada "maestra" sarebbe un'altra ma preferisce proporne una più difficile ma che garantisce l'omogeneità politica.

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  12. Considero la posizione di Roberto "ottimistica" in questo senso. Se davvero Halimi avesse posto con chiarezza la necessita di battersi politicamente per l'uscita dall'euro, includendo questa lotta tra le priorità del programma, avremmo avuto il rifiuto del "fronte" ma almeno un nemico comune. Avremmo cioè una polarizzazione destra/sinistra rispetto al problema dell'uscita da euro/EU, polarizzazione auspicata da Claudio qualche post fa. Ma non è così, perché Halimi dice "sarebbe da fare" ma non lo faremo, il FN parlerà di euro/EU e noi di salario universale, recupero fiscale, moderazione salariale e austerità virtuosa.

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    1. Scusami, ma da parte tua ci vuole un bel po' di ipocrisia per affermare che per Halimi ci vuole la "moderazione salariale". Questi afferma che bisogna affiancare ai salari già esistenti una serie estesa si servizi sociali gratuiti. Dato che, nella maggior parte dei casi, oggi quei servizi sono a disposizione ma a pagamento, ciò si tradurrebbe in molte minori spese per il lavoratore, e quindi in un aumento del suo tenore di vita. Il finanziamento dei servizi gratuiti dovrebbe essere ottenuto mediante tassazione dei capitali che attualmente svolazzano da un paradiso all'altro, e avrebbe perciò un chiaro segno redistributivo. Accostare tutto ciò all'abbassamento programmato del tenore di vita dei lavoratori, come evocato dal termine "moderazione salariale", è profondamente scorretto. E tu sotto sotto lo sai.

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    2. @Claudio
      Non esageriamo. Scrive Halimi: "Così, piuttosto che mettere la domanda in condizione di far fronte all’offerta aumentando i salari, si tratterebbe di acquisire quest’ultima al socialismo e di garantire a ciascuno delle nuove prestazioni in natura."
      Ci sono tutti e due gli elementi, contenimento (se non vogliamo dire moderazione) salariale (i salari non aumentano) e servizi essenziali gratuiti e non mi pare di aver parlato solo di una delle due cose.
      Non sto dicendo che che Halimi è la Merkel, non lo penso affatto.
      Volevo piuttosto evocare non questo accostamento politico quanto l'effetto macro-economico desiderato di depressione delle domanda (in particolare estera, Halimi fa un chiaro accenno alle importazioni di beni "inutili"). Tutte le cose che dici le ho scritte anche io sintetizzando il pensiero di Halimi, penso di essere stato fedele alla lettera. Tento di aggiungere che secondo me Halimi vuole delineare un programma economicamente alternativo all'uscita da euro/EU e semmai è segno della sua serietà in questo intento l'aver posto a suo modo il problema di contenere le importazioni per tentare, per questa via, di ridurre gli squilibri esterni.
      Detto l'essenziale cercherò di non utilizzare queste formule che possono essere fraintese e fanno perdere tempo.

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  13. ad Antonino.

    Grazie del commento. Le replico brevemente.

    Diceva Lenin che non esiste il sincerometro. Sono d'accordo con lui, e dunque non metto in dubbio buona fede e sincerità di Halimi, o di chiunque sostenga le sue posizioni. In questo senso la mia interpretazione, come lei suggerisce, può essere definita "ottimistica", nel senso che non tiro in ballo complotti machiavellici o manovre sottobanco.

    Il punto che mi preme sottolineare, però, è un punto politico oggettivo, non soggettivo: che dunque riguarda quel che si fa, non quel che si dice, vuole o desidera. Qui, c'è meno da essere ottimisti.

    Halimi e chi come lui la pensa sostiene che uscire dall'euro è condizione necessaria, anche se non sufficiente, per fare le battaglie politiche che gli stano a cuore, e nel merito delle quali ora non commento. Però a nessun costo vuole schierarsi, sia pur con tutti i distinguo e le contrapposizioni possibili, accanto alla maggiore forza antieuro del suo paese: la quale è l'unica che abbia la possibilità reale di vincere la battaglia per uscire dall'euro.
    Di conseguenza, Halimi & C. non collaborano se non a parole alla lotta per uscire dall'euro, e incentrano il loro programma politico su obiettivi che essi stesso hanno definito irrealizzabili senza l'uscita dall'euro.

    Qual è la conseguenza oggettiva e inevitabile di questa impostazione del problema?

    [segue nel post successivo. Mi scuso per la lunghezza]

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  14. [segue dal post precedente]
    a) non si coopera alla battaglia politica per uscire dall'euro, cioè, nei fatti, la si indebolisce e la si danneggia. Esempio concreto: alle elezioni, non si vota MAI per il Front National, nonostante che in un sistema elettorale a doppio turno come il francese, al ballottaggio anche piccole quote di voti possano risultare decisive. In nome della pregiudiziale antidestra, piuttosto che votare FN ci si astiene o si vota per il Partito Socialista o altre formazioni di sinistra; le quali ultime o disperdono il voto in percentuali irrisorie (trotzkysti), o finita la festa gabbano lo santo e si allineano sistematicamente al PS (Melenchon). Quindi, con la linea Halimi oggettivamente non si opera a favore, ma CONTRO l'uscita dall'euro.

    b) si propongono ai propri militanti e agli elettori obiettivi che si sanno affatto irrealizzabili: in pratica, volendo essere molto gentili, si fa una campagna politica testimoniale. Volendo essere meno gentili, si fa una campagna politica civetta, che sortisce un solo effetto sicuro: isolare politicamente e togliere voti all'unica formazione antieuro con reali, benché scarse, possibilità di successo democratico-elettorale.

    c) implicitamente, si dice: "a farci uscire dall'euro ci pensi il FN. Se ci riesce, bene: non avremo le mani legate da un accordo politico con esso, e dunque, non appena usciti, potremo avviare una campagna politica contro il nuovo governo antieuro. Se non ci riesce, bene lo stesso: dichiarandoci contro l'euro, anche senza far nulla avremo comunque lucrato una parte del consenso popolare riscosso dalla battaglia antieuro, e non essendoci sporcati le mani con i fascisti non avremo rischiato niente del nostro consenso tradizionale. Quindi, non potremo che crescere. In politica, questo atteggiamento si chiama opportunismo.

    Il fatto è, a mio avviso, che la posizione di Halimi è controproducente (ottiene l'effetto opposto a quello che dichiara di proporsi) perché è sbagliata in radice.
    Non è controproducente, non è sbagliata in radice solo se non si individuano euro e UE come nemici principali di questa fase politica.
    Sottolineo: nemici principali di questa fase politica, cioè le principali forze politiche da battere oggi, nell'Europa del 2013. Nella prospettiva anticapitalistica di Halimi, il capitalismo in quanto tale, e - immagino - gli Stati Uniti d'America, forza imperiale egemone nel mondo, sono certo i nemici STORICI principali, cioè a dire le principali forze politiche e sociali da battere nel corso della presente epoca storica.
    Il che non vuole affatto dire che siano le prime forze politiche da impegnare in uno scontro politico oggi, nell'Europa del 2013.
    Anzi: attaccare battaglia con questi nemici storici nelle presenti condizioni politiche e sociali, in cui le forze anticapitaliste delle sinistre europee sono ridotte all'impotenza dal sistema istituzionale e monetario UE, è puro velleitarismo.

    Per concludere: in politica, si può scegliere il nemico, ma non si possono scegliere gli alleati, che ti vengono imposti dal nemico che hai scelto.
    Se invece si sceglie anzitutto quale alleato NON avere, automaticamente si sceglie di NON individuare come nemico principale quello scelto dalla forza politica che si esclude dal novero delle possibili alleanze: altrimenti, si finirebbe per allearsi, di fatto, con essa.
    In questa fase politica, il nemico principale scelto dal Front National sono l'euro e la UE. Quindi, il nemico principale di Halimi & C. NON PUO' essere euro/Ue.

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