martedì 3 settembre 2013

L'idea della moneta comune fa proseliti/3: Sapir e Streeck

Un nostro lettore ci ha segnalato un intervento di Alain De Benoist, noto (e discusso) intellettuale francese, con cui critica la moneta unica e sposa la tesi della moneta comune. Il testo risale all'ottobre del 2011, e fa propria la proposta di moneta comune contenuta in un articolo uscito su Le Figaro poche settimane prima, a firma di Jacques Sapir, Philippe Villon, e Gerard Lafay. Quest'ultimo va più nel dettaglio della proposta in questa intervista.
Nel suo intervento De Benoist chiarisce che un concetto di "condivisione" della moneta differisce grandemente dall'idea di un "governo economico" dell'eurozona, variamente riconducibile al "PiùEuropa"; ha cura inoltre di sottolineare come il semplice ritorno alle valute nazionali non risolverebbe i problemi strutturali della nostra società, non rappresentando, di per sé, una rottura con le logiche del Capitale (anche qui citando un testo di Sapir, La fin de l’euro-libéralisme, pubblicato a Parigi nel 2010).

Spostiamo ora la nostra attenzione al di là del Reno, aprendo l'interessantissimo Tempo guadagnato di Wolfgang Streeck. Tra i mille spunti che il volume ci offre troviamo la proposta della moneta comune. Nel paragrafo Per una Bretton Woods europea (pp. 213-215), dopo aver descritto per sommi capi i vantaggi del sistema monetario internazionale in vigore dal 1944 al 1973, il sociologo tedesco afferma:

Le energie dei migliori economisti andrebbero spese per risolvere la seguente questione: quale aspetto dovrebbe assumere in europa un appropriato sistema di cambio valutario, al contempo solido e flessibile, che possa prende il posto dell'attuale Unione Monetaria? (...) [un simile sistema] dovrebbe prevedere un'adesione leggera da parte delle monete nazionali, così da garantire attraverso la sovranità nazionale la democrazia degli stati membri e le opportunità di uno sviluppo democratico, invece di una moneta unica che vale per tutti. L'euro non dovrebbe essere abolito, ma potrebbe continuare ad esistere ancorato a valute nazionali come moneta artificiale di riferimento, quale era stata proposta da Keynes con il nome di Bancor, ma che alla fine gli USA non hanno voluto accettare dal momento che assegnavano tale funzione al dollaro.

Pur con qualche sfumatura diversa, è il progetto dell'ECU. (C.M.)

Addendum: non che sia così importante, ma ci è arrivato anche Alfonso Gianni.

13 commenti:

  1. Vorrei capire meglio questa proposta della moneta unica.
    Apparentemente Lordon sembra sbarcato da un'astronave venusiana, visto che non chiarisce il punto fondamentale su cui abbiamo avuto problemi.
    Cìè qualcuno che ricorda l'uso del termine "spread"? Spero di sì, perchè mi sembrava che il problema di stare nell'euro fosse principalmente costituito dal crescente costo degli interessi sul debito pubblico. Ora, sono io il distratto oppure è vero che lordon non spende una singola parola su questi problemi? Voglio dire che sul piano tecnico la sua proposta mi pare del tutto inconsistente.

    Rimane l'importante segnale politico che è costituito dal roifiuto della globalizzazione.
    Nel fatti, il tanto acclamato Lordon esprime questo desiderio, che l'Europa si opponga alla globalizzazione, e lo faccia evitando ai singoli paesi membri di doversi confrontare sul mercato dei cambi.
    E' una soluzione possibile, ma non mi pare particolarmente geniale, altre possibilità ci sono.
    Il punto, come dicevo è politico, e trovo grave che si voglia sottacerlo, ed è appunto di esprimersi sulla globalizzazione, un argomento che dovremmo sottoporre all'attenzione di tutti gli europei in modo esplicito.

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    1. Dire che "il problema di stare nell'euro fosse principalmente costituito dal crescente costo degli interessi sul debito pubblico" è abbastanza simile ad affermare che le sciarpe e gli scarponi sono la causa dell'inverno. Il problema dell'euro (e della UE) è costituito dall'eliminazione di ogni difesa delle economie più deboli di fronte al mercantilismo di quelle più forti, il che si converte poi nella pressione esercitata da vari soggetti (tra cui gli investitori) a introdurre quegli elementi mercantilistici nelle economie più deboli. Semplificando, la Germania taglia i salari, e costringe presto o tardi tutti gli altri a fare lo stesso (magari, incidentalmente, a favore di aziende controllate da capitali tedeschi).

      L'ECU va incontro esattamente a questi problemi. Non è vero che Lordon non "spende una parola" sul tema dell'onerosità del debito; solo il controllo dei movimenti di capitale rende, già di per sé, impossibile il ripetersi di attacchi speculativi del tipo Italia 2011. Ma sopratutto, nell'ECU si attua un meccanismo esattamente speculare a qyello che avviene nell'euro: chi attua politiche fiscale/monetarie/dei redditi espansive costringe gli altri, alla lunga, a replicarle nei propri ordinamenti.

      Quindi sì, direi proprio che sei tu il distratto!

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  2. Non sono un economista ne un monetarista e quindi mi scuso a priori per le eventuali stupidaggini che potrei scrivere, ma di solito quando ci si scotta una volta, si tende a stare attenti e comunque a divenire più diffidenti.
    Del resto la storia dopo la nascita dell' euro ci insegna che riporre fiducia nelle istituzioni che ti presentano solo i lati "positivi" di un progetto, può portare alla situazione in cui oggi ci ritroviamo.
    Ho cercato di capire il funzionamento teorico della “moneta comune”, ma così di getto mi viene un dubbio.
    Sarà sicuramente che non ho capito bene il funzionamento e pertanto ecco il mio dubbio.
    Secondo la teoria:
    Nascerebbero vari Euro, in base al numero dei paesi aderenti (Euro-IT, Euro-DE, Euro-FR…Etc)
    Nessuno inter-convertibile, ma cambiabile solo in (“Moneta Comune”) Euro-EU.
    A sua volta Euro-EU convertibile in Dollari, yen, …etc.
    Supponiamo che Euro-IT voglia scambiare merci acquistate in dollari.
    E’ ovvio che dovrà passare per la Nuova BCE per il cambio e quindi a un cambio forzoso.
    Chi garantisce che per Euro-IT il cambio sia equo rispetto alla sua economia e non troppo debole o forte ?
    Chi garantisce che all’ interno di una tale “moneta comune” non saranno comunque sempre le solite “locomotive d’ Europa” a decidere il miglior valore di cambio del nuovo Euro-EU verso l'esterno?
    Come verrà calcolato il valore di cambio fisso tra Euro-IT e Euro-EU ?? (Esempio 1936.27 ??? )
    Dato che il cambio tra Euro-IT-FR-DE-etc. ed Euro-EU dovrebbe essere fisso “stabilito politicamente”, chi garantisce che comunque non vengano effettuate, dai paesi membri, delle svalutazioni competitive come già avviene ora con l’ Euro. Certo le svalutazioni avrebbero effetto solo nei confronti degli altri paesi membri.
    Altro esempio: IT produce un prodotto uguale a quello di DE e di FR sia per design che per qualità.
    Tutti e tre vogliono venderlo in USA con relativo cambio in dollari.
    Dato che il cambio sarà in Euro-EU, su che cosa si disputerà la battaglia tra le tre economie per far primeggiare il proprio prodotto? (qui un idea ce l'avrei ma non la scrivo)
    Potreste chiarirmi questi dubbi ?
    Un cordiale saluto e un grazie, Bastian Contrario.

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    1. Faccio mia la tua premessa. Provo a risponderti. Mi sembra che il cuore dei tuoi dubbia si ritrovi in questa frase:


      "Chi garantisce che all’ interno di una tale “moneta comune” non saranno comunque sempre le solite “locomotive d’ Europa” a decidere il miglior valore di cambio del nuovo Euro-EU verso l'esterno?"

      Dove a "valore di cambio verso l'esterno" possiamo sostituire, mi sembra, tutte le altre importanti questioni di politica monetaria. È un dubbio legittimo: perché la Germania non dovrebbe dominare nell'ECU così come domina nell'euro?

      Nello specifico dei rapporti tra paesi ECU con l'esterno, direi che il problema è ampiamente sdrammatizzato dal fatto che la maggior parte dei paesi europei, e l'Italia in particolare, intrattengono rapporti commerciali sopratutto all'interno della stessa europa. Ciò che attiene ai rapporti di cambio con i paesi extra-europei acquisisce perciò un'importanza secondaria rispetto ai rapporti di cambio intra-europei. Senza contare che la determinazione del cambio nei confronti dei paesi extra-europei è per noi un'arma a doppio taglio: se per esempio l'ECU fosse sopravvalutata rispetto al dollaro ciò penalizzerebbe le nostre esportazioni verso il mondo extra-europeo (e cioè una minoranza del nostro exp), ma allo stesso modo renderebbe conveniente il nostro approvvigionamento di materie prime (quasi totalmente provenienti da extra-UE).

      Più in generale, tutte le decisioni dovrebbero essere prese in maniera collegiale, e sempre con la prospettiva dell'abbandono del sistema da parte dei paesi membri. Credo che sia questo che Streeck intende quando parla di adesione "leggera". È dunque indispensabile superare il concetto di "irreversibilità". Se questo minasse la fiducia degli investitori nella tenuta e nel valore dell'ECU, non bisogna dimenticarsi che gli europei possono permetterselo: il mondo avrà sempre bisogno delle nostre merci.

      Infine, è probabile che gli stessi meccanismi della "camera di compensazione" potrebbero ovviare a queste difficoltà. Se per esempio i paesi centrali imponessero un cambio ECU-dollaro favorevole a loro e sfavorevole ai paesi periferici (anche se la stessa sussistenza del cambio unico potrebbe favorire i paesi centrali), ciò si risolverebbe in una bilancia dei pagamenti in surplus nei paesi centrali, e in deficit in quelli perfierici. Esattamente il tipo di squilibrio che l'ECU è deputata a risolvere.

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    2. ma qualcuno crede veramente che sia possibile far accettare alle elite tedesche una sorta di cooperazione che sia veramente tale? cioè in cui non siano loro a fare sempre e solo il brutto e cattivo tempo?

      sono abituati a comandare in europa da 30 anni. cosa li farà cambiare idea se non un evento disordinato e improvviso quale una rottura improvvisa dell'unione?

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  3. mi permetto di sottolineare il rischio intrinseco a questo tipo di progetto: si vuole tramutare l'euro da moneta unica a moneta comune, ma come la mettiamo con i crediti che la Germania vanta, in euro, con gli altri? La Germania non vuole essere ripagata con valuta indebolita, quindi se si passa dalla moneta unica alla moneta comune, allora si finirà con avere sempre i debiti verso la Germania nominati in valuta forte, e di avere in mano invece una valuta debole con la quale dovremo comunque comprare la valuta forte da restituire. Commerceremo e lavoreremo per guadagnar cipolle, ma dovremo sempre restituire oro che dovremo comunque acquistare sul mercato a tassi ancora più alti degli attuali. Tutte queste belle ricette andavano fatte prima di accumulare questi enormi disavanzi, e potranno essere adottate solo dopo che questi enormi disavanzi si saranno livellati o con una uscita dall'alto della Germania oppure con il ritorno disordinato alle valute nazionali. Sono persuaso che ò'ottimale per l'Italia sia ritornare ad una gestione pre Divorzio Banca d'Italia Tesoro.

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    1. Non c'è alcun ostacolo concettuale a ridenominare, dentro l'ECU, il debito estero nella propria valuta deprezzata. È lo stesso meccanismo che si dovrebbe attuare nel caso di semplice ritorno alle valute nazionali. Se si teme che con il passaggio all'ECU i debiti saranno sempre calcolati in Euro-Ecu, a maggior ragione si dovrebbe temere che i debiti rimangano in euro dopo il ritorno alla lira. In entrambi i casi è invece possibile salvaguardare i debitori nazionali mediante la svalutazione del credito. Inoltre, la proposta dell'ECU non è astrattamente incompatibile nemmeno con il default sul debito, visto che potremmo monetizzare i nostri debiti (parlo di quelli pubblici) mediante moneta emessa da noi, per di più in un contesto di blocco dei movimenti di capitali. Infine, non è affatto incompatibile con l'ECU il porre termine all'indipendenza della BC. Anzi, al tempo in cui Keynes presentava il progetto tale indipendenza era tramontata in tutti i paesi. L'ECU anzi presuppone che governo e BC lavorino insieme, specie per attuare le misure di aggiustamento "espansive" di cui tanto abbiamo già parlato.

      Come vedi i tuoi dubbi trovano risposta. Tranquillizzati ;)

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    2. nel caso del ritorno alle valute nazionali, vige la lex-monetae. Se ti limiti a modificare qua e là l'euro, sempre euro resta e quindi non è più automatica l'applicazione della lex-monetae in quanto mantieni comunque vigente la moneta forte nel tuo paese. Secondo me, nella dimanica di queste vicende c'è un certo livello di isteresi, per cui anche in presenza di fattori costanti, ti puoi trovare in situazioni differenti, dipendenti dalla storia passata. Potevi fare questo ragionamento quando eravamo ancora nello SME perchè l'ecu non era moneta corrente e i debiti erano ancora nominati in lire, ma se lo fai ora che i debiti sono già nominati in euro, tale proposta si tramuta molto probabilmente in una semplice doppia circolazione valutaria, e noi ci ritroveremmo soltanto in una situazione di perenne indebitamento con il centro europeo. Guarda, potrà sembrare che mi nasconda dietro al principio di autorità però io mi sento tranquillo nel dire che questo dubbio l'ho espresso prima di leggere questo post di Goofy, perchè ho avuto conferma che non si tratta di un'osservazione peregrina.

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    3. Scusami, ma la frase

      "e noi ci ritroveremmo in una situazione di perenne indebitamente con il centro europeo"

      Mi fa dubitare che tu abbia compreso la proposta nella sua interezza. Nell'ECU dovrebbero esserci meccanismi di compensazione, sia automatici (sanzioni pecuniarie per chi è in surplus) sia semi-automatici (l'imposizione di politiche economiche espansivi). In questo sistema è del tutto impossibile che ci si ritrovi in una situazione di perenne indebitamento.

      Per quanto riguarda il link, non so che dire. Apprendo che chi parla di moneta comune è un allievo di Bava Beccaris. Almeno 48 uno straccio di argomentazione la portava.

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    4. Ok, sono d'accordo che i toni di Bagnai sono duri, ma le argomentazione le ha portate nel suo libro. Vorrei invece ritornare su un punto che secondo me è cruciale e che io, da non addetto ai lavori, ho indicato come "effetto di isteresi" (nel mio lavoro la incontro spesso) e che invece in questo articolo viene indicata come effetto di "dipendenza dal percorso": in sintesi, arrivando noi adesso da una unione monetaria con vinti e vincitori, se ci si spostasse dalla moneta unica alla moneta comune si arriverà solo ad un sistema dove gli attuali vincitori continueranno a dettare le regole ai vinti, i quali avranno guadagnato solo un po' di respiro ma non la libertà democratica. Abbiamo già visto come i vari trattati di Lisbona, Maastricht etc. siano stati nel tempo rivisti, riscritti, modificati, snaturati e in molte parti non applicati affatti o applicati solo ai Paesi in posizione di debolezza. Sulla carta potete proporre l'ECU, ma poi state tranquilli che finchè ci sarà spazio per discrezionalità e accordi politici, vincerà il più forte che oggi e domani sarà la Germania e in subordine la Francia

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    5. e poi come si concilia il progetto di moneta comune in questo scenario?

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    6. Ma guarda che l'obiezione è chiara, non sono così duro di comprendonio! Appenna posso rispondo nel merito.

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  4. il tema è importante, mi dispiace che ci siano tanti sospetti, divisioni e polemiche, anche se intellettualmente è comprensibile

    ormai molti di quelli che scrivono di questo argomento tendono a disseminare trappole e furbizie nel loro discorso, a meri fini polemici, vedi de Benoist, per il quale "il semplice ritorno alle valute nazionali non risolverebbe i problemi strutturali della nostra società" - beh, se è per questo, nemmeno la moneta comune, di per sé, li risolverebbe

    auspico un disarmo generalizzato, almeno tra attivisti e followers che non siano ancora diventati dei maitre a penser

    urs

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