martedì 17 settembre 2013

Usciamo dall'euro. E restiamo nella UE?

Sul blog Orizzonte48 è apparso un post che illustra la legittimità dell'uscita dall'euro ma non dalla UE. In buona sostanza non sarebbe fondato il discorso secondo il quale l'unico modo "legale" per uscire dall'euro è il celebre art. 50 TFUE, che prevede l'avvio di un processo di uscita dello Stato dall'intero complesso dell'Unione.

Non sono del tutto convinto dal processo argomentativo di 48. In questo specifico caso le disposizioni dei Trattati appaiono singolarmente chiare e univoche. L'adesione alla moneta unica è un carattere fondamentale della partecipazione all'Unione Europea. Non ci si fa mai caso, ma dal punto di vista formale tutti e 28 gli Stati membri della UE fanno parte dell'eurozona; non tutti fanno parte dell'eurogruppo. Ci sono Stati che, pur facendo parte della UE e quindi dell'eurozona, godono di una deroga. Tale deroga è concepita come un momento transitorio, una fase nella quale gli Stati che ne usufruiscono hanno il tempo di ristrutturare le proprie economie per soddisfare i parametri di adesione all'eurogruppo; una fase, dunque, finalizzata all'adozione dell'euro come moneta ufficiale. Ovviamente anche a livello europeo il transitorio può tendere decisamente al definitivo, e il caso del Regno Unito lo dimostra. Ciò non toglie che la logica intrinseca dei Trattati non concepisce l'UE e l'euro come un che di separato e separabile, se non per ragioni contingenti e, appunto, transitorie. Ma l'uscita di uno Stato dall'eurogruppo verrrebbe fatalmente percepita come una rinuncia definitiva. Del resto, non sembra molto plausibile uno schema di Unione a la carte, in cui ogni Stato decide a quale complesso normativo contenuto nei Trattati aderire oppure no. Nessuno, a quanto mi consta, si sognerebbe di proporre l'uscita unilaterale dalla politica agricola comune o dalla politica estera e di sicurezza comune senza anche abbandonare l'UE. Su questo blog ci siamo sempre mossi in linea con la considerazione che euro e UE sono, alla fine dei conti, la stessa cosa; momenti diversi (e tra loro subordinati) dello stesso schema distruttivo. 
 
Naturalmente, la competenza specifica dei giuristi è proprio quella di rendere equivoco qualsiasi testo; e un maestro come 48 avrà certo buon gioco a elaborare altri, intriganti meccanismi interperativi e argomentativi per sostenere l'uscita dall'euro, ma non dalla UE. Non intendo certamente sfidarlo su questo terreno. L'unica domanda che si pone è: PERCHÉ???
Perché 48 vuole la fine dell'euro, ma non della UE?
Forse esagero, forse addebito a 48 posizioni che non ha; ma non riesco a immaginare altro obiettivo della proposta argomentativa di 48 diverso dal sostenere che, sebbene sia necessario abbandonare l'euro, faremmo bene a rimanere nella UE.
Tuttavia, questa idea è coerente con quanto sta scritto nel Manifesto di Solidarietà Europea. Lì viene detto senza mezzi termini: abbandonare l'euro, al fine dichiarato di salvare Unione Europea e Mercato Unico. Il Manifesto verrà presentato a Roma il 22 settembre, presso la Link Campus University presieduta da Vincenzo Scotti. L'associazione che cura la diffusione del Manifesto in Italia è Asimmetrie, nel cui comitato scientifico siede proprio 48. Perciò non pare arbitrario chiedergli perché, secondo lui, dovremmo salvare la UE, e dove sbaglia chi, come gli autori di questo blog, ne chiede invece lo smantellamento. 
 
Anche perché, come tutti sappiamo, non solo nell'euro si trovano le ragioni della distruzione dello Stato sociale nei paesi del sud europa- e dell'intera economia. Esse vanno ricercate nello svuotamento della democrazia operato dalle istituzioni UE, nei limiti all'intervento pubblico in economia, nello stesso mercato unico. A questo proposito un'osservazione si impone. L'economista Emiliano Brancaccio ha fatto notare che noi non dovremmo essere pronti alla sola fine della valuta unica, ma anche dello stesso Mercato Unico. Se non altro come strumento di pressione sui tedeschi, che la fine di quel Mercato temono come nient'altro. Curiosamente, Brancaccio è stato tacciato di difendere l'euro (?). Nel Mercato Unico c'è anche la libera circolazione dei capitali, che in teoria vogliamo tutti limitare e controllare. Allora perché difenderlo?

 Ribadisco: su questo blog riteniamo, ormai da molto tempo, che non c'è nessuna possibilità di un recupero della democrazia e di condizioni di vita decenti per la classi popolari senza riappropriarci della nostra sovranità; e che per farlo è necessario uno smantellamento, possibilmente controllato, della UE. Ma evidentemente ci sono punti di vista diversi. Sarebbe molto positivo se si sviluppasse un dibattito su questi temi, e che 48 ci spiegasse perché il nostro ragionamento non  è condivisibile. (C.M.)

33 commenti:

  1. "svuotamento della democrazia", e io aggiungerei della costituzione, "operato dalle istituzioni UE".

    La permanenza nella UE è compatibile con i diritti (sovrani) sanciti dalla nostra costituzione? Io mi rispondo di no.

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  2. Cito:

    "L'economista Emiliano Brancaccio ha fatto notare che noi non dovremmo essere pronti alla sola fine della valuta unica, ma anche dello stesso Mercato Unico."

    Potresti fornire un riferimento?. Grazie

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    1. Neri, potrei risponderti "ogni singolo intervento di Brancaccio da tre anni a questa parte" :) ma siccome te vojo bene assai...

      http://keynesblog.com/2013/02/26/brancaccio-leuro-e-un-morto-che-cammina-exit-strategy-da-sinistra/

      Estratto:

      Questa prospettiva (l'uscita di destra, nota mia) non costituisce però un destino inesorabile. Come abbiamo cercato di argomentare in questi mesi, c’è anche un modo alternativo di gestire l’implosione dell’eurozona, che consiste nel tentativo di costruire un blocco sociale intorno a una ipotesi di uscita dall’euro declinata a “sinistra”. Vale a dire, in primo luogo: un arresto delle fughe di capitale; accorte nazionalizzazioni al posto delle acquisizioni estere dei capitali bancari; un meccanismo di indicizzazione dei salari e di amministrazione di alcuni prezzi base per governare gli sbalzi nella distribuzione dei redditi; la proposta di un’area di libero scambio tra i paesi del Sud Europa. Insomma: la soluzione “di sinistra” dovrebbe vertere sull’idea che se salta la moneta unica bisognerà mettere in questione anche alcuni aspetti del mercato unico europeo.

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    2. (nota bene: qui Brancaccio era particolarmente diplomatico...)

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    3. Ed aggiungerei un "piano del lavoro" che preveda assunzioni, agganciare lo zero all'inflazione è un operazione di scarsa efficacia. Pare che Brancaccio ne parlerà con Susanna Niente Panna (e niente trippa per gatti) il 19 p.v., chissà che si diranno.

      Voi lo avete detto diverse volte ma qui lo ometti quindi lo aggiungo io. Eppure serve anche a te, mica solo a me.

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  3. L'unica cosa che mi viene in mente è che con gli attuali rapporti di forza lo smantellamento dell'UE è improponibile, mentre l'immagine dell'euro si sta deteriorando da sé. La crisi si aggrava, urge aggregare intorno ad un'idea di cambiamento in Europa più fasce, ceti e classi (li ho messi tutti) possibili senza spaventare i moderati con posizioni troppo radicali che colpiscano direttamente il mercato globale. Diciamo una rivisitazione dell'idea di egemonia incentrato sulla classe media. Il nemico non sarebbe il capitale ma il suo attuale strumento: l'euro.
    Vorrei essere smentito.

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  4. Supponiamo che la Finlandia, esca dall'Euro. allora io mi chiedo quale potere coercitivo avrebbe la commissione per costringere la stessa a rispettare i parametri di Maastricht, se non ho capito male sarebbe questo il problema del rimanere nell'UE, dopo aver dimostrato il suo potere non riuscendo ad impedirne l'uscita?
    La morte dell'€ renderà palese l'obbligo di cambiare qualcosa all'interno dell'UE, poi decideranno le forze in campo. E' invece realmente possibile il contrario uscire dall'UE e non dall'euro.

    PS il post su Orizzonte 48, però è una risposta a la Malfa che dice queste testuali parole: "si può uscire dall'UE ma non dall'euro", per la precisone.

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    1. Penso che la Malfa intendesse: per uscire dall'euro è indispensabile uscire anche dalla UE. Non credo che nessuno abbia in mente di restare nell'euro uscendo dalla UE...

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    2. allora io mi chiedo quale potere coercitivo avrebbe la commissione per costringere la stessa a rispettare i parametri di Maastricht, se non ho capito male sarebbe questo il problema del rimanere nell'UE, dopo aver dimostrato il suo potere non riuscendo ad impedirne l'uscita?
      Sono mesi che faccio questa domanda a tutti coloro "uscire dall'euro non basta bisogna uscire dall'UE". Aspetto ancora una risposta. PS si può stare nell'UE e non firmare il fiscal compact(questa non è una difesa dell'UE), vorresti forse negarlo? Sempre per dimostrare l'enooooooorme potere di coercizione della commissione.

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    3. Di sicuro non l'ha posta a me, perché altrimenti le avrei risposto. Venendo al suo interrogativo, mi vedo costretto a rigirarle la domanda: di che poteri coercitivi gode la Commissione oggi, dentro la UE?

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    4. Veramente l'avevo appena posta, o mi sbaglio?

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    5. Non giochiamo a rimpiattino ;) allora, di che poteri "coercitivi" gode la commissione, oggi dentro l'euro?

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  5. Dal blog 48
    Ad Anacleto che chiedeva che vantaggio ci sarebbe per l'Italia permanere nell'unione europea come "paese in deroga".
    48 ha risposto così:
    L'uscita integrale dall'UE non sarebbe necessariamente vantaggiosa per un paese (ridivenuto) esportatore come l'Italia. Certo, visto che Kohl, alla vigilia dell'introduzione dell'euro dichiarava "la mancata adesione dell'Italia all'euro sarebbe rovinosa per la Germania", l'uscita potrebbe indurre a ritorsioni commerciali...un terreno, però, estremamente sdrucciolevole per tutti gli interessati (e per svariati motivi).
    Meglio essere pratici e vedere come si potrebbe evolvere una situazione che potrebbe semmai indurre a un più ampio ripensamento dell'Unione (meglio se in senso rispettoso delle democrazie costituzionali dei paesi interessati)
    Si potrebbe in questo modo approdare con il tempo, come ti auguri tu, ad una moneta comune. C'è anche uno studio di Jacques Sapir in questo senso, lo riporta Voci dall'estero.

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    1. "L'uscita integrale dall'UE non sarebbe necessariamente vantaggiosa per un paese (ridivenuto) esportatore come l'Italia"

      Ecco, questo confermerebbe un mio sospetto. E cioè che si voglia passare da una competizione coi cambi fissi alla competizione con i cambi flessibili. Niente di male, basta saperlo. Aspettiamo una risposta da 48.

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    2. bene, proprio questo è il punto. Ma allora si pone un'altra domanda: la competizione con cambi flessibili è più vicina a un qualche modello non competitivo (perché più democratica e rispettosa della sovranità, due condizioni irrinunciabili per un modello cooperativo)? Allora perché chi guarda all'uscita da sinistra non dovrebbe vederla con favore, come passaggio intermedio, strumentale ma di rilievo strategico?

      Se abbiamo come obiettivo un modello non competitivo, fair trade e non free trade (e magari anche pianificazione industriale comune, come dice Bellofiore), perché gettare via il modello di libero commercio regolato e limitato che è stato creato con la CEE, quanto di più simile al fair trade sia mai stato realizzato? Se abbiamo come ideale un modello cooperativo, perché pensare che i dazi commerciali nazionali siano una base operativa e politica migliore?

      Come si può sostenere la moneta comune e poi pensare che i dazi commerciali debbano essere la condizione di base della politica economica?

      Qui secondo me c'è un difetto intellettualistico: si confonde il problema politico della sovranità nazionale come democrazia realmente esistente, che è un problema urgente, con l'ideale di nazione come comunità naturale di base delle relazioni economiche e sociali, che è un mito ottocentesco

      saluti
      urs

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    3. Ecco, questa è una domandona. Che è tuttavia viziata da alcune incomprensioni. Incomprensioni di cui, sia ben chiaro, sono responsabile io.

      "Come si può sostenere la moneta comune e poi pensare che i dazi commerciali debbano essere la condizione di base della politica economica?"

      Giusto! Per rendere il discorso meno schizofrenico occorre calarlo nella dialettica mezzi-fini. Spiego meglio. Protezionismo e liberoscambismo sono due malattie dello spirito, perché assurgono a "mantra" ideologici dei semplici strumenti tecnici di politica economia. Né il liberoscambismo nè il protezionismo sono beni, in loro stessi. Dipende dal fine per cui vengono utilizzati. Storicamente, sono stati usati come strumento dell'affermazione delle singole borghesie nazionali. Ma possono anche essere volti all'emancipazione delle classi subalterne. Il punto principale è che non è accettabile che il liberoscambismo non si possa mettere in discussione. Su questo insiste molto Brancaccio. A certe condizioni, va messo in discussione anche il mercato unico. Sopratutto se può servire come mezzo di pressione.

      Ma l'ideale quale sarebbe? Come lei ci ricorda, il modello cooperativo. A che mi consta il miglior modello mai concepito di cooperazione è quello della ICC di Keynes. È un modello in cui i capitali circolano poco, le merci girano liberamente, e entro certi limiti le valute possono subire lievi svalutazioni.Credo che quel modello sia il non plus ultra.

      Ma per costruirlo, è necessario, come condizione minima, essere disposti a uscire dall'euro e rinunciare al mercato unico. Se ciò dovesse tradursi in un ritorno ai cambi flessibili, ci accontenteremo. Senza per questo idealizzarli.

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    4. grazie della risposta. So bene che la tua (mi permetto il Tu) posizione è questa - che, per quanto conti, è anche la mia. Sono d'accordo sui principi e gli obiettivi, non sulla tua proposta su come raggiungerli.

      1)Il miglior modello è quello della ICC di Keynes, siamo d'accordo. Esso ha ispirato, benché disatteso e contrastato, l'ordine post-45 (che gli studiosi chiamano "Embedded liberalism"). La CEE era uno degli esperimenti più avanzati nel contesto dell'embedded liberalism
      2) La CEE non esiste più, è stata assorbita, come altre istituzioni, nel trattato che istituisce il Mercato Unico. Uscire dal mercato unico, che detesto con tutto me stesso, significa tornare a una posizione pre-CEE, e tra l'altro in condizioni di ostilità politica. Una pacchia per chi vuole uscire da destra. Si pone quindi un bel dilemma di principio, e non solo tattico, per chi sostiene una posizione keynesiana da sinistra.

      Tu dici: "per costruirlo [un modello cooperativo], è necessario, come condizione minima, essere disposti a uscire dall'euro e rinunciare al mercato unico": certo, ma la prima è una condizione politica pratica, la seconda è una condizione teorica.

      La critica del mercato unico è sacrosanta come principio, non come proposta di linea politica, e la traduzione senza mediazione di una posizione teorica in azione politica è appunto difetto di astrazione (che a mio modesto avviso è tipico dell'atteggiamento di Brancaccio, su questo e su altri temi)

      La sola uscita dall'Euro, da un punto di vista politico, e non di principio, sarebbe già di per sé più che sufficiente a rimettere in discussione il progetto del mercato unico come obiettivo, e quindi in termini di principio sarebbe già quello che cerchi. Scindere Euro e UE, se possibile, serve a creare un margine di flessibilità e dibattito politico che rimette in discussione la strada presa dalla cooperazione economica, ovvero il mercato unico, non la cooperazione in quanto tale. Quindi è la condizione ideale per chi vuole uscire da sinistra. Saresti un passo più vicino all'obiettivo cooperativo che ti poni, rispetto alla posizione pre-CEE in cui cadresti uscendo dal mercato unico.

      Come vedi, ho cercato di mantenermi sul piano del principio e dell'obiettivo, senza affrontare la questione dell'atteggiamento negoziale, sul quale si potrebbero seguire argomentazioni analoghe.

      grazie dello spazio concessomi.
      saluti
      urs

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    5. Qui non capisco io.

      1) "Uscire dal mercato unico, che detesto con tutto me stesso, significa tornare a una posizione pre-CEE, e tra l'altro in condizioni di ostilità politica. Una pacchia per chi vuole uscire da destra"

      Perché?

      2) "certo, ma la prima è una condizione politica pratica, la seconda è una condizione teorica." Cosa significa? Per me una posizione pratica è una posizione che ha un immediato risvolto politico. La disponibilità a rimettere, se necessario, in discussione il mercato unico aumenta esponenzialmente il nostro potere negoziale.

      3) l'uscita dall'euro non è sufficiente, senza riappropriarci di tutte le competenze che le istituzioni UE ci hanno sottratto. Su questo ci troviamo?

      4) "senza affrontare la questione dell'atteggiamento negoziale, sul quale si potrebbero seguire argomentazioni analoghe."

      su questo non ti seguo, perché l'atteggiamento negoziale lo reputo assolutamente determinante.

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    6. Provo a rispondere in maniera costruttiva. Uscire dal mercato unico significa solo sospendere la libera circolazione dei capitali? Se sì, allora sono per l'uscita dal mercato unico come obiettivo esplicitamente dichiarato nel programma politico del governo italiano o dei partiti che lo dovrebbero sostenere, e perseguito di conseguenza in maniera concreta, e, se il caso, unilaterale.

      Credo però che non significhi solo questo, ma anche la sospensione della libera circolazione delle merci, dei servizi, delle persone, la cancellazione di un'infinità di misure legate alle varie politiche comunitarie, etc. In una parola, visto che il trattato che istituisce il mercato unico ha assorbito in sé ogni altra forma giuridica di regolazione dei rapporti politici intra-europei, significa il ritorno allo stadio del diritto internazionale semplice e consuetudinario, ovvero al grado zero dei rapporti internazionali, sulla cui base ricostruire tutto da capo. Oggi, se un governo europeo dicesse unilateralmente "esco dalla UE" direbbe questo, ovvero liberi tutti (vedi il caso del referendum inglese). Per questo ritengo che sarebbe lo scenario ideale per chi vuole uscire da destra. Il famoso ricatto terroristico "fuori dall'euro c'è la guerra" si basa su questa obiettiva continuità politica e giuridica tra la UE, ovvero il mercato unico, e tutto l'insieme dei rapporti politici e giuridici internazionali costruiti in Europa a partire dal 45. Purtroppo è così, quei bastardi hanno fatto in modo che fosse così.

      In questo senso, proporre l'uscita dal mercato unico darebbe legittimità a tutta una serie di rappresaglie politiche ed economiche, che metterebbero a dura prova il tentativo di cercare una via fuori dall'euro. Ci isolerebbero, saremmo additati come "rogue state", e perderemmo il sostegno diretto o indiretto di tutta una serie di stati e attori politici internazionali che invece potrebbero appoggiare il tentativo di uscire dalla sola unione monetaria. Non significa questo distruggere la propria posizione negoziale? Non si tratta di voler difendere la competizione coi cambi flessibili, e tanto meno di volerli idealizzare, si tratta di difendere le possibilità di successo di una strategia di uscita dall'euro.
      [URS, segue]

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    7. [2, Segue] Chiariamoci, se fosse strettamente necessario appoggerei pure questa via. Ma lo é? La gran parte degli obiettivi di uscita dall'euro da sinistra non è forse già raggiungibile DE FACTO uscendo solo dalla moneta unica, riprendendo il controllo della banca centrale, nazionalizzando alcuni istituti bancari e controllando la circolazione dei capitali? Ebbene, tutto questo è possibile, de facto, e forse anche de iure, rimanendo dentro i trattati, con la sola eccezione della politica monetaria comune. A quel punto, sulla base di diversi rapporti di forza, si discute su che modello vogliamo per l'Europa, ICC di Keynes etc. A mio avviso, è questo il "best case scenario" dal punto di vista negoziale.

      E poi una domanda: perché gli interessi economici tedeschi dovrebbero aver paura della nostra uscita dal mercato unico? Il mercato italiano (o di qualsiasi altro paese del sud, o del sud tutto intero) gli è così indispensabile? Ho l'impressione che potrebbero trovare il modo di sopravvivere a questa situazione, finché la Francia, l'Inghilterra, l'europa centrale e settentrionale restano dentro. Ed è altamente irrealistico che vogliano uscire tutti dalla UE. La questione si porrebbe solo in un'ipotetica ripetizione dell'accerchiamento della Germania nella seconda guerra mondiale (qualcosa di simile allo "scenario frattalico" di 48). Ebbene, non mi sembra questo lo scenario più appropriato per riflettere sulla forza e sui limiti della nostra attuale posizione negoziale.

      Proprio qui si manifesta, secondo me, l'atteggiamento astratto di Brancaccio: si confonde il dato strutturale di fondo, ovvero la necessità dei mercati di sbocco per il capitale mercantilista e corporativo tedesco, con la gestione della situazione di contingenza hic et nunc, che è una cosa diversa e autonoma. Il problema di fondo è quello, è chiaro, ma il nemico non si batte con l'assalto frontale e un po' velleitario. In questo momento il problema strutturale lo si combatte uscendo dall'euro, indebolendo la struttura del mercato unico, e cambiando i rapporti di forza al suo interno, senza dichiarare come obiettivo l'uscita dalla UE, per evitare l'isolamento e il ritorno a una specie di stato di natura che azzera tutto quello che è successo dal 45 in poi.

      Ho esagerato. Se non mi pubblichi non fa niente, ma ci tenevo a comunicarti meglio la mia posizione

      Saluti
      Urs

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    8. Perché avresti esagerato?

      Guarda, siamo molto più d'accordo di quanto non sembri. Diciamo che condivido l'80% di quanto hai scritto. Mi piacerebbe articolare meglio il mio dissenso sul restante 20%, ma putroppo in questo momento sono subissato da impegni, mi dispiace. Sappi però che su queste cose torneremo, anche con altri post, e terrò in considerazione quanto hai scritto.

      Però non posso non farti una domanda: perché hai spezzato il commento?
      Chiedo proprio per sapere, anche perché non sei il primo che lo fa. Non che ci dia fastidio. Ma perché lo fai (lo fate)? C'è forse un limite di lunghezza ai commenti? Ammetto di non essermene mai accorto.

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    9. si, c' è un limite di 4000 e rotti.

      a presto,
      Urs

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  6. Buongiorno, Quarantotto non ha certo bisogno della mia difesa, ma anch'io penso che il suo post sia una semplice risposta a quello che ha detto La Malfa. Aggiungo che Quarantotto è il miglior difensore della ns Costituzione democratica.

    PS: Cerchiamo di essere uniti nella battaglia per uscire da questo inferno, caso mai ci si divide dopo.

    Cordiali saluti Mauro.

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    1. Mi scusi Gosmin ma questa non gliela posso lasciar passare. Il suo atteggiamento è proprio quello che impedisce che si sviluppi un dibattito chiaro su questi temi. 48 è il "miglior difensore" dunque è intoccabile? Esente da qualsiasi critica? Non solo. Io non ho affatto criticato 48. Mi sono permesso di non condividere del tutto una sua intepretazione dei Trattati (è possibile?). E sopratutto gli ho posto una domanda su una questione politica. Nemmeno questo si può fare? Interloquire equivale a "dividere"? La dialettica democratica è rimandata a quando usciremo "da questo inferno"? La prego, si liberi da questo atteggiamento fideistico e ostile alla libera discussione. Perdoni la durezza, ma ci voleva.

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  7. "Nessuno, a quanto mi consta, si sognerebbe di proporre l'uscita unilaterale dalla politica agricola comune o dalla politica estera e di sicurezza comune senza anche abbandonare l'UE."
    Non sono così sicuro di questo. Se non ricordo male, quando la Romania entrò nell'UE, la Francia sospese unilateralmente il trattato di Shengen. Di fatto questo significa uscire, seppure temporaneamente, da uno specifico ambito delle politiche europee.
    Domani l'Italia potrebbe sospendere i trattati di Maastricht e Lisbona e rimettere in circolazione le Lire. Temporaneamente, si intende, ma se non si fissa una scadenza...

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    1. Non mi sembra che sia prevista da qualche parte una sospensione, solo il recesso (da "Lisbona", chiamiamolo così). Naturalmente se domani l'Italia recede da entrambi sono contento :)

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  8. E' arrivata la risposta di Orizzonte48.
    http://orizzonte48.blogspot.it/2013/09/costituzione-democratica-e-trattati.html
    Riccardo.

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    1. Grazie! Possiamo trarre tre punti fermi:

      1) a 48 non è piaciuto il mio post. Dice che le domande avrebbero dovuto essergli poste mediante commenti al blog (?), che sono domande "al buio" (??), e addirittura "dietrologiche" (???). Mah.

      2) 48 non condivide il dettato del Manifesto di solidarietà europea, che vuole un doppio euro al fine specifico di salvare UE e mercato unico.

      3) 48 non risponde in maniera netta alla domanda "perché dobbiamo restare nell'UE?", e rinvia alla lettura di "qualche decina" di suoi post. Spiacente, non ho (non abbiamo) tempo. Seguono alcuni passaggi che sembrano voler minimizzare l'impatto del mercato unico sulle nostre economie. In chiusura afferma che la sua argomentazione giuridica è volta a rafforzare il potere negoziale dell'Italia nel contesto europeo; gli si può obiettare che la linea che propone la disponibilità all'abbandono del mercato unico lo aumenta esponenzialmente.

      Le argomentazioni di 48 hanno una finalità nobile, e per questo vanno accolte favorevolmente. Dubito che serviranno a qualcosa, ma magari mi sbaglio, e comunque tutto fa brodo.
      Tuttavia non è ancora del tutto chiaro perché dovremmo rimanere nella UE. O meglio, ci dobbiamo accontentare del commento riportato da un lettore, che allude al fatto che un paese ritornato esportatore, come l'Italia con la lira svalutata, ha bisogno di un mercato unico per piazzare i suoi beni in Europa. Con i tedeschi che stanno a guardare, immagino.

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    2. Non ho commentato niente ho solo riportato quello che scrive 48 in risposta ad un commento di Anacleto. Leggi bene i commenti. Comunque penso che in fondo 48 non ha torto quando dice che potevi benissimo interloquire con lui mediante commento, perchè lui in genere risponde sempre a tutti e quindi ti avrebbe tolto ogni dubbio, senza farci per questo un post nel tuo blog. Secondo me ti piace un pò biasimare tutti quelli che sono, diciamo, nella cerchia di Bagnai o comunque che condividono con lui molte tesi a prescindere anche dal contenuto per poter dire poi avete visto avevo ragione io sono sleali e voglio la famosa uscita da destra. Ultima cosa quando dici di non aver tempo di leggere allora mi viene da chiederti come fai a criticare se non leggi. 48 ti dice di leggere per il semplice motivo che nei suoi post trovi tante risposte ai tuoi dubbi, ma se tu reagisci in questo modo significa che non vuoi capire ma solo avere ragione.

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    3. Le tue insinuazioni sono prive di fondamento. Mi chiedo il perché di questo tono, ma sorvoliamo. Dunque: se io ti chiedo se ti piace il gelato al limone, tu che fai? Mi rispondi o rinvii ad andare a vedere tutte le volte che hai ordinato un gelato? 48 ha scritto un intero post (non brevissimo) per rispondermi, e non ha trovato il modo di spiegare perché dovremmo rimanere nella UE. Il rinvio a decine di post non lo considero una risposta, e nemmeno un intervento educatissimo, se posso permettermi. Detto questo io seguo il principio di Bagnai: chi ha qualcosa da dire apre un blog. Se dice cose interessanti avrà lettori. Finora ha funzionato.

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    4. mah a me pare di aver capito che 48 consideri semplicemente il recesso dalla UEM come cosa prioritaria e ottenibile "più facilmente" di un'uscita totale dalla UE.
      forse è solo questione di praticità e ordine di priorità...

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  9. @tutti

    Adesso vi pongo una bella questione. Se, per assurdo, noi dal 2002 ad adesso noi avessimo avuto l'euro ma NON il mercato unico, tra il 2010 e il 2012 saremmo incappati in questa crisi spaventosa?

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