domenica 27 ottobre 2013

Il sacco di Atene- e di Zagabria?

Il sito Sollevazione ha commentato una notizia, diffusa da La Repubblica, ripresa da vari siti, sull'impoverimento subito dai greci negli ultimi anni di permanenza nell'euro. L'analisi ha il merito di illustrare quale sia l'alternativa al diniego totale di rimettere in discussione la moneta unica. Non stanchiamoci di ripeterlo: è fallace discutere sui danni (ma anche sui benefici) che un'uscita dall'euro potrebbe provocare, senza compararli con quelli che sicuramente la permanenza produce. Come diceva un saggio: invecchiare è spiacevole, ma certamente è meglio dell'alternativa.

Un'altra notizia che ha percorso molti siti di "controinformazione" negli ultimi giorni è quella relativa all'improvvisa crisi che starebbe vivendo l'economia croata, all'indomani dell'adesione all'Unione Europea. Essendo questa avvenuta il 1° luglio, è forse troppo presto per valutare con cognizione di causa gli effetti dell'adesione sull'economia del paese balcanico. Di certo nell'estate la bilancia commerciale croata ha visto un tracollo, presto recuperato:


Nei mesi precedenti all'adesione, quando era chiaro che la Croazia era saldamente all'interno della prospettiva UE, si è verificato un deciso aumento del debito estero:


Vedremo meglio nel prossimo anno. Di sicuro, la dinamica che fin qui si è verificata nell'ambito dei paesi aderenti alla UE (non parliamo poi di quelli entrati nell'eurozona) è stata quella del peggioramento delle partite correnti e dell'afflusso di capitali esteri. Fondato è il timore che i croati dovranno presto giudicare avventata la loro scelta di entrare a far parte di questo folle sistema. (C.M.)

3 commenti:

  1. La Croazia è entrata nella Ue con grande entusiasmo: nelle elezioni per eleggere i suoi rappresentanti nel Parlamento Europeo ha votato il 20% degli aventi diritto al voto.
    Li hanno menati con il basto, come ormai fanno tutto.
    Ma si ricrederanno presto, parlo di quel 20% che ha votato.

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  2. Non so, non sono del tutto convinto. Certo i dati sul debito estero sono quelli e non si discute, ma se ho capito bene il ciclo di Frenkel inizia ad agire quando l'economia viaggia, all'inizio dell'aggancio valutario, quando il centro ha tanta liquidità da prestare e indebita la periferia fino a raggiungere il punto di rottura. Qui secondo me ci sono delle differenze: non c'è un vero inizio dell'aggancio valutario, solo un paese che si aggiunge ad altri in un'unione monetaria che, per dirla con Brancaccio, è ormai tenuta in coma farmacologico. E non mi pare, così a naso, che siamo in tempi di credito facile in Europa. Ho qualche perplessità che in questo caso si possa applicare tal quale il ciclo di Frenkel, soprattutto considerando la scala temporale così ridotta. Certo che è veramente incredibile come, con tutto quello che sta succedendo in Europa, ci siano ancora oggi paesi che vogliono entrare in questo delirio di unione monetaria. Ma dove vivono? Cos'hanno capito del mondo questi qua?

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