mercoledì 16 ottobre 2013

La libertà è libertà di tutti, o non è


Leggo sul Corriere di oggi che la Commissione Giustizia del Senato ha approvato un disegno di legge che rende reato la diffusione delle tesi "negazioniste" sul genocidio ebraico. Trovate qui il testo licenziato per l'aula. Già in passato vi erano stati tentativi in questo senso, respinti per l'opposizione della comunità degli storici. Trovate qui un appello diffuso a suo tempo, in relazione a uno di questi tentativi, e qui invece un mio intervento. Il fatto deprimente di tutta questa vicenda è che veramente c'è poco da dire, e quel poco l'ha già detto benissimo Noam Chomsky, che, parlando delle analoghe leggi in vigore in varie parti d'Europa, commentò anni fa "c'è qualcosa di deprimente e anche di scandaloso nel dover discutere di queste questioni due secoli dopo Voltaire" (su "Le Monde Diplomatique", edizione italiana, settembre 2007). Già. Da più di due secoli, in Occidente, sappiamo che la libertà di opinione è un valore fondante della nostra civiltà, e che "libertà di opinione" vuol dire "libertà di tutte le opinioni". Detto altrimenti, sappiamo che se si cominciano a proibire alcune opinioni, la strada è aperta all'arbitrio e alla repressione di qualsiasi altra opinione. Lo sappiamo, noi. Non so bene quanti siamo rimasti, a saperlo.
(M.B.) 

36 commenti:

  1. E fa il paio con le agghiaccianti affermazioni di Samaras in Grecia e di Napolitano in Italia sul colpire gli "estremisti", dove gli estremisti sono tutti quelli che non pensano come il PUDE...

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  2. Mi unisco all'Autore nell'invocare la difesa, sempre e comunque, della libertà di opinione, anche su argomenti "spinosi" come il negazionismo.

    Considerato poi che i principi non vanno solo sbandierati ma anche professati ... devo riconoscere che su questo blog non sono MAI stato censurato, pur avendo espresso opinioni in parte divergenti da quelle degli Autori, ed anzi ho ricevuto dagli stessi risposte anche nette ma sempre pacate e rispettose.

    Un cordiale saluto e grazie.
    Emilio L.

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  3. già. Pienamente d'accordo ed inoltre, se la verità sugli accadimenti di quel periodo è già stata accertata al di là di ogni ragionevole dubbio come sostengono, perché non si può indagare? Questo atteggiamento è tipico di chi ha qualcosa da nascondere

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  4. Assolutamente d'accordo.

    La Storia, così come qualsiasi altra scienza, è sottoposta alla peer review ed a rigidi processi di controllo e verifica.

    Avete mai visto tesi negaioniste pubblicate in libri di testo o riviste specialistiche o oggetto di ricerche accademiche serie, refertate e condotte in un consesso internazionale?

    No. Perchè la comunità scientifica (in questo caso degli storici) riderebbe in faccia a qualsiasi tentativo di revisionismo in tal senso.

    E allora a cosa serve vietarlo PER LEGGE (santoddio)?

    Semplice, come hai già fatto notare, una volta che si è cominciato a proibire alcune opinioni, hai la strada spianata per farlo di nuovo.

    E chissà che non si cominci con questi disfattisti, nazionalisti e, diciamolo pure, fascisti fautori delle critiche all'Euro ed alla Germania.

    Avete notato quante volte ultimamente venga tacciato di nazionalismo e di fascismo chiunque si azzardi a criticare frau Merkel, la Troika e l'Euro? Ora propugnare idee fasciste come la negazione dell'Olocausto è reato penale.

    Verranno a prenderci uno per uno.

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  5. onori onori onori, dr. Badiale. Sante parole le sue.
    La cosa deprimente è che il politicamente corretto farà passare quelli come lei come nazisti.

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    1. Ho qualche dubbio che riusciranno a far passare per nazisti Noam Chomsky, Paul Ginsborg, Sergio Luzzatto, Adriano Prosperi...

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    2. Sembra difficile, ma è meno difficile che far passare per fascista Saddam Hussein, Milosevic, Gheddafi, Assad, e per antifascista il presidente di turno degli Stati Uniti o il PD.
      Si vietano solo le cose importanti per i powers that be.
      Che sia mantenuta la pregiudiziale antifascista in assenza totale di fascismo consente di far passare l'ideologia che "l'Occidente" è buono, gli altri sono cattivi; che i cattivi commettono crimini, i buoni errori; e via dicendo.
      Lo scopo di queste leggi è indurre ansia e autocensura, tappare la bocca, tenere sempre con il fiato sospeso: "quando mi verranno a prendere?" Poi non ci vengono, a prenderti: non ce n'è bisogno. Basta rovinare la vita a qualche disgraziato, di tanto in tanto, scegliendoselo difficile da difendere come ad esempio i ragazzotti razzisti di Stormfront, per tenere allineati e coperti tutti gli altri. En passant, non so se notate il fatto che a questo modo, si rende inaffidabile l'intera ricerca storica come disciplina. Nessuno ha il tempo e i mezzi per studiare da sì le fonti e farsi un'idea personale fondata sugli avvenimenti storici. Si può, al massimo, valutare e confrontare i lavori degli storici, fare la tara delle propensioni ideologiche, etc. Ma se gli storici rischiano la rovina e la morte civile quando si discostano dalla verità ufficiale, come fai a fidarti?

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    3. Il fatto che la verità storica imposta per legge tolga ogni affidabilità alla ricerca storica, è esattamente il contenuto del mio intervento che cito nel post. Sono quindi totalmente d'accordo.

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    4. Non avevo letto il suo intervento, e me ne scuso. Sono lieto di vedere che concordiamo. Ci si chiede quanti passi avanti avrebbe fatto l'astronomia se fossero rimaste in vigore le verità ufficiali tolemaiche; e chi vorrebbe farsi curare dove la ricerca medica dovesse rispettare verità scientifiche ufficiali imposte per legge, o passare su ponti costruiti da ingegneri ai quali fosse proibito verificare le tabelle dei coefficienti di resistenza ufficialmente approvati e imposti.
      La stessa imposizione di verità ufficiali si sta verificando anche in campo filosofico: si pensi alle leggi contro l'omofobia, nelle quali le fattispecie di reato sono quanto mai flou. Perché l'incitamento a sprangare il frocio è una fattispecie di reato chiara, la propaganda di idee omofobe no. Vi può rientrare, per esempio, l'affermazione che il matrimonio gay non è vero matrimonio, che l'omosessualità è un disturbo psichico, che gli omosessuali non devono adottare figli o commissionarli via utero in affitto, etc. Nei paesi che hanno varato il matrimonio gay si sono già verificate le prime pesanti conseguenze legali delle leggi anti omofobia: per esempio, in Canada un vescovo, che in una lettera pastorale aveva ribadito l'insegnamento della Chiesa in materia, è stato querelato e citato per danni; dipendenti pubblici che avevano obiettato alla celebrazione di matrimoni gay e invitato a rivolgersi a colleghi sono stati denunciati, etc.
      Ora, non importa, anche qui, l'opinione personale che ciascuno può avere sulla materia: importa la menomazione irreparabile della libertà di pensiero, parola, insegnamento e persino religiosa.

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  6. bè. Han fatto passare per partito di sinistra il PD... :-)

    Han fatto passare il "concetto" di "austerità espansiva"

    Han fatto passare l' idea che "abbiamo vissuto al di sopra dei nostri mezzi" (chi?)

    Si sente parlare di arabi "antisemiti"....

    ecc.ecc.ecc. Quindi, potrebbero dare pure del nazista a degli ebrei.



    ormai, la fantasia è al potere.

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  7. sottoscrivo in pieno quanto sostenuto dal dott. Badiale: "se si cominciano a proibire alcune opinioni, la strada è aperta all'arbitrio e alla repressione di qualsiasi altra opinione"

    è la manifestazione oramai sfacciata e plateale della volontà di reprimere qualunque dialettica, qualunque voce che dissenta dalla ideologia imperante

    le nostre "libere democrazie" rimangono tali solo di facciata, stanno diventando province di un impero sovranazionale assolutista che non tollera dissensi; ed il proconsole per l'Italia di tale impero è paradossalmente ...un ex-comunista

    davidhume

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  8. Posso fare l'avvocato del diavolo?
    Nella presentazione della legge si fa effettivamente riferimento a più riprese al genocidio degli ebrei. Ma il testo della legge non lo cita neanche per sbaglio, e fa invece riferimento agli articoli 6, 7 e 8 dello statuto CPI. Articoli che non parlano degli ebrei, ma di discriminazioni e di crimini contro l'umanità, quindi si collocano su un piano decisamente più alto. La conseguenza è che l'applicazione può riguardare il genocidio degli ebrei, ma anche quello dei palestinesi, oppure degli armeni o dei pellerossa americani. Per non parlare di ciò che è successo in Yugoslavia o di ciò che succede ancora oggi in diverse parti dell'Africa.
    Poi sono d'accordo che perseguire penalmente "apologia, negazione, minimizzazione" di tali crimini, sia da idioti e apra le porte a provvedimenti ben più preoccupanti.

    Due note curiose.
    1) Tutti i senatori M5S hanno firmato il disegno di legge. Ma questi non sono difensori della libertà di opinione?
    2) Se la legge verrà approvata, non sarà applicabile alle esternazioni della Lega?

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    1. Grazie della precisazione. Ovviamente il fatto che si parli in generale di "crimini contro l'umanità" invece che del solo genocidio ebraico non cambia la sostanza del problema. Semmai lo aggrava.

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    2. Condivido. Peraltro a differenza di come pensano alcuni, il negazionismo o meglio, il revisionismo storico sull'Olocausto non ha nulla a che fare con i nazisti o neonazisti. Essendo un fatto storico come tanti altri, anche questo può e deve essere sottoposto a revisionismo laddove si scoprissero differenti interpretazioni o documentazioni. La tesi che vuole una legge del genere come controproducente perché tende a rendere martiri i negazionisti facendo un favore ai nazisti, è una sciocchezza (qualcuno dei Wu Ming la tirava fuori guarda caso, ne azzeccassero una...). Chi fa revisionismo sui comuni medievali non per forza condivide quella forma di governo, come chi fa revisionismo sul nazismo non per forza condivide quel regime, fa semplicemente il suo lavoro di storico.

      Carlo Mattogno, il principale studioso revisionista italiano, alla domanda:

      "Non ritiene che le Sue teorie possano dare una giustificazione ideologica al fenomeno, peraltro già abbastanza preoccupante, dei rigurgiti neonazisti?"

      risponde:

      "Purtroppo già da qualche anno vari gruppi di “Naziskin ” si sono appropriati delle tesi revisioniste per finalità ideologico-propagandistiche; costoro sono i nemici più pericolosi del revisionimo, da un lato perché ne diffondono una versione semplificata fino alla banalizzazione, suscitando l’impressione che le argomentazioni dei revisionisti siano un cumulo di sciocchezze, dall’altro perché forniscono una giustificazione a coloro i quali affennano che il revisionismo è un fenomeno nazista, un alibi a coloro i quali auspicano l’introduzione anche in Italia di una legislazione antirevisionista sul modello di quella francese. Premesso ciò, rispondo con un’altra domanda: se la storiografia ufficiale giungesse alla conclusione indubitabilmente certa della infondatezza storica dell’Olocausto, bisognerebbe proclamare questa verità o tacerla per timore di dare una giustificazione ai rigurgiti neonazisti?"

      "affennano" immagino sia "affermano", un errore di trascrizione dell'intervistatore

      Mi pare sensato il discorso di Mattogno.

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    3. Aggiungo che alcune tesi revisionistiche penalmente e civilmente perseguite sono state accettate esplicitamente da storici celebri (e onesti) come Raul Hillberg, il più importante studioso dello sterminio degli ebrei. Ad esempio, il rifiuto del numero obbligatorio di sei milioni di morti ebrei, la riduzione dei campi di sterminio veri e propri, l'impossibilità di trovare una decretazione ufficiale della Endlosung, etc. Il che non implica affatto negare che lo sterminio nazista sia veramente avvenuto (secondo me è avvenuto eccome) ma segnala, molto semplicemente, che per capire quanto è realmente avvenuto non ci si può affidare alla sentenza di Norimberga, che oltre a basarsi su documenti insufficienti, è un caso clamoroso di fonte storica inaffidabile: chi darebbe piena e totale fiducia alla sentenza di condanna comminata da un tribunale di vincitori su imputati vinti, in casi diversi da questo?

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    4. Il 99,999999999999% degli "storici" negazionisti è, più o meno apertamente, nazista. Trattasi di stima prudente.

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    5. Il fatto Claudio è che già la parola "negazionista" lascia il tempo che trova. Ad ogni modo, potrebbero anche essere tutti nazisti (cosa che non è), non mi interessa, è come se io dicessi "gli storici non negazionisti son tutti antinazisti" per difendere la tesi negazionista. Non è metodologicamente valido come approccio, per me.

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    6. Nient'affatto. I negazionisti sono nazisti che portano avanti una campagna ideologica, non una linea di ricerca. Ecco perché è molto rilevante sottolineare che sono nazisti. L'antinazismo invece non è una posizione ideologica deformante, ma una condizione di tutte le persone normali e civili. Certo, una frase del genere non può essere condiviso da chi vuole fare un partito insieme ai fascisti, come Buffagni. A proposito di lui, ecco un suo commento che per sbaglio ho cancellato:


      Sarà anche così, ma scusa, Claudio: e allora? In un mondo migliore, dove contassere qualcosa la logica e la ragione, lo storico negazionista ti risponderebbe: "E il 100% degli storici affermazionisti sono antinazisti". Il pregiudizio ideologico c'è in entrambi i casi, com'è normale che sia.
      Il nazismo fu una catastrofe, lo sterminio degli ebrei e delle altre categorie condannate avvenne realmente. E con ciò? Nel campo della scienza, che sia dura o morbida, all'errore o alla menzogna si risponde con la verità, l'esattezza e la certezza documentalmente comprovate, che alla lunga (solo alla lunga, purtroppo) di solito vincono, perché sono più persuasive e funzionano meglio.
      Vietare per legge certe tesi, storiche e non solo, equivale a fare la "quinta operazione" di cui parlava L. Kolakowski a proposito del costume invalso nei paesi dell'ex patto di Varsavia: quella in cui prima scrivi il risultato, e solo dopo inserisci i fattori. Per un po' funziona, poi però vedi com'è andata a finire, da quelle parti. Spero che vada a finire anche qui, se possibile meno disastrosamente, ma nel frattempo questi ci tappano la bocca, gli occhi e le orecchie. E' una cosa di gravità inaudita, e ancora più grave è che gli accademici non protestino con tutte le loro forze, magari incatenandosi alla statua di Giordano Bruno o alla Specola Galileiana.

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    7. Comunque, affermato che dire "negazionismo e nazismo non c'entrano nulla tra loro" è una sonora sciocchezza, come è evidente a chiunque non voglia fare lo "strano", il dibattito perde per me interesse. Continuate pure da soli. Per ragioni logistiche è probabile che possa approvare i commenti solo stanotte. Cari saluti a tutti.

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    8. Dire che "negazionismo e nazismo non c'entrano nulla" è sicuramente "una sonora sciocchezza, però l'hai detta tu, non io. Io ho detto che un'ideologia ce l'hanno tutti, nazisti e antinazisti (aggiungo: anche quelli che dicono di non averla). Tra questi tutti ci sono anche gli storici. Se tu proibisci a uno storico di ricercare liberamente e pubblicare le sue ricerche perché la sua ideologia non ti piace, anche se magari hai ragione distruggi in radice la credibilità della ricerca storica, che per essere attendibile deve essere condotta in piena libertà: anche libertà d'errore o di cattiveria o di malafede, visto che non esistono il veritometro, il buonometro, il sincerometro. Sono le stesse cose che dice Badiale nell'articolo linkato qui sopra.
      Però, se le dico io che trovo simpatico il FN e fuori tempo massimo l'antifascismo sono sonore sciocchezze, se le dice chi il FN lo schifa e ritiene l'antifascismo "una condizione di tutte le persone normali e civili" sono considerazioni buone e giuste.
      Come vedi, il problema con le verità ufficiali e le pregiudiziali ideologiche sta qui. E se qualcuno domani salta su e decide che l'anticomunismo è "la condizione di tutte le persone normali e civili", e chi non la condivide, non essendo umano e civile, va messo in galera, ti va bene? Guarda che il liberalismo qualcosetta di perennemente valido l'ha scoperto: ed è proprio questo.

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    9. L'affermazione “negazionismo e nazismo non hanno nessun rapporto fra di loro” può significare due cose diverse, una evidentemente falsa l'altra evidentemente vera. L'affermazione è falsa sul piano empirico, perché, per quel che ne so, è vero, come dice Claudio, che i negazionisti sono in maggioranza (anche se forse non nelle proporzioni indicate da Claudio) degli apologeti del nazismo. L'affermazione è vera sul piano logico, perché la tesi negazionista è una semplice affermazione fattuale, che di per sé non ha nessun legame con affermazioni di valore, come è l'adesione a una particolare ideologia politica. L'affermazione del fatto che il genocidio ebraico non è mai esistito (affermazione ovviamente falsa, per quel che ne sappiamo, ma questo adesso non c'entra) è logicamente compatibile con l'adesione al nazismo o all'antinazismo, come si vede da queste due semplici affermazioni:
      1.1.Il genocidicio ebraico non è mai esistito, per fortuna gli infami e ripugnanti delinquenti nazisti non sono riusciti, in questo caso, a dare concretezza criminale alla loro ideologia disumana e invisa a tutto il mondo civile.
      2.Il genocidio ebraico non è mai esistito, per fortuna il glorioso Terzo Reich è riscattato da questa orribile calunnia diffusa dagli ebrei.

      Nessuna di queste due affermazioni è logicamente inconsistente, e questo dimostra appunto che la tesi negazionista è, sul piano strettamente logico, neutrale rispetto alle ideologie politiche.

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    10. Roberto Buffagni, come spesso ti capita colpisci fuori bersaglio. Tu dici:

      "ire che "negazionismo e nazismo non c'entrano nulla" è sicuramente "una sonora sciocchezza, però l'hai detta tu, non io."

      Mai affermato niente del genere. Un altro commentatore ha scritto:

      "il negazionismo o meglio, il revisionismo storico sull'Olocausto non ha nulla a che fare con i nazisti o neonazisti."

      Che è una sonora sciocchezza. Inoltre, tu affermi:

      "E se qualcuno domani salta su e decide che l'anticomunismo è "la condizione di tutte le persone normali e civili", e chi non la condivide, non essendo umano e civile, va messo in galera, ti va bene?"

      Questa polemica la devi fare con qualcun'altro, perché io sono contrario alla criminalizzazione di negazionismo/revisionismo. Sorry.

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    11. Marino, ma ormai ti dovrebbe essere chiaro che il mondo del discorso politico e quello della logica formale sono molto distanti tra loro! Scherzi a parte, è interessante notare due cose:

      1) i negazionisti, che sono al 99% nazisti semi-dichiarati, spesso non si rendono conto che con le loro "ricerche" cercano di dimostrare che i nazisti erano incoerenti e/o inefficienti. La volontà di sterminio da parte dei vertici del Reich era assolutamente DICHIARATA, in pratica fin dagli anni '30. Perché non sarebbero dovuti passare dalle parole ai fatti? Mica erano dei chiacchieroni!

      2) i negazionisti, spesso al di là delle loro stesse intenzioni, finiscono per minare uno dei miti fondativi della nostra società. Voglio dire, questi sono dei mestieranti che cercano solo di diffondere un po' di propaganda nazista. Nulla di spettacolare. Tuttavia, è assolutamente palese che "il sistema" reagisce con estrema forza contro le tesi negazioniste, e che riserva una tolleranza molto maggiore per le posizioni schiettamente fasciste. I fascisti godono di "agibilità politica" nelle nostre società; ma chi tocca l'argomento camere a gas semplicemente sparisce dal dibattito culturale e politico. La nostra civilità ha eletto Aushwitz a mito fondativo, e ciò va ben oltre l'antifascismo. A me farebbe piacere che la riduzione a paria intellettuali la si applicasse a tutti i nazisti, e non solo alla piccola branca dei negazionisti. Ma così oggi non è.

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    12. Ci sono molti anti-euro tra i militanti di Casa Pound, e della destra estrema, ci metto poco a fare 2 + 2, no? No, infatti.

      Il revisionismo inizia circa con Paul Rassinier, che non era propriamente un nazista, anzi, basta cercarsi qualche notizia a riguardo e si scopre che era l'opposto, e aveva tutti i motivi per scrivere il contrario di quello che scrisse. Neanche Mattogno, uno che parla di "rigurgiti neonazisti" mi pare proprio un nazista, poi magari finge. Faurisson allo stesso modo, non mi pare sia mai stato strenuo difensore del nazismo. E ce ne son diversi altri.

      Rimane comunque la domanda di Mattogno:

      "se la storiografia ufficiale giungesse alla conclusione indubitabilmente certa della infondatezza storica dell’Olocausto, bisognerebbe proclamare questa verità o tacerla per timore di dare una giustificazione ai rigurgiti neonazisti?"

      Questo è il punto. Con una legge che lo vieta rimane appunto solo quello che tu chiami, per due volte, "mito fondativo", il che ha un sapore un poco dogmatico, se permetti.

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    13. Auschwitz è "mito fondativo" della nostra società in un senso ideologico e politico preciso: che l'equiparazione Auschwitz = male assoluto (concetto non storico o politico, ma teologico) legittima automaticamente come Defensores Fidei, Guardiani e Giudici del Bene le potenze antifasciste che il fascismo sconfissero nella IIGM, e i partiti che a quelle si richiamano, come ad esempio, in Italia, i partiti di sinistra. Oggi che l'URSS non c'è più, questa legittimazione beneficia solo gli USA, come si vede anche dal ridicolo episodio di Benigni che ne "La vita è bella" fa liberare Auschwitz dagli americani.
      Si verifica così a una distorsione fondamentale del dibattito culturale e politico, nella quale chi si schiera contro le potenze e i partiti antifascisti è, a prescindere dal contenuto della sua linea politica e dai suoi effettuali comportamenti, a priori dalla parte del Male.
      Io non dissento dalla pregiudiziale antifascista, tua e di tanti altri, perché mi stanno simpatici i fascisti o il fascismo: dissento dalla pregiudiziale antifascista perché secondo me fascismo e antifascismo sono un episodio storico concluso e non ripetibile, e ragionare secondo quei criteri equivale a ragionare secondo il criterio interventismo/antinterventismo, cioè a capirci molto poco. Che poi possano nascere movimenti politici altrettanto o anche più pericolosi dei fascismi, non ci piove: ma non si presenteranno, per facilitarci le cose, con la svastica, l'antisemitismo e il santino di Hitler.
      Quanto ai negazionisti, il loro è un evidente e prezioso omaggio del vizio alla virtù: volendo approvare Hitler, ed essendo impossibile approvare insieme a lui anche Auschwitz, o lo minimizzano o lo negano del tutto.
      Auschwitz non è il male assoluto, perché il male assoluto è qualifica che ha senso soltanto nell'ambito della metafisica religiosa. E' un imperdonabile crimine, che come tutti gli altri, e non pochi, imperdonabili crimini commessi nella storia, può essere comparato ad altri crimini, ma non marchia in eterno come malvagi i popoli che l'hanno compiuto, né come eletti il popoli che gli hanno posto fine. In questo mondo, non esiste (né deve esistere) un'autorità politica superiorem non recognoscens che distribuisce pagelle metafisiche.

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    14. Non sono un esperto di storia del nazismo, ma da quel che mi consta, ricavo, in modo telegrafico e scarsamente argomentato (sorry):
      1) Il nazismo viene generalmente (sulla stampa, non dagli storici) trattato come un fenomeno unitario, ma non lo è stato, ancor meno di quanto fosse il fascismo.
      2) Il razzismo antiebraico del nazismo (non di Hitler) non era affatto visibile agli inizi del nazismo. Nemmeno nel '32, quando Hitler fu fatto Cancelliere. Chi cita Mein Kampf dimentica che è un "mattone spaventoso di più mille pagine" (come lo definì Mussolini) che non aveva letto praticamente nessuno. Dalle mie letture sparse (dato il mattone) si evince con certezza che Hitler era un paranoico ossessivo, ma non ho trovato nessun pronunciamento che si possa leggere come una volontà di sterminio con gli occhi di allora (quelli di adesso, ovviamente, sono altra cosa).
      3) Diversi nazisti (quanti non lo so, non sono in gradi di contarli) non erano razzisti anetiebraici. Primo tra tutti Heijmar Schacht, che Hitler (ri)fece governatore della ReichsBank e ministro dell'economia, il quale antiebraico di certo non era, essendo ebreo (cosa che Wikipedia in italiano non dice, segno che c'è una pecca nella cultura storica italiana). Così come erano nazisti non-razzisti sicuramente Roepke, ma probabilmente anche Muller-Armack, il più nazista del terzetto, e Eugen, gli inventori dell'ordoliberalismo, aka "scuola di Friburgo" (quella alla quale Monti orgogliosamente si dichairava appartenere) aka Economia sociale di mercato (Erhard).
      4) A mio avviso perché si realizzasse la svolta razzista c'è voluta la "notte dei lunghi coltelli", l'eliminazione delle SA.
      Ora mi domando: non è che questo mio post possa essere sussunto sotto la categoria del "negazionismo", magari minore?

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    15. Insomma...

      http://www.mosaisk.com/auschwitz/Adolf-Hitler-about-the-Jews.php

      http://www.ess.uwe.ac.uk/genocide/statements.htm

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    16. Rileggendo i commenti, noto con dispiacere che Istwine non ha capito niente di quello che ho scritto. Pity.

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    17. Effettivamente, stentarono a credere al progetto sterminista dei nazi anzitutto gli ebrei. I dirigenti nazi ,che lo sapevano, hanno sfruttato questa incredulità, e hanno creato un percorso graduale da incredulità totale, a vari scalini di incredulità e di parziale credenza, fino all'agnizione inevitabile, di solito tardiva, che era proprio così.

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    18. Claudio,

      cosa non ho capito? Che in realtà sei contro la legge? L'ho capito. Quello che non capisco è perché lo stesso metodo non possa essere utilizzato per tutti gli argomenti. Sappiamo benissimo che da anni coloro che informano contro l'Euro, e cioè fanno revisionismo (o come lo chiamò, guarda caso, Bisin, fanno negazionismo) della propaganda eurista, sono soggetti a ogni forma di dileggio, fraintendimento e attacco più alla persona che non agli argomenti, perché sanno benissimo che gli argomenti pro Euro non reggono da qualunque parte li prendi, né politicamente (paternalismo, processo non democratico ecc) né economicamente (neanche sto qui ad elencarli).

      Lo stesso vale per i revisionisti dell'Olocausto. Mi riferisco semplicemente al metodo. Anche tutti i discorsi proEuro partono dalla solfa del mito fondativo (Spinelli, padri fondatori e cazzi vari), ma è una dimensione emotiva, che non ha niente a che fare con la storiografia, e che serve a non prendere razionalmente ogni singolo aspetto. Difatti partono sempre dal sogno, dalla visione, dalla lungimiranza ecc. Tutte parole vuote e insignificanti infatti.

      Io ti dico che non è vero che il 99% dei negazionisti (gli storici, quelli che producono libri e articoli, non i seguaci tonti e interessati) sono filonazisti e fanno propaganda, e sta a te dimostrare il contrario eventualmente. Poi, detto onestamente, è un argomento delicato e complesso della quale io conosco a grandi linee il dibattito e i protagonisti, ma non certamente sono un esperto (tutt'altro). Ritengo semplicemente assurdo che il metodo utilizzato per taluni argomenti venga dimenticato e si passi subito all'aspetto emotivo (mito fondativo) o l'attacco alla persona (tutti nazisti).

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    19. Quella del mito fondativo era una constatazione (critica), non un'esaltazione emotiva. Ciao.

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  9. La chiameranno "legge Priebke" e la giustificano sull'indignazione montata per il funerale... ma le leggi non si fanno per i defunti.

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  10. "Auschwitz non è il male assoluto, perché il male assoluto è qualifica che ha senso soltanto nell'ambito della metafisica religiosa. E' un imperdonabile crimine, che come tutti gli altri, e non pochi, imperdonabili crimini commessi nella storia, può essere comparato ad altri crimini, ma non marchia in eterno come malvagi i popoli che l'hanno compiuto, né come eletti i popoli che gli hanno posto fine". Trovo molto interessante questa riflessione di Buffagni, che "apre" agli altri stermini avvenuti nel corso della storia. Per quello che fino a oggi se ne sa, il più grande olocausto storico è stato quello dei nativi del continente americano, trenta e passa milioni di indios (secondo le stime più prudenti) fatti fuori in pochi decenni. E con metodi che, in rapporto all'epoca, possono dirsi scientifici. Quell'olocausto è stato il primo mito fondativo dell'Europa moderna, ma al rovescio. Ha scritto Voltaire che nessun cittadino europeo, per quanto povero, non ha potuto non beneficiare dell'oro e dell'argento rapinato nelle Americhe. Poi quell'olocausto (del resto, mai ufficialmente ammesso come tale) è stato rimosso, e nel 2007 per bocca di Benedetto XVI in vista in Brasile, c'è stata l'archiviazione finale: le "ombre" della colonizzazione, ha detto Ratzinger, non devono "impedire di prender atto con gratitudine dell’opera meravigliosa compiuta dalla grazia divina tra quelle popolazioni nel corso di questi secoli". Perciò nessuna giornata della memoria è stata né sarà mai istituita in Occidente per lo sterminio degli indios americani. La ragione mi pare semplice: gli indigeni sono stati sterminati e vinti una volta per tutte, e nella loro condizione di vinti e sottomessi non hanno mai avuto alcuna possibilità di scrivere la storia ufficiale. Ci stanno provando oggi gli zapatisti del Chiapas, ma chi se li fila? Mentre gli altri popoli che hanno subito stermini, hanno però avuto una chance (diciamo così) dalla storia successiva.

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    1. L'atteggiamento razionalmente corretto nei riguardi degli stermini, dal pdv storico e ideologico, sarebbe quello che comunemente si adotta per lo sterminio degli armeni ad opera dei turchi. Nessuno ne nega l'esistenza in radice (piuttosto difficile), ma ci sono, all'ingrosso, due scuole di pensiero storico: una che lo definisce un genocidio consapevolmente tentato dallo Stato turco, una che lo definisce una pulizia etnica accompagnata da massacri più o meno spontanei e caterve di morti in seguito agli stenti. Naturalmente, ognuna delle due scuole ha una coloritura ideologica. Facile immaginare a quale aderisce lo Stato turco. Per quel che mi riguarda, da quel che ne capisco mi pare verisimile che si sia trattato di un genocidio consapevolmente organizzato dalle autorità turche. Nessuno si sogna di proibire la pubblicazione delle tesi avverse, nessuno si sogna di metterne in galera gli autori.
      Il "mito fondativo" di Auschwitz, invece, oltre ad avere la funzione ideologico-politica illustrata nel post precedente, ha bisogno di un altro "mito fondativo" complementare: il mito dell'innocenza di Hiroshima (e Nagasaki, che non si ricorda mai). La versione corrente, che continua ad essere quella diffusa all'epoca dalle autorità USA, è che il lancio delle atomiche fu dettato da una stringente necessità bellica: risparmiare le centinaia di migliaia di vite americane che sarebbe costato uno sbarco in Giappone. Gli storici statunitensi hanno chiarito, da un bel pezzo, che questa versione è falsa. Il Giappone, privo di materie prime, dopo la sconfitta navale delle Midway era isolato nel suo arcipelago. Bastava un blocco navale per costringerlo alla resa. Non solo. Il Giappone stava già chiedendo la resa, anche se rifiutava la resa senza condizioni pretesa dagli Alleati: unica condizione che poneva, la permanenza sul trono dell'Imperatore, che poi gli americani si videro costretti a concedere comunque per evitare l'ingovernabilità del Giappone occupato. Conclusione: le atomiche furono lanciate per dare un segnale all'URSS, e per dimostrare che i due miliardi di dollari del progetto Manhattan non erano stati spesi invano. Segnalo en passant che Lord Bertrand Russell consigliò per iscritto il governo USA a lanciare le atomiche anche sull'URSS, finché ne aveva il monopolio. Cerchiamo dunque di evitare le indignazioni a comando e le divisioni del mondo e dei popoli in malvagi e innocenti; e soprattutto evitiamo di attribuire a una qualsiasi potenza, fosse anche l'ONU, il diritto di erigersi a giudice della storia e del mondo. Nessuno è all'altezza di questo compito, su questa terra.

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