giovedì 10 ottobre 2013

Quem vult perdere, deus amentat

Mentre gli intellettuali di sinistra scrutano l'orizzonte in attesa delle lotte sociali europee che possano finalmente rappresentate la base della nuova Europa, quella buona, un sondaggio in Francia dice che il Front National di Marine Le Pen è il primo partito. Non era difficile da prevedere, non è difficile da commentare: Keynesblog dice su questo parole di semplice buon senso, quel buon senso che pare però inattingibile agli intellettuali di sinistra di cui s'è detto. Pensando al mondo della sinistra più o meno radicale che da anni, a chi come noi pone il problema dell'uscita da euro e UE, risponde parlando d'altro, verrebbe solo da aggiungere "quando verranno a prendervi con i forconi, non venite a lamentarvi con noi". Ma poiché non vogliamo essere così truci, ci limitiamo a un classico "Dio acceca colui che vuol perdere".
(M.B.)

5 commenti:

  1. Ha ragione e personalmente lo dico da molto tempo.
    Il problema è che l'intellettuale italiano soffre di disturbi della personalità che lo rendono perfettamente inutile (con il significato che gli argentini danno a questa parola) per il lavoro collettivo necessario alla lotta politica.
    Come viene splendidamente spiegato da Michel Crozier nel libro della Trilateral Commission "The crisis of democracy",

    http://www.trilateral.org/download/doc/crisis_of_democracy.pdf

    l'intellettuale si impegna al limite delle sue forze per inserirsi in un ruolo che gli garantisca un minimo di solidità economica ma soprattutto un notevole prestigio, in una posizione che potrebbe essere definita "al di là" delle determinazioni di classe; la constatazione che a questa idealizzata immagine ottocentesca del ruolo del maitre à penser corrisponde una realtà di compromessi, dipendenze, diminuito prestigio e possibilità di reddito molto più modeste di quello che viene percepito come "giusto" porta il "philosophe" a perdere completamente l'orientamento secondo due vettori comportamentali: rinchiudersi in un intellettualismo sempre più sterile e solipsistico o viceversa mettersi senza più ritegno sul mercato per compensi che spesso e volentieri sono molto superiori al piatto di lenticchie, ma con inevitabili contraccolpi a livello di sensi di colpa e vari tipi di dissociazioni comportamentali.
    La forma peggiore è assunta da quegli imbecilli (lo dico con partecipazione e affetto) che invece di rendersi conto che la colpa è loro, della loro vigliaccheria, della loro ignavia, della loro mancanza di dignità, della loro mediocrità, vanno in giro dicendo che è il popolo quello con i "disturbi della personalità che lo rendono inadatto a una lotta da combattere insieme".
    Concorderà con me che questi ultimi costituiscono la peggiore razza di miserabili cretini che si possa mai immaginare.

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  2. Dopo aver pubblicato questo commento, mi sono accorto che l'autore non si è firmato. Raccomando a tutti di farlo.

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  3. A mio parere la questione è semplice: gli elettori di destra francesi hanno avuto Sarkozy, quelli di sinistra hanno avuto e hanno Hollande. Nessuno dei due ha fatto qualcosa di utile per l'economia francese, né si è distinto dall'altro, ma entrambi si sono accodati alla Germania e alla sua politica economica. Risultato: una delusione completa. A questo punto è naturale che la maggior parte degli elettori francesi si rivolgano alla Le Pen e alle prossime presidenziali votino FN.

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  4. A malincuore devo ammettere che è così. Non è che a sinistra non le dicano queste cose. Bellofiore sostiene che questa è crisi di sistema, che il meccanismo capitalistico che ha creato la domanda attraverso il debito, le bolle finanziarie e i fondi pensione, si è inceppato, la crisi del 2007-2008 l’ha travolto. Sempre Bellofiore sostiene che dalle crisi il capitalismo esce attraverso enormi investimenti pubblici. E non è affatto detto che questo corrisponda ad una politica di sinistra, molto più probabile in questa fase che siano i nazionalismi alla Le Pen ad avere il sopravvento.

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    1. @ Francesco,
      ho letto Bellofiore e in molte cose (la crisi sistemica del capitalismo) sono d'accordo con lui - e ancor più con la critica che ne fa Mimmo Porcaro -, ma nel caso d'un "fenomeno" di massa, per dir così, com'è quello elettorale, la domanda, purtroppo, è: chi conosce Bellofiore o Porcaro? Quali strumenti mediatici forti hanno per diffondere le loro analisi? Temo che se si presentassero alle elezioni, la loro percentuale sarebbe da prefisso telefonico. Nel caso francese della Le Pen, ovviamente, non è certo così. Gli errori, il colpevole ritardo, i tatticismi elettoralistici, l'opposizione all'uscita dall'euro che ha dimostrato e dimostra la sinistra non-Pd, sono una pietra tombale su ogni possibilità d'uscirne da sinistra. Come facciamo a recuperare il ritardo, a livello popolare intendo, prima d'essere travolti?

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