giovedì 7 novembre 2013

L'Euro potrebbe tenere

Sul sito Scenari Economici, dove già era apparso questo importante sondaggio*, sono stati pubblicati i risultati di un'interessantissima simulazione, avente ad oggetto gli effetti, sui principali indicatori economici degli Stati dell'Euro, della rottura, o del mantenimento, della moneta unica. Ciò che rende davvero intrigante questo studio è che non ci si limita a prendere in considerazione l'alternativa secca Euro sì-Euro no, ma si compie una previsione relativamente ad un terzo scenario: quello del mantenimento dell'Euro, nel quadro di un'espansione dei redditi dei paesi Core (i paesi del Centro, cioè Germania e satelliti vari). Sappiamo, o dovremmo sapere, che la crisi dell'Euro è dovuta in primo luogo agli squilibri delle partite correnti tra gli Stati membri, e l'austerità non è che un modo di correggere questi squilibri, ponendo l'intero costo dell'operazione a carico del debitore. Se la Germania facesse crescere i salari e le pensioni, prestasse meno attenzione ai vincoli di bilancio pubblico, e in generale facesse crescere il potere d'acquisto dei suoi cittadini, a parziale detrimento della competitività delle sue imprese, ciò significherebbe che anche il paese creditore per eccellenza si sta facendo carico dei costi del riequilibrio. In fondo, il meccanismo della Moneta Comune non fa che istituzionalizzare un'analoga dinamica "simmetrica" di riequilibrio.

Insomma, se la Germania compisse questa benedetta operazione, che effetto ne scaturirebbe sugli indicatori economici dei principali Stati europei? Ecco qua.

Mentre tenendosi l'Euro la disoccupazione rimarrebbe un problema per gli Stati del Sud (diminuirebbe lentamente, rimarrebbe stabile, in Italia addirittura crescerebbe), e in Germania continuerebbe a rimanere molto bassa, con la fine dell'Euro in Germania la disoccupazione raddoppierebbe; parallelamente, i dati del Sud conoscerebbero un netto miglioramento. Il "terzo scenario" di cui sopra terrebbe bassa la disoccupazione tedesca, ma non a scapito di quella del Sud.





Andiamo alla produzione industriale. Qui i possibili esiti sono molto diversi tra loro. Con Euro sì, si mantiene inalterata la gerarchia tra Germania e Sud. Con Euro no, assisteremmo ad un crollo della produzione tedesca, parallela al picco di quella del Sud; questa in pochi anni si assesterebbe sui tassi di crescita del "terzo scenario", in cui una modesta flessione della produzione tedesca permetterebbe una vistosa convergenza tra gli indici dei diversi paesi.



Passiamo al PIL, esaminando prima i livelli e poi le variazioni. Quel che è evidente è che mentre Euro sì e "terzo scenario" garantiscono una tenuta dei redditi tedeschi, Euro no prepara la strada di un loro netto declino. Invece Euro no garantisce una robusta crescita dei redditi del Sud, ma a ben guardare non molto superiore a quella prevista nel "terzo scenario". Ciò, va detto, con una significativa eccezione: quella dell'Italia, che con la fine dell'Euro godrebbe di tassi di crescita assai superiori a quelli previsti in entrambi gli altri scenari.


Arriviamo alla nostra felice ossessione, le partite correnti! Qui, come è facilmente intuibile, sono più rilevanti, per la bilancia dei pagamenti tedesca, gli effetti di un cambio di regime monetario. In altre parole, soltanto il mantenimento dell'Euro può assicurare alla Germania di conservare avanzi significativi. In entrambi gli altri scenari tali avanzi sarebbero significativamente ridotti, ma mentre nel "terzo" si assisterebbe a una certa convergenza con i partner europei, in Euro no ci sarebbe un autentico crollo della posizione tedesca, con il Sud che decolla. Particolare il comportamento della bilancia francese, che sembra quasi del tutto indifferente al tipo di regime macroeconomico di contesto.



Infine, l'infelice ossessione dei cittadini tedeschi, l'inflazione. I dati qui sono coerenti con quelli relativi al PIL e alla disoccupazione: Euro no sposterebbe la deflazione dalla Grecia alla Germania, e la caduta di PIL e la crescita della disoccupazione provocherebbero un abbassamento del livello generale dei prezzi. L'esatto contrario di quanto avverrebbe nel Sud. Sia nel caso di Euro sì invece, sia nel "terzo scenario", vediamo come i vari paesi si ritroverebbero a muoversi all'unisono, sia pure su tassi leggermente più alti nel secondo casi rispetto al primo.


 Che deduzioni possiamo fare da una simile panoplia di dati? A me sembra molto semplice. La Germania ha certo interesse nel mantenere la situazione com'è (Euro sì), ma ha un interesse ancora maggiore a evitare la fine della moneta unica. Fare politiche espansive le toglie alcune rendite di posizione, certo, ma nulla di paragonabile a ciò che succederebbe come esito del break-up. Quindi i tedeschi ci guadagnano dall'auserità, ma non possono permettersi di perdere l'Euro. Invece i paesi del Sud avrebbero sì interesse a far crollare l'Euro, ma hanno un interesse ancora maggiore a non mantenere la situazione così com'è: non possono permettersi l'austerità, prima ancora di pensare di mettere in discussione l'Euro. Il discorso è parzialmente diverso per l'Italia, per la quale i  vantaggi della fine dell'Euro sono tali e tanti da far supporre che persino il "terzo scenario" potrebbe essere visto come una non-soluzione da parte di Roma. Ciò ci permette di capire che l'Italia è, dal punto di vista economico, il vero antagonista naturale della Germania. Tuttavia, è assai probabile che non sia il punto di vista italiano a prevalere nei futuri negoziati europei (se ci saranno).

In ultima analisi, gli interessi del Sud e della Germania convergono nella realizzazione del "terzo scenario". La Germania, come qualsiasi Stato, non è certo un soggetto decisore razionale, ma è comunque dotata di una classe dirigente e politica in grado di fare qualche calcolo. L'austerità rende insostenibile la situazione del Sud, e sempre più allettante la tentazione di rimuovere il comune vincolo monetario; ma ciò, come visto, rappresenterebbe una catastrofe per gli interessi tedeschi. Meglio rinunciare a qualcosa che a tutto, e quindi concedere un po' di respiro ai partner meridionali, non facendo nemmeno un dispiacere ai propri elettori.

Così delineato il quadro, a me pare molto improbabile che nel prossimo futuro assisteremo alla fine dell'Euro. Mi pare che tutto congiuri per un accordo tra le élite europee, che salvaguardi l'Euro rendendolo appena più sostenibile.
Non credo che sia una felice prospettiva. Certo, questo significherebbe che paesi come Spagna e Italia eviterebbero la devastazione che ha avuto luogo in Grecia (ma anche in Portogallo). Le catastrofi economiche, pur essendo occasione di ribaltamenti rivoluzionari e di palingenesi, sono in primo luogo delle grandi calamità sociali, ed è una fortuna schivarle. Tuttavia, rimanere all'interno della costruzione UE significherebbe dar corso al lento degrado di tutto quanto rimane dello Stato Sociale, e presto persino di quello di Diritto. Anzi, vivremmo il consolidamento di tutte le misure anti-popolari approvarte in questi anni. Per questo, in ogni caso, non vengono meno le ragioni per superare l'Euro, e in generale il sistema di rapporti sociali in cui siamo immersi. Probabilmente però dobbiamo prepararci ad una, non facile, lotta di lunga durata. Chi punta sul rapido crollo della situazione potrebbe non avere del tutto ragione. Bisogna avere pazienza, perché è molto difficile che i nostri avversari ci regaleranno una vera occasione di rovesciarli. (C.M.)


















* Il dato più significativo del sondaggio è lo scollamento della Sinistra del resto del paese. Mentre tra elettori della Lega, del PdL, del M5S, e tra i non collocati, il consenso all'Euro non supera il 30%, nel Centro-Sinistra (visto che si va da Monti a Vendola) arriva al 90%, ed è addirittura cresciuto negli ultimi anni. Questo pezzo di opinione pubblica si sta isolando dalla maggioranza del paese; ed è ancora più sorprendente che si tratti del pezzo più "sinistro" del panorama politico, visto che il 70% degli operai vuole il ritorno alla Lira.

6 commenti:

  1. come sempre un il vs sito dovrebbe essere guardato ogni giorno; un auspicio: che qs vs articolo sia inviato al prossimo congresso del Pd, con obbligo di discussione di esso, con obbligo di verifica finale (anche con possibilità di consulto delle dispense, non sono cosi "cerbero) al fine di verificare cosa abbiano capito i delegati...poi essi stessi possono discutere di qualsiasi cosa piu' loro aggrada:), ma dopo, dopo, dopo

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    1. Ringrazio per l'apprezzamento, ma questo è l'ultimo commento anonimo che approviamo.

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  2. si possono fare calcoli, e quindi azzardare previsioni, ma se non si vuole comprendere che la germania, detto con precisione: il POTERE TEDESCO, è in guerra dalla fine degli anni settanta del secolo scorso, quando ha capito per che il capitalismo è arrivato alla sua forse definitiva crisi, non si va lontani. l'euro mette in ginocchio in europa, per conto del POTERE TEDESCO, i più temibili concorrenti della germania, italia in testa. l'italia, grazie ai neo-repubblichini, è sistemata e non cercherà, restando l'attuale politica al potere, di cambiare la situazione. la francia, dov'è il nuovo de gaulle?, si è arroccata nella sua maginot e non ha ancora capito che i panzer tedeschi sono ormai quasi a parigi. chi rovescia il tavolo, per salvare ora l'europa? di certo c'è solo che il POTERE TEDESCO, storicamente, vince le battaglie ma perde le guerre. il problema è politico e di resistenza politica. possiamo in italia unirci in un nuovo CLN e vincere le prossime elezioni? il resto sono argomenti di esperti, quanto?, statistiche, grafici et similia e cosí non si va lontano.
    franco valdes piccolo proletario di provincia

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  3. Dato per scontato che il sistema farà tutto quanto in suo potere per mantener elo status quo e questo non possiamo mai dimenticarlo (ma di fronte a una vera volontà popolare poco potrà senza una vera svolta autoritaria), posso chiedere chi ha elaborato questi studi di preciso?

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    1. Ti posso solo rimandare a

      http://www.scenarieconomici.it/

      Goofy approved.

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  4. Complimenti! Di grandissimo interesse. Il problema delle simulazioni è che si ipotizza un certo comportamento definito razionale. Ad esempio, se l'unione monetaria si spezzasse, si ipotizza che i paesi del sud svalutino per recuperare l'inflazione. Magari ancora di più. Non si può prevedere con precisione cosa accadrebbe in Germania ad esempio, se e quanto svaluterebbe il marco. SI aprirebbe uno scenario di guerre commerciali con un esito imprevedibile. Si potrebbe valutare la storia dopo Bretton Wood, dopo il 1971, quando esplose la parità col dollaro. La lira, in quegli anni, rimase abbastanza agganciata al dollaro.

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