sabato 9 novembre 2013

Su Nazismo e Revisionismo

Ripropongo un testo che risale alla metà degli anni Novanta, ed è stato pubblicato in "Ricercando la comune verità" (edizioni CRT, Pistoia 1999). Il tema mi sembra sempre attuale, visto che l'immagine del nazismo come "male assoluto" resta uno degli aspetti ideologici di fondo del nostro tempo, almeno nei paesi occidentali. All'epoca la mia riflessione su questi temi era ad uno stato iniziale, alcuni temi mi sembrano oggi meno importanti, ma penso di potermi ancora riconoscere nelle tesi di fondo di questo scritto.
(M.B.)


Precisazione (16/11/13): in questo blog discutiamo di nazismo e negazionismo. Non discutiamo né con i nazisti né con i negazionisti. Eventuali commenti dai quali emergano comprensione e sintonia per l'ideologia nazista o per le tesi negazioniste non verranno pubblicati.

 
Undici Tesi su Nazismo e Revisionismo

Tesi 1. L'essenza dell'orrore nazista non è l'ebreicidio. Essa consiste piuttosto nell'organizzazione sistematica, razionale, tecnologica, del disprezzo verso l'essere umano, della riduzione di uomini e donne a esseri inferiori.
La "deumanizzazione dell'altro" è naturalmente sempre esistita nella storia umana, dai rapporti fra le tribù primitive allo schiavismo del mondo classico al colonialismo europeo. Ciò che il nazismo vi aggiunge di nuovo è l'organizzazione burocratica e l'efficienza tecnologica tipiche di uno stato moderno; con l'effetto di rendere l'opera di asservimento e sterminio contemporaneamente più impersonale e più efficace.
L'organizzazione sistematica dello sterminio totale del popolo ebraico da parte dei nazisti è un dato di fatto accertato dalla ricerca storica. Ci opponiamo quindi alle tesi "negazioniste" che intendono appunto negare questo dato di fatto. Ma ci opponiamo anche alle tesi di chi sostiene che tale sterminio totale, progettato e in parte attuato dal nazismo, fa di quest'ultimo un evento del tutto unico nella storia umana, un assoluto di orrore imparagonabile a qualsiasi realtà precedente. Quest'ultima tesi, che chiameremo "tesi dell'orrore assoluto", sembra dominante nell'opinione pubblica occidentale. Poiché ci opponiamo ad essa, e proponiamo la revisione dell'immagine del nazismo che sembra maggioritaria, possiamo accettare per le nostre tesi la qualifica di "revisioniste".

Tesi 2. La deumanizzazione consiste nel rifiutarsi di riconoscere alcuni esseri umani come tali, riducendoli quindi allo stato di bestie, insetti, cose. Le sorte decisa per questi esseri può variare molto a seconda dei casi, dallo sterminio alla riduzione in schiavitù fino al riconoscimento di qualche garanzia, per quanto all'interno di uno status di non piena umanità. Resta comunque il fatto che la mossa fondamentale è la prima, la deumanizzazione. E' questa che rende concepibile lo sterminio.
Non si possono quindi opporre, come fossero realtà essenzialmente diverse, lo sterminio totale previsto per gli ebrei all'articolazione di sterminio parziale e riduzione in schiavitù progettati dai nazisti per le popolazioni slave dell'Est: entrambe le strategie sono infatti frutto della stessa premessa, la deumanizzazione, e sono articolate all'interno della stessa opera di organizzazione sistematica della deumanizzazione stessa.



Tesi 3. La logica dello sterminio nazista è dunque la logica della deumanizzazione portata alle sue conseguenze ultime. Il fatto che essa abbia agito con la furia più estrema proprio sugli ebrei è, noi crediamo, qualcosa di non completamente spiegabile nei termini di una razionalità attenta alle dinamiche profonde della storia. E' invece chiara la logica della deumanizzazione, nelle sue premesse e nelle sue conseguenze: è la logica che risulta dalla congiunzione di potere, sfruttamento e dominio personale.
Nelle società premoderne potere e sfruttamento sono, quasi sempre, connessi a forme di dominio personale di alcuni esseri umani su altri esseri umani. Ma il dominio personale è il contrario del riconoscimento. Se voglio dominare l'altro per sfruttarlo e usarlo come cosa, non devo riconoscerlo come essere umano né farmi riconoscere da lui come suo simile. Nelle nostre società di capitalismo avanzato dominio e sfruttamento sono invece assicurati, nelle forme funzionali alla riproduzione della società, da meccanismi impersonali e oggettivi, cui tutti sono egualmente soggetti. Non c'è ancora riconoscimento nello sguardo dell'altro, c'è però una eguaglianza astratta di tutti gli individui, tutti egualmente soggetti ad una "economia" che funziona in modo apparentemente automatico. La riproduzione della società e della sua stratificazione non ha quindi in tal caso bisogno del dominio personale e della conseguente deumanizzazione.
Ma quando l'Occidente si scontra con realtà esterne nelle quali non può imporre subito l' automatismo impersonale dello sfruttamento capitalistico, o quando, nel cuore stesso dell'Occidente, questo meccanismo entra in crisi e si blocca (per motivi il cui esame richiede un'indagine a parte), allora ridiventano necessari i meccanismi del dominio personale. La novità del nazismo (preannunciata dal colonialismo) sta nel fatto che la logica del dominio personale si sovrappone a quella razionale-burocratica dello stato moderno. L'aguzzino del lager è da una parte una versione molto degradata del signore che riduce il servo all'estremo della deumanizzazione e può quindi permettersi su di esso lo sfogo delle proprie pulsioni, e dall'altra l'ingranaggio di una macchina burocratica che tratta gli esseri umani deumanizzati come oggetti da gestire secondo le regole di una razionalità tecnica che non si interroga sugli scopi finali del proprio agire. La fusione di questi due aspetti è una caratteristica essenziale dell'orrore nazista.

Tesi 4. Una volta attivati, i meccanismi della deumanizzazione mettono in gioco dinamiche profonde dell'essere umano, che non si lasciano ridurre alla pragmaticità della ragione strumentale. Detto altrimenti, la logica che così viene attivata apre uno spazio alle componenti di irrazionalità distruttiva presenti nei singoli e nel corpo sociale.
Dal punto di vista della razionalità strumentale, della razionalità dei mezzi rispetto a scopi dati, l'antisemitismo nazista può apparire irrazionale: non sembra chiaramente deducibile dagli interessi dei ceti che sostenevano il nazismo, e risulta addirittura dannoso durante la guerra (treni usati per deportare gli ebrei invece che per trasporti utili allo sforzo bellico). Si potrebbero certo portare argomenti in sostegno dell'opinione contraria, in sostegno cioè della "funzionalità " dell'antisemitismo, della sua "razionalità " (dal punto di vista degli scopi criminali del nazismo, s'intende).
Riteniamo però necessario affrontare questo problema dal punto di vista delineato nelle tesi precedenti, per arrivare più a fondo nella comprensione. L' "irrazionalità " dell'antisemitismo ci sembra perfettamente compatibile con la logica di un sistema basato sulla deumanizzazione. La mossa fondamentale è sempre la riduzione di alcuni esseri umani a cose. Una volta operata questa mossa, è del tutto logico che su alcuni di questi esseri deumanizzati possano scaricarsi le pulsioni distruttive di coloro alla cui mercé essi sono stati posti. L' "irrazionale distruttivo" esiste, è un dato di fatto dell'essere umano storicamente dato. Che poi esso operi con maggior ferocia contro alcune particolari categorie di esseri umani deumanizzati, mentre su altre si eserciti piuttosto la razionalità criminale di uno schiavismo attento a non distruggere utili strumenti di lavoro, questi ci sembrano eventi nei quali giocano componenti ineliminabili di casualità e accidentalità storiche. L'antisemitismo nazista presenta insomma larghi spazi di irrazionalità, ma si tratta di spazi previsti e richiesti dalla logica soggiacente, la logica della deumanizzazione. Non vogliamo naturalmente affermare che questa irrazionalità dell'antisemitismo nazista non possa essere analizzata e compresa, con strumenti teorici certo differenti da quelli posti in azione in queste tesi. Vogliamo semplicemente sostenere che è necessario distinguere i livelli di spiegazione, e che il livello che ci appare fondamentale è quello della deumanizzazione.

Tesi 5. La "deumanizzazione dell'altro" è ben presente nella storia dell'Occidente, come si vede nelle vicende dell'espansione coloniale. L'atteggiamento nazista nei confronti dell'ebreo e dello slavo ripete la deumanizzazione colonialistica operata nei confronti del negro e del pellerossa.
La "soluzione finale" del problema ebraico ripete la soluzione che al problema rappresentato dai popoli nativi hanno dato, in molto casi, gli USA: interi popoli, con le loro particolari lingue e culture, sono stati spazzati via. L'atteggiamento nazista nei confronti degli slavi non sembra molto dissimile da quello degli schiavisti degli stati del Sud nei confronti dei neri. Da questo punto di vista, il nazismo appare come l'applicazione dei metodi coloniali, al grado massimo di violenza, nel cuore stesso dell'Europa. La violenza che si rovescia sui civili ed increduli popoli europei, ebrei in primo luogo, dal 39 al 45, non viene dunque da una cieca esplosione di irrazionalità. E' il "ritorno del rimosso", è il frutto avvelenato cresciuto dall'inciviltà, dalla violenza, dalla disumanità che la (relativamente) civile, pacifica, umana Europa rovesciò sul resto del mondo lungo tutta la fase storica dell'espansione coloniale.

Tesi 6. Il rifiuto della "tesi dell'orrore assoluto" è facilmente accusato di scarso rispetto per le sofferenze del popolo ebraico. Ma a sua volta la "tesi dell'orrore assoluto", la tesi dell'unicità dell'ebreicidio e della sua non comparabilità con altri crimini, implica la banalizzazione di tutti gli altri orrori della storia, compresi gli altri crimini nazisti.
L' "uomo della strada" sa che i nazisti hanno ucciso 6.000.000 di ebrei, è un dato entrato nella coscienza comune. Nessuno sa quanti prigionieri russi, quanti omosessuali o quanti zingari siano morti nei lager nazisti. Non certo perché queste cifre non siano note, o perché qualcuno le tenga nascoste, semplicemente si tratta di dati che non entrano nel senso comune: essi appaiono poco importanti, secondari, visto che la morte di omosessuali, zingari e prigionieri russi è contemporanea e parallela all'orrore assoluto rappresentato dall'ebreicidio. Allo stesso modo lo sterminio degli armeni da parte dei turchi è ridotto a episodio minore (cfr. D.Losurdo "Il Revisionismo Storico" ed. Laterza).

Tesi 7. La "tesi dell'orrore assoluto" subordina l'importanza e il significato di un omicidio o di un massacro all'esistenza di un piano per lo sterminio totale del popolo cui le vittime appartengono. Ma si ha allora la seguente conseguenza paradossale: se il nazismo avesse compiuto tutti i crimini che ha compiuto, se avesse massacrato esattamente le stesse persone, compresi gli stessi 6.000.000 di ebrei, ma non ci fosse stato il piano di sterminio totale del popolo ebraico, allora tutti questi crimini sarebbero meno gravi e il nostro giudizio sul nazismo dovrebbe cambiare radicalmente.

Tesi 8. L'organizzazione sistematica e razionale del disprezzo verso l'essere umano, la pianificazione dell'omicidio con tutti i mezzi della razionalità e della tecnologia moderne: queste ci sembrano le caratteristiche più significative del nazismo. E tale giudizio deriva proprio dal fatto che il nazismo, da questo punto di vista, non è un unicum, ma sembra al contrario aver preannunciato la nostra realtà, il mondo in cui viviamo.
E' importante capire l'orrore nazista perché esso si ripete giorno per giorno nel nostro mondo. L'organizzazione sistematica, tecnologico-burocratica, del disprezzo verso l'essere umano è quanto vediamo all'opera in tutto il mondo a partire dalla II guerra mondiale. In questo senso, se i nazisti hanno perso la guerra, il nazismo la guerra in realtà l'ha vinta. La tesi dell'unicità dell'ebreicidio, della sua incomparabilità con qualsiasi altro evento, serve a nascondere questa verità, a non vedere cosa hanno in comune il tecnico tedesco che progetta le camere a gas e l'ingegnere europeo che fabbrica mine antiuomo, o l'esperto della CIA che consiglia le torture più efficaci ai militari cileni o argentini.

Tesi 9. Questa "vittoria del nazismo" (da intendersi nel senso delineato nelle tesi precedenti), comincia a guerra non ancora finita. Molte possono essere le ipotesi sui motivi che hanno spinto gli USA al bombardamento atomico su Hiroshima e Nagasaki. Appaiono però secondarie le motivazioni puramente militari nei confronti di un avversario ormai prostrato, circondato, privo di risorse. Sembrano preponderanti le motivazioni politiche: esibizione del proprio status di potenza atomica, ammonizione all'URSS in vista dell'incipiente conflitto "freddo". In ogni caso, la vita di centinaia di migliaia di civili appare una variabile dipendente, una quantità da inserire, assieme a molte altre, nei calcoli strategici necessari alla lotta per la supremazia.

Tesi 10. Caratteri simili presenta la grande tragedia della collettivizzazione delle campagne nell'URSS. Anche qui, masse sterminate di esseri umani sono ridotte a variabili dipendenti, le loro vite vengono subordinate alle esigenze della "costruzione del socialismo" e alle lotte interne del gruppo dirigente.
Come nel caso del nazismo, sono forti le analogie con il modello del colonialismo europeo: l'entroterra russo è visto come "colonia interna", come la campagna sottosviluppata che la città industriale ha il diritto/dovere di sfruttare. Il "compito storico del proletariato sovietico" appare come una estrema e paradossale versione del "fardello dell'uomo bianco" (cfr. D.Losurdo "Il Revisionismo Storico", ed. Laterza). In quest'ottica, il lager non è una risposta al gulag (come invece sostiene Nolte): appaiono entrambi prodotti esasperati della logica che ha presieduto all'intera fase storica dell'espansione coloniale europea, con l'asservimento e lo sterminio dei popoli "meno evoluti".

Tesi 11. Panama, metà degli anni '80. Un corpo di spedizione statunitense invade la capitale per catturare il dittatore Noriega, accusato di complicità nel traffico internazionale di stupefacenti. Per vincere la resistenza di Noriega viene bombardato il quartiere in cui è situato il suo fortilizio. Migliaia di persone, colpevoli di abitare a casa propria, trovano la morte sotto le bombe USA e vengono seppellite in fretta. Mi pare che a tutt'oggi non si conosca il numero esatto delle vittime. Azzardo un'ipotesi, per la quale non posso portare nessuna prova ma che ritengo vicina al vero: una cosa del genere non può essere stata lasciata al caso, dopo l'esperienza del Vietnam i comandi USA stanno bene attenti alla propria opinione pubblica.
Ci deve essere stato un minimo di pianificazione, qualcuno avrà preparato un documentato dossier dedicato a indagare i modi migliori per addomesticare un po' i media e a capire quanti civili panamensi potevano essere uccisi prima che TV e stampa montassero un caso e creassero qualche problema. Mi immagino una qualche riunione in cui, fra gli altri aspetti dell'impresa, sia stato preso in esame anche questo per concludere, dopo l'esame dei dossiers e breve scambio di opinioni, che "5000 civili morti ce li possiamo permettere". E' solo una fantasia, lo ammetto. Sono certo che è successo qualcosa di simile.
Ciò che si vuole sostenere in queste tesi è semplicemente una concezione del nazismo in cui la scena che ho descritto, e quella di un gruppo di gerarchi nazisti impegnati a discutere sul modo più rapido ed efficiente di sterminare gli ebrei (e gli altri), appaiano per quello che sono: manifestazioni, diverse solo in superficie, dello stesso orrore.

Marino Badiale
Dicembre 96 - Gennaio 97




3 commenti:

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  2. Ottimo articolo, equilibrato e intelligente. Mi complimento con l'autore

    Luigi

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  3. Le 11 tesi sono banali... ma questo è un complimento, un vero complimento! Banalmente, le condivido in pieno.
    E' un vero peccato che si debbano spendere tante energie per combattere quelli che "il nazismo è stato l'orrore assoluto" e quelli che "le camere a gas sono un'invenzione".

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