sabato 14 dicembre 2013

Il debito è sostenibile e l'Italia non svaluterà

Interessante l'articolo del Sole24Ore nel quale si illustra la situazione patrimoniale del nostro paese. Non si tratta di novità assolute, soprattutto per i nostri lettori, ma è sempre opportuno ricordarle: il patrimonio delle famiglie, al netto delle passività, è tra i più ingenti nell'ambito delle nazioni industrializzate; il debito dello Stato è grande in assoluto, ma mostra una dinamica assolutamente stabile e non preoccupante. Non vi sono dunque le basi per dubitare del merito di credito dell'Italia, e dunque non vi è il rischio che vengano meno i capitali necessari a rifinanziare la spesa delle pubbliche amministrazioni.
Questo fatto può essere accompagnata ad una considerazione su cui insiste da tempo l'economista Gennaro Zezza (vedi qui e qui), e cioè che la posizione favorevole delle imprese italiane sui mercati internazionali non ci consente di poter affermare, con assoluta certezza, che un'eventuale "nuova lira" si deprezzerebbe rispetto alla valuta di riferimento internazionale, il dollaro. Anzi: dato che la fine dell'euro preluderebbe all'avvio di un "nuovo marco", che certo si rivaluterebbe rispetto al dollaro, il vantaggio competitivo che deriverebbe da questa situazione potrebbe persino portare a un successivo apprezzamento della "nuova lira".
Tutto quanto su esposto non desta eccessive sorprese, solo che non ci si faccia ingannare dalla propaganda-PUDE, la quale ripete ossessivamente che in Italia "non abbiamo fatto le riforme". Le riforme le abbiamo fatte, da Dini a Fornero, da Treu a Maroni, da Tremonti a Padoa Schippa e Saccomanni. L'Italia ha adottato una politica di compressione della domanda interna fin da metà degli anni '90. Gli effetti si vedono nella vita di tutti i giorni: i salari sono fermi da tempo, e la qualità dei servizi pubblici è in diminuzione costante a causa dei risparmi imposti dal Patto di Stabilità (che, lo ricordiamo, vige dal '97).
L'Italia non è solo un gigante economico, dunque: ma è un gigante risparmiatore, deflazionista, mercantilista. Infatti i cittadini sono allo stremo. Ma a sentire i telegiornali non abbiamo dato ancora abbastanza sangue al mostro della competitività. (C.M.)

19 commenti:

  1. Il ragionamento che porta Zezza ad affermare che l'entità della svalutazione della lira potrebbe essere modesta, sconta due ipotesi:

    - che la domanda interna e, dunque le importazioni, rimangano al livello attuale (depresso);

    - che le fluttuazioni valutarie rispondano ai soli flussi commerciali, e non anche e soprattutto ai movimenti dei capitali.

    Ma vi rendete conto ?

    Un cordiale saluto.
    http://marionetteallariscossa.blogspot.it/

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    1. Che l'analisi di Zezza è approssimativa

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    2. Solo per le due ipotesi che sconterebbe? Non credo proprio. Ad ogni modo, secondo te perché la lira dovrebbe svalutare?

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    3. Svalutare rispetto al dollaro, ovviamente...

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    4. Zezza parte dall'osservazione che la bilancia commerciale extra-UE è in positivo, per affermare che la lira potrebbe anche non dovere svalutare sul dollaro.

      La mia osservazione è invece che sul cambio agiscono ben altre variabili che Zezza non prende in considerazione, quali (ma non solo) il livello della domanda interna e dunque delle importazioni (se non ci si prefiggesse aumentare la domanda, che ce ne faremmo della sovranità monetaria) e soprattutto i prevedibili disinvestimenti dagli asset denominati in lire.

      Quanto alle previsioni, le lascio volentieri agli esperti che si sentono di padroneggiare l'economia come fosse una scienza esatta.

      Un saluto.

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    5. Guarda che Zezza non fa chissà quali previsioni: dice che, nell'IMMEDIATO, nn ci sono i presupposti perché la lira svaluti contro il dollaro. Punto. E il tuo commento lo conferma. Che la domanda interna continui a rimanere compressa o si espagna è una variabile esterna a quello che stiamo dicendo: dipenderà dall'indirizzo dei futuri governi, per esempio.

      Solo un punto: non si capisce perché il "disinvestimento degl asset in lire" dovrebbe avere luogo. Potrebbe avvenire se gli investitori volessero schivare il deprezzamento dei propri asset. Ma se la lira non svaluta...

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  3. Spero proprio di no ...

    Eccheccazzo, io non aspetto altro che di scompisciarmi ben bene a vedere la buba che compra lire ventre a terra ...

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    1. Ecco, questa eventualità si riconduce alla possibile rivalutazione della nuova lira!

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  4. L'articolo del Sole 24 ore spiega una cosa molto semplice: il debito complessivo italiano, rispetto al PIL, è molto basso. In effetti lo si sapeva da tempo. Cosa vuol dire? Semplicemente che i pratrimoni privati, in tutti questi anni, sono stati preservati. E che la crisi la scontano quelli che di patrimonio privato ne hanno pochissimo o non ne hanno per nulla. Basta vedere l'Irpef, al 90% versata da lavoro dipendente. Allora, indipendentemente dalla uscita o dalla permanenza nell'euro, sembra indispensabile riequilibrare, parlando in termini keynesiani. Lotta all'evasione, patrimoniale.

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  5. Mmmh....qualcosa non mi torna.
    Come mai allora dall'entrata nell'euro abbiamo perso quasi il 20% di reddito procapite?

    In pratica l'economia stalla ma la ricchezza cumulata è ancora tutta lì?

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    1. Credo che sia così. D'altra parte, chi ha accumulato ricchezza in questo momento non l'investe nell'economia "reale" ma in finanza. E' stato calcolato che il patrimonio degli italiani sia circa (se ricordo bene) 9.000 miliardi di euro (case, titoli, liquidità,...) contro un debito pubblico di circa 2.000 miliardi. Non si investe in prodotti perché il mercato è scarso e perché l'inflazione relativa accumulata rispetto alla Germania è stata calcolata attorno al 18%. E' come se i prodotti tedeschi siano scontati del 18%. Se si considera che il credito in Germania ha tassi molto più bassi che in Italia, ecco che molte cose si spiegano. Cioé, la ricchezza patrimoniale non è in contraddizione con la crisi industriale. Anzi, spiega la crescita dell'investimento finanziario.

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    2. Ma titoli e liquidità non sono ricchezza vera, è ricchezza solo se il sistema la riconosce....quindi si torna la punto di partenza... stan cercando di erodere piano piano la ricchezza dei deboli.
      Stanno cercando di consolidare le posizioni acquisite, di rendere sterili le dinamiche sociali....
      Ma chi ci salva???!

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    3. Io propongo la patrimoniale. Titoli e liquidità possono non essere ricchezza vera ma possono anche esserlo. Se ci compri una villa o una azienda, cosa che è possibile, diventa ricchezza vera. Credo che ci troviamo in quella che Keynes chiamava trappola della liquidità. Per rimetterla in circolazione quella ricchezza, visto che chi la detiene non lo fa, non c'è altro modo che fare una buona patrimoniale. Se togliamo le case dove abitiamo dal computo (su cui la patrimoniale c'è già), prova a pensare anche solo uno 0,5% quanti miliardi fa. L'Italia è un paese in cui i ricchi ci sono, eccome! Solo che quella ricchezza se la tengono segregata e le tasse non le pagano.

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    4. più che una patrimoniale che proprio attraverso il moltiplicatore keynesiano causerebbe un crollo del PIL spaventoso sarebbe meglio STAMPARLA quella liquidità, una volta assodato che è proprio il liquido quel che manca.

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    5. Non vorrei essere pignolo, ma la teoria di Keynes parla di trappola della liquidità nel senso che il risparmio non è reinvestito. E se non rientra nel circuito, il prelievo forzoso (Keynes parla di tasse progressive) non può che fare bene al PIL, non farlo crollare. Certo, anche stampare moneta se è necessario. A parte che oggi non ci è consentito (perché l'euro non è la nostra moneta), stampare denaro ha un effetto analogo alla patrimoniale, solo che il peso è distribuito e non concentrato tra coloro che la liquidità la detengono e non la rimettono nel circuito. In altre parole, se quella ricchezza è liquida e non è nel circuito dell'economia reale, prelevarne una parte e rimetterla nel circuito (investimenti pubblici) non può che fare bene.

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    6. Se tassi il grande patrimonio finanziario per alimentare l'investimento produttivo, il PIL non cala ...

      Se togli qualcosa alle pensioni d'oro e d'argento per darlo a chi ha le pensione di legno o neanche quelle, il PIL non cala ...

      E' "solo" un problema di volontà politica ...

      Chi ti dice che la soluzione di tutti i problemi si ottiene con l'uscita dall'euro (facile, facile come un "like" su internet) ti avvicina alla soluzione o ti distoglie (anche in buona fede) dal problema ?

      Un cordiale saluto.
      http://marionetteallariscossa.blogspot.it/2013/10/politica-industriale-e-dei-redditi-una.html

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    7. """"Se tassi il grande patrimonio finanziario......""""

      Scusa, ma come intenderesti far funzionare l'economia di mercato?
      O usi il capitale o non lo usi. Se lo usi credi che basterebbe aggiungere una tassa? e pensi che chi detiene il capitale dirà: "Ma sì, mi tolgo un po' di guadagno perché è cosa buona e giusta!"......
      Oppure farà rientrare quel denaro in altro modo?
      Pensi che basterebbe "una volontà politica" per ottenere ciò che è giusto solo perché sarebbe giusto?
      Permettimi di avere qualche dubbio.
      E se il capitale non lo usi, non intendo nemmeno stare li a parlarne.

      L'economia non funziona in base a virtù e concetti etici, l'economia funziona in base alla determinazione di chi la vuole far funzionare.
      Per come stanno le cose e fino a prova contraria l'economia la fan funzionare quelli meno virtuosi, e non bastano i giusti concetti, la morale e l'etica a convincerli, e manco una volontà politica.

      Quindi ragionare con l'ottica del capitale è il minimo indispensabile se si vuole essere determinanti, sennò è solo un esercizio intellettuale.
      Ma ragionare con l'ottica del capitale non vuol dire cercare di umanizzarlo tramite osmosi, ma vuol dire costringerlo a fare i conti, l'aritmetica di base: noi adesso non lavoriamo e non produciamo la ricchezza di cui ti cibi fino a quando non riconosci che siamo fondamentali.
      E' un'implicita ammissione di partecipazione alla costruzione del capitale, certo, e fino a quando la sinistra, (non il pd, intendo la sinistra che si occupa della base della società) non avrà fatto questa maturazione sarà destinata a essere considerata evanescente.

      Quello che mi lascia basito è la totale mancanza di concetti, di proposte quali; Sciopero generale a oltranza in concerto con le confederazioni artigiane.
      Questo è il vero dramma.


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