martedì 4 febbraio 2014

Antifascismo onirico

Abbiamo già detto degli scontri parlamentari sul decreto governativo Bankitalia. Ribadisco l'apprezzamento per il comportamento del M5S, che si sta conquistando sul campo il titolo di unica opposizione allo sfascio e alla vergogna del ceto politico e dirigente italiano. Ma vogliamo qui tornare su un episodio particolare, quello dei deputati PD e SEL che cantano “Bella ciao” per difendere il diritto delle banche italiane a ricevere soldi dallo Stato. È ovvia e naturale la domanda “ma come è possibile?”
È possibile, evidentemente, perché gli elettori di PD e SEL ritengono normale e sensata una cosa del genere. E questo come è possibile? A questa domanda c'è una risposta generale, e verte sull'abbassamento del livello intellettuale del nostro paese, o forse dell'intero Occidente. Ma c'è una risposta più specifica, che mette in causa la nozione di antifascismo. Di questo si è accorto anche un osservatore acuto come Stefano Azzarà. Quanto dirò qui in breve l'ho sviluppato assieme al compianto Massimo Bontempelli in uno scritto di qualche tempo fa, al quale rimando per approfondimenti. Il punto della questione è molto semplice: l'antifascismo come posizione politica ha senso se esiste un fascismo da contrastare. Ma il fascismo è stato sconfitto nel '45, e da allora in sostanza non esiste come forza politica rilevante. La sinistra ha però trovato utile agitare il fantasma del fascismo come strumento per screditare i propri avversari. Che venga usato adesso per attaccare il M5S non è dunque un'assurdità ma lo sviluppo di quanto fatto da decenni.  Naturalmente, per usare l'antifascismo in questo modo è stato necessario fare della parola “fascismo” un contenitore vuoto, da riempire volta per volta con i contenuti più convenienti, cioè appunto con l'avversario politico di turno. Questa dinamica si è giustapposta negli ultimi decenni alla involuzione della sinistra che si è fatta strumento dell'attuale capitalismo regressivo e de-emancipatorio. Il risultato è quello che si vede: un ripugnante ceto politico che mentre dà il suo attivo contributo alla distruzione del nostro paese e alla cancellazione di diritti e redditi dei ceti subalterni,  si inventa un fascismo immaginario per poter vivere oniricamente la propria azione politica come “antifascista”.
Non credo che ci sia possibilità di "recuperare" l'antifascismo, se non sul piano dell'ispirazione ideale. Sul piano politico, pensare oggi in termini di fascismo/antifascismo significa abbandonare la realtà ed entrare in una dimensione onirica nella quale la sconfitta della razionalità è certa, e non c'è difesa contro le affabulazioni insieme deliranti e ciniche di Vendola, compagne e compagni.
(M.B.)


Addendum 6-2: un articolo di Diego Fusaro, che dice cose molto simili




2 commenti:

  1. Credo che una delle migliori descrizioni del fascismo sia data da Hobsbawm nel Secolo Breve. Fascismo e Nazismo sono stati fenomeni complessi. Dice Hobsbawm (che pure era ebreo) che non sono riconducibili semplicemente al nazionalismo perché in altri paesi c'è stato nazionalismo senza fascismo (vedi De Gaulle, per esempio, o anche Churchill). Detto questo, per dare una risposta sensata, occorre riconoscere i caratteri essenziali del fascismo. Certo è che le strane coincidenze di oggi, con la crisi economica, i mercati globalizzati transnazionali (demo-plutocrazie?), le retoriche, portano a pensare, forse superficialmente, che ci siano dinamiche simili. Marco Revelli ha scritto un celebre libro: Le due destre. Una nazional populista (all'epoca era rappresentata da Berlusconi e dalla Lega), l'altra liberal-tecnocratica (il centro-sinistra). I temi sono sempre quelli, anche se adesso la composizione politica è variabile.

    RispondiElimina