sabato 15 febbraio 2014

L'errore di Renzi

Riprendiamo un articolo di Franco Lucenti, dal sito Senza Soste, che ci sembra largamente condivisibile.
(M.B.)



L'adrenalina del potere. È solo con questa motivazione che può essere spiegata la decisione di Matteo Renzi di abbattere con una spallata Enrico Letta e marciare verso Palazzo Chigi. È l'adrenalina, simile a quella che ti sale quando ottieni tanti successi consecutivi e quindi ti senti invincibile, che in politica deriva dalla possibilità di mettere le mani sullo scettro del potere, di sedere nel posto di comando. A questa tentazione è difficile resistere, ma Renzi pareva avere in testa un piano preciso e graduale che lo avrebbe portato prima o poi a governare il paese con un regolare mandato degli italiani. Pareva. Perché invece non ha resistito, e si è subito avventato con voracità famelica sul trono del suo collega di partito Letta, compiendo, con una mossa sola, una incredibile serie di errori.
Vecchia politica
 Il primo (lampante) errore è quello di rispolverare un classico della vecchia politica sia della Prima che della Seconda Repubblica: il subentro a legislatura in corso. Proprio lui che ha costruito tutta la sua immagine e il suo successo sul concetto di "rottamazione" (anche perché, o usava quello o non aveva speranze, visto che le sue idee sono sempre state "praline del nulla" per dirla alla Crozza), arriva al potere con un blitz analogo a quelli con i quali la Dc per decenni ha cambiato governi a seconda delle guerre interne tra le varie correnti. Oppure (peggio) come quello che portò al governo D'Alema nel 1998 facendo fuori Prodi. Sembra la pena del contrappasso, perché come tutti ricorderanno, l'uomo simbolo della rottamazione di Renzi, il "rottamato" per eccellenza, è sempre stato proprio Massimo D'Alema. Oggi Renzi arriva al potere con un tradimento fratricida che richiama alla mente proprio il comportamento di D'Alema. Uno sbaglio madornale quindi, perché gli fa perdere improvvisamente quello che era il suo principale punto di forza: essere il "nuovo" che va in discontinuità con i vecchi schemi della politica.
Monti, Letta, Renzi
 Il secondo errore è quello di decidere di diventare il terzo premier consecutivo dopo Monti e Letta a salire a Palazzo Chigi senza un chiaro mandato degli italiani. Una scelta in antitesi col suo personaggio "pop" che dice di avere la sua legittimazione perché votato dagli elettori. In questo modo diventa uno dei tanti, un Letta, un D'Alema, un funzionario di partito grigio e noioso. Probabilmente proverà ad autolegittimarsi attraverso l'investitura delle primarie di dicembre, ma sa bene che sarebbe solo una difficilissima arrampicata sugli specchi. I voti (a 2 euro l'uno) delle primarie del Pd infatti non sono ovviamente i voti di tutti gli italiani, e lui tra l'altro ha sempre puntato proprio sul superamento degli elettorati classici, dicendo che voleva andare a prendere i consensi anche tra chi ha sempre votato a destra. Ora invece non solo non li prende, ma lancia addirittura al paese il messaggio che per andare al governo basta vincere la corsa interna a un partito (per 50 anni in Italia è stato così con la Dc), con buona pace del resto degli elettori. Un partito, il Pd, la cui base tra l'altro ha dimostrato ancora una volta uno stato mentale di assoluta confusione, votando prima Bersani e gridando a Renzi quasi come il male assoluto, per eleggere poi in massa (dopo appena un anno) proprio Renzi. Della serie: "checcefrega" dei programmi, andiamo a tentativi.
"Mai più larghe intese"
 La coerenza in politica è fondamentale, ti presenta sempre il conto. Renzi ha vinto le primarie di dicembre al grido di "mai più larghe intese". Era lo slogan principale, quello che lo fotografava come l'uomo del superamento degli inciuci e dei compromessi. Oggi, ad appena due mesi da quel proclama ripetuto in continuazione, un governo di larghe intese si appresta ad andare a presiederlo. E anche qui ritorna uno schema classico della vecchia politica, quello delle promesse che durano poco e poi vengono disattese dai fatti. Quello degli slogan vuoti che poi non hanno mai un seguito. Quello che un giorno puoi dire #enricostaisereno (il famoso hashtag su Twitter con cui tranquillizzava Letta) e il giorno dopo farlo fuori senza pietà.
Carta "bruciata"
 Un altro errore è quello legato al futuro che poteva avere davanti, anche per la sua giovane età. Avrebbe potuto con molta calma far lavorare il governo Letta oppure, se proprio venivano a mancare i presupposti, farlo cadere ma chiedere di andare subito alle elezioni, dove avrebbe probabilmente vinto dicendo che lui è sempre stato contrario alle larghe intese. E dove avrebbe trovato sia un Movimento 5 Stelle in crescita ma probabilmente non ancora abbastanza forte da poter vincere, sia una destra ancora frastornata dalla decadenza di Berlusconi e dalla frattura Forza Italia-Nuovo Centrodestra. In questo modo invece, se veramente andrà (come dice) fino al 2018, corre il fortissimo rischio di preparare il campo ad una successiva vittoria avversaria (con i 5 Stelle mina vagante che probabilmente riusciranno a limare alcuni dei loro attuali difetti), come accadde nella legislatura 1996-2001, quando il centrosinistra dei Prodi-D'Alema-Amato fu lo spot migliore per la vittoria di Berlusconi. Se questo avvenisse, Renzi si troverebbe ad assistere al film della propria gioventù (politica) bruciata. Si ridurrebbe ad essere l'ennesima "carta persa" del centrosinistra italiano, che dalla Seconda Repubblica in poi, non ha mai azzeccato un leader, visto che hanno sempre perso tutti e l'unico che ha vinto due volte (Prodi) è durato in entrambi i casi meno di metà legislatura.
Re Giorgio
 Tornando all'argomento elezioni mancate, c'è da chiedersi perché Renzi non le ha chieste. E la risposta è semplice, perché Napolitano non voleva. Lo ha detto chiaramente pochi giorni fa Re Giorgio, con tono anche molto infastidito: "Elezioni? Non diciamo sciocchezze!". Un diktat passato quasi sotto silenzio, ma molto grave in un paese democratico. Un Presidente della Repubblica che, come un sovrano assoluto, decide autoritariamente che dell'ipotesi elezioni non si può neanche discutere, perché lui ha deciso che non si fanno nonostante la crisi di governo. Renzi, di fronte a questa imposizione, ha deciso di abbassare la testa, legittimando praticamente il potere assolutista del quasi novantenne "padre della patria" Napolitano. E soprattutto lanciando un messaggio con cui (stonando con la sua immagine artificiale di uomo coraggioso e spavaldo) si dimostra debole e incapace di imporsi su una carica non elettiva come quella del Capo dello Stato. Questa mancanza di coraggio è un altro errore strategico.
 In definitiva, Renzi ha fatto una scelta abbastanza incredibile, se messa a confronto con la sua strategia comunicativa di uomo che cerca una carriera politica basata sull'avanzamento a furor di popolo. Un autogol maldestro e dilettantesco, una mossa da principiante, o per dirla con le parole di Prodi di cinque giorni fa, un suicidio politico. Se così sarà, noi (che di Renzi abbiamo sempre denunciato le idee pericolose) ovviamente esulteremo.




Addendum: sullo stesso tema segnalo un altro interessante articolo, di Leonardo Mazzei.

16 commenti:

  1. Speriamo veramente che sia un errore non tattico ma bensì strategico, in quest'ultimo caso si avrebbero maggiori margini di manovra per noi e minori per i soliti noti.

    Quella di Renzi è la risponda alla domanda: "Muoia Sansone con tutti i filistei?" Purtroppo la risposta sembra essere positiva.

    Riccardo.

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  2. "dilettantesco", "principiante"......Ma davvero? Siete così sicuri? Io ci andrei cauto

    L'accelerazione su Renzi è sostenuta da poteri forti continentali e anglossassoni - e quanto detto in questo articolo è incompatibile (o ignora) lo scenario disegnato da Claudio Martini nel post precedente

    l'unico rischio per Renzi sta nell'instabilità dei fattori esterni, ovvero nelle possibili turbolenze politico-istituzionali nelle UE, a seguito delle elezioni, o in un possibile peggioramento delle condizioni economiche e finanziarie europee e mondiali (oppure in una combinazione delle due cose)

    fatta astrazione da questo aspetto (comunque decisivo), siamo nelle condizioni migliori per una "terapia shock" - chi potrebbe opporsi (le istituzioni rappresentative e i sindacati) non è mai stato così debole, e inoltre il sostegno più o meno sottobanco di Berlusconi offre garanzie che nessuno prima ha avuto

    Insomma, all'interno non vedo nessuno che sia in grado di ostacolarlo, e se un compromesso è possibile all'esterno (vedi ieri l'intervista di Prodi) Renzi ne sarebbe il perfetto terminale nazionale

    e anche nel caso di problemi che vengono da fuori, fino a immaginare la crisi dell'euro, Renzi non sarebbe piazzato così male come gestore di una "uscita da destra", visto il sostegno della finanza americana e inglese

    ecco, diciamo che condividerei solo l'esultanza nel caso che le cose gli andassero male

    saluti
    urs

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    1. In realtà non credo che le analisi due due articoli (questo e il mio) siano così incompatibili. Si muovono su piani diversi: io indagavo le motivazioni che portano gran parte dell'establishment italiano a installare Renzi a Palazzo Chigi; Lucenti esamina la convenienza politica e mediatica di Renzi ad accettare di essere installato. Non è contraddittorio pensare che Renzi abbia commesso un errore ad accettare di rendersi ingranaggio di certe trame.

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    2. esiste qualche sostanza politica chiamata "Renzi" o "carriera di Renzi" a prescindere da quelle che tu chiami "certe trame"?

      a me sembra che la risposta che lui stesso si sia dato è "no", e la trovo estremamente sensata - per questo ci andrei cauto con le accuse di dilettantismo.

      é uno che sa fare il suo interesse, e ha capito che, nella situazione che si è creata, qualsiasi alternativa gli sarebbe risultata meno vantaggiosa, tutto qui

      comunque, avevo iniziato io col proporre un'astrazione quantomeno artificiosa, quindi...

      un saluto cordiale
      urs

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  3. Possiamo spiegare tutti i danni conseguenti al colpo di mano di Renzi con la spiegazione dell'adrenalina?
    Io non credo.
    In questa fretta che pare porti solo un enorme danno al Golden boy fiorentino c'è qualcosa di periferico, qualcosa che sfugge alla vista diretta e che ha l'esigenza di essere espletata quanto prima.
    Per capirlo bisognerebbe avere sott'occhio l'immagine complessiva (parola che deriva da complesso e che ha doppia valenza).

    Non contate su di me :-)

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  4. L'errore di Renzi è essere Renzi.

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  5. Caro Badiale,
    probabilmente Renzi ha sbagliato, e sicuramente rischia il tutto per tutto, su questo concordo con te.
    Tuttavia, non posso non dissentire sulle motivazioni che gli ascrivi. Il modo e la velocità con cui si sono dipanati gli avvenimenti, l'articolo del Corriere che ha lanciato le indiscrezioni di Friedman, tutto questo sa di un piano congegnato altrove e di cui Renzi rappresenta soltanto un interprete principale, ma non sicuramente il regista.
    La cosa appare grossa per i poteri che richiama (oltre il corriere, De benedetti e il suo gruppo editoriale, e nientemeno che lo stesso Prodi), ed anche per la grande segretezza con cui si svolge, e secondo un canovaccio non immediatamente decifrabile.
    Il tipo di errori che tu gli ascrivi non fanno che rafforzare il fatto che egli abbia scelto ben poco riguardo alla dinamica dei fatti, tranne ovviamente per la scelta stessa di aderire in modo, io sostengo, alquanto passivo.
    La cosa mi sembra coinvolgere lo stesso Napolitano che apparentemente è stato ridimensionato da quanto è successo, e forse il suo ruolo di protagonista politico assoluto subirà colpi decisivi.

    Naturalmente, il fatto che poteri così importanti si siano mossi non equivale al fatto che la cosa riuscirà, potrebbe anche essere una manovra quasi disperata (e del resto io penso davvero che i grandi capitalisti globali si siano ficcati da sè stessi in un enorme guaio da cui non sanno più come uscire), ma Renzi è ben poca cosa in questa operazione.

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    1. Segnalo che l'articolo, come indicato, non è mio ma di Franco Lucenti. Certamente lo trovo interessante e condivisibile, ma non è corretto dire che io "ascrivo" particolari motivazioni a Renzi, perché chi lo fa, eventualmente, è l'autore dell'articolo.
      Cordiali saluti

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    2. MI scuso per l'errore, ma avevo distrattamente saltato la frase iniziale in corsivo (della serie, Renzi non è l'unico a sbagliare...)

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    3. Concordo con Vincenzo Cucinotta, il quadro è più ampio ed ha più piani. Il siluro di Friedman, l'incontro Obama Hollande, la sentenza della corte costituzionale tedesca, la prospettiva Tsipras, il pettegolezzo della Reichlin all'economia. Aumenta la turbolenza europea e i detentori del telecomando fanno zapping di la dell'atlantico...

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  6. Racconto la favoletta Renzi come la vedo io, andando al sodo.

    1. Renzi è il frontman di una cordata politico-affaristica transatlantica, con baricentro nel Partito Democratico (americano, non italiano), confezionato da McKinsey & Ass. Lui personalmente ha contenuti zero, tranne la moglie bruttina che rassicura “il mondo cattolico”. Scopo di questa cordata è impiantare in Italia (terza economia della UE, in posizione geopolitica chiave sul Mediterraneo e sul Levante) un governo il cui azionariato è per il 75% USA e per il 35% UE a dominante germanica, mentre il precedente governo Letta era 50% e 50%.

    2. Napolitano aveva presentato qualche timida obiezione ai suoi mandanti USA per conto dei suoi mandanti UE, e gli è stato recapitato da Alan Friedman e dal Corriere della Sera (cioè le grandi banche italiane) un messaggio che ha subito raccolto (per raccogliere i messaggi ci si piega sul busto a 90°). Messaggio: “Inutile che protesti che Renzi non ha legittimazione democratica. Perché Monti invece? Vuoi che scoperchiamo gli altarini, tutti gli altarini Libia compresa? Ragazzo, spazzola!”

    3. Così Renzi va al governo, passa se ci riesce una legge elettorale che consente di governare col 51% dei voti parlamentari pur raccogliendo un 20% scarso di voti sulla percentuale sempre più bassa dei votanti, vulgo un 10% sul totale degli aventi diritto, passa il jobs act cioè pone termine per sempre al contratto di lavoro a tempo indeterminato, favorisce gli USA e non la Germania nella svendita delle residue industrie di Stato, spec. ENI che fa gola, appoggia Draghi in una politica meno follemente deflattiva così gli USA esportano un po’ di più nell’eurozona, e soprattutto manda un messaggio a Frau Merkel (che non si sa se raccoglierà, io credo di sì). Messaggio a Frau Merkel: “Se non consegni la merce Ucraina, la ricreazione è finita, visto in Italia che abbiamo messo Nessuno al governo? De te fabula narratur, Angelina.”

    4. In tutto ciò, il popolo sovrano che fa? Le belle statuine. Il PD (italiano) che fa? La bella statuina. Berlusconi che fa? La bella statuina. Grillo che fa? La bella statuina.

    5. Comunque, non preoccupiamoci che tutto va ben, madama la Marchesa. Vediamo intanto se Marine Le Pen arriva viva e non mediaticamente disintegrata a mezzo scandalo pedofilo/antisemitico/corruttivo a prendersi un bel 40% alle elezioni europee di maggio. Se ci arriva, magari le belle statuine ricominciano a muoversi.

    Tanto vi dovevo. Cordiali saluti.

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  7. quando un giocatore è in affatto l'allenatore fa il giusto cambio. semmai c'è solo da scoprire chi è l'allenatore. renzi è stato scaraventato suo malgrado e alla fine ha accettato.

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  8. Astenendosi dal giudizio sulla persona e sulle politiche che andrà a proporre (vedremo) ...

    ... Renzi rappresenta, a tre mesi dal voto per il parlameno europeo, l'ultima chance di evitare il trionfo delle forze anti-sistema ... e con esse la definitiva caduta di questo povero Paese in uno stato di anarchia dagli esiti non prevedibili e potenzialmente drammatici ...

    Fra dieci, vent'anni sarà imbarazzante rispondere alle nuove generazioni che ci chiederanno: "Ma voi, come avete potuto permettere che tutto questo potesse succedere ?"

    In fondo sembra di vivere un dejavu rispetto agli anni ottanta quando, anno dopo anno, il nostro debito pubblico esplose ... un Paese bloccato tra quanti cercano di tenersi strette rendite e ricchezze, quanti si incazzano senza costrutto e quanti pensano sia tutto un complotto estero-diretto (salvo dividersi su chi l'aveva detto per primo ...)

    Un cordiale saluto.
    http://marionetteallariscossa.blogspot.it/

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  9. Vorrei tanto che le cose stessero come sono qui esposte, ma credo di no. L'errore che attribuisce a Renzi è troppo grossolano per uno come lui. Per fare una carriera così veloce in pochi anni, l' avanzare come un bulldozer rosi dall'ambizione non porterebbe da nessuna parte, sopratutto in politica e sopratutto in Italia. Allora avete ragione voi? Si brucerà? Non credo. Secondo me ha soppesato attentamente i pro e i contro, come va fatto in questi casi e come lui ha sempre fatto da dieci anni ad ora. E credo ci sia un elemento inquietante che pare essere sfuggito a tutti quelli che lo danno per bruciato. Renzi è blindato in alto, molto in alto. E' blindato da ambienti finanziari internazionali coi quali Davide Serra ha molti contatti, perchè ne fa parte. Non si è più parlato di Serra in questi giorni. Ma ricordo bene le facce soddisfatte dei gestori di fondi all' uscita del blindatissimo incontro di fund raising per Renzi organizzato da Serra qualche tempo fa.
    I rialzi coi quali le borse hanno salutato la caduta di Letta non mi tranquillizzano e la revisione dell' outlook da parte di Moody's ancora meno (che tempismo!!). Secondo me Renzi procederà d'ora in avanti nel pieno solco del Blairismo del quale viene considerato giustamente l' erede ( e purtroppo lo considerano un complimento). Prima di tutto dovrà confermare di essere un uomo d' azione: avanti con la legge elettorale, via il senato e taglio ai costi della politica. Contemporaneamente procederà col maquillage per apparire di sinistra: mi aspetto la legalizzazione della cannabis, magari anche della produzione. E magari un bel giro di vite sul gioco d'azzardo, un potere ben radicato ma circoscritto. E qui si arriverà al bello: porterà avanti il più grande piano di privatizzazioni e dismissioni dai tempi del 92. E lo farà in fretta, perchè i suoi mandanti hanno fretta, per un motivo molto semplice: sono più keynesiani di quanto si pensi, sopratutto nell' analisi e sanno benissimo che questa situazione e questa unione monetaria non possono durare. Questa finestra temporale da qui alle europee sarà un momento irripetibile per arraffare tutto l' arraffabile prima che il sistema esploda, come è doveroso che sia visto che da gioco a somma zero è diventato un gioco a somma negativa per tutti come ha ben detto Bagnai. Riassumendo: magari si brucerà pure in politica ma vedo per lui un grande futuro di consulente per banche d' affari e per speech in giro per le corporation a 150.000 dollari a botta (Blair e Clinton Style). Forse lo sopravvaluto. magari lui è veramente più stupido di quello che penso, ma gli agganci con certi ambienti li ha già presi e se queste cose non le ha capite da solo. qualcuno glie le avrà spiegate. Spero vivamente di sbagliarmi

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  10. Anch'io come Vincenzo mi scuso per aver attribuito a Marino l' articolo. Non so perchè ma l' occhio tende sempre a saltare la prima frase in corsivo..

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  11. Sarà costretto ad imbarcare i berlusconiani e farà la fine di Fernando Tambroni

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