mercoledì 12 marzo 2014

L'Europa si fonda sulla paura

Segnaliamo una ricerca condotta dal Centro Studi Ilvo Diamanti per il quotidiano La Repubblica. Nel sondaggio, 71% degli intervistati ha affermato di non avere alcuna fiducia nell'Unione Europea, a fronte di un 29% di fiduciosi (beati loro). Alla domanda "ma allora bisogna uscire dall'euro?" le proporzioni si invertono: il 32% è favorevole al ritorno alla lira o cose del genere, il 68% vuole rimanere nella moneta unica. 
Il pregio della ricerca di Diamanti sta nell'andare oltre questa superficie contraddittoria (e persino un po' paradossale); lo fa combinando i due risultati, arrivando così a disegnare una "mappa tipologica" degli atteggiamenti degli italiani verso l'Europa.
Dalla combinazione così elaborata, risulta che mentre la metà abbondante (56%) degli italiani ha opinioni molto nette verso euro e UE, dividendosi in favorevoli e contrari in termini radicali, un notevole 44% è critico nei confronti delle istituzioni europee; o, se preferiamo, esprime un favore condizionato. Diamanti li definisce senza giri di parole "euroscettici"; coloro che "sopportano" l'Europa, ma non la amano (né la combattono). Ma cosa tiene separati il gruppo degli anti-euro e quello degli euro-scettici? 
La risposta, a mio avviso, si può trovare in una conclusione di Diamanti:

Gli italiani accettano l’Europa dell’euro per forza. E per paura. Temono, cioè, che uscirne sarebbe pericoloso.
Si può dedurre da questo quadro che ciò divide gli eurocritici dagli anti-euro  è proprio la paura. Molti degli euroscettici saranno anche favorevoli ad un cambiamento delle istituzioni europee (Più Europa, Europa dei Popoli, e via vendolando), ma molto probabilmente attendono questo cambiamento come una specie di miracolo, come il prodotto di una congiunzione astrale; non si rappresentano, cioè, come possibile parte attiva di tale cambiamento. E siccome sono troppo terrorizzati dal muoversi decisamente contro l'Europa, preferiscono l'inazione, l'inerzia. E il quadro politico resta bloccato.
Nella sfida tra pro-euro e anti-euro, questi ultimi vinceranno solo se saranno capaci di liberare la gran massa dei cittadini italiani dalla paura e dal disfattismo. Ecco perché, forse, non sono molto efficaci messaggi come "la fine dell'euro è inevitabile", "dall'euro usciremo comunque", "se non usciamo dall'euro moriremo tutti". Sono tutti messaggi che muovono dal terrore e dall'assunzione che cambiare le cose è impossibile; sono messaggi, se ci fate caso, perfettamente speculari a quelli degli europeisti: uscendo dall'euro si muore, uscire dall'euro è impossibile. Forse sarebbe il caso, invece, di indicare una proposta di futuro possibile. Qualcosa che scaldi i cuori. Qualcosa in cui poter avere, una volta tanto, fiducia. (C.M.)



10 commenti:

  1. Non ci si deve stupire;questo è un paese oramai assuefatto a tutto,ma soprattutto profondamente conservatore,intriso di conformismo e incline all'autoritarismo(verso i più deboli),il paese che ha maggiormente sostenuto l'abominio dell'euro,che non ha battuto ciglio contro il feroce attacco alle condizioni di vita della maggioranza di loro stessi,che è atavicamente compreso fra effimera indignazione e il ribellismo più inconcludente,(peraltro sempre minoritario);quindi dove risiederebbe la novità di questo sondaggio?Non bisogna illudersi che questo popolo prenda coscienza della astorica e fallimentare moneta unica,sarà sufficiente a farli spaventare a morte una campagna mediatica a tambur battente,e il gioco,per lorsignori sarà fatto: ovvero maggioranza bulgara proeuro! Concordo in pieno con l'affermazione di Marino Badiale al convegno di Chianciano in merito alla dicotomia fra socialismo e barbarie:. Ipanema66

    RispondiElimina
  2. Due considerazioni:
    1) Gli atteggiamenti timorosi sono anche alimentati da chi, tra gli anti-sistema, anzichè veicolare un messaggio chiaro e determinato sull'uscita assume atteggiamenti ambugui e possibilisti proponendo ipotetiche trattative per arrivare a dei compromssi: se già in partenza sei tu che vuoi trattare vuol dire che sei in una posizione di debolezza e che sei tu stesso che sotto sotto hai paura del dopo-euro
    2) Conta anche parecchio la condizione economica dei singoli: quanto hanno perso e quanto ancora hanno da perdere. Pensionati e dipendenti pubblici non hanno ancora motivo di lamentarsi delle proprie condizioni ad esempio e quindi è normale che abbiano più paura di un cambiamento drastico rispetto ad es. a un dipendente di un'azienda che sta licenziando.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. 1) C'è un piccolo problema: tra gli anti-sistema non ce n'è uno che non proponga un qualche genere di trattativa/compromesso (con la Germania, coi mercati, e via dicendo). Quindi o sono tutti terrorizzati dal dopo-euro, o ci sono bune ragioni, ai loro occhi, per non proporre come via principale la rottura unilaterale senza trattative
      2) giusto.

      Elimina
    2. Anzi, a ben guardare sbagliato. Vi son settori molto consistnti di pubblico impiego e di pensinati che hanno ottimi motivi di lamentarsi. Il contratto nazionale del pubblico impiego non viene rinnovato da anni; tantissimi anziani percepiscono cifre ridicole...

      Elimina
    3. Ed è qui il macroscopico paradosso(assurdità?), che sostiene ancora la famigerata moneta unica;questo andare verso l'inconoscibile,l'ignoto,verso chissà quali tragedie, se si decide consapevolmente di abbandonarla che pervade il blocco sociale maggiormente colpito dagli "aggiustamenti strutturali"della troika.E così come non è automatico fare rivoluzioni se si è affamati,non è altrettanto consequenziale che si contesti una feroce pratica antipopolare se si ha ancora qualche briciola, gentilmente lasciata cadere dal sistema,da difendere come ultima rimasta.Siamo inseriti in questo clima da "caduta degli dei",in cui i più deboli corrono in soccorso del più forte.E' già successo e la storia,è vero che si ripete come farsa,ma questa volta ha caratteri più mascherati e cinici di quelli,altrettanto brutali, visti in passato. Ipanema66

      Elimina
    4. Se ci sono "buone ragioni" per trattare e non avere una posizione decisa allora la paura di cui si parla nel post tutto sommato è fondata e razionale e dunque non è detto che vada combattuta.

      Nel merito io la vedo così: si "tratta" con qualcuno che è minacciato di conseguenze peggiori se non ci sta. Se la minaccia è già essa stessa un compromesso che trattativa è? Sembra più una preghiera, peraltro fatta a soggetti ben poco caritatevoli. Nel caso specifico a concretizzare la minaccia sono gli anti-euro spregiudicati: se non esistessero loro non ci sarebbe margine di trattativa per gli anti-euro moderati.

      Elimina
    5. Appunto, sono fondate. E danno luogo a una paura che non va "combattuta", ma superata. In nome di qualcosa di valido.

      Elimina
  3. Una considerazione: Che cosa porta normalmente alla paura ?
    Normalmente si ha paura o di qualcosa che si sa per certo essere pericolosa o si ha paura di qualcosa che non si conosce bene e di cui la percezione non è ben definita per ignoranza (nel senso che si ignora). Se l'ignoranza viene rafforzata da chi ha interessi a che la paura rimanga diffusa, ci si ritrova in un vicolo cieco. Se al bimbo di 2 /3 anni non si fa capire che l'uomo nero è solo una sua infondata paura, ma anzi si continua a insistere e rafforzare la sua credenza, la sua paura si rafforzerà con poche speranze che ne possa uscire in modo autonomo. Detto questo ripercorro i miei ultimi anni, ricordando che inizialmente vedevo l' euro come un innovazione. Cominciando ad informarmi con le allora scarse fonti d'informazione ho cominciato a capire che qualcosa non andava. In quel periodo è spuntata la paura dell' uscita dall' euro. Solo la crescente informazione mi ha portato a superarla. Quindi credo che alla fine il miglior metodo per far superare le paure agli "euro-scettici" sia la corretta informazione.
    e mi fa piacere vedere che almeno il 32% sia favorevole all' uscita, quando fino a poco fa al solo parlarne si poteva essere messi alla gogna.
    Ringrazio per questo Marino Badiale, Fabrizio Tringali, Alberto Bagnai, Claudio Borghi, A. Maria Rinaldi e tutti coloro che si dedicano con passione alla diffusione della conoscenza e della realtà dei fatti.

    RispondiElimina
  4. Una considerazione: Che cosa porta normalmente alla paura ?
    Normalmente si ha paura o di qualcosa che si sa per certo essere pericolosa o si ha paura di qualcosa che non si conosce bene e di cui la percezione non è ben definita per ignoranza (nel senso che si ignora). Se l'ignoranza viene rafforzata da chi ha interessi a che la paura rimanga diffusa, ci si ritrova in un vicolo cieco. Se al bimbo di 2 /3 anni non si fa capire che l'uomo nero è solo una sua infondata paura, ma anzi si continua a insistere e rafforzare la sua credenza, la sua paura si rafforzerà con poche speranze che ne possa uscire in modo autonomo. Detto questo ripercorro i miei ultimi anni, ricordando che inizialmente vedevo l' euro come un innovazione. Cominciando ad informarmi con le allora scarse fonti d'informazione ho cominciato a capire che qualcosa non andava. In quel periodo è spuntata la paura dell' uscita dall' euro. Solo la crescente informazione mi ha portato a superarla. Quindi credo che alla fine il miglior metodo per far superare le paure agli "euro-scettici" sia la corretta informazione.
    e mi fa piacere vedere che almeno il 32% sia favorevole all' uscita, quando fino a poco fa al solo parlarne si poteva essere messi alla gogna.
    Ringrazio per questo Marino Badiale, Fabrizio Tringali, Alberto Bagnai, Claudio Borghi, A. Maria Rinaldi e tutti coloro che si dedicano con passione alla diffusione della conoscenza e della realtà dei fatti.

    RispondiElimina