venerdì 25 aprile 2014

Ancora sul TTIP

Per fortuna sta crescendo la percezione del pericolo rappresentato dalle trattative per il TTIP, il "Trattato Transatlantico". Lo avevamo segnalato qui, ma nel frattempo si sono moltiplicati gli interventi, per esempio questo. Esiste anche un sito espressamente dedicato.
Mi permetto solo un'osservazione: in un articolo sul "Fatto Quotidiano" di mercoledì scorso (che non ho trovato in rete), Stefano Feltri spiega che il progetto di un'area di libero scambio fra USA e UE "metterebbe l'Occidente nelle condizioni di sopravvivere all'ascesa della Cina e alla minaccia geopolitica della Russia". La logica è quella stessa, da noi più volte sottolineata, che sottintende alla creazione di UE e euro: occorre approntare "grandi spazi" geopolitici ed economici sottomessi alla disciplina del capitale "neoliberista" per competere e vincere nello scontro globale per l'egemonia; ridotto in pillole, è la logica dell'imperialismo del XXI secolo. Il TTIP appare come lo sviluppo consequenziale di euro e UE, e per questo appare davvero strana la posizione di chi si mobilita contro il TTIP ma elude il nodo dell'uscita da euro e UE.
(M.B.)

3 commenti:

  1. Resta il fatto che le controparti relative al liberismo non abbiano ancora concepito, progettato, organizzato e posto in atto un realistico progetto alternativo, coeso e attuabile.
    Tutti concentrati nel trovare le incongruenze e i paradossi dell'ultima versione rivisitata e malcorretta del capitalismo, si smarrisce, nel mentre del percorso, la volontà e la lucidità di adeguare i paradigmi ai continui mutamenti delle condizioni ontologiche generali.
    Iin sostanza, ci si lamenta assai, ma non ci si confronta abbastanza con la dura realtà antropologica (che si traduce sovente, nell'accettazione delle posizioni altrui).

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  2. Le posizioni economico politiche di Stefano Feltri (giornalista esperto in economia) mi restano particolarmente incomprensibili, perché pur avendo seguito molte conferenze di Bagnai, ed avendolo anche come collega giornalista, responsabile di un blog sul Fatto Quotidiano, si è spesso distanziato dalle sue tesi, come in questo caso. Infatti l’affermazione che “un'area di libero scambio fra USA e UE metterebbe l'Occidente nelle condizioni di sopravvivere all'ascesa della Cina e alla minaccia geopolitica della Russia", è veramente demenziale. Ancora la Cina! Non se ne può più! Forse Feltri non conosce bene la storia europea e quella mondiale, diversamente saprebbe che proprio i concetti di libero scambio e abbattimento delle barriere doganali è perfettamente funzionale al progetto di affermazione del neoliberismo economico tuttora in auge e tuttora trionfante.

    Il capitalismo globalizzato del NWO (New World Order) ha bisogno dell’abbattimento delle frontiere, come noi ne abbiamo dell’aria che respiriamo, i “vagabondi” devono diventare sempre più vagabondi e devono invadere i mercati di tutto il mondo per abbattere i salari e ridurre le persone a guadagnare 400 euro al mese, senza contributi, moltiplicando la concorrenza professionale proprio al fine di escludere le tutele sul lavoro, in modo da poter riaffermare una condizione oggi definibile “schiavitù moderna”, sempre più simile a quella ben rappresentata da Tarantino sugli schiavi neri di “Django Unchained”.

    Il Fatto Quotidiano mi sembra un giornale sempre più piddino, infatti da due anni non faccio più l’abbonamento. Perché dovrei farlo? Per sentire queste supercazzole galattiche?

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  3. Come al solito, mi atteggio a interprete delle dichiarazioni di questi figuri.

    -l'Unione Europea è il primo mercato mondiale, la prima industria, la prima potenza agricola. Ha un drammatico fabbisogno di materie prime e combustibili fossili, che la mettono in una condizione di dipendenza sostanziale dalla Russia.
    -il Nordamerica (USA+Canada) è il secondo mercato mondiale, la terza industria, la seconda potenza agricola. Dispone di immense riserve di materie prime e combustibili fossili. Soffre (si fa per dire) di una dipendenza strutturale dalle importazioni industriali di altri paesi, in particolare dell'Estremo Oriente.
    -Obama ha avviato una politica di rilancio dell'economia "reale" USA, in modo da abbattere le importazioni cinesi e rilanciare le esportazioni. Così facendo ha bisogno di trovare un mercato di sbocco, senza contare l'esigenza di coltivare partner commerciali politicamente più affidabili di Pechino.
    -gli europei vogliono liberarsi dalla dipenza energetica russa, e anelano alle importazioni di gas nordamericano (e altre materie prime). Allo stesso tempo, l'iper-export di alcuni paesi ha bisogno di un mercato di sbocco abbastanza capiente (la Cina non può esserlo).
    -la stipula del TTIP rappresenterebbe, con tutta probabilità, un duro colpo per l'economia cinese e (sopratutto) russa, e un rafforzamento relativo del capitale euro-americano.
    -con tutta probabilità, all'interno del TTIP i vasi di ferro USA e Germania (più dependance, tipo Olanda) sbriciolerebbero i vasi di argilla rappresentati dagli altri paesi.
    -la stipula del TTIP costituirà la campana a morto della famosa "globalizzazione", se mai è esistito un che del genere. Essa segmenterà il mercato mondiale in più sotto-mercati macro-regionali (immagino che altre aree del mondo daranno vita alle loro TTIP)
    - il TTIP rappresenta una dichiarazione di guerra (economica) dell'Occidente al resto del mondo. In questo senso è corretta la sua connotazione come di "NATO commerciale".

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