mercoledì 29 ottobre 2014

Grillo, Casaleggio, coraggio!

di Fabrizio Tringali
Su Renzi qualche cosetta azzeccata l'avevamo detta tempo fa.
Vedremo presto se il PD esploderà e nascerà un partito personale, su misura del premier.
Quel che è certo è che Renzi, nel breve e medio periodo potrà contare su una forza elettorale notevole.
Il ceto politico ne ha preso coscienza e si sta riorganizzando di conseguenza.
Adesso l'ex rottamatore può davvero provare a fare quel che vuole.
Non è detto che ci riesca, ma può provarci, anche passando sopra al Parlamento e quel poco di opposizione sociale che i sindacati stanno mettendo in campo.
E finché proverà a fare le "riforme", finché dimostrerà di avere una qualche probabilità di successo nel riuscire a far carta straccia dello statuto dei lavoratori e della Costituzione, probabilmente troverà una UE non troppo esigente.
L'unica flebile speranza che potremmo avere risiede nel M5S, anzi no. L'unica fiammella ce l'hanno in mano Grillo e Casaleggio. Loro due. 


La forza di Renzi risiede anche nell'inutilità della sinistra politica e nell'astensione (quindi può permettersi di perdere voti "a sinistra" o verso l'astensione, perché nessuna delle cose intacca la sua forza).
Il M5S potrebbe davvero lanciare una mega-campagna di resistenza, cosa che in parte sta già facendo. Ma così come lo sta facendo, probabilmente, non la spunterà. Sono troppe le persone che, legittimamente, non credono né in Grillo, né tantomeno in Casaleggio. Loro due dovrebbero davvero farsi da parte. Ma senza alcuna fuga. Al contrario, dovrebbero essere loro, in pieno spirito di servizio (quello che giustamente chiedono ai loro militanti, che non devono né essere leader, né fare carriera politica), a lanciare un percorso di costruzione di un soggetto politico autenticamente partecipativo e assolutamente, totalmente, inderogabilmente nemico dell'intero ceto politico attuale.
Un soggetto politico che possa ambire a riportare alla politica attiva i tanti che l'hanno abbandonata, disgustati.
Che eviti di raccontare che basta eleggere un po' di parlamentari per far esplodere le contraddizione del sistema e cambiarlo.
Che ambisca a governare, ma che capisca che, al momento, ciò di cui abbiamo bisogno è di una OPPOSIZIONE.
Che sappia assumere posizioni politiche chiare e nette in favore dei ceti medi e popolari, della difesa dei diritti, del territorio e dalla natura, dei beni comuni, dei servizi pubblici.
Che sappia spiegare come queste posizioni siano credibili solo se accompagnate dal pieno recupero della sovranità politica, economica, monetaria. E dall'abbandono dei mercati unici (leggi libera circolazione di merci e capitali), siano essi europei o transatlantici.
Che possa non solo pescare nel bacino elettorale del M5S, ma anche, soprattutto, nell'astensione.
Un soggetto che abbia un nuovo nome (scelto democraticamente), un nuovo simbolo (che appartenga al soggetto politico stesso, non ad una persona), nuovi mezzi di comunicazione (gestiti democraticamente), nuove regole democratiche di gestione interna (in buona parte mutuate dal M5S a partire dal vincolo inderogabile sui due mandati a qualunque livello, dalla rotazione delle cariche interne, dalla rinuncia ai benefit e agli alti stipendi, dalla revocabilità della carica).
Possono essere solo i due fondatori del M5S a lanciare questo percorso, aprendo le porte a tutti gli interessati, impegnandosi a fare un passo indietro definitivo una volta definite le regole e avviato il processo costituente.
Grillo, Casaleggio, coraggio!

2 commenti:

  1. L'articolo, come sempre avviene nelle analisi messe in campo dalla sinistra odierna, inizia bene e finisce malissimo. Giusta l'analisi del renzismo e l'individuazione del M5S come una grande forza di opposizione che ha il potenziale di far esplodere le contraddizioni di un sistema agonizzante.

    Ridicola invece l'idea che qualcosa – tanto più un grande partito-movimento – possa organizzarsi sulla base di procedure democratiche e partecipative. Il gregge non costruisce mai niente; ogni opera costruttiva è frutto di élites che sanno blandirlo, terrorizzarlo, manipolarlo, ammannendogli retoriche abbastanza grossolane da risultare comprensibili alla gente comune, cioè agl'idioti. Il ritiro di Grillo e Casaleggio avrebbe come conseguenza la disgregazione istantanea del M5S. Il fatto che alcuni nutrano sfiducia nella loro gestione del movimento deriva dalla guerra mossagli dai media di regime e dal carattere composito che deve assumere qualsiasi movimento che aspiri ad abbracciare la poltiglia che sono le masse odierne. Basti guardare a come il Front national o Siryza annacquino sistematicamente la loro base programmatica.

    Un tempo la sinistra parlava di insurrezione, guerra di classe, guerra partigiana, guerra del blocco socialista contro quello capitalista. E poi di espropri, critica della democrazia borghese, dittatura del proletariato. Totalmente decaduta e svirilizzata, nella piccolissima parte che non si è infeudata al regime demoplutocratico, prende ormai sul serio le fantasie regressive, di stampo democratico e pacifista, di cui un tempo parlava tanto ma che si guardava bene dal mettere in pratica.

    Quando un soggetto politico smette di trattare i propri ideali come miti-forza buoni a mobilitare le masse, e comincia a prenderne sul serio i contenuti, ha ormai esaurito la sua parabola vitale.

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  2. Personalmente non credo nei partiti/organizzazioni politiche inter-classiste. Sono imbrogli, bufale. Possono funzionare solamente in un caso, come partiti populisti e nazionalisti. Perché in questo caso si identifica il nemico all'esterno e non all'interno della società. Ma quello che sta accadendo oggi, il cosiddetto "renzismo" dimostra che non è per nulla così. Le politiche sono classiste senza ambiguità. Sì, l'Europa vuole, l'Europa chiede. Ma la classe dirigente italiana, quella della grande finanza e della grande industria, il vincolo esterno l'ha voluto, non l'ha subito. La lotta di classe si è articolata in questo modo e oggi le politiche del governo non sono ambigue in questo senso. La sinistra storica, quella che arriva dal PCI per intenderci, non ha un briciolo di credibilità e non può essere protagonista di una politica di opposizione. Ci hanno fatto digerire Maasticht, l'euro, la precarizzazione del lavoro, le privatizzazioni. Con quale faccia possono opporsi a questo nuovo corso? Anche la storia della sinistra radicale è di compromesso con questo quadro.
    Non credo però che possa essere il M5S l'alternativa. Non lo credo perché la materia è il conflitto di classe, non si può fare finta di niente e parlare genericamente della "gente". Quello che ci vorrebbe, sarebbe la nascita di un vero nuovo soggetto politico, completamente nuovo e innovativo, fuori dal solco della storia del '900 per intenderci. Non so se questo accadrà, la barbarie è sempre una possibilità per la storia.

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