domenica 30 novembre 2014

Da non credersi

D'Alema dice cose di sinistra! C'è da chiedersi perché. Non credo che la vecchia volpe coltivi l'idea della scissione per fare una "cosa di sinistra", che avrebbe vita grama. Probabilmente, assieme ad altri della vecchia guardia, si sta preparando a far fuori Renzi, approfittando dei recenti segnali di difficoltà (contestazioni, astensionismo). Si tratta ovviamente di trame interne ad un ceto politico che, nella sua totalità, non può produrre nulla di buono per questo paese. Da notare la frasetta "siccome non c’è più flessibilità nella moneta, si continua a premere su misure di contenimento dei salari." Certi concetti si stanno diffondendo.
(M.B.)

8 commenti:

  1. Ho letto l'intervista. Sicuramente D'Alema non si tira fuori, cioé ammette, anzi rivendica, le politiche liberiste degli anni '90 e quelle dell'Ulivo. Smantellamento delle aziende pubbliche, comprese le banche. Poi però dice che "i tempi sono cambiati". Adesso parla di Piketty e della Mazzuccato. Bene!
    C'è sempre lo stesso vizio di fondo: dire che i "tempi sono cambiati" sembra che tutto dipenda dal riscaldamento della terra, da un bombardamento di fotoni imprevisto, dalla peste, da cataclismi naturali. E' il vecchio vizio, non analizzare a fondo le esperienze e spiegare perché quali fossero le basi di pensiero, di opportunità, che hanno generato quelle posizioni. Vale per l'esperienza del PCI nel '900. Si cambiò nome senza spiegare cosa fosse lo stalinismo, cosa realmente avesse rappresentato quel partito nella storia italiana del dopoguerra. No, così non va. Questa è la ragione profonda che ha distrutto la sinistra in Italia, cioè la rimozione della Storia e non l'analisi attenta, spietata, lucida, senza sconfinamenti nei sensi di colpa moralistici. Se non si capisce il passato non si avrà un futuro.
    Incredibile che un partito che è stato stalinista ma anche con una sua originalità, abbia rivendicato il liberismo. Per poi dire che "i tempi sono cambiati", cioè rifiutarsi di comprendere i danni profondi che quelle politiche hanno fatto ai lavoratori italiani, che pretendono di rappresentare.

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    1. Personalmente non credo si possano chiedere a D'Alema grandi analisi storiche. Il ceto politico attuale è fatto di cinici e opportunisti allo stato puro. Le loro prese di posizione non rispondono mai a una esigenza teorica ma solo alle necessità della lotta per il bottino. L'intervista è interessante da una parte come segnale delle lotte interne al PD, dall'altra del fatto che, come ho scritto, certi concetti si stanno diffondendo, e quindi perfino un D'Alema deve tenerne conto. Forse c'entra anche, come segnala Buffagni nel commento che segue, una certa fifa.

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    2. Sono d'accordo sul cinismo spietato e sul desiderio di stare a galla, in qualsiasi condizione. Però D'Alema è una persona colta e intelligente, anche se mi sta venendo qualche dubbio. Cioè, se uno conosce Marx, può anche fregarsene di desiderare di cambiare i rapporti sociali, ma non può fare a meno di comprendere che ci sono fasi del "Capitale", che quella del dopoguerra è stata una fase (diciamo per semplicità keynesiana), che dalla fine degli anni '70 si è avviata la fare neo-liberista globalizzata, che adesso quella fase è entrata profondamente in crisi. Chiunque abbia un ruolo pubblico dovrebbe comprendere che funzione effettivamente ha o ha avuto, proprio rispetto alle dinamiche interne del Capitale. Se non le capisci, sei un utile idiota. Più idiota, in questo caso, che utile.
      Comunque, sono d'accordo con "in fifa veritas", è chiaro che la crisi del neo-liberismo impone cambiamenti. Che potrebbero benissimo essere di destra (Le Pen, Salvini), di stampo neo-nazionalista. Che possono sfociare in una bella, grande, liberatoria, guerra mondiale. Così, dopo, il Capitale potrebbe ricominciare l'accumulazione.
      Ottimismo della volontà, pessimismo della ragione.

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    3. A me, Marino, sembra che Francesco colga bene nell'argomentare di D'Alema uno stile tipico della Sinistra non solo italiana: lo storicismo. Esso nasce da un fraintendimento dei "Lineamenti di filosofia del diritto": Hegel concepisce la storia come tribunale degli stati, è vero, ma si riferisce alle essenze, cioè a realtà che si manifestano nei millenni, e concepisce uno spirito assoluto che supera la casualità e la crudeltà proprie del divenire storico e vi svolge la funzione di faro della razionalità. Così Hegel non si sarebbe mai sognato di considerare un re, una moda, un decennio, qualcosa di normativo sul piano etico. Una volta che Marx concepisce la storia come struttura economica, non solo la sfera etico-politica, ma anche, e a fortiori, le forme di coscienza (la scienza, la religione, l'arte) che per Hegel si radicano nell'eternità, diventano inerti sovrastrutture. Di qui il cinismo manifesto, quasi ingenuo, del comunismo, che accettò la plausibilità dei processi degli anni '30 in URSS e dopo il patto Ribbentrop-Molotov e fino al giugno del 1941 scorse in Hitler un rivoluzionario - e della sinistra che ridetermina allo scoperto i suoi valori etici una volta ogni 10 anni.

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    4. Mi scusi, signor Badiale, ma di cosa dovrebbe aver fifa un D'Alema? La cosa mi sfugge del tutto. SE fossimo all'interno di un sistema di democrazia rappresentativa allora si che dovrebbe aver fifa; se governi male, gli elettori votano per qualcun'altro.
      Ma definire "democrazia rappresentativa" l'Italia del 2014 è puro delirio.
      In Emilia Romagna, dove vivo io, l'affluenza al voto è sempre stata molto alta dal dopoguerra in poi.
      Alle ultime elezioni ha votato meno del 40% degli aventi diritto.
      Preoccupazioni della "sinistra"? Meno di zero. Anzi, contenti e felici si autoincensano come vincitori, con l'appoggio entusiasta dei media del Minculpop.
      E questi dovrebbero avere fifa? E di che? Di "noi"? E da quando, in un Regime semi-Totalitario (o Autoritario), ci si preoccupa o si ha paura delle cosiddette "masse"? Mai.
      L'unico elemento che fa crollare questo tipo di Regime è la sconfitta militare
      Nel caso del moderno Regime, l'unica sconfitta possibile è quella "economica" con il conseguente collasso del tessuto sociale. Processo, quest'ultimo, che è molto ma molto più lento. E diventa ancora più lento se si tiene conto del valore aggiunto dato dalla Propaganda del Regime ed il suo controllo su tutti i media.
      Goebbels, purtroppo, viene citato spesso ma se al posto di citarlo e basta lo si leggesse davvero, sarebbe facile capire perchè un D'Alema o chi per lui, non ha proprio nulla da aver paura.

      Chinacat

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  2. In punto di morte, anche al più incallito peccatore può capitare di dire qualche verità. In fifa veritas. Per adesso, la fifa non fa ancora 90: diciamo che va sui 60 kmh. Quando si avvicineranno dipiù le elezioni francesi del 2017, chissà...

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  3. Secondo me non è vero che D'alema non è in grado di fare una analisi storica, lui semplicemente ha sempre saputo cosa erano quel tipo di politiche per i diritti e gli stipendi dei lavoratori , solo che un tempo - da politacante (non politico attenzione) astuto quale è - le ha appoggiate perché gli conveniva farlo (a lui, perché abbracciando politiche che favorivano il capitale si è anche assicurato la sua ascesa politica). Adesso però si trova nella condizione di non poter più mentire, e siccome anche lui tra poco vorrà dire che l'aveva detto (per continuare ad avere la sua influenza politica) è costretto a dire un po' di verità, non gli frega certo delle persone, quelle non credo gli siano mai interessate.

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  4. L'articolo lo si puo leggere qui, dato che nel link del post ci vuole labbonameto al corriere...
    Su D'Alema... direi che se la verità diventa utile allora può venir detta. Sono d'accordo con l'analisi di Badiale: guerra tra bande, anche utilizzando concetti "non convenzionali" come l'analisi anti Pure sullabbassare i salari. Sono pure d'accordo con Chinacat, pure io vivo in Emilia Romagna e sono mortificato da come a questi gli freghi zero di quanta gente va a votare. Non hanno paura, vogliono solo riprendersi il partito che e stato loro rubato.

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