martedì 10 marzo 2015

Il futuro dei greci è nelle mani dei greci

 Claudio Martini



Il commentatore Francesco ci segnala un pezzo di Michele Nobile, che giudico uno pochi commenti davvero all'altezza della situazione che sta vivendo la Grecia.
L'articolo ha diversi meriti. In primo luogo, fa piazza pulita della retorica (e della disinformazione) sulla presunta capitolazione del governo Tsipras.
Come il lettore ricorderà, La linea di Schauble era: nessuna trattativa con i greci; il memorandum sottoscritto dal governo di Samaras del 2012 va bene così com'è. Ed il ministro era sicuro di spuntarla, dato che poteva contare, sulla carta, della maggioranza dei voti in seno all'Eurogruppo.
Tale linea è stata platealmente sconfessata dal vice-presidente del consiglio tedesco, il segretario della SPD Sigmar Gabriel, e pertanto Schauble ha dovuto fare "marcia indietro", per la gioia di Verdi e Linke e lo scorno della CSU.
La "mozione Varoufakis", gradualmente, ha saputo conquistare i favori della Commissione Europea, del FMI, dell'OCSE, e persino il sostegno informale degli USA. Il governo greco, pertanto, è riuscito nell'opera di dividere il fronte dell'egemonia "eurista" e occidentale.

Questo purtroppo non è chiaro a molti commentatori, anche di aree molto diverse. Temo che siano condivisibili le parole di Krugman:

in realtà, la mia sensazione è che stiamo vedendo una diabolica alleanza qui tra gli scrittori di sinistra (e no-euro, NdA) con aspettative irrealistiche e la stampa economica, che ama la storia della debacle greca perché è quello che dovrebbe accadere a debitori arroganti.

La situazione è invece chiara a Nobile: 

Un risultato è che il governo Tsipras è sopravvissuto al negoziato, non come mero esecutore ma come autentica parte negoziale, attiva nel definire l'agenda delle misure di politica economica e sociale.

 Chiunque avesse contrattato con la troika in queste condizioni, nazionali e internazionali, avrebbe ottenuto gli stessi risultati.

Naturalmente, minacciare l'uscita dall'euro avrebbe comportato l'immediata vittoria delle controparti dei greci, in primo luogo della Germania. Non può passare inosservato come, nelle settimane antecedenti il negoziato, diversi esponenti tedeschi abbiano minimizzato gli effetti di un'eventuale uscita dall'euro della Grecia, in netto contrato con quanto affermato da Draghi. Anche durante il negoziato, Schauble si è spinto a dire che la permanenza dall'euro dipendeva dal governo greco, con un plateale tentativo di spostare le responsabilità del Grexit sulle spalle di Tsipras. La minaccia di uscire dall'euro unilateralmente, impraticabile per un governo appena insediato, politicamente impopolare in Grecia, economicamente foriera di ulteriori, gravissime difficoltà per un'economia già disastrata, sarebbe stata accolta dai negoziatori dei paesi del Nord con un largo sorriso.

Il merito più grande del pezzo di Nobile, tuttavia, è un altro. Egli mette in chiara luce la natura del confronto tra il governo Tsipras e gli altri esecutivi europei: democrazia vs post-democrazia, mandato popolare vs potere della finanza.E dato che la democrazia, in questo momento storico, è particolarmente debole, i rapporti di forza hanno permesso di raggiungere un accordo tra governo greco e 'istituzioni' che è, allo stesso tempo, il massimo che poteva essere raggiunto e il minimo che dovrebbe essere fatto oggi in Grecia.
Perché, sia ben chiaro, le riforme annunciate da Varoufakis sono positive, ma assolutamente insufficienti; e bene fa chi sottolinea la loro insufficienza. Afferma giustamente Nobile:

nella contrattazione con la troika il governo Tsipras sarebbe molto più forte se potesse far valere la mobilitazione spontanea e offensiva dei lavoratori e dei comuni cittadini greci; ma se questi ultimi pretendessero, com'è giusto, la realizzazione integrale e rapida (i tempi!) del Programma di Salonicco, allora Syriza dovrebbe rivedere la propria strategia, rischiando altrimenti di trovarsi invischiata in una terribile e fatale contraddizione politica.

In realtà, dubito fortemente che il governo greco, di fronte ad una mobilitazione spontanea e di massa, sposerebbe la linea del moderatismo compromissoria. Penso invece che approfitterebbe della situazione per rafforzare la propria posizione negoziale. Ma ciò non toglie valore all'analisi.

L'errore più grande che possiamo commettere (e che non devono commettere i greci) è di considerare Tsipras alla stregua di un salvatore. Non sarà il governo greco, da solo, a portate il paese fuori dell'abisso.  Occorre la mobilitazione di tutti. Chi invece oggi si affida, senza far nulla, all'azione del governo, si prepara, domani, a gridare al tradimento del presunto salvatore. Questo atteggiamento non prelude ad altro che a nuove sconfitte.
Per i greci, dunque, è proprio questo il momento di prendere in mano il proprio destino. Le mobilitazioni anti-austerità degli scorsi anni dovrebbero dunque riaccendersi, ancora più forti, nella consapevolezza che ad Atene c'è oggi un governo democratico, e non di nemici del popolo.
Questo discorso, naturalmente, coinvolge tutti i popoli europei. Maggiore sarà la loro (la nostra!) mobilitazione, nei nostri paesi e nelle nostre città, contro le misure decise dai rappresentanti della grande finanza europea, maggiore saranno le probabilità che il governo greco (e i governi democratici che verranno) riescano a cambiare le regole del regime dell'euro. Minore sarà tale mobilitazione, maggiore sarà la misura della nostra sconfitta.



19 commenti:

  1. fra le misure ci sono lotta al contrabbando di benzina, nuove concessioni di gioco d'azzardo, farebbe ridere se la situazione non fosse disperata...

    La minaccia di uscire dall'euro unilateralmente è impopolare perchè chi doveva fare una azione di verità in questi anni con i suoi elettori ha ritenuto che non fossero abbastanza adulti da comprendere...

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    1. Certo, come no. Se Tsipras si fosse messo a raccontare che il grexit è salutare e indolore i greci gli sarebbero andati tutti dietro, come no. No, i greci sono talmente adulti che non avrebbero avuto problemi a mandarlo a quel paese.

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  2. c'è qualcosa che cozza in questo ragionamento:

    se si sostiene che i paesi del nord sarebbero felici di una uscita della Grecia....effettivamente quali armi ha Tsipras per evitare il riprodursi delle condizioni che rendano insostenibile il suo permanerne all'interno?

    per cui delle due l'una: o i paesi del nord NON VOGLIONO che la grecia esca...e allora la minaccia dell'uscita ha un potere negoziale che in questo pezzo non le viene riconosciuto....o ai paesi del nord NON INTERESSA: e allora Tsipras non ha alcuna possibilità di cambiare le politiche dell'unione, proprio perchè ai paesi forti non interesserebbe venire incontro ai greci.

    il disinteresse dei paesi forti e un presunto potere negoziale di tsipras per "correggere l'unione" li vedo come mutualmente esclusivi. no?

    si potrà dire che non esiste una testa pensante unica in germania...ma poco conta. resta il fatto che la linea finale non potrà che essere una delle due. quella della testa che vincerà.

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    1. "Non si va allo scontro frontale quando quasi l'80% degli elettori non ti ha votato e comunque, a grande maggioranza, non è favorevole a uscire dall'eurozona". Questo dice Nobili.
      Non mi pare poco. Una vittoria elettorale ai tempi nostri non significa un appoggio incondizionato e una capacità di mobilitazione, come giustamente metteva in evidenza Claudio.
      Pensiamo un po' se nel 2013 avesse vinto il M5S in Italia e avesse conquistato il premio di maggioranza. Proviamo a pensare cosa sarebbe potuto succedere. Probabilmente nulla di eclatante. Per le stesse ragioni, per il modo con cui si formano le maggioranze. Perché non sono radicate nei rapporti sociali come sarebbe necessario.

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    2. Su questo non sono d'accordo. L'esperienza greca dimostra quanto sia decisivo il controllo dei governi nazionali. Un solo governo nazionale, letteralmente alla canna del gas, è riuscito a provocare questo sommovimento; un eventuale governo democratico italiano ribalterebbe l'eurozona.
      Quel che è certo è che il governo greco da solo non ce la fa contro l'establishment europeo, così come un eventuale governo italiano non riuscirebbe a trasformare profondamente i rapporti sociali capitalistici. Occorre la mobilitazione dal basso.

      Noto infine en passant che una vittoria del m5s nel 2013 avrebbe cambiato la storia di questo paese, nel bene o nel male.

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    3. Rispondendo a Luca.

      E' tutto piuttosto semplice. Il governo tedesco non vuole certo la fine dell'eurozona, ma non è nemmeno disposto a piegarsi di fronte al diktat greco di farla saltare. Quel che Schauble e compagnia cercano è un capro espiatorio: qualcuno a cui addossare la responsabilità della fine dell'euro. Quello che vogliono assolutamente evitare è che tale responsabilità ricada su di loro; perciò non espelleranno mai la Grecia, ma aspetteranno che il governo greco se ne vada da solo.
      Ma allora qual è l'unica carta in mano a Tsipras? Semplice. I governi francese e italiano (non parliamo di BCE, FMI e Washington) non possono permettersi che l'euro e la UE scompaiano, ossia che si verifichino le conseguenze inevitabili del grexit. A loro non importa di chi sia la responsabilità del disastro, importa di prevenirlo, anche contro il rischio di "default accidentale". Questi paesi e istituzioni hanno una grande influenza presso Merkel e la SPD, e sono pertanto in grado di mettere in minoranza Schauble.

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    4. però se è vero che ad oggi Tsipras non ha ancora accettato le imposizioni europee, è anche vero che fra poco sarà a corto di liquidità.

      escludendo una capitolazione di tsipras, che non vedo probabile: a quel punto o la linea del rigore verrà definitivamente accantonata e sarà data relativa libertà a tsipras oppure non resterà altro che dichiarare il default greco.

      senza soldi tsipras ha 2 settimane.

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    5. Anch'io escludo una capitolazione del governo greco, soprattutto per la presenza della combattiva sinistra interna a Syriza; e anche quelli di ANEL non sono tipi da spaventarsi per un eventuale fallimento dei negoziati.
      C'è sempre il rischio, come noti, del "defaul accidentale". Parigi (e non solo) mobiliterà ogni mezzo per scongiurare tale ipotesi, che quindi ritengo improbabile.
      Il governo greco andrà così di compromesso in compromesso. Tali compromessi potranno essere letti come vittorie parziali ovvero come pareggi, ma ciò non cambia la funzione che dovrebbero assumere: l'apertura di altrettante breccie nel regime che stiamo vivendo. Se la mobilitazione popolare non approfitta ora di quelle breccie, sarà stato tutto vano.

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    6. quindi insomma tu stai puntando sul fatto che gli "aiuti" vengano erogati lo stesso anche se tsipras non accoglierà le richieste della troika.
      perchè tra programma di tsipras (che non potrà essere realizzato) e richieste della troika (che non potranno essere accolte) c'è letteralmente un abisso.

      non sarà facile farla mandare giù a una certa parte dell'elite tedesca. è vero che nella forma si presenta all'opinione pubblica tutto come si vuole...ma la sostanza è che, per come sono andate le cose negli ultimi anni, l'erogazione degli aiuti senza l'attuazione delle richieste della troika sarebbe una sconfitta sostanziale enorme per la linea del rigore. e i falchi credo lo sappiano.

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    7. E proprio perché lo sanno, stanno cercando in tutti i modi di sabotare l'accordo. Ecco il motivo per cui parte del governo tedesco rischia di far saltare l'euro (che comunque NON è interesse della Germania, al di là della questione delle responsabilità) per una questione di quattro spiccioli. La linea di Schauble vista da fuori sembra oltranzismo fanatico. In realtà è perfettamente lucida e razionale.

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  3. Una certa corrente di pensiero ci fa credere, che il punto di scontro fondamentale stia tra euro e non euro.
    Non si può andare sulla stampa mainstream senza leggere dell'apocalisse che seguirebbe all'uscita dall'euro, così come non si possono leggere tanti siti web senza che l'economista più o meno professionale di turno ci spieghi come dopo l'uscita dall'euro sorgerà il sol dell'avvenir.
    Con un tale tipo di discrimine fondamentale, anche il comportamento del governo Tsipras e analogamente degli altri governi europei vengono valutati in base a quanto essi siano più o meno propizi a un crollo dell'euro.
    Sia chiaro, non sto in alcun modo dicendo che la questione dell'euro sia secondaria, certamente non lo è, anzi è uno degli elementi più importanti. Tuttavia, così si tende, magari anche inconsapevolmente, ad oscurare quella che una volta si considerava la questione di classe, cioè che da una parte ci sta il capitale, dall'altra il resto dell'umanità.
    Senza entrare nei dettagli, non vi è dubbio alcuno che la crisi in cui ci troviamo è partita dagli USA, in un paese che non ha l'euro, e non ha mai predicato l'austerity. Ora, o crediamo che gli USA siano contro i capitalisti, ed allora dobbiamo credere anche a Babbo Natale, oppure dobbiamo capire che l'unione europea ha elaborato una sua fallimentare linea di politica economica che rappresenta solo una delle possibili varianti del modo in cui il capitale intende gestire la crisi. Qui, c'è insomma una questione specifica tedesca, della cultura e della storia di quel paese.

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  4. Continua:
    Se le cose stanno così, in qualche modo potremmo dire una cosa che certo può apparire paradossale, che la Germania conta poco sull'esito di questa vicenda greca. Naturalmente, non sto dicendo che la Germania non ha un peso numerico enorme per la formazione delle maggioranze che definiranno quali decisioni assumere, ma, vista la rigidità delle sue posizioni, finisce per contare poco. E' un po' come il M5S in Italia, rifiutando di trattare, il suo 25% di voti ha finito per contare pochissimo. E' merito specifico della Merkel, che continuo a considerare una dei pochi politici di statura di statista che ci ritroviamo, avere per quanto nelle sue possibilità mitigato tale rigidità, riuscendo così a contribuire davvero al tipo di decisioni prese dalla UE.
    Nei fatti, è forse Renzi il politico che oggi può spostare gli equilibri nella UE, vista la sua chiara investitura negli USA, e le decisioni che si assumeranno riguardo l'euro hanno, che noi vogliamo o no, un valore ormai geopolitico, perchè la UE stessa non sopravviverebbe alla fine dell'euro. Questo è il motivo per cui Obama spinge su Tsipras perchè non esca, ed è lo stesso motivo per cui anche Renzi a nome degli USA racconta questa balla che le regole che si riconoscono sbagliate e che si dovrebbero cambiare, debbano comunque essere rispettate. Qualunque persona dotata di un minimo di ragionevolezza direbbe che regole sbagliate debbano essere violate, mi pare un'ovvietà. Queste idiozie sono il modo di Renzi di non isolare la Germania e quindi di non spaccare l'Europa che oggi rimane per gli USA l'unica zona del mondo che ancora si considera loro alleata senza dare troppi problemi, e quindi l'unione dell'Europa è per gli USA una questione perfino più importante delle questioni di natura finanziaria.
    A me pare che finchè l'euro resiste, la germania accetterà alcuni vincoli alla propria sovranità, perchè i vantaggi che la moneta unica le offre sono troppo elevati perchè essa vi rinunzi, quando l'euro finirà, finirà contestualmente anche l'unione europea. Oggi, questa mi pare la questione centrale, la UE è un'istituzione intrinsecamente antidemocratica ed è necessario che si frantumi, e quindi che si esca dall'euro mi va benissimo. Tuttavia, la situazione politica nell'intera europa non potrebbe essere peggiore, visto che non si assiste neanche in singoli paesi ad alcun coerente movimento contro la globalizzazione, la questione viene interamente gestita dai governi che rappresentano chiaramente, salvo la significativa eccezione greca, gli interessi del capitale. Che oggi lo facciano sostenendo l'euro, e che domani lo facciano senza l'euro, mi pare cambi poco dal punto di vista di chi è anticapitalista.
    Il mio timore è che, invece di un sovranismo democratico e solidale, di cui avremmo tanto bisogno, si sviluppi un feroce nazionalismo con sentimenti contro le altre nazioni, come del resto leggo anche in ambienti sedicenti di sinistra che diffondono oggi sentimenti antitedeschi, e tutto questo è preoccupante.

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    1. i sentimenti contro le altre nazioni ci sono già. non è un timore.

      in germania i media sono riusciti a diffondere una forma strisciante di disprezzo e anche odio verso i sud europei.

      in sud europa, più gradualmente, ci cerca di addossare ai paesi del nord la rabbia degli impoveriti.


      il governo italiano è il più europeista di tutti, la sua linea è quella di sacrificare tutto pur di mantenere in vita l'euro: democrazia benessere industria tutto. ed è quello che farà.

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  5. Tsipras ha in mano un enorme potere negoziale. Primo perché giurisprudenza ed economia in Europa sono largamente integrate e una rottura in un punto squadrerebbe l'intero edificio (cfr. la minaccia del ministro nazionalista di concedere visti d'ingresso-Schengen a chiunque ne faccia richiesta inondando il continente di disperati, criminali e terroristi).

    Secondo perché Syriza può rovesciare il quadro geopolitico alleandosi con (e facendosi sovvenzionare da) la Russia di Putin, così distruggendo l'intero settore sudorientate dell'alleanza atlantica, quello che confina con il Medio Oriente in ebollizione. E questo certamente Berlino non lo vuole.

    Avendo escluso un'azione radicale, di quelle che un tempo erano il pane dei governi di estrema sinistra (quando esisteva una sinistra), si tratta di capire se gli ondeggiamenti di Atene siano frutto di incertezza pasticciona o di una strategia finalizzata a logorare gli avversari. Di questo si discute oggi in Germania. Fatto sta che il tempo stringe e nel giro di qualche mese qualcuno dovrà cedere o la Grecia uscire dall'euro. Finora tutti i cedimenti sono stati fatti da Syriza, che oltre ad aver quasi azzerato il suo programma ha anche eletto un democristiano filoeurista alla presidenza della Repubblica (per legarsi bene le mani) e riammesso la Trojka nel paese cambiata di nome (ma Schauble continua a chiamarla Trojka nelle interviste ufficiali). Dopo 30 anni di tradimenti da parte di ogni partito della sinistra europea che arriva al potere, la cosa non meraviglia nessuno.

    Le mobilitazioni popolari in supporto di Tsipras nei Paesi europei sono inesistenti, in Grecia dovrebbero essere fomentate dalla stessa Syriza se volesse combinare qualcosa di serio. Il gregge schiamazza solo quando viene opportunamente stimolato a farlo.

    @ Vincenzo Cucinotta: leggo sempre con interesse i tuoi interventi, ma mi sembra di coglierti in contraddizione. Da una parte dici giustamente che al di là dell'euro il problema è quello dei rapporti di potere (economico e politico). Dall'altra ti opponi alla prospettiva di nuove guerre. Le guerre sono i grimaldelli che hanno scardinato innumerevoli sistemi sociali. E' la guerra che ha consentito la rivoluzione bolscevica. E' la guerra che ha consentito all'Unione sovietica di controllare mezza Europa. In una situazione statica come quella odierna un ventennio di conflitti rappresenta la migliore (se non unica) prospettiva di rottura del quadro di rapporti attuale. Perché tanta avversione?

    Alla fine, permettimelo, il tuo limite è lo stesso di Syriza. Volete fare la frittata senza rompere le uova. Nulla esprime meglio il processo di decadenza della sinistra, del fatto che negli ultimi 30 anni sta cominciando a prendere sul serio i suoi ideali pacifisti.

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    1. Il fatto è che io non sono hegeliano da nessun punto di vista, quindi a me dell'avanzare dello spirito e della storia non frega nulla. A me interessa dell'uomo per il motivo banalissimo che lo sono anch'io, una solidarietà di specie direi.
      Quindi, credo che ogni progetto non dovrebbe mai avere obiettivi differenti rispetto alla sorte dell'umanità, al fatto che la nuova società immaginata e progettata sia più umana.
      Per questo, non credo che nessuno dovrebbe sorprendersi se vorrei evitare guerre ed ogni genere di sofferenze per gli uomini in carne ed ossa. Figurarsi poi se sullo sfondo di ogni conflitto armato si erge l'ombra inquietante dell'olocausto nucleare.
      Aggiungerò per ulteriore chiarezza che il mio personale inpegno politico trae forza e determinazione dal mio catastrofismo, perchè credo davvero che la sopravvivenza stessa dell'umanità sia in pericolo, cioè che per la prima volta la possibilità che l'umanità si autodistrugga è concreta ed abbia probabilità significative.
      Poichè trovo che chi ha potere si comporta da apprendista stregone, cioè prende iniziative della cui pericolosità non si rende pienamente conto, credo che sia mio preciso dovere mettere in guardia coloro che riesco a raggiungere coi miei più o meno convincenti messaggi.
      Tuttavia, tengo a precisare che non sono un non violento come credo di avere più volte già scritto, le svolte epocali richiedono necessariamente una certa quantità di sangue umano sparso. Il punto è quanto sangue dovrà essere versato e come sia possibile contenere la violenza evitando l'estinzione di genere.

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  6. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  7. Ho cancellato un commento di Carmine perché usava espressioni offensive. Poiché il contenuto razionale del commento era sensato, invito Carmine, se ne ha voglia, a riformulare il commento evitando le ingiurie.

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  8. Scusatemi.
    Quando leggo commenti dove si apostrofa il Popolo, in questo caso greco, come gregge, e che l'unica via praticabile è quella della guerra, mi ricordo di essere pacifista ma non pacifico.
    Al sub-comandante Lorenzo vorrei chiedere:
    a chi dichiarerà guerra e contro chi muoverà le sue truppe per fare la frittata che tanto desidera?
    Quale sarà la tattica? La guerriglia urbana, attentati kamikaze, i droni?
    Muoverà prima le truppe di terra (da veri uomini) o comincerà con una no-fly zone e i bombardamenti (più subdolo)?
    Alleanze?
    Oppure facciamo tipo CIA, cominciamo con una rivoluzione colorata, e poi spariamo sulla folla alle manifestazioni.
    Le munizioni ce le procura Lei o ce le portiamo da casa?

    Dove posso scaricare l'App?

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  9. Sono d'accordo sul fatto che sia insensato parlare di capitolazione o resa di Tsipras. Il negoziato è appena iniziato, e se è vero che non si può ottenere tutto subito e altrettanto vero che il tempo gioca contro Tsipras, che ha bisogno di ottenere qualcosa subito per una popolazione allo stremo. Se non riesce a incidere nell'immediato temo che lo scoramento possa prevalere. Solo nell'immaginario dell'estrema sinistra la gente vive in mobilitazione permanente.

    Saluti.

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