Il vincitore è Guglielmo Rottigni. A quanto pare ha barato (googlebooks...), ma è il risultato quello che conta. Il libro da cui ho tratto le citazione è La democrazia in Europa: Guardare lontano, di Sylvie Goulard,Mario Monti. Come a dire che "loro", sanno tutto, e sono pienamente consapevoli di quello che stannp facendo all'Europa e all'Italia. La Storia non farà sconti.
1) Come avevano
previsto alcuni osservatori esterni (concetto ribadito qui),
la moneta unica, lungi dal coronare l'unità politica, diventa un
motivo di discordia.
2) Semplificando al massimo, si può
affermare che (…) i Paesi che potremmo definire “economie sociali
di mercato”, con in testa Germania e Francia, hanno guadagnato
credibilità. I Paesi anglosassoni invece, hanno capito di aver fatto
troppo affidamento sui meccanismi del mercato, dando un peso
sproporzionato al settore finanziario e trascurando di correggere le
disugualianze e consolidare gli strumenti di protezione sociale.
Tuttavia, (…) anche i continentali
hanno dato prova di scarsa lucidità, anch'essi si sono precipitati
in modo a volte caotico sulla via della deregulation, con tutti gli
abusi che ne sono conseguiti (Il governo Schroder, per
esempio,non ha esitato a indebolire la protezione sociale pur di
lottare contro le rigidità del mercato del lavoro, portando ad un
aumento sensibile della povertà in Germania).
3) Il Trattato di Maastricht separa
putroppo, in maniera inopportuna, la spesa pubblica da quella privata
(…) le spese pubbliche sono tenute scrupolosamente a freno, mentre
le spese private, perfino quelle improduttive e pericolose, sfuggono
a qualunque controllo. Eppure l'unico criterio valido dovrebbe essere
la destinazione della spesa, che l'investimento produca ricchezza o
meno. Lo hanno dimostrato i casi dell'Irlanda e della Spagna: nei
due Paesi un'accorta gestione delle finanze pubbliche non è bastata
a garantire la stabilità, che è stata messa a rischio dall'afflusso
di capitali privati e dalla conseguente bolla immobiliare.
4) (…)
La crisi ha incoraggiato una deriva pericolosa, che l'economista
Tommaso Padoa Schioppa aveva denominato “preminenza di fatto” e
che noi abbiamo ribatezzato “creditocrazia”. Gli Stati creditori
(…)
sono ormai in una posizione di forza. Il ministro degli Esteri
finlandese Alexander Stubb, è arrivato a dichiarare: “l'euro
è un sistema darwiniano. È la sopravvivenza del più forte, e i
mercati alimentano questo stato di cose”.
5) Un
rischio (della tenuta democratica dell'Eurozona, nota mia) che è
stato rilevato anche da osservatori non europei: l'economista e
premio Nobel per l'econonomia Amartya Sen si è unito al coro di
coloro che temono che l'euro possa
spazzare via la democrazia dall'Europa.
6) Non è stata l'Ue a creare il
fenomeno della concorrenza fiscale, ma non c'è dubbio che le sue
politiche l'abbiano esasperato.
La libera circolazione delle persone e dei capitali consente di
trasferirsi agevolmente in un altro paese portando con sé il proprio
denaro. (…) Va detto infine che l'UE non ha fatto nulla per
scoragiare condotte che finiscono per assomigliare al comportamento
di “passeggeri clandestini”. Quando uno Stato attira imprese
straniere sul proprio territorio in virtù di un regime fiscale
particolarmente vantaggioso (…) concede loro in maniera
unilaterale, e a scapito degli altri europei, un accesso privilegiato
al mercato unico, e quindi a 500 milioni di consumatori.
7) Per produrre tutti i suoi effetti benefici un'area monetaria ha bisogno di lavoratori mobili e di trasferimenti finanziari in grado di compensare gli squilibri dovuti a una certa specializzazione (si vedano i lavori del canadese Robert Mundell sulle aree monetarie ottimali).
7) Per produrre tutti i suoi effetti benefici un'area monetaria ha bisogno di lavoratori mobili e di trasferimenti finanziari in grado di compensare gli squilibri dovuti a una certa specializzazione (si vedano i lavori del canadese Robert Mundell sulle aree monetarie ottimali).
Penso di saperlo, ma non perché l'ho letto. Vale lo stesso? :)
RispondiEliminaLa democrazia in Europa: Guardare lontano
RispondiEliminaDi Sylvie Goulard,Mario Monti
Gli anonimi non possono partecipare! Identificati!
EliminaGuglielmo Rottigni
EliminaAlbino (BG)
Solo che scrivo da Trieste dal PC di un'altra persona e mi scocciava uscire da googleID e rientrarci.
Comunque, il mio indirizzo mail è guglielmo.rottigniATalice.it
E la risposta si trova so GoogleBooks
Non sono esperto di economia, sono solo un bagnaiano dell'ultima ora (nonché perito chimico in mobilità e esperto in ricerca sui materiali).
Have a nice day
Guglielmo
queste dichiarazioni, insieme a quelle di Amato sul Sole24Ore, mi sembrano solo il tentativo di spingere verso la seconda fase del progetto euro e di accreditarsi come quelli che hanno la soluzione, facendo dimenticare alla gente che invece sono loro i responsabili dello sfascio.
RispondiEliminaNella prima fase si è creata la moneta unica e si è atteso che arrivasse una crisi che facesse scoppiare gli squilibri interni (come ci ha spiegato Bagnai nel suo blog) perchè così poi gli europei sarebbero stati costretti a fare la cosa giusta, cioè l'europa politica.
Adesso che la crisi è scoppiata si presentano come quelli che hanno la diagnosi in mano e si propongono come quelli che hanno la cura: più Europa.
Il senso del mio intervento è quindi quello di dire: attenti, non si tratta di conversioni o di ammissioni tese a dire "abbiamo sbagliato", ma tese a dire "avete sbagliato, perchè adesso vedete che l'euro non funziona e quindi smettetela di agitarvi e accettate di fare tutti gli altri passi necessari all'europa politica".
Per "noi", e intendo i lettori abituali che probabilmente hanno anche frequentato il blog di Bagnai, queste sono contraddizioni radicali, roba da schizofrenia o barzellette. Se da Roma mi dirigo verso Reggio Calabria per arrivare a Milano, un minimo di geografia mostra che non è un piccolo errore o una deviazione che potrebbe allungare un po' il percoso. Sto proprio andando nella direzione opposta.
RispondiEliminaMi chiedo se per il piddino DOC, che si è formato sugli articoli e sulle dispense di Repubblica, queste perle non possano apparire come sagaci osservazioni critiche su correzioni opportune, magari anche necessarie, ma senz'altro realizzabili in un prossimo futuro purché si continui ad andare avanti a tutta forza. E mi chiedo se gli autori, ben coscienti del livello medio di preparazione del lettore tipo, non le abbiano messe proprio per esorcizzarle: "Vedete, anche noi abbiamo presenti queste imperfezioni e dunque sapremo certamente correggerle. Fidatevi".