martedì 28 maggio 2013

Mah...

In un'intervista al Corriere Vito Crimi, capogruppo al Senato del M5S, spiega che "noi non dobbiamo ragionare di strategia politica". Non so davvero cosa intenda Crimi per "ragionare di strategia politica", evidentemente qualcosa di molto negativo. Ma a me verrebbe da dire che se un movimento politico sceglie di "non ragionare di strategia politica" rischia di fare una brutta fine, e anche piuttosto rapidamente (sarà che ho studiato nelle scuole senza computer).
(M.B.)

4 commenti:

  1. Mi sembra che l'intervista sia molto incentrata sulla questione alleanze con altri partiti, quindi immagino (piu' che altro spero) che si riferisca a quello quando parla di "strategie".

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    1. E' indubbiamente così. Resta il fatto che da tutto il discorso di Crimi sembra emergere un sostanziale disinteresse per una autentica discussione, per una elaborazione politica seria. Si dice che i parlamentari devono votare sui singoli provvedimenti, ma ha senso farlo al di fuori di una qualsiasi visione strategica generale? Si dice che la strategia è quella che emerge dai tour di Grillo, ma essa è il risultato di una approfondita discussione interna? Sono domande ovvie, che è perfino imbarazzante dover fare. Io sono assolutamente d'accordo con l'idea che il M5S debba rifiutare ogni alleanza con destra e sinistra, ma questa linea deve emergere da un autentico confronto politico interno, non può essere imposta da uno o due guru. A parte ogni altra considerazione sui valori della democrazia, sono convinto che l'impostazione di Crimi e Grillo semplicemente non funzioni.

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    2. Senz'altro, semplicemente non credo emerga tanto dall'intervista di Crimi quanto dagli interventi scoordinati dei parlamentari. Va bene avere sensibilita' diverse ma bisogna trovare una sintesi prima o poi (meglio prima che poi).

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  2. Non mi sorprende per niente. Non ho mai nutrito aspettative per il Movimento 5 Stelle e quello che accade conferma il mio scetticismo. Ho sentito parlare di "innovazione di processo" e non di prodotto. Cioè, non contano i contenuti ma il metodo, la fine della democrazia rappresentativa e l'avvio di quella partecipata. Credo che il "processo" sia importante, ma senza "prodotto" si può concepire solo un modo qualunquistico per portare nelle istituzioni i "cittadini". Senza distinzioni di genere e soprattutto di classe. Mi limito a dire che questa è una stupidaggine colossale (mi vengono espressioni molto più volgari che censuro).

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