domenica 17 novembre 2013

Lo si sa da molto tempo

 In regime capitalistico, gli Stati Uniti d'Europa equivalgono ad un accordo per il mantenimento della supremazia economica. (...) Certo, fra i capitalisti e fra le potenze sono possibili degli accordi temporanei. In tal senso sono anche possibili gli Stati Uniti d'Europa, come accordo fra i capitalisti europei... Ma a qual fine? Soltanto al fine di schiacciare tutti insieme i diritti sociali in Europa, e per conservare tutti insieme il primato sulla Cina e i paesi emergenti , che sono molto lesi dall'attuale distribuzione del potere politico internazionale e che, negli ultimi dieci anni, si sono rafforzati con rapidità incomparabilmente maggiore dell'Europa (...), la quale comincia a putrefarsi per senilità. In confronto alla Cina l'Europa, nel suo insieme, rappresenta la stasi economica. Sulla base economica attuale, ossia in regime capitalistico, gli Stati Uniti d'Europa significherebbero l'organizzazione della reazione per frenare lo sviluppo più rapido dei paesi emergenti.

Chi lo ha scritto? Vladimir Lenin.

Un secolo fa.

Basta sostituire qualche parola.


Commento: Come abbiamo già affermato, gli Stati Uniti d'Europa, anche se rappresentassero una prospettiva politicamente plausibile (e non c'è motivo di crederlo), costituirebbero un progetto pericoloso e reazionario. Ciò è reso ovvio dalle continue dichiarazioni sulla necessità di "contare nel mondo". Quante volte abbiamo sentito dire che i piccoli Stati europei devono unirsi per tenere il passo ai paesi emergenti, o ancor meglio per contrastarne lo sviluppo?
Ebbene, alla nostra conclusione, come si vede,  era già giunto Lenin nell'agosto del 1915.

È un testo breve e estremamente istruttivo, innanzitutto per il metodo che illustra. La posizione del partito è raggiunta attraverso il confronto, serrato ma corretto, tra posizioni distinte. Guarda caso, la posizione che prevale è quella pià ragionevole.

Il rivoluzionario russo chiarisce che l'idea degli Stati Uniti d'Europa non è sbagliata di per sé, ma non per i motivi che oggi sono moneta corrente: un secolo fa il termine Stati Uniti non evocava una grande potenza dominatrice, ma innanzitutto un ordinamento politico repubblicano; quindi parlare di  Stati Uniti d'Europa significava proporre di instaurare l'ordinamento repubblicano in tutta Europa. Proposito non da poco, ai tempi dello Zar e di Guglielmo II. Dunque il merito politico della proposta consisteva nell'affiancare alla parola d'ordine del socialismo quello della democrazia. E questo ovviamente incontrava il favore di Lenin:

Le trasformazioni politiche con tendenze effettivamente democratiche e ancor più le rivoluzioni politiche, non possono in nessun caso, mai, e a nessuna condizione, né offuscare né indebolire la parola d'ordine della rivoluzione socialista. Al contrario, esse avvicinano sempre più questa rivoluzione, ne allargano la base, attirano alla lotta socialista nuovi strati della piccola borghesia e delle masse semiproletarie.

Tuttavia, c'erano ottime ragioni per non far passare queste rivoluzioni politiche attraverso la forma dell'Europa Unita. Lenin fa partire la sua analisi dalla realtà dell'imperialismo: un pugno di grandi potenze, quasi tutte del continente europeo, dominava completamente il globo. Solo che le grandi potenze europee, rispetto a quelle extra-europee (USA e Giappone), conoscevano tassi di crescita ed espansione molto più contenuti, nonostante le dimensioni dei loro imperi coloniali. E il ristagno del capitalismo europeo preparava la strada alla riscossa del proletariato. Ed ecco perché si giunge alla conclusione di cui sopra.


Lenin infine liquida con grande saggezza la questione se sia o no l'Europa unita lo spazio politico più adatto  per far trionfare il socialismo. La risposta è semplice: i rivoluzionari non ambiscono agli Stati Uniti d'Europa, ma agli Stati Uniti del Mondo. "Il tempo in cui la causa della democrazia e del socialismo concerneva soltanto l'Europa, è passato senza ritorno". Va bene superare gli Stati nazionali, ma perché farlo in nome di un nuovo nazionalismo europeo? Come siamo vecchi e miopi rispetto a Lenin. (C.M.)

6 commenti:

  1. Suggerisco la visione di The Brussels Business, lo si trova su Youtube anche se purtroppo solo in inglese. Agghiacciante inchiesta sul ruolo dei lobbisti delle grandi multinazionali già a partire dagli anni 80 durante la fase di progettazione dell'architettura istituzionale dell'Unione Europea. Diavolo d'un Lenin, c'aveva preso eccome!

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  2. Non mi convincono in pieno le tesi di questo articolo. Le aspirazioni alla pace e gli ideali di solidarietà che ispirarono i padri fondatori della comunità europea dopo le tragedie delle due guerre mondiali non credo abbiano nulla a che vedere con le proprietà profetiche di Lenin, anche alla luce degli eventi successivi alla sua morte in Russia.
    Il paradosso è che, partite con nobili ideali , le attuali istituzioni comunitarie sottraggono democrazia ai popoli ed ai lavoratori a tutto vantaggio del grande capitale e delle multinazionali . Inoltre abbiamo assistito all'assoluta mancanza di solidarietà fra classi lavoratrici e sindacati europei.Quindi l'unica possibilità di un recupero di democrazia passa , inevitabilmente, attraverso il recupero della piena sovranità nazionale. Proprio quello che si voleva superare. E' questo il vero conflitto : Nazione o Cosmopolitismo. La rivoluzione dell'89 fu cosmopolita , il secolo successivo vide l'affermazione del concetto di Nazione. Il pensiero Marxista è fondamentalmente universalistico , ma dopo la rivoluzione di ottobre del 1917 , con Stalin ,si affermò il principio della rivoluzione in un unico Paese , almeno in un primo tempo, salvo poi mettere al servizio della politica di potenza della Russia il movimento operaio internazionale. Gli ex Paesi emergenti, Cina e India, poi, diventati grandi potenze economiche e militari , non differiscono molto nelle loro politiche dalle ex potenze coloniali. L'eterna lotta tra oppressi ed oppressori, di marxiana memoria, continuerà, in un mondo diventato sempre più piccolo e limitato nelle sue risorse.
    GioC

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  3. Anche a me non convincono, ma per motivi diversi.
    Uno è che la previsione di lenin è risultata fallace; la gerontocrazia è stata spazzata via e la generazione successiva in pochi anni è stata in grado di scatenare la più grande e sanguinosa guerra che la storia umana ricordi.
    E, appena dopo ha sviluppato . assieme agli stati uniti d'america, un sistema socio/economico che non ha avuto eguali in nessuna altra parte del mondo.

    Invece per quanto riguarda gli USE non credo che siano stati immaginati e progettati per dominare le economie emergenti, infatti hanno fatto l'opposto di quello che si dovrebbe fare per dominare, anzi vien da chiedersi quale sia la vera motivazione che sta dietro a questo disegno.

    Credo che avvicinare tutte le grandi aree economiche del pianeta sia un disegno che ha enormi interessi, soprattutto quello dei grandi mercanti.
    Economie tanto diverse non possono scambiarsi che pochi tipi di merci, ma se economie quali cina, india, brasile etc etc iniziassero a convergere verso un sistema simile al nostro, potrebbero aprirsi possibilità enormi per i mercanti di ogni genere. Infatti gli ultimi avvenimenti cinesi hanno iniziato a prendere questa china. Certamente ogni "medicina" ha i suoi danni collaterali (vedi cermania vs pigss), ma un disegno di simile portata li considera secondari o meno ancora.

    Fantapolitica? probabile....anzi, lo spero proprio.

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    1. Avete preso un discreto abbaglio. GioC si è lanciato in una serie di considerazione che non hanno quasi nulla a che fare col tema del post. Sandro ha confuso l'argomentazione di Lenin con una previsione, cosa che non è affatto. In secondo luogo, ha negato che gli USE servano a contrastare i paesi emergenti. Può essere benissimo; ma si dovrebbe anche portare un qualche argomento. Noi vediamo che quello di contrastare i paesi emergenti è lo scopo manifesto dell'UE, perché dichiarato ogni giorno dai suoi protagonisti; e notiamo che, in effetti, con le sue politiche mercantilistiche l'UE sta, già oggi, mettendo in crisi le bilance commerciali di diversi paesi.
      Sulle caratteristiche interne delle economie dei paesi emergenti, si può dire che esse non abbiano direttamente a che fare con l'ordinamento politico degli stati europei, quindi non capisco che senso abbia parlarne in questa sede.

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    2. Beh, io ho scritto dominare, lei conservare il primato, ma in entrambi i casi non mi pare sia un'ottima strategia se di quello si parla.
      Certo, se uno si chiude a riccio pare intoccabile, ma se al suo interno nasce una patologia, prima o poi dovrà trovare la medicina, e nel mentre c'è tutto un mondo da conquistare economicamente per sfruttarne le materie prime, cosa che la cina fa tranquillamente, USE in crisi o meno.

      Io contestavo la constatazione relativa alla gerontocrazia, ma non sono entrato nel merito dell'argomentazione, se non al riguardo della strategia USE.

      Sulle caratteristiche interne delle economie dei paesi emergenti posso solo dire che; sia USA che USE hanno cercato di influenzarle, specie gli USA dato che come ben sappiamo, la cina, impedendo all'economia interna di crescere e truccando i conti, ha cercato di mantenere la sua moneta al punto più basso possibile nei confronti del dollaro vista l'enorme quantità di debito pubblico posseduto, in più imponendo la propria moneta per gli scambi commerciali infraorientali impedendo in questo modo agli USA di stampare ulteriore moneta.

      Ma non è con gli ordinamenti politici che si fanno anche le strategie economiche internazionali?

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  4. bellissimo articolo, che letto al contrario ti parla anche della perdita della prospettiva di sinistra della politica. Ma come fa un intera classe politica a difendere il mes? Hanno divorato prospettive speranza diritti istruzione e senso civico. Poi economia industria lavoro e dignità. I soldi per sanità istruzione e cultura non li troviamo ma 10 volte tanti per le banche e interessi finanziari subito pronti. Siamo il loro dessert. Ce lo dicevano da Jefferson a Lenin, uno non l'abbiamo ascoltato l'altro dimenticato. È evidente che non ci insegnano la storia 'giusta' a scuola.

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