sabato 23 agosto 2014

Stranezze

Adesso possiamo davvero dire di aver visto di tutto: anche un sito di estrema sinistra nel quale appare un articolo che invoca l'arrivo della troika, ovviamente come male minore. Le argomentazioni di Riccardo Achilli non sono in fondo molto diverse da quelle di Scalfari, il cui articolo di qualche tempo fa ha fatto abbastanza discutere: la situazione economica è disastrosa, il ceto politico italiano pure, la perdita di sovranità nazionale, in un modo o nell'altro, è inevitabile, meglio che succeda subito quando abbiamo ancora un po' di forza contrattuale. Inoltre, oggi la troika è un po' meno cattiva, meno “deflattiva” e più attenta allo sviluppo (anche in questo caso, forte consonanza con Scalfari). Quindi inutile ribellarsi, meglio cercare di strappare il più possibile, in termini di livelli economici, diritti e democrazia, dall'inevitabile “commissariamento”.
Fin qui Achilli. Le lacune del suo ragionamento mi sembrano evidenti:

1. Achilli sostiene da una parte che per i ceti popolari non si può fare più nulla nel contesto politico attuale, e dall'altra parte che sarebbe possibile strappare qualcosa per essi nel contesto di un commissariamento da parte della troika. Cioè,  Achilli afferma che non si può fare nulla quando i ceti popolari mantengono ancora un minimo di potere di pressione tramite le istituzioni democratiche nazionali, e si può invece ottenere qualcosa quando quel minimo di potere viene consegnato ai funzionari delle oligarchie internazionali. Ma come è possibile? Se non si può fare nulla nel momento in cui il contesto nazionale, l'unico nel quale i ceti popolari e i loro rappresentanti politici siano in grado di agire, ha ancora un minimo di potere, come si può pensare di fare qualcosa quando questo potere viene sottratto e consegnato a burocrazie che non rispondono in nessun modo, neanche molto indiretto, ai ceti popolari? Questa mi sembra una contraddizione insostenibile.
2. L'atteggiamento di Achilli è evidentemente del tipo “ha da passà 'a nuttata”: bisogna fare sacrifici per far ripartire l'economia, poi finalmente ci sarà la possibilità di riottenere qualcosa. Il retropensiero è che l'impoverimento diffuso, la perdita dei diritti, la restrizione della democrazia, siano solo incidenti, contingenze, qualcosa che passerà se si riesce a far “ripartire l'economia”. Mi sembra invece che tutto indichi il contrario: quello che succede ai paesi della “periferia sud” dell'eurozona è semplicemente l'instaurazione della nuova forma che si sta dando il capitalismo contemporaneo per far fronte alla crisi. La distruzione del ceto medio, l'impoverimento dei ceti popolari, l'annullamento della democrazia non sono dolorose necessità che verranno presto superate, ma semplicemente i pilastri del capitalismo dei prossimi decenni. Se le cose stanno così, dare il benvenuto alla troika vuol dire semplicemente accelerare quei processi.
3. Achilli sembra inoltre dimenticare che una delle componenti della realtà del capitalismo è lo scontro fra capitalismi. Ora, è abbastanza evidente che la crisi dell'eurozona è anche un regolamento di conti fra oligarchie, con i paesi forti del nord che stanno riducendo quelli del sud al ruolo di periferia da sfruttare. Anche in questo caso, l'arrivo della troika sarebbe semplicemente un modo per accelerare questi processi, dai quali i popoli dei paesi del sud hanno solo da rimetterci.


Come è possibile che un commentatore intelligente come Achilli non veda queste macroscopiche lacune del suo ragionamento? Saltando molti passaggi, credo che qui sia in azione uno degli errori di fondo del marxismo: l'idea che lo sviluppo capitalistico sia l'unico orizzonte della lotta per migliori condizioni di vita dei ceti popolari, e per il superamento del capitalismo stesso. In larga parte del marxismo storicamente esistito è presente, implicita od esplicita, l'idea che lo sviluppo capitalistico debba andare fino in fondo, per poter strappare qualcosa in favore dei ceti popolari e per poter pensare al superamento del capitalismo stesso. Una versione particolare di tale assunto è la tesi dell'Italia come paese arretrato che va modernizzato, della quale ho parlato in un post di qualche giorno fa. Quello che succede è che, con tale assunzione implicita, si assume in realtà la logica del capitale, e l'anticapitalismo si riduce a una decorazione. Achilli alla fine è d'accordo con Scalfari perché entrambi sono d'accordo sulla necessità della crescita dell'economia e della modernizzazione dell'Italia, e di fronte a questo accordo il colore delle bandiere non ha nessuna importanza.
(M.B.)

6 commenti:

  1. Anche in questo caso torniamo sempre al solito interrogativo, Perchè la gente non si ribella e anzi collabora con la Troika? Devo dire che una risposta profonda a questa domanda è venuta dalla lettura di un testo di Simona Forti " I nuovi demoni, ripensare oggi male e potere" che anche se non rappresenta la verità assoluta si avvicina a quanto sta accadendo e a quanto accadrà se non ci sarà una rivoluzione etica individuale , una responsabilità incondizionata che ci impedirà di entrare nelle maglie del potere e di collaborare alla costruzione del male che nel nostro caso riguarda la distruzione del nostro paese e di noi stessi

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  2. O semplicemente, qualcuno cerca la benevolenza della Troika prossima ventura per qualche poltroncina in seconda fila.

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  3. Al sacrosanto stupore di Badiale per le prese di posizione pro Troika di quest'"economista"manca,giusto per non smentirsi e non essere frainteso sul senso delle sue "proposte",quest'ultima "perla",pubblicata in forma di dialogo dal blog Politica&Economia con Sergio Cesaratto come interlocutore dove il nostro non solo ribadisce l'impossibilita' di uscita dall'Eurocrazia,ma la giudica addirittura catastrofica(sic),usando gli stessi argomenti dei servitori dell'oligarchia saldamente(purtroppo),al governo.Il solito refrain :"non c'e'alternativa",condito con previsioni a tal punto negative per il paese che non ha piu'la faccia tosta di farle neanche il Fmi.Se questa e'sinistra,sono pronto ad arruolarmi nelle file dei cosiddetti populisti che, a detta di questo novello divulgatore di saggezza,non hanno la giusta percezione di quello che potrebbe succedere abbandonando l'Euro(sic).Pierre57



    T

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  4. Bravo, Badiale, due post molto lucidi. Ha letto il libro di Paggi e D'Angelillo I comunisti italiani e il riformismo? Uno degli aspetti più interessanti della trattazione riguarda le origini della teoria della modernizzazione (l'Italia come paese arretrato e corrotto bisognoso di essere "modernizzato) che gli autori chiariscono fare storicamente capo a...Pareto. Quindi logica capitalista senz'altro: "Arretratezza e corruzione delle classi dirigenti sono le parole chiave di quest'analisi che, se adottata a sinistra, finisce inevitabilmente per appoggiare politiche punitive nei confronti dello stato sociale" (op. cit., pag. XV). Del Noce, reazionario ma non privo di lucidità, riteneva che l'assunzione di questo paradigma conducesse inevitabilmente la sinistra a un abbraccio mortale (il "suicidio della rivoluzione") con élite tecnocratiche legate a interessi capitalistici sopranazionali (certo, lui lo riconduceva a Gramsci, mentre Paggi, che di Gramsci è un conoscitore finissimo, nega recisamente questa ascendenza).

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    1. Non ho letto il libro di Paggi e D'Angelillo, la ringrazio molto per l'utile indicazione. Condivido il giudizio su Del Noce: un reazionario molto intelligente, quindi più interessante di tanti progressisti sciocchi.

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    2. Ormai è fuori stampa ma Cesaratto l'ha volonterosamente messo on line in formato pdf.

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