di Fabrizio Tringali
[Papa Francesco al Corriere della Sera 15/01/2015]
Questa
affermazione, che contiene un'incredibile contraddizione (non si può
reagire violentemente, ma è normale dare un pugno a chi provoca),
giustifica ogni tipo di violenza contro chiunque si consideri reo di
"provocazione".
Poiché, se è vero che avrò diritto di reagire con un pugno ad una offesa contro mia madre, allora
potrò reagire anche con un calcio, o con una coltellata, o con un colpo
d'arma da fuoco. E' infatti impossibile stabilire quanta
violenza sia "giusta" rispetto ad una provocazione. Certo, le provocazioni esistono, e danno fastidio. Insultare la madre di qualcuno significa provocarlo. Anche prendere in giro una religione rappresenta, per qualcuno, una provocazione. E così anche insultare o prendere in giro una squadra di calcio o i suoi tifosi.
Per ciascuno, qualunque insulto o presa in giro rivolto a tutto ciò che non si desidera venga insultato o canzonato, rappresenta una provocazione.
Papa Hooligan ci dice che "è
normale" che di fronte a una provocazione, si reagisca con violenza.
Di
certo gli attentatori di Parigi si consideravano provocati dalle
provocatorie vignette che Charlie Hebdo pubblica da quando è nato.
Per
sua Fortuna Papa Hooligan non è francese. Di fronte ad una tale difesa
della violenza contro le provocazioni, chissà cosa gli avrebbero fatto,
nel
paese dove si arresta un comico (provocatore) per apologia di terrorismo.
Qualcuno spieghi a Papa Hooligan che in un
paese civile si possono compiere atti che qualcuno può considerare
provocatori, come prendere in giro le religioni. Ma non si può mai
reagire violentemente alle provocazioni. Semmai, se lo si ritiene opportuno, ci si può rivolgere alle istituzioni di giustizia, perché in un paese civile le controversie, anche quelle relative alle presunte offese, non si risolvono con la violenza, ma nei luoghi preposti, come le aule dei tribunali.
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