giovedì 10 maggio 2012

Israele: comunisti ed ex-comunisti VS mainstream

Claudio Martini- La politica israeliana ha conosciuto un'importante novità negli ultimi giorni: l'ingresso di Kadima  nella compagine parlamentare che sostiene il governo del Likud, a guida Netanyahu. Diamo due coordinate per cercare orientarci nella realtà politica di quel paese. Kadima è nata nel 2005 per iniziativa di Ariel Sharon, già esponente di primo piano del Likud. Gli analisti lo considerano una forza centrista, ma non stiamo parlando di un partito moderato: fu proprio il governo di Kadima a devastare il Libano nel 2006 (più di mille civili morti) e a mettere a ferro e fuoco Gaza nel 2009 (un altro po'). Queste belle imprese non impedirono ai politici del Likud che non avevano approvato l'operazione di Sharon, come l'attuale Primo Ministro Benjamin Netanyahu, di vincere le ultime elezioni parlamentari.


La scelta del governo israeliano di allargare la sua base parlamentare, e la decisione del leader di Kadima Shaul Mofaz di assecondare questo disegno ha dato adito a varie e contrastanti interpretazioni. Il tema, come sempre, è l'attacco all'Iran. Molti analisti considerano Mofaz vicino alle posizioni di Obama, che come ormai dovrebbe essere chiaro è contrario all'intervento militare. Ma non tutti sono d'accordo. In particolare si nota una chiara tendenza allarmistica dei giornali non esattamente mainstream, tendenti a mettere in guardia da una svolta bellicista nella strategia israeliana.  Mentre Il Corriere o La Stampa sembrano intravedere  un ammorbidimento delle posizioni israeliane sui progetti di attacco, a sinistra (qui e qui), ma anche a destra si parla di attacco imminente.

Tuttavia il mainstream internazionale non sembra proprio di questo parere, e non si può non segnalare il solito NYT.  Un passaggio è particolarmente chiaro:

"Mentre Netanyahu e Barak hanno mostrato un atteggiamento aggressivo nei confronti dell'Iran, Mofaz è considerato un moderato, contrario a qualsiasi avventata azione militare.  A Marzo, non appena diventato capo dell'opposizione, ha dichiarato alle televisioni che  un attacco prematuro all'Iran sarebbe stato "disastroso" e che avrebbe portato "scarsi risultati"."

La logica ci dice che una cosa non può essere vera e falsa allo stesso tempo. Delle due l'una: o  l'operazione Mofaz rende più probabile un attacco all'Iran o NON lo rende più probabile.

A chi dobbiamo credere? A Ferrara e al Manifesto, oppure al New York Times?

Che decisione difficile...


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