Per proseguire la nostra indagine sul mondo intellettuale, può risultare interessante la lettura di questo articolo di Mario Tronti, dall'Unità del 24 ottobre.
Tronti discute delle primarie del PD, in particolare della contrapposizione Bersani-Renzi, e si schiera decisamente a favore del primo.
Come possono intuire i lettori del nostro blog, questo tema non ci appassiona, e non è nostra intenzione intervenire nelle lotte di potere interne al PD. Ciò che ci interessa, invece, è riflettere sulla natura del ceto intellettuale dei giorni nostri.
E da questo punto di vista, Mario Tronti non è davvero uno che si può ignorare: autore di un testo molto noto come “Operai e capitale”, è stato considerato uno dei più brillanti fra i giovani teorici marxisti italiani degli anni Sessanta, ed da allora in poi può essere collocato fra i più autorevoli protagonisti del dibattito intellettuale della sinistra. Esaminiamo allora quali argomenti razionali produce un intellettuale di questo spessore.
Tronti afferma che la “rottamazione” di Renzi equivale a “portare a termine il lavoro sporco che il ventennio berlusconiano, con i suoi fallimenti, non è riuscito a compiere”. Ora, l'espressione “ventennio berlusconiano” è ormai entrata nell'uso, e di certo ha un significato che tutti comprendiamo. Ma il ruolo dell'intellettuale dovrebbe essere, anche o soprattutto, quello di riflettere criticamente su ciò che fa parte del senso comune di una certa fase storica. In particolare, se nel 2012 si parla di “ventennio berlusconiano”, e soprattutto di “lavoro sporco”, occorre ricordare che dal 1992 al 2012 Berlusconi ha governato circa 8 mesi nel 1994, 5 anni dal 2001 al 2006, 3 anni e mezzo dal 2008 al 2011, per un totale di circa 9 anni. Per tutto il resto del “ventennio berlusconiano” l'Italia è stata governata da governi che erano appoggiati (anche) dal centrosinistra o diretta espressione di questo. In tutto questo periodo indubbiamente è stato realizzato molto del “lavoro sporco” cui allude Tronti, come la distruzione dell'economia pubblica con le grandi privatizzazioni, la precarizzazione del lavoro, le guerre di aggressione: ma tutto questo è stato compiuto indifferentemente dai governi Berlusconi così come da quelli del centrosinistra, di cui Tronti è sostenitore.
L'azione di quelle “componenti popolari che hanno fatto civile, e moderno, e avanzato, il Paese” è stata spazzata via dal centrosinistra allo stesso modo che dal centrodestra, pertanto le affermazioni di Tronti sul fatto che tali componenti sarebbero “cresciute” nel PD sembrano appartenere all'ordine del sogno più che a quello della realtà. Del resto l’autore non porta il minimo dato concreto a sostegno di una simile, notevole, affermazione.
Allo stesso modo appare priva di fondamenti l'affermazione successiva, secondo la quale la prospettiva di un governo Bersani sarebbe tale da gettare “nel panico l'establishment”.
E perché mai? Sa indicare Tronti una proposta, una sola, di Bersani, che sia tale da creare un simile effetto di panico? Bersani ha proposto di smantellare la “riforma” pensionistica di Monti-Fornero? Ha forse detto che abolirà tutte le leggi che hanno reso legale il precariato? Che cancellerà gli interventi sui diritti del lavoro (art.18 e simili) operati prima da Berlusconi e poi da Monti? Che obbligherà Marchionne al rispetto dei diritti sindacali, sotto la minaccia di espropriare la FIAT? Che introdurrà una patrimoniale con lo scopo di finanziare massicce assunzioni statali di disoccupati da impiegare in un vasto programma di conversione ecologica dell'economia? E per quanto riguarda la crisi dell’euro, ben sapendo che il PD mai ci libererà dalla trappola della moneta unica, possiamo chiedere a Tronti se ritiene che Bersani intenda almeno seguire il suggerimento, assolutamente moderato, di Emiliano Brancaccio, secondo il quale la sinistra deve cominciare a pensare seriamente a misure di tipo protezionistico e, per cambiare le cose nell'UE, deve minacciare la Germania di uscire dall'euro e far saltare il mercato unico?
Ovviamente, Bersani non dirà e non farà mai cose di questo tipo. Così, l'unico elemento concreto che Tronti riesce a portare per giustificare il grande panico di cui sarebbe preda l'establishment se in Italia nascesse un governo a guida PD, è la foto di “Bersani davanti alla pompa di benzina”.
Confessiamo che facciamo davvero un po' di fatica a immaginarci le oligarchie politico-finanziarie di Bruxelles e Francoforte, i CEO delle grandi multinazionali, i dirigenti dei think tank di Washington, i membri del gruppo Bildelberg, gli analisti del Pentagono, e via dicendo, che si scambiano messaggi preoccupati sul grande pericolo rappresentato da Bersani davanti ad una pompa di benzina.
Tronti conclude con l'affermazione forte della necessità “che emerga e cresca una grande forza di popolo, che prenda in mano le sorti di questo devastato paese, con dignità e responsabilità, per portarlo nell'Europa di domani, non più quella dei mercati, ma quella del lavoro”. Difficile non essere d'accordo. Ma aleggia anche su questa condivisibile affermazione il sottofondo onirico che pervade tutto l'articolo: Tronti intende evidentemente che la nascita di una simile forza sarà favorita dalla vittoria, alle primarie del PD, di Bersani, cioè del segretario di un partito che appoggia il governo Monti, le cui misure rappresentano la più sistematica e massiccia distruzione dei diritti dei lavoratori e delle conquiste dei ceti subalterni, mai osata nella storia della Repubblica.
Concludiamo: questo articolo mostra una totale ed impressionante sconnessione dai dati di realtà. Non sappiamo se si tratti di decadenza intellettuale o semplicemente di malafede. Possiamo solo dire che chi scrive articoli simili ha tradito il compito dell'intellettuale, che è quello di cercare il vero con serietà di pensiero.
(M.B.)
Il ventennio Berlusconiano....
RispondiEliminaCapiamo solo ora effettivamente i veri danni fatti da Berlusconi: aver fatto da tappo intellettuale. Tutte le discussioni politiche degli ultimi anni nascevano e morivano strozzate dalla divisione creata intorno a questo malvivente, spinto al potere per scappare dalla giustizia. Eppure, ora che abbiamo scoperto qualche carta in più, non riesco a togliermi dalla testa che il Satiro altro non sia stato che un prodotto della sinistra, dietro al quale quest'ultima si sia nascosta, dietro al quale portare avanti i progetti EUROpeisti. Un perfetto capro espiatorio. Si parla di ventennio quando, come hai giustamente sottolineato, di ventennio c'è ben poco.
E ora mi fanno tenerezza, lui Brunetta e Tremonti, lontani ma vicini, nel patetico tentativo di denunciare Il grande imbroglio, ultimo priettile rimasto nel loro fucile bagnato dopo anni di EUROfanatismo strumentale prima di finire all'angolo, minacciati dal mostro spread, ripetendo carichi d'ansia che "ce lo chiede l'Europa".
Su Bersani....vabbè, lasciamo stare. Mi sembra di vedere Fantozzi sotto i riflettori. Non c'è più nulla dietro al quale nascondersi e le balle appaiono nitide per quello che sono: balle.
Post perfetto, chirurgica precisione. Stamane su radio Rai Bersani ha ribadito che il suo PD può cominciare a parlare solo con chi mette al primo posto la difesa di questa Europa e della moneta unica. "Non scherziamo", ha chiosato.
RispondiEliminaNon ci sono più scuse. Sono ormai numerosissimi coloro che a sinistra all'interno della critica politica o nella dottrina economica tout court "scherzano" su Europa e euro. Il PD è sordo e cieco perché è la sezione Italia del Partito Unico Neoliberista. Che tristezza...
“Abbiamo creato il chewing-gum ad altissima innovazione. Formula active con micro-cristal, per un risultato extra freshness più clean. XY, high performing chewing-gum”.
RispondiEliminaÈ la pubblicità tv di una gomma da masticare.
E quindi?
E quindi i creativi che realizzano gli spot pubblicitari si basano su un'ampia mole di studi sociologici e indagini di mercato, che permette loro di individuare il “target” a cui si rivolgono - nel caso del chewing-gum, una bella manica di cretini.
Ciò vale anche per gli spin doctor della politica. I quali non vendono un chewing-gum, ma, ad esempio, il “nuovo” leader del Pd: Renzi, l'uomo in grado di farlo naufragare definitivamente alle prossime elezioni politiche.
Proveniente dagli ambienti della «Gioventù studentesca DC e Comunione e Liberazione, Renzi aderisce al Ppi, a 24 anni ne diventa segretario provinciale per poi confluire ne La Margherita di cui nel 2001 è coordinatore fiorentino e nel 2003 segretario provinciale.
Nel giugno del 2004, la perfetta applicazione del manuale Cencelli lo consacra presidente della provincia di Firenze (sindaco di Firenze e presidente della Regione erano DS)».
Curiosamente, sotto la sua gestione la provincia spende molto in “comunicazione” di cui si occupa l'azienda di famiglia, la Chil srl, società di servizi di marketing che coordina “il servizio di vendita del quotidiano La Nazione sul territorio di Firenze”.
Se questo è il volto nuovo del centrosinistra, temo che non andremo da nessuna parte.
Per concludere, ho sempre votato per partiti dell'area progressista ma, per usare le parole del professor Bagnai, oggi “questa sinistra mi ha lasciato apolide”, sicché, per la prima volta dopo circa 40 anni, penso che questa volta non andrò a votare. Fino a due anni fa avrei escluso categoricamente questa eventualità. Ma oggi non so più davvero a chi rivolgermi senza provare la fastidiosa sensazione di essere preso per i fondelli.
Per ciò che riguarda il M5S, infine, la sua linea politica appare confusa, ambigua e mancante degli elementi determinanti a tracciare una effettiva linea di demarcazione con il passato. È probabile che alle prossime elezioni il M5S raccolga un numero di voti sorprendente – lo si vede anche dalle reazioni inconsulte del trio ABC. Però un conto è mandare a quel paese caio, tizio e sempronio. Un altro è sapere come mantenere a galla l'Italia nel contesto della gabbia liberista che l'euro rappresenta, per di più con le pietre al collo dell'Esm, fiscal compact, ecc.
Non basta dire che i politici sono tutti corrotti, che non ci rappresentano, piove, governo ladro, ecc., per cambiare lo status quo. Poi la recente proposta di candidare Di Pietro al Quirinale, e lo squallido attacco a Federica Salsi mi hanno lasciato di stucco.
Scusate, nel post precedente mancava una parte.
RispondiEliminaChe va inserita dopo la frase:
“Se questo è il volto nuovo del centrosinistra, temo che non andremo da nessuna parte”.
Dal canto suo, il Pd di Bersani dorme un sonno profondo, interrotto di tanto in tanto da patetici slogan tipo: “non ci lasciamo prendere in giro”, “sosteniamo Monti lealmente, ma vorremmo discutere il programma”, ecc., quando dovrebbe essere evidente che la collaborazione “senza se e senza ma” con il governo Monti è la prova lampante della presa in giro che rifiuta.
Del resto, che cosa dovrebbe dire uno che ancora ai giorni nostri è convinto di essere un protagonista della “governance” del sistema finanziario che ci sta mandando per stracci? Che con l'entusiastica adesione all'euro ha preso una “sòla” monumentale?
A febbraio Bersani dichiarò: “Mi vergogno per come l’Europa si sta comportando con la Grecia. Si può indurre un Paese al rigore, ma non si può ucciderlo e massacrare la gente comune. Non si può assistere ad uno scempio del genere. Mi auguro che dai progressisti europei venga una voce forte”.
E poi il Pd ha votato in Parlamento tutte la trappole fiscali imposte dall'Ue: Mes, Fiscal compact, pareggio di bilancio in costituzione, e tutti gli altri artifici contabili che ingessano definitivamente la politica fiscale.