No, non è ancora la fine della moneta unica. E' il titolo dell'ultima fatica di Alberto Bagnai, che finalmente oggi esce in libreria.
Siamo tra coloro che da tempo chiedevano ad Alberto lo sforzo di proporre le sue riflessioni in un testo organico e siamo davvero molto felici che questo libro veda la luce. Sappiamo che potrà illuminare molto del buio di ignoranza (e di falsità ideologiche) che circonda le questioni relative alla moneta unica.
Certamente riscuoterà il successo che merita (anzi, online lo sta già riscuotendo). Tutti in libreria!
Mentre attendiamo il tramonto dell'euro, assistiamo sgomenti al
RispondiEliminatramonto dell'Italia
«A fine settembre il debito pubblico italiano è arrivato alla cifra record di 1.995,1 miliardi, a un soffio dalla soglia psicologica dei 2.000 miliardi. È quanto riporta il Supplemento al Bollettino Statistico della Banca d’Italia. Rispetto al mese precedente, il dato risulta in crescita di 19,5 miliardi, di cui 11,6 miliardi per il fabbisogno del mese di settembre e 8,6 miliardi per incrementi delle disponibilità liquide del Tesoro, detenute presso la Banca d’Italia».
Come si vede, Monti ha già ottenuto i primi risultati. Ma, se guardiamo ai suoi precedenti, ci rendiamo conto che può fare di più, può avviare il processo di balcanizzazione dell'Italia.
Come è noto, fino al 1981, quando il Tesoro si separa dalla Bd'I, la banca centrale era obbligata a comprare i buoni del Tesoro a tassi agevolati. Successivamente lo stato dovette ricorrere ai mercati per piazzare le proprie obbligazioni.
«“Nel giugno 1981, una commissione di studio, presieduta da Paolo Baffi, direttore generale di Bankitalia, deliberò di seguire lo schema d'un giovanotto, [...] tale Mario Monti, il quale propose l'emissione di titoli a lungo termine, con aste mensili e quindicinali, in modo che il rendimento cedolare fosse fissato dal mercato, con scadenze tra i 5 e i 7 anni. Il che, a detta del professorino, garantiva il potere d'acquisto e, secondo gli esiti delle aste, un piccolo rendimento dell'1-2%.
[...]
Non andò così. Gli interessi sul credito [...] furono fin da subito enormi, e il deficit italiano balzò immediatamente alle stelle, tanto che si resero necessarie nuove tasse. “Aumentarono tasse e benzina, le spese sanitarie sfondarono di mille mld di lirette il finanziamento statale”. Un altro disastro insomma».
Tra l'89 e il '92 Monti era consulente del ministro del bilancio Pomicino. Anche allora doveva risanare il bilancio, ma in quei tre anni il debito balzò dal 93,1% dell'89 al 98% del '91 e al 105,2% del '92. Un vero boom, pari al 12,9% in termini relativi e al 44,5% in cifre assolute, da 533,14 mld a 799,5.
Secondo Monti, per superare la crisi “servono formule di governo dell'economia che consentano di mettere tutte le forze politiche a contribuire a sforzi impopolari nel breve periodo, ma che avranno esiti positivi nel medio e lungo periodo”.
Domenica, nel suo intervento al forum organizzato a Milano dal FT, Monti ha dichiarato “guerra all'evasione fiscale”, e ha previsto che il debito italiano dal 2014 "comincerà a declinare" grazie alle “privatizzazioni”.
Nel 1944, nel suo Lezioni di politica sociale, Luigi Einaudi scriveva:
«Ricordatevi sempre, quando ascolterete qualcuno che vi prometterà, con sicurezza spedita, la certa soluzione di un problema sociale, […] il quale vi farà vedere, al di là di un periodo temporaneo di costrizioni necessarie per vincere il nemico, l'avvento del benessere e dell'abbondanza, il quale vi denuncerà un mostro da combattere [...], allo scopo di far trionfare l'angelo o il paradiso terrestre [...], ricordatevi che colui il quale così vi parla è, nella ipotesi migliore, un illuso e più probabilmente un ciarlatano e diffidatene».