domenica 16 febbraio 2014

Nessun dubbio

Magari avevate dei dubbi, sulla cosiddetta “lista Tsipras”. Per fortuna c'è l'autorevole intervento di Bertinotti, che contribuisce a fugarli definitivamente. Adesso che anche Bertinotti, dopo Toni Negri, appoggia la lista Tsipras, si può essere assolutamente certi che si tratta della solita stupidaggine di sinistra “radicale”, che di autenticamente radicale ha solo la propria incapacità di capire la realtà e incidere politicamente su di essa. Il simbolo di questa nullità politica è proprio il periodo in cui  Bertinotti è stato segretario di Rifondazione: grandi chiacchiere più o meno epocali che nascondevano malamente la realtà, cioè il fatto che l'unico ruolo concreto del partito era esclusivamente quello di “coprire a sinistra” le politiche antipopolari e regressive del centrosinistra (ruolo che è adesso passato a SEL). Chi ne ha voglia, si legga il brano citato di Bertinotti: vi scoprirà il solito vuoto magniloquente e presuntuoso tipico del personaggio. Abbiamo già detto che la richiesta minimale per prendere sul serio chi scrive sulle elezioni europee è che vengano almeno pronunciate le parole “euro” e “Unione europea”: Bertinotti non lo fa, e non c'è davvero molto da aggiungere. Certo, in compenso egli fa l'elenco di tutte le cose belle che vorrebbe, per esempio


La costruzione di democrazia e la democratizzazione, contro il potere della Troika, dei processi istituzionali; la profonda modifica dei trattati e il ridisegno del ruolo della Bce; la cancellazione del fiscal compact e la definizione di un programma alternativo all'austerity; la ristrutturazione del debito e la sua riduzione; un sostanziale riequilibrio tra i paesi del Mediterraneo e quelli dell'area tedesca


Potremmo aggiungere, per quanto ci riguarda, che anche noi vogliamo tutto questo, e aggiungiamo che vogliamo anche che sia “tre volte Natale, e festa tutto l'anno”, e non ci basta, vogliamo pizza, birra e sesso per tutti (e tutte). Tanto, cosa costa, a noi o a Bertinotti, stilare simili elenchi? Se ci si vuole mettere sul piano della realtà, l'economista greco Costas Lapavitsas ha già detto tutto quello che c'è da dire, ovvero che non si possono fare politiche economiche radicali rimanendo nell'euro. Il resto è vanità, nient'altro che vanità.
(M.B.)



10 commenti:

  1. "vogliamo pizza, birra e sesso per tutti (e tutte)"
    Dov'è che si firma?

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  2. Beh in effetti Bertinotti ci aiuta a discernere meglio, dove va lui non andiamo noi...

    Comunque speriamo che la lista Tsipras più il premierato di Renzi siano la svolta a nostro favore che ci aiuti tra qualche anno ad uscire da quest'inferno.

    Speriamo che il tristo mietitore non ci raggiunga prima.

    Riccardo.

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  3. Posto che, a mio avviso, alle elezioni europee non si deve votare (sarebbe come se gli abitanti di Gaza votassero per l'elezione della Knesset), e dunque c'è ancora un po' di tempo per prepararsi per le elezioni politiche, mi/vi domando: perché questi magniloquenti declamatori del nulla riescono, bene o male, a confezionare una lista ad ogni occasione, mentre tutti noi no? Perché non riusciamo ancora a costruire, intorno a idee che ormai sono abbastanza diffuse, oltre che solide, ben argomentate e confermate da fatti evidenti, un partito politico che si presenti alle elezioni?

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    1. Beh proverò umilmente a rispondere (risposte che non possono che essere incomplete ovviamente):

      1. I signori di cui sopra dispongono di stampa, almeno una parte a loro favore, per i più diversi motivi, e così raggiungono milioni di persone, magari non tutti ma sufficienti per una prospettiva politica.

      2. La pecunia, magari non tanta ma di sicuro di più di quella che le nostre forze possono mettere in campo.

      3. Hanno comunque una organizzazione dietro con relativi interessi, prc sel ecc.

      4. Qualche specchietto per le allodole Tsipras e i vari scribacchini di complemento ecc.

      5. Rissosità e troppa eterogeneità attualmente presente nel campo noeuro (scrivo noeuro per semplificare ovviamente), che è ancora troppo giovane.

      6. Solo adesso si sono capiti bene i meccanismi economici (di asservimento delle masse, abilmente nascosti a suo tempo anche dal pci, non mi pare che quel che disse napolitano negli anni settanta sui problemi dello sme e moneta unica siano stati un'agenda politica di qualche spessore) e relativi antidoti, perciò solo adesso 'è una reale prospettiva politica.

      7. C'è ancora molta incomprensione sulle reali cause della crisi sia a livello popolare che intellettuale (si va da un generico no al liberismo - senza ricette alternative - alle varie risposte di prammatica del mainstream tipo casta corruzione ecc.)

      Penso che questi sette punti siano un buon 70% del problema poi ovviamente ce ne sono altri ma di impatto minore penso, anche se l'influenza esterna al paese tipo Germania USA ecc. hanno un peso specifico importante ma non veramente decisivo come si pensa se solo avessimo una classe politica con una serie di punti fermi a favore del Paese.

      Riccardo.

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    2. Devo fare una precisazione, in effetti solo i punti 5 e 6 di quelli che ho scritto risponderebbero alle domande di Fraioli, penso che bisognerebbe sviluppare quindi un gruppo di persone che cominci ad occuparsi attivamente di marketing politico, senza avere la puzza sotto il naso. Berlusconi e Renzi docet.

      Poi per chi storce il naso vorrei dire che dietro il marketing ci sono scienze vere, statistica, sociologia ecc.

      Riccardo.

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  4. Per rispondere a Fiorenzo Fraioli credo perchè, piaccia o non piaccia ammetterlo, la dicotomia tra destra e sinistra è tutt'altro che estinta, come ricordano sempre anche i compagni e le compagne di MPL ai quali su questo argomento da ragione in pieno.
    Certo, riconosco che tale dicotomia sia completamente destituita di qualsiasi senso se facciamo riferimento a quanto di più o meno istituzionalizzato abbia la pretesa di definirsi di sinistra in Italia, da almeno 20 anni in qua.
    Ma il concetto è immanente rispetto a queste miserabili miserie partitiche, ed all'atto pratico se facessimo lo sganciamento dall'euro secondo le modalità che potrebbe suggerire un Savona ( cui giustamente Brancaccio ha fatto pelo e contropelo ammonendo a stare attenti ai Gattopardi ), a me appartenente alla classe lavoratrice, non cambierebbe un bell'accidente di niente.
    In fondo chi un po' li ha studiati questi argomenti ben ha capito che potremmo anche ritornare ad avere la lira, ma avremmo comunque lo Stato tenuto rigorosamente fuori dall'economia, se tornassimo ad avere la lira come l'avevamo, ad esempio, nel 1995.
    La cosa sarebbe sostanzialmente diversa se e solo tornassimo ad averla come l'avevamo prima del 1981, con la BC acquirente marginale dei titoli di stato; con lo Stato che quindi si finanzia alle proprie condizioni, non alle condizioni del capitale finanziario internazionale.

    Ed ancora come ci si pone nei confronti nei confronti del libero scambismo?
    Io guardo con compatimento a chi prospetti un futuro autarchico per l'Italia, anche nel caso abbia il senso di essere contro l'euro, dato che l'Italia ha storicamente una industria di trasformazione. E guardo con altrettanto compatimento quelli che si pretendono di sinistra credendo nel più esasperato laissez faire commerciale, rispetto a merci e capitali, non comprendendo che questo non aumenta l'amicizia tra i popoli ma mette le classi lavoratrici in diretta competizione tra loro.

    Bisogna saper contemperare, trovare equilibri, riflettere la complessità, capire che tra soluzioni concettualmente contrapposte esiste un universo intermedio che si chiama *buon senso*, e che anche le più radicali politiche di classe ( quali io auspico ma da parte opposta rispetto a ciò che stiamo subendo ) sono agibili solo muovendosi dentro l'universo del buon senso.
    Secondo me in Italia la politica si è tantissimo svuotata di senso perchè Berlusconi ( e specularmente il PD, che su questa falsa vulgata si è molto comodamente adagiato fin da subito, finendo per interiorizzarla ancor più di Berlusconi stesso. Oggi questa cosa l'abbiamo sotto gli occhi visto che chiaramente il PD è il *partito sistema* più di qualsiasi altro ) ha promosso l'idea che essa potesse essere banalizzata fino al punto di poter comprendere e definire le diverse posizioni sintetizzandole semplicemente per analogia è giustapposizione.
    "Se su una cosa in parlamento voti come X allora sei automaticamente come X".
    Pura scempiaggine: quando governava la DC quante volte è capitato che MSI e PCI ( o chi ancor più coerentemente stava a sinistra, PdUP, DP, e prima Psiup etc. etc. ) abbiano votato nello stesso modo contro un progetto di legge presentato al parlamento dal governo democristiano?
    Centinaia di volte.
    Ma chi mai sarebbe così pazzo da ritenere che un Ingrao o un Almirante votassero contro la stessa cosa avendo in mente le medesime motivazioni?

    Oggi queste distinzioni non sono più concesse, ci si va giù di sgrosso con l'analogia.

    Per contro ci si va giù altrettanto di sgrosso con la giustapposizione, che è poi la ragione fondativa dell'esistenza del PD stesso: basta essere ( o meglio, *dirsi* ) contro Berlusconi per essere di sinistra.
    Scempiaggine. Anche qua i risultati li abbiamo sotto gli occhi. Che Berlusconi fosse reazionario ed antisociale, oltre che sicuramente di destra, tutti lo abbiamo sotto gli occhi.
    Ma di certo le politiche economiche di Prodi o Padoa Schioppa non erano meno di destra.

    Enea

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  5. Una volta veniva naturale pensare che il contrario di una cosa sbagliata potesse essere una cosa sbagliata altrettanto anche se per motivi diversi.
    Oggi questa capacità di pensare in maniera articolata si è dissolta il MatteoRenzie™, il nulla elevato all'ennesima potenza, lo strumento attraverso il quale Berlusconi politicamente sopravviverà a sé stesso eletto plebiscitariamente segretario dai militanti del partito che non contiene nulla se non antiberlusconismo ( a parole ).

    Siamo arrivati a questi paradossi.

    Ma i concetti sono immanenti. Il fatto che non esista una sinistra credibile in Italia non significa che abbiano smesso di esistere O politiche di destra O politiche di sinistra. Tertium non datur.

    Oggi tra chi non vuole l'euro ci sono le persone che sanno pensare la politica in maniera complessa ed articolata.
    E tra di essi ci sono padroni e sfruttatori furbi ( che hanno capito che senza allentare la morsa il giocattolo rischia di rompersi ), e persone di sinistra in maniera sensata, abbastanza per non cedere alle lusinghe di chi *si dice* di sinistra, ed abbastanza per non credere nemmeno alle sette e conventicole esterne a questi partiti ma non più sensate che credono che nelle classi sfruttate esista la prospettiva di una naturale palingenesi, per cui ad un certo punto si rivolteranno allo sfruttamento che subiscono perchè il proletariato sarebbe intrinsecamente rivoluzionario.
    Purtroppo non è così, lo è solo che ha una avanguardia capace che sa mostrargli una alternativa che veramente gli convenga.

    In ogni caso in questo fronte esistono 2 visioni di società e di rapporto tra l'individuo, il sociale e lo Stato, tra loro inconciliabili.

    Vale per m5s e vale per chiunque altro.
    Forse "sinistra" è un termine così tanto sputtanato da non risultare più elettoralmente spendibile per almeno una generazione, ma in ultima istanza, concettualmente, resta il principio che o si è di destra o si è di sinistra.
    E se sei di sinistra, quale ad esempio io sono, un fronte unico con gente come la Le Pen o con Forza Nuova ( son contro l'€ anche loro ) io non lo posso fare. Né potrei farlo con gente come Lucke di Alternative fur Deutschland.
    A me, purtroppo, non resta molto altro da fare che cercare di spostare i rapporti di forza dentro forze come die Linke, affinchè a decidere la linea del partito sia Wagenknecht e Lafontaine, invece che lasciare il partito ostaggio dell'opportunismo dei Gysi.

    O relativamente all'Italia io posso cercare di ricostruire una sinistra decente con chi può metterci buone idee in tal senso ( un Mimmo Porcaro ad esempio ).

    Ma un partito unico che contemperi le istanze mie con quelle di un Savona ( o perchè no, di un Borghi ), beh, non è immaginabile.

    Enea

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  6. Riccardo (anonimo) scrive: "5) Rissosità e troppa eterogeneità attualmente presente nel campo noeuro (scrivo noeuro per semplificare ovviamente), che è ancora troppo giovane".

    Ecco, io penso che questa frase contenga un pezzo importante della verità, e vorrei approfondirla. Alla base di questa rissosità, prescindendo dagli aspetti caratteriali e/o connessi all'ambizione politica di singole persone e/o di piccoli gruppi, c'è anche un elemento ideologico.

    Quando un assetto politico entra in crisi, come sta accadendo con l'UE, ognuna delle correnti ideologiche di opposizione pensa, in modo più o meno esplicito, di poter "agguantare l'occasione" per affermare definitivamente il proprio punto di vista, magari anche attraverso "alleanze di fase" con altre forze ideologicamente diverse. Poiché questo è un atteggiamento comune, e tutti gli attori in campo lo sanno bene, la prospettiva unitaria, la sola che possa consentire il raggiungimento della "massa politica critica", è estremamente difficile.

    Quello che serve, per unire le opposizioni, è un disastro. Ve l'immaginate un CLN nel 1938? Claro che no! C'è voluto l'otto settembre!

    Sulle condizioni esterne (geopolitiche e militari), nonché interne, che permisero il miracolo del CLN, ci sono molte cose da aggiungere, ma mi fermo qui perché preferisco focalizzare l'attenzione sulle cose non dette dalle forze (noeuro le chiama Riccardo) che potrebbero costituirsi in un fronte... ma solo dopo il disastro, cioè quando il costo di non unirsi costringerà tutti a fare il passo.

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    1. Caro Fraioli, la via di uscita che lei prevede (unione politica dovuta a disastro) sarà forse l'unica che si potrà percorrere.
      Guarda caso, io leggiucchio qua e la, proprio oggi sul sito di Barnard (che ha molti meriti, ma un carattere di m...a che non aiuta) ha fatto un analisi per i divulgatori della memmt sul quadro politico italiano. L'analisi ovviamente e fatta in base a chi, delle forze politiche appoggia, la memmt ma credo che tolte certe premesse essa vada bene anche per capire lo stato attuale delle forze in campo e della loro reale volontà di portare il paese fuori dalla crisi uscendo dall'euro ed implementando comunque delle politiche diverse da quelle attuali.

      Riporto qui l'articolo:

      http://paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=776

      Purtroppo dobbiamo esser sinceri la situazione attualmente è desolante, se guardiamo poi alle elezioni regionali sarde che con una affluenza del 52%, confermano sostanzialmente le due coalizioni principali il quadro ripeto è fosco.

      Quello che mi ha stupito di più in queste regionali è la tenuta di sel che con quasi il 6 % addirittura aumenta i voti in percentuale e in valore assoluto rispetto alle precedenti elezioni regionali e con rifondazione al 2% mi chiedo se queste percentuali non siano l'ultimo canto del cigno o la testa della gente è definitivamente andata all'ammasso?

      Forse ci vuole proprio il disastro. Il che è veramente una prospettiva orribile.

      Credo che abbia in questo ragione D'Andrea dell'ARS bisogna prima creare una classe dirigente che possa sostituire quella attuale, cosa che non si fa certo in 5 minuti o in qualche anno. Questa conclusione è sostanzialmente quella che ci prospetta Barnard nelle conclusioni del post qui sopra. Purtroppo ci vuole molta pazienza; l'inettitudine e le politiche di questa classe politica nel lungo termine dovrebbero aprirci il varco di un rivolgimento politico dovuto ad una situazione diventata insostenibile e senza via di sbocco.

      Riccardo.

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  7. Questa discussione riguardo il termine "sinistra" personalmente mi ha stancato. Giochiamo con le parole. Certo, anche col significato storico della parola, che arriva da lontano, dall'illuminismo e dalla rivoluzione francese. Continuare a parlare di abbandono della "parola" perché le parti politiche che l'hanno adottata si sono trasformate in social-liberiste non spiega nulla. Anche il Partito Socialista non c'entrava più un tubo col socialismo. Combatterlo non significa combattere la parola "socialismo". Facendo così si fa il gioco di coloro che abusano di etichette che non meritano. Al di là della parola, la domanda è questa: crediamo che la società sia divisa in classi? Che ci sia chi detiene il Capitale e chi non può far altro che vendere il suo lavoro? Che c'è lotta di classe? Che il Capitale si è creato tutti gli strumenti per vincerla, come dice Warren Buffet? Con chi stiamo allora? Vogliamo parlare genericamente di "ggente", di "popolo", di "cittadini", o entrare nel merito delle dinamiche vere e reali di questa società (oramai diffusa a livello mondiale)?

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