Il risvolto di
copertina dell'ultimo libro di Federico Fubini ci spiega che
“Da quando l'euro è iniziato siamo andati peggio degli altri. Non può dunque essere colpa della moneta unica e delle sue regole, una condizione uguale per tutti, ma di una differenza italiana.”
Siano di fronte a una fallacia logica davvero notevole. Facciamo un esempio per capirci. Si prende un gruppo di una ventina di persone: uomini e donne, bambini, adulti e vecchi, alti e bassi, grassi e magri, e si comunica loro la bella idea che, per rendere più pratico e facile l'acquisto delle scarpe, dovranno tutti portare scarpe dello stesso numero, diciamo il 41. Cosa succederà? Che chi ha il piede della misura giusta si troverà bene, tutti gli altri si lamenteranno delle scarpe troppo piccole o troppo grandi. Ma arriva Fubini a mettere a posto questi criticoni: dov'è il problema? Se abbiamo adottato “una condizione uguale per tutti”, e voi state male e gli altri no, la colpa evidentemente è vostra! Tagliatevi i piedi!
A Fubini non passa neppure per la mente l'idea che il problema è appunto quello di avere adottato “una condizione uguale per tutti”, per paesi ed economie diverse fra loro. Comunque, se questo è il livello degli argomenti del mainstream pro-euro, viene davvero da dare ragione a Bagnai, quando dice che abbiamo già vinto. Almeno sul piano delle idee.
(M.B.)
Nel breve di Laterza c'è scritto che solo la Grecia ha fatto peggio di noi, l'Irlanda il Portogallo e la Spagna tutto bene, a meraviglia sembra, meglio di noi.
RispondiEliminaQueste si che sono analisi..... e poi ci si stupisce perché il paese va come va?
Con questi campioni, la domanda vera è come mai non è crollato prima.
Riccardo.
Vabbè! Parliamo dell'ultimo libro di Pappagone, che è più meglio. Dalla presentazione del libro fubinesco "Noi siamo la rivoluzione":
RispondiElimina"Federico Fubini ci accompagna in un viaggio in sette tappe, dal sud della Thailandia a Catanzaro, passando per il Bhutan, l'India tribale, poi l'Arabia Saudita, l'Etiopia e la Tunisia. Da Est a Ovest; sette capitoli ognuno dei quali racconta una rivoluzione del ventunesimo secolo con ingredienti comuni: compressione e accelerazione del tempo, scambio di idee fra luoghi lontani, ruolo di individui contro-corrente al centro di trasformazioni rapidissime. Quando gli effetti dello sviluppo economico si incrociano con la cultura tradizionale, ci spiega Fubini, nasce una rivoluzione, politica, sociale o culturale, come nei casi recenti della primavera araba, delle donne in Arabia Saudita o dei giovani in Tunisia. Un vero e proprio contagio, spesso veicolato attraverso i social network, che può trasmettersi anche fino a una languente città della costa calabra."
Ahaha, questa è da mettere in bacheca per farsi una risata ogni tanto, assieme a quella del corrierone che titola in prima pagina "L'inflazione come nel 77!", o quelle di zuccotto Zucconi e ad altre perle simili.
RispondiEliminaAnzi, propongo di farne un elenco e farci un libro (mi accontento del 3% :-).
UN’OCA SENZA LE ALI NON PUO’ VOLARE
RispondiEliminaSe fate ruotare un mappamondo, e fermate il dito 12 volte su 12 nazioni diverse, queste avrebbero più senso come unione monetaria di quanto ne abbia l’Unione Europea. Questa è la conclusione che deriva da questo grafico così incredibilmente perspicace e che mostra la difficoltà, se non anche l’impossibilità, per l’esperimento Euro.
Confrontando più di 100 fattori misurati dal report sulla competitività globale del World Economic Forum (World Economic Forum Global Competitiveness Report ndr), dalla corruzione al deficit, l’analista Michael Cembalest di JP Morgan ha calcolato che i maggiori paesi dell’euro sono più differenti tra loro di ogni gruppo di nazioni preso a caso che c’è, includendo: una finta ricostruzione dell’Impero Ottomano, tutte le nazioni che parlano inglese dell’Africa dell’est e del sud, e tutti i paesi della terra che si trovano al 5° parallelo nord.
E qui c’è una cosa tweettabile:“Una unione monetaria potrebbe avere più senso per ogni paese che inizia con la ‘M’ di quanto ne sta avendo l’euro per quelli dell’eurozona.”
Se ti sorprendi a chiederti, come me, come i 50 stati degli Stati Uniti verrebbero misurati con tale metodo, ricorda che la cosa bella degli Stati Uniti è che marchiato a fuoco sulla prima parola del nostro nome non c’è solo l’unione monetaria (per esempio, tutti gli stati usano il dollaro), ma anche una unione fiscale. Se il Mississipi ha un anno negativo (o decine, o centinaia), Washington non discute se si deve forzare lo stato ad alzare le tasse o a tagliare la spesa per renderlo più competitivo. Dobbiamo solamente continuare a pagare il Medicaid, che è semplicemente un trasferimento di denaro dai ricchi americani ai poveri americani, molti dei quali vivono in Mississipi.
La Germania non vuole che sia stabilita qualsivoglia forma di “Aiuto di periferia” – cioè un programma di trasferimento permanente di denaro dal centro alla periferia. E questo è il perché voi dovreste essere ottimisti sul futuro dell’area euro attuale come se si parlasse di una unione monetaria tra tutti i paesi del mondo che iniziano con la lettera ‘M’.
Oltre a Fubini sembra che neanche Casaleggio scherzi:"L’euro e l’Europa non devono essere un alibi. Noi abbiamo oggi 800 miliardi di spesa. Di questi, 100 sono tasse sul debito. Degli altri 700, possiamo tagliarne 200. Io discuterò con l’Europa sulla gestione, ma non per questo sono esonerato dal fare pulizia a casa mia." [Gianroberto Casaleggio - intervista al FQ]. Claudio.
RispondiEliminaVa detto che quella era la risposta alla seguente domanda:
Elimina"Chi se la prende con l’euro dice che la crisi italiana non dipende da corruzione, burocrazia, sprechi, evasione fiscale… "
Intendi dire che su 700 mld di spesa pubblica i 200mld da tagliare sono di corruzione sprechi evasione ecc., tutti quanti? Alla faccia...
EliminaMeno male che fino a qualche tempo fa si parlava di sola corruzione per circa 60 mld, cifra fra l'altro che non si capisce da dove salti fuori; come le centinaia di mld di giro d'affari annuale della mafia, del resto, che se fosse vera si sarebbero già comprati l'italia almeno un paio di volte.
Credo che questa risposta di Casaleggio sembra più una voce dal sen fuggita...
Riccardo.
ho trovato l'intervista integrale qui.
EliminaA me pare che la posizione di Casaleggio sia il PUDEiano "Più Europa" che viene proposto come soluzione alla crisi causata dall'euro, crisi che oramai tutti gli essere senzienti sanno che è stata volutamente creata per spingere i popoli europei a fare ciò che non vorrebbero fare in condizioni normali: cedere sovranità e omologarsi in un unico superstato; non saprei spiegare altrimenti la frase "L’euro è un problema, non in sé, ma come viene gestito.", anche perchè a questo punto andrebbe chiesto quale sarebbe la gestione alternativa proposta e soprattutto chi dovrebbe gestirlo in modo alternativo.
Dall'intervista si capisce che la posizione di Casaleggio è simile a quella di Squinzi: non contestano la moneta unica in sè ma anzi la difendono però sono contro l'austerità; non c'è contraddizione tra l'essere contro l'austerità e invocare più tagli alla spesa pubblica, perchè l'austerità viene intesa sia da Casaleggio che da Squinzi come eccessiva tassazione che andrebbe invece ridotta e sostituita con il taglio alla spesa pubblica (trascurando in entrambi i casi che la spesa pubblica si traduce in reddito privato), perseguendo in questo modo i seguenti obiettivi:
1 - mettere più euro in tasca ai cittadini per i consumi;
2 - difendere l'euro;
3 - obbligare lo Stato a privatizzare.
Questi tre obiettivi fanno molto comodo a chi è importatore perchè, a causa del cambio fisso, l'aumento dei consumi in Italia si rivolgerebbe soprattutto verso le merci importate, in più fintanto che si rimane dentro l'euro tali consumi verrebbero pagati in moneta forte mentre il lavoro utilizzato per produrre le merci viene acquistato in Paesi che non hanno l'euro come Romania e Polonia ma monete più deboli.
Questi tre obiettivi fanno comodo anche ai capitali esteri perchè consentono a questi di continuare a fare shopping sia di aziende private italiane messe in difficoltà dall'euro, sia di aziende pubbliche messe sul mercato dallo Stato per poter tagliare la spesa pubblica.
Inoltre il taglio draconiano della spesa pubblica aumenterebbe ancora di più l'avanzo primario, consentendo quindi una maggiore disponibilità di liquidità da versare ai creditori tramite i vari fondi europei.
Che l'euro sia un problema in sè è stato dimostrato dalla letteratura economica, quindi pretendere di correggerlo dall'interno significa solo dare più tempo al boia di massacrare l'economia italiana ovvero, fuor di metafora, di dare più tempo ai capitali esteri di continuare a fare acquisti a prezzi di saldo delle aziende private più appetibili e infine di poter mettere le mani sulle municipalizzate e sui servizi pubblici italiani.
E' stupefacente che questo non venga percepito dai vertici del M5S dopo che gli è stato spiegato per filo e per segno dagli economisti in incontri organizzati dalla base, e questo fatto è secondo me indicativo di quanto conti realmente la base.
Non mi interessa sapere se queste posizioni sono prese in buona fede o per calcolo, gli effetti di tali posizioni qualora si dovessero tradurre in azioni fanno apparire il M5S come un gate-keeper dell'attuale sistema, con l'effetto di attrarre e sterilizzare il malcontento rivolgendolo anzi verso obiettivi che non sono nell'interesse del popolo italiano.
Gabriele
"... spingere i popoli europei a fare ciò che non vorrebbero fare in condizioni normali"
EliminaAvrei varie obiezioni da muovere a quanto hai scritto, ma forse è più interessante porti questa domanda: quali sarebbero, secondo le te, le "condizioni normali"?
le condizioni normali sarebbero l'assenza di una situazione di perenne crisi, di perenne stato di emergenza che viene utilizzato per giustificare l'accantonamento del metodo democratico.
EliminaBello. Purtroppo non è l'euro ad aver causato la crisi, ma è questa a essere "consustanziale" al capitalismo. Dunque le famose "condizioni normali" possono darsi solo fuori e oltre il capitalismo. Se è una dichiarazione di principio ne condivido l'afflato.
EliminaIL MAGO DI OZ CHE HA SALVATO L’EURO
RispondiEliminaLa tesi di Klarman, miliardario americano, è che dopo la catastrofe del 2008 quello che resta delle nostre economie è stato messo sotto una grande cupola di plexiglass virtuale. Da allora viviamo in un idilliaco Truman Show globale dove tutto sembra funzionare per il meglio e dove ci viene impedito di farci del male. I mercati salgono, tutti sono ottimisti e sereni, i tassi sono a zero, la liquidità è abbondante e i pochi scettici sono benevolmente irrisi e considerati simpatici mattacchioni. La differenza rispetto al film è che a essere manipolato e anestetizzato non è solo il povero Truman, ma tutto il mondo che vive sotto la cupola. Ma, prima o poi, la finzione cadrà da sola.
La metafora serve a esaltare il ruolo dei registi dello show, ovvero i banchieri centrali che in questi anni in un crescendo di soluzioni e di alchimie hanno evitato all’economia globale gli stress peggiori. Consapevoli che la situazione è comunque fragile, perché il mondo annega in un mare di debiti che rende problematica la crescita.
L’ultimo Paese in ordine di tempo ad aggiungersi al club dei super-indebitati è stata la Cina, ex enfant prodige, ormai costretta a rallentare la tabella di marcia della crescita di fronte all’ascesa dei debiti, dal 130% del 2008 al 220% sul Prodotto interno lordo di oggi. La situazione, insomma, presenta dei rischi un po’ a ogni latitudine.
Ma, per fortuna, il mondo dispone di alcuni atout: Janet Yellen, fata buona della Fed che non perde occasione per spiegare alle Borse che non hanno nulla da temere - i tassi resteranno a lungo bassi, la ripresa è ancora debole; il cinese saggio, Zhou Xiaochuan, attento a sgonfiare la bolla senza compromettere del tutto la crescita; l’alchimista che arriva dal Canada, Mark Carney, grande protagonista del rally dell’economia britannica; ma, soprattutto, la grande recita della finanza mondiale può contare sulle performance del “Mago di Oz”, ovvero Mario Draghi, secondo la definizione di Jonathan Adair Turner, già a capo della Financial Services Authority che fino a un anno fa ha vigilato sui destini della City. “Mario Draghi - dice - è stato finora un maestro nell’arte del fare quello che, a parole, dice di non voler fare. È un meraviglioso mago di Oz che così facendo ha salvato l’euro”.