È superfluo ritornare sulle malefatte della nostra classe politico-imprenditoriale: è come sparare sulle ambulanze. Il livello di corruttela ha ormai raggiunto picchi inauditi, e i casi dell'EXPO e del MOSE sono lì a dimostrarlo (come presto sarà per il caso della TAV).
Non è superfluo, invece, concentrarsi sull'unanime coro che si è levato,in questi giorni, da parte degli esponenti del ceto politico non ancora lambiti dall'azione degli inquirenti: "mettete in galera i delinquenti, ma per favore completiamo le opere". È un messaggio che pare stare a cuore sopratutto a Matteo Renzi.
Eppure il problema, più che nelle tangenti, sta proprio nelle opere. Meglio: le une e le altre sono figlie della stessa logica. Una logica improntata all'autodistruzione.
Consigliamo vivamente di leggere questo articolo dello storico dell'arte Tomaso Montanari, introdotto da Miguel Martinez. La lettura consente di comprendere fino in fondo la tragedia che sta dietro quest'ennesima grande opera. In buona sostanza, essa è funzionale all'iper-sfruttamento turistico di una Venezia ridotta a Disneyland; iper-sfruttamento che è incompatibile con l'equilibrio ambientale che ha permesso a Venezia di nascere e di conservarsi in tutta la sua bellezza.
È possibile che la nostra specie, e persino buona parte del nostro benessere, sopravvivano all'incalzare della legge delle riproduzione allargata del capitale, nota anche come crescita del PIL; è assai improbabile che vi riesca il nostro patrimonio culturale, e con esso quel che resta della nostra civilità.
A dire il vero la laguna di Venezia se lasciata al ciclo naturale dovrebbe scomparire da sola. Poi per carità il resto è tutto vero.
RispondiEliminaRiccardo.