mercoledì 30 maggio 2012

Congetture e confutazioni

L'ultimo post di Claudio Martini sulla situazione in Siria ha suscitato molte reazioni. Siamo lieti di aver ravvivato la discussione intorno a questa delicato tema, tuttavia dispiace notare che alcune delle critiche che ci sono state mosse sembrano non aver capito il senso del discorso che stiamo proponendo. Certo, per capirlo è necessario leggere i vari post che abbiamo dedicato a questi temi, e si sa che il lettore internettiano medio va piuttosto di fretta. Vogliamo allora spiegare, più chiaramente di quanto fatto finora, il senso di quello che stiamo cercando di comunicare. Cominciamo con una affermazione utile, ancorché banale: non abbiamo tesi precostituite, non vogliamo ad ogni costo sostenere un punto preciso. Ci interessa capire quello che sta succedendo.


Nel caso della Siria e dell'Iran il variegato arcipelago “antisistemico” ha un punto di vista abbastanza definito: si sta preparando un nuovo episodio della “guerra infinita” che gli USA portano avanti dal 2001 (o forse dal 1999, con l'aggressione alla Jugoslavia). Sta partendo (o è già partita) la macchina propagandistica che vuole creare il mostro di turno per favorire l'accettazione popolare, in Occidente, di una nuova guerra di aggressione.
Ora, questo schema interpretativo ha descritto la situazione in modo fondamentalmente corretto per molti episodi della storia recente (dalla Jugoslavia alla recente aggressione alla Libia). A noi sembra
però che nel caso della Siria e dell'Iran esso non funzioni, e abbiamo cercato di offrire, in questi mesi, alcuni elementi di riflessione critica (l'ultimo in ordine di tempo che possiamo segnalarvi è questo).
Il punto fondamentale è il fatto che USA e Iran hanno molti interessi in comune, e l'ipotesi di un qualche tipo di accomodamento reciproco ci sembra la più razionale, per entrambi i gruppi dirigenti (il caso della Siria è simile, e in qualche modo subordinato ai rapporti USA-Iran).
Certo, la storia non va sempre secondo razionalità. In particolare un ruolo importante in questa complessa dinamica lo avrà Israele, che dovrebbe adattarsi a compromessi ai quali non sembra ancora disposto.
Le nostre naturalmente sono congetture, come lo sono quelle di chi sostiene il punto di vista “antisistemico” sopra accennato.
E' noto che, secondo Popper, il criterio di scientificità di una congettura è quello di prevedere dei test che la possano falsificare. Un buon test di corroborazione/falsificazione potrebbe essere proprio
quello di una eventuale guerra alla Siria o all'Iran. Se entro un tempo definito, diciamo un anno, la NATO, o una qualche coalizione a egemonia USA, avvierà la guerra in grande stile contro questi paesi (o contro uno di essi), smantellandone i rispettivi sistemi di potere, cosa che paventano in molti, noi non avremo problemi a riconoscere di esserci sbagliati. A noi interessa capire come stanno le cose, e siamo prontissimi ad abbandonare una congettura falsificata. Se invece la guerra non ci sarà, saranno disposti i nostri critici ad ammettere il loro errore?
(M.B.)






6 commenti:

  1. sul fatto che gli stati uniti tentennino e che la forte spinta per un intervento ai danni della siria derivi pricipalmente da israele per isolare l'iran credo siamo tutti daccordo,rimane sempre il fatto che "qualcuno"spinge,grosse pressioni le sta subendo la russia di putin per esempio per costringerli a firmare la risoluzione dato che solo il veto russo/cinese ha impedito la guerra civile siriana,oppure la stessa onu che cambia versioni ogni duepertre

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  2. Si sa da mesi, dal principio della crisi siriana: Arabia Saudita e Qatar, spalleggiati a assistiti dagli Usa, supportano anche materialmente i sedicenti “ribelli” siriani. Tuttavia affermarlo era difficile, si veniva accusati di complottismo e di una acritica propensione per il regime “tirannico” di Bashar al Assad. Poi, ieri , la rivelazione. Il dato diventa verità per il solo fatto di essere diffuso dal Washington Post. Dopotutto oramai questa nuova guerra è stata costruita a regola d’arte, risultando agli occhi dell’opinione pubblica mondiale come esclusiva e incontestabile responsabilità del governo di Damasco. Quindi ora si può anche ammettere che i “ribelli” siriani stanno cominciando a ricevere più armamenti, e di qualità e modernità superiori, nell’ambito di un’operazione di sostegno pagata dai Paesi del Golfo Persico e coordinata dagli Stati Uniti. La ragione è quella di abbattere il “tiranno”, ogni mezzo è diventato legittimo. Secondo quanto riportato dal WP, il materiale - che comprende armamenti anti-tank - sarebbe stato stoccato a Damasco, a Idlib in prossimità del confine turco e a Zabadani, al confine libanese. I sedicenti attivisti dell’opposizione, che due mesi fa denunciavano il fatto che ribelli stavano esaurendo armi e munizioni, hanno affermato questa settimana che il flusso di armi – gran parte del quale viene acquisito al mercato nero dagli stati confinanti – è significativamente aumentato dopo la decisione dell’Arabia Saudita, del Qatar e altri Stati del Golfo di fornire milioni di dollari ogni mese ai ribelli. “Sono andate in porto spedizioni di grosse dimensioni”, ha detto al WP un membro dell’opposizione siriana, aggiungendo che alcune aree “sono imbottite di armi”. Lo conferma -attraverso il suo attivista Mulham al-Drobi – anche la Fratellanza Musulmana di Siria, che ha affermato di avere aperto il suo canale di approvvigionamento ai ribelli usando risorse messe a disposizione da individui privati e dagli Stati del Golfo, inclusi Arabia Saudita e Qatar. Gli effetti di questo nuovo arsenale sono stati visibili lunedì negli scontri per il controllo della città di Rastan, quando il sedicente Osservatorio siriano per i diritti umani con sede a Londra ha annunciato trionfalmente l’uccisione di 23 soldati dell’esercito regolare da parte dei “ribelli”, poi confermata dal governo di Damasco. Da notare il fatto che una struttura che si autodefinisce a tutela dei diritti umani è in realtà solamente un megafono dei terroristi che operano in Siria, incaricato di diffondere il bollettino delle vittime inflitte all’esercito regolare nelle imboscate dei “ribelli”. I diritti umani a senso unico sono quelli preferiti da Usa e alleati.
    Fonte: Rinascita. a.lai@rinascita.eu

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  4. Cioè il vostro approccio è: stiamo a guardare la vera e propria guerra civile che sta andando avanti in Siria e, se la Nato a un certo punto interviene, avevate ragione voi, se non interviene avevamo ragione noi... E se avviene una terza cosa, cioè il regime, già minato dalla crisi economica e dall'embargo imposto, guarda un po', dai paesi Nato, crolla dopo decine di migliaia di vittime, una guerra sul terreno portata avanti dalle petromonarchie con la copertura della Turchia, la distruzione del paese e la più che probabile instaurazione di un regime islamista che farà impallidire l'autoritarismo laico di Assad, che facciamo, pareggio zero a zero? Ma è un modo serio di affrontare una crisi che sta mettendo in forse la pace mondiale? Senza nascondere la testa nella sabbia deve partire una campagna internazionale che convinca gli sponsor delle due parti a fare pressione sulle forze in campo per una tregua e poi aprire le trattative per una futura pace. Ma se non si vuole riconoscere che in Siria agisce una forza armata sostenuta e in parte eterodiretta dall'estero (petromonarchie e logistica Nato, oltre al controllo pressochè totale dell'informazione mainstream) non si va da nessuna parte...

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  5. Sono dieci anni che leggo che la guerra in Iran è IMMINENTE.

    Di grazia, qlcn può definire il termine imminente? :-)

    Cari autori del blog rassegnatevi, perchè i vostri critici avrebbero già dovuto ammettere qualche loro errore, ma non mi sembra che sia stato fatto.

    Gis

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  6. Ok,niente tesi precostituite si dice.Intanto bisognerebbe spiegare,sempre per capire,quali siano questi interessi (Il punto fondamentale è il fatto che USA e Iran hanno molti interessi in comune, e l'ipotesi di un qualche tipo di accomodamento reciproco ci sembra la più razionale, per entrambi i gruppi dirigenti ,il caso della Siria è simile) e quali invece altri interessi.
    Ma ammesso pure questo,ci sarebbe sempre da spiegare perchè molto apertamente gli Usa sono contro Assad e non solo a parole,ma anche inviando armi e soldi.Pure in Iran,lo stato canaglia,non credo che gli interessi siano così consolidati da non appoggiare la rivolta in quel paese di qualche tempo fa.Gioco delle parti? Se così fosse,non ne usciremmo mai,perchè si può applicare a tutto.
    Finchè Cina (Iran) e russia (siria) prenderanno queste parti (diversamente che in Libia),non ci sarà nessuna guerra.
    Ma da che parte stiano gli Usa non mi sembra molto difficile capire.
    Poi vorrei aggiungere una ipotesi personale,certo contestabile fin che si vuole: la strategia Usa è di balcanizzare tutto il nord aafrica e il medio oriente,fomentando guerre permanente tra sunniti,sciti.,salafiti,fratelli vari e quant'altro....fino ad indebolire e dissanguare queste popolazioni e impedendo la creazione di uno stato forte,compatto,unito che dia fastidio ad Israele,oltre al divide et impera,facilmente controllabile...e alla vendita di armi,una dei pochi prodotti ancora made in usa.Diciamo che è una sensazione....

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