giovedì 7 marzo 2013

Tommaso Padoa Euro, ovvero come fosse tutto chiaro sin dal principio


Claudio Martini

“I giovani italiani sono bamboccioni”, “le tasse sono bellissime”. Queste amenità, pronunciate durante il secondo Governo Prodi, di cui Tommaso Padoa Schioppa era ministro dell'Economia, sono probabilmente l'unico lascito alla memoria collettiva di uno degli ideatori della moneta unica. Oltre a questo, poco rimane; qualche convegno alla memoria tra economisti iniziati, e l'impressione che il personaggio fosse una brava persona colpita da un'avversa sorte (è morto all'improvviso alla fine del 2010).

Eppure Padoa Schioppa era ben altro. Era questo.

Un articolo sensazionale, nel senso che dopo che l'hai letto hai la sensazione che tutto fosse sempre stato chiaro, e che certi personaggi avrebbero dovuto essere combattuti, e non votati (l'ultima frase vale solo per gli elettori di sinistra). Cogliamo fior da fiore.


Parlando della storia delle relazioni commerciali franco-tedesche, il nostro scrive:

La Germania aveva vinto per anni, decenni, combinando la superiore qualità dei suoi prodotti industriali (chi compra una Mercedes non bada al prezzo) con la superiore stabilità dei prezzi: le periodiche rivalutazioni del marco premiavano la combinazione ma vi contribuivano anche, perché proprio esse calmieravano i prezzi. La Francia, dopo la svalutazione del 1983, aveva preso la ferrea determinazione di fare «come e meglio della Germania»; un severissimo controllo dei salari accrebbe anno dopo anno la competitività favorendo la crescita.

Una descrizione del mercantilismo dei due paesi che dimostra come sia radicata nella letteratura economica la nostra analisi: la competitività si conquista con la stabilità dei prezzi; e la stabilità dei prezzi si ottiene non facendo crescere i salari, o addirittura riducendoli. Notiamo, en passant, che negli anni '80 la Francia era governata dalla “sinistra”.

Poi però le cose si complicarono, e alla fine degli anni '90 i due litiganti condividevano la stessa condizione di precarietà. A questo punto

non restavano che le riforme strutturali, eterno ritornello di quelle che Luigi Einaudi chiamava le sue prediche inutili: lasciar funzionare le leggi del mercato, limitando l' intervento pubblico a quanto strettamente richiesto dal loro funzionamento e dalla pubblica compassione.

Dove fa capolino l'idea che l'élite finanziaria e accademica ha dello Stato Sociale: una costosa manifestazione della pietà umana. Un paternalismo classista che fa accapponare la pelle.

Ma il meglio deve ancora venire.

In cosa consisterebbero le “riforme strutturali”? In genere gli strani figuri che vediamo ossessivamente presenti sui teleschermi che le presentano come inderogabili e improcrastinabili, ma non si peritano di svelarci il loro contenuto, Padoa Shioppa invece lo fa:

Nell' Europa continentale, un programma completo di riforme strutturali deve oggi spaziare nei campi delle pensioni, della sanità, del mercato del lavoro, della scuola e in altri ancora. Ma dev' essere guidato da un unico principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l' individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere, con i rovesci della fortuna, con la sanzione o il premio ai suoi difetti o qualità.

Il contatto diretto con la durezza del vivere. Non avevo mai incontrato in vita mia una parafrasi più cinica dell'intento di abbandonare le persone alla propria sofferenza. Qui siamo di fronte ad un deliberato progetto di saccheggio dei diritti e delle risorse dei ceti subalterni da parte dei ceti dominanti. Naturalmente, per rendere inevitabili le riforme strutturali era ed è necessario l'euro. La prossima volta che vi chiedono a cosa è servita la moneta unica, rispondete “per riavvicinare l'individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere”. Per ritornare all'Ottocento.

Questo era l'uomo che i Bersani, i D'Alema, i Fassino, e anche i Di Pietro, Diliberto e Bertinotti vollero ministro dell'Economia nel 2006. Lo sanno gli elettori di sinistra di aver votato per Margareth Thatcher? Sì, probabilmente in tanti lo sanno. Infatti, sono sempre di meno.

32 commenti:

  1. Da brividi. Grazie Claudio, ripropongo il post sul mio blog e sulla mia bacheca FB

    RispondiElimina
  2. da brividi è la rappresentazione falsata che ha fatto tale Claudio,che di economica capisce niente,delle parole di Padoa Schioppa.Certo,a voi piace un egualitarismo di arrivo,niente merito,niente fatica tutto è dovuto,pensioni a 50 anni e al 100% dell'ultimo stipendio e poi si vedrà come pagarle.Proprio cio' che ci ha portato a questa situazione,cari mie.Certo,la vita è dura,le cose le si devono guadagnare e non si gioca con il cambio per la competitività ma si dovrebbe giocare sull'ecomia reale,sulle capacità cosi' come per quanto riguardo la gestione dei bilanci pubblici,altro che sovranità monetaria e stampa di moneta a gogo'.Siete voi i primi a cui piace l'economia di carta,volete giocare con la moneta,con i cambi e dell'economia reale non vi frega nulla.Io preferisco l'economia reale,il merito,un egualitarismo di partenza e di opportunità,uno stato che non faccia l'imprenditore (e che si occupi di fare bene lo stato,con uno stato sociale che aiuti chi ha davvero bisogno) e che spenda in base a cio' che incassa dalle imposte,senza mettersi nelle condizioni di essere poi in balia dei tassi di interesse e di non poter poi fare davvero politiche anticicliche quando ce n'è bisogno e non sempre,come è stato fatto in Italia per decenni,con continui deficit pur con PIL in crescita (e Keynes si sarebbe rivoltato nella tomba)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. non concordo con fracavoloda velletri: Lei afferma che nn si gioca con il cambio per la competitività: peccato che qs gioco lo abbia voluto la germania con la costituzione dell'euro, introducendo quindi un vincolo di rigdità in quella eurozona che nn è una "area valutaria ottimale"; il gioco del cambio è la legge della domanda e della offerta, base della economia: se i miei prodotti sono + richiesti allora il prezzo di essi aumenta e la mia moneta si rivaluta: se si intriduce il cambio 1 a 1 qs non accade, o meglio non accade la rivalutazione della moneta, e nel caso degli aumenti dei prezzi qs nn è accaduto in quanto la germania ha messo in atto dumping sociale per mantenere volutamente l'infalzione sotto il 2%. infatti l'economia reale è andata a gambe all'aria quando in qs 10 anni di euro si è voluto imporre come primo step la moneta rispetto alla unificazione fiscale e delle leggi sul mondo del lavoro. proprio la volontà della germania di agire sulla economia reale ha fatto si' che fosse per le necessario avere un mercato di sbocco per vendere i suoi prodotti, che se nn vi fosse stato l'euro per la legge della domanda e della offerta piano piano sarebbero diventati meno competitivi.
      sul fatto dell'essere in balia dei tassi di interessi forse bisognerebbe fare la domanda a chi nel 1980 ha voluto il divorzio tra banca d'italia e tesoro, stante la convinzione che la moneta causasse i prezzi: da allora il debito pubblico schizza in alto e qs è economia reale, nel senso che i politici di allora hanno agito sulla economia reale: il x' lo si trova in rete con le parole dei protagonisti di allora
      linko per completezza il sito de "la solitudine dei numeri reali"
      http://lasolitudinedeinumerireali.blogspot.it/

      Elimina
    2. Ma quale rappresentazione falsata?
      Ma credi davvero che siamo così coglioni (oops) da non comprendere il significato delle parole di Padoa Schioppa? Che è esattamente quello qui descritto.
      Possono non piacerti, ma è la tua opinione.
      Ti informo che il castello di menzogna e miseria sta crollando. E si rovescerà su quelli come te.

      Elimina
    3. Anonimo,l'AVO non c'entra niente con le politiche debosciate dei goverrni italiani negli ultimi 40 anni,quelli sono la causa dei nostri problemi,non l'euro ne l'AVO.E il nostro debito non è esploso a causa del divorzio tesoro-banca d'italia me perchè negli anni 80 abbiamo fatto 34 punti di PIL di disavanzi primari a cui aggiungere gli interessi maturati su quei 34 punti di PIL,diciamo che in totale arriviamo a 40 punti di PIL?Ecco spiegata l'esplosione del nostro debito/PIL.Togli quei 40 punti di PIL in piu' dovuti a disavanzi primari e vedrai che il debito/PIL ad inizio anni 90 sarebbe stato sotto il 60%.Questi sono i numeri reali e l'economia reale.
      Vittorio:no,vi giudico semplicemente ideologizzati

      Elimina
    4. Guarda fracavolodavelletri, io non sono ideologizzato.
      L'idea che qualcuno (la sinistra, tanto per esser chiari) mi imponga una morale di Stato, la combatterò finchè campo. Semplicemente.
      Soprattutto, così com'è capitato in questi ultimi 30 anni, quando si accompagna ad una totale, continua e sfrenata menzogna, giacchè al loro elettorato "di riferimento" cantano tutt'altra storia.
      Nel merito dell'articolo di P.S. , perchè il riferimento a scuola e sanità? Non trovi proprio lì l'eccesso di ideologia? O forse P.S. ci voleva tutti malaticci ed ignoranti?

      Elimina
    5. Ancora una volta:
      Please, don't feed the troll

      Elimina
  3. Mah, mi pare che Claudio opponga un moralismo ad un altro moralismo, e la cosa non mi pare nè interessante nè promettente.
    Il punto non mi pare stabilire quanto un ministro dell'economia faccia soffrire la gente, ma se ha ragione o torto, e ciò che conta almeno per me è che egli ha torto.
    La competitività sfrenata non solo distrugge la nostra vita quotidiana, ma è incompatibile con le esigenze ambientali.
    Costoro pensano ancora alla crescita illimitata, sono davvero persone del passato, incapaci del tutto di capire le sfide del presente.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "Tendenza a considerare e giudicare cose e persone da un punto di vista esclusivamente morale, con eccessiva intransigenza e spesso con una buona dose di ipocrisia"

      Definizione Hoepli di "moralismo".

      Lascio ai lettori giudicare quanto vi sia di moralistico nel mio scritto, e quanto di genuinamente politico.

      Elimina
  4. Risposte
    1. In attesa del cervello positronico...

      Elimina
    2. Forse ...

      Se nemmeno questo sembra essere un deterrente adeguato conto i vari p.s. non ci resta che la rete (finchè dura)

      Elimina
  5. Fra Cavolo mi accusa di non capire niente di economia. Probabilmente è vero. Invece lui è esperto, si vede. Ne approfitto per fargli una domanda, visto che ormai persino la memoria fa cilecca: non ricordo come si può risalire al reddito di equilibrio conoscendo la propensione media al consumo. Fra Cavolo mi può illuminare? Grazie.

    RispondiElimina
  6. ECONOMIA DI CARTA & MONETA A GOGO'

    Dunque, tra "riserve frazionate" e "moltiplicatori monetari" si svolge il dramma di una "moneta" che ancora non ha compreso se essere "esogena" o "endogena", funzioni che invece T Padoa Schioppa, "impeto intellettuale" nella creazione della BCE e dei "divorzi" delle banche centrali, ben conosceva i rodati funzionamenti e le possibilità che offre l'indipendenza delle banche centrali.
    E' strepitoso ammirare l'evoluzione delle curve "indipendenti" di "leverage" (http://vlab.stern.nyu.edu/analysis/RISK.WORLDFIN-MR.GMES),e relazionarle in ascissa al "tempo" per scoprirne l'autonomia "rivelata" anni dopo (http://www.gao.gov/new.items/d11696.pdf) tra certezze (http://www.youtube.com/watch?v=4XtQqRVba_Y) e pentimenti (http://www.youtube.com/watch?v=R5lZPWNFizQ) e preoccupazioni (http://www.bloomberg.com/news/2011-12-02/deutsche-bank-could-transfer-contagion-simon-johnson-correct-.html).

    Son ben cosa diversa l'austero "rigore", la virile "competitività" e la dura vita dell' "economia reale".

    Thats' all, folks!


    Sempre

    RispondiElimina
  7. Mah... forse è bene che le facoltà di scienze sociali siano definitivamente chiuse in Italia. Questa riforma universitaria avrebbe immediati riverberi anche politici. Naturalmente positivi.
    Poi, toccherebbe alla facoltà delle cosiddette scienze del comportamento soggettivo...

    RispondiElimina
  8. A proposito di pentimenti, qui Repubblica, dopo 13 mesi di appoggio al montismo, scopre l'acqua calda:

    http://www.repubblica.it/economia/rubriche/il-commento/2013/03/01/news/aumentare_la_spesa_pubblica_per_ridurre_il_debito_non_un_controsenso-53668697/

    RispondiElimina
  9. Ciao,
    Ho letto il tuo articolo su Come Donchisciotte. Anche io mi sono interessato del pensiero di Padoa Schioppa. Credo che il concetto sia questo; lo stato (o la comunità Europea ) va studiato come un organismo articolato e composto da più strutture, come può essere l'organismo dell'essere umano. Per fare ciò si cerca di tramutare gli individui (cittadini) in parti integranti di questo mega-organismo, aumentando la loro dipendenza nei confronti dello stato. (Ti risparmio l'analisi delle eventuali gerarchie e funzioni)

    Osserva bene questo video:
    http://www.youtube.com/watch?v=ise0HUKUrcE
    Ora, al di là del discorso delle detrazioni, che anche per me diventa complicato, osserva il punto dove non si capisce bene cosa voglia dire Padoa Schioppa, e lì capirai tutta la sua forma mentis:

    Se tutte le spese potessero essere dedotte, non si tassere più il reddito, si tasserebbe il reddito non speso, cioè il risparmio....

    Questo lo dice perchè secondo il suo pensiero BISOGNA TASSARE A PRESCINDERE, capisci?

    Perchè il sistema monetario ed economico funzioni, perchè lo stato funzioni, deve esserci imposizione fiscale anche sui singoli cittadini, a prescindere ad esempio dal fatto che sia una conseguenza logica o necessaria.

    Questa è quindi la natura dello stato, non l'espressione di volontà di individui rappresentata, ma un organismo che ingloba e sovrasta.
    Temo purtroppo che sia sempre stato così.

    RispondiElimina
  10. È agghiacciandee…
    Non tanto per ciò che dice, voglio dire se a fare queste dichiarazioni fosse stato un Chicago Boy, che il patetico Oscar Giannino era convinto fossero una Boy Band nordamericana, il conto tornerebbe. Il fatto penoso è che questo faceva il ministro in un governo di centro sinistra. E ignorava il fatto che le civiltà che hanno voluto preservarsi dalla barbarie, hanno sempre cercato in qualche modo di tutelare economicamente e giuridicamente la parte debole. E la parte debole siamo quasi tutti, ad eccezione di un’esigua minoranza che detiene potere e informazioni tali da poter fare ciò che vuole. Viviamo in un mondo asimmetrico, si sa. E questo al di là del merito, che poi su sta cosa c’è da parlarne seriamente. Chi misura il merito? E se chi lo misura mi vuole comunque fare fuori perché l’azienda ristruttura, delocalizza, sfoltisce oppure mi vuole rimpiazzare con uno che costa meno, che valore “oggettivo” avrà la valutazione? Allora ci vorrebbe un ente indipendente dalle parti in causa, un arbitro, che valutasse di volta in volta. E se l’arbitro prende le mazzette? Ecco le durezze della vita…
    Lascio il link al mio blog…http://brookerscorner.blogspot.it/ dove ho linkato un vostro articolo.
    Ciao

    RispondiElimina
  11. Post eccezionale. Si svela la natura bugiarda, sia della sinistra che dei diritti e tutele non frega una cippa, o meglio, interessa distruggerle salvo fare finte battaglie di facciata.
    Ma anche la natura farlocca di questi supposti esperti capaci. La compressione dei salari in germania?
    Beh, saranno stati anche compressi, ma sono i più alti in europa.
    Consiglio questo ottimo articolo
    http://marcocedolin.blogspot.it/2013/03/allarme-salari-ma-con-il-silenziatore.html

    Almeno hanno compresso il costo della vita. Cosa che qui, grazie al 75% di pressione fiscale manco a parlarne.

    RispondiElimina
  12. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  13. bello anche questo per i fan di ingroia e 'rivoluzione civile'

    http://www.guidoviale.it/?p=691


    E poter dire questa è la vostra casa anche a milioni di compagni che votano PD o SEL “turandosi il naso”, ben sapendo che tra il macello sociale imposto dall’Agenda Monti e dalla BCE, da un lato, e i diritti dei lavoratori, la difesa del welfare, la conversione ecologica dell’economia per creare milioni di nuovi posti di lavoro – e per salvaguardare quelli che altrimenti scompaiono – dall’altro, il PD sceglierà sempre la prima di queste alternative.


    A queste tre toghe se ne è poi aggiunta un’altra: quella dell’avvocato Li Gotti, già segretario del Movimento sociale di Catanzaro (cioè un fascista), che si era impegnato a fondo, come patrono delle vittime della strage di Piazza Fontana, a proteggere fascisti e servizi segreti dagli indizi che li inchiodavano, perseverando nell’accusare Valpreda e, soprattutto (visto che stiamo parlando di mafia), a proteggere gli assassini di Mauro Rostagno, cioè i mandanti mafiosi di un omicidio che ricorda da vicino quello di Peppino Impastato, sostenendo e gridando ai quattro venti che a uccidere Mauro erano stati i suoi ex compagni di Lotta Continua: per “farlo tacere” sull’omicidio Calabresi.

    RispondiElimina
  14. @Marino Fabrizio Claudio : fracavaoladavelletri Emilio L altri sono troll che seguivano alberto bagnai sia sul FQ che su goofynomincs
    don't feed the trolls...

    qui un gustoso guido viale dal manifesto , per chi apprezza l'umorismo nero :

    http://www.ilmanifesto.it/area-abbonati/ricerca/nocache/1/manip2n1/20130308/manip2pg/01/manip2pz/337018/manip2r1/guido%20viale/

    Che sono i vincoli finanziari - pareggio di bilancio e fiscal compact - per garantire alla finanza internazionale la solvibilità del debito pubblico e dei relativi interessi: a spese di salari, pensioni, occupazione, giovani, piccole imprese, sanità, cultura, istruzione, e tutto il resto. Si tratta di consegnare ogni anno alla finanza, per i prossimi 20 anni, 130-150 miliardi, da ricavare interamente dalle entrate fiscali estratte dal corpo vivo del lavoro e dalla compressione continua della spesa pubblica: un salasso di proporzioni inimmaginabili, che finora nessun governo aveva mai nemmeno tentato. Quei vincoli restano, anche se forse verranno sottoposti a qualche rimodulazione che non ne attenuerà comunque le conseguenze. Ma non avranno più chi li amministri da Palazzo Chigi: e questo è un rischio mortale non solo per il nostro paese, ma anche per l'euro e per l'economia del mondo intero.

    Nessuno ha finora prospettato delle soluzioni sensate per invertire la rotta: le politiche keynesiane, amministrate a livello statuale o di eurozona, non bastano più e le proposte che le sponsorizzano a colpi di Grandi Opere sono penose (e perdenti). Per questo navigano tutti a vista, preoccupati soltanto di ricavarne qualche tornaconto finanziario o politico immediato.

    E' un'estenuante e micidiale pantomima in attesa che l'euro si dissolva da sé, trascinando nel caos un paese dietro l'altro, per l'incapacità di governarlo; o che i paesi più forti abbandonino la nave che affonda, lasciando affogare gli altri paesi-membri e sperando di mettere in salvo quanto resta del malloppo che hanno lucrato nei dieci anni di euro (non poco: sbocchi per le loro esportazioni e prestiti usurari delle loro banche, bassi tassi di cambio e di interesse sul loro debito pubblico e sui crediti alle loro imprese; pace sociale e altro ancora)

    ....

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Secondo me Emilio non è affatto un troll. È semplicemente uno che non la pensa come noi. Ho l'impressione che così facendo vada contro i suoi interessi di cittadino, ma in ogni caso offre utili occasioni di confronto.

      Fra cavolo invece è solo un provocatore, e lui lo sa. Ma gli vogliamo bene lo stesso.

      Elimina
  15. Si può ritenere che il livello di indebitamento pubblico-privato e, più in generale, la sofferenza materiale ed il disorientamento che oggi affliggono la maggior parte dei Paesi di più antica industrializzazione, siano figli di alcuni grandi mutamenti storici, tra loro fortemente legati.

    Elenco quelli più generali e significativi (tralsciando le peculiarità italiane):

    1. una distribuzione del reddito che ha favorito eccessivamente il capitale e le sue tecnocrazie, a scapito del lavoro;

    2. il trasferimento di reddito e lavoro a favore dei Paesi usciti dal giogo del colonialismo, detentori di materie prime e di lavoro a buon mercato;

    3. la schiavitù culturale verso un modello di sviluppo basato sul consumo vorace di beni materiali appropriabili.

    Invidio (ed allo stesso tempo temo) le certezze di chi ritiene che queste sfide trovino unicamente composizione nella scelta euro si, euro no ...

    Un cordiale saluto.
    Emilio L.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

      Elimina
    2. Capisco che si possa restare interdetti nei confronti di chi affermi che il complesso dei problemi del nostro tempo storico si risolve nell'opposizione euro sì/euro no. Non è però questo blog il luogo dove ha senso fare una simile osservazione, visto che nessuno qui afferma una cosa del genere. Se lei avesse il tempo e la pazienza di leggere il nostro libro, scoprirebbe, nella parte finale, una serie di considerazioni sulla distinzione fra "condizione necessaria" e "condizione sufficiente" che potrebbero aiutarla a capire meglio le nostre posizioni.
      Cordialmente

      Elimina
  16. Peccato scoprirle a posteriori, queste chicche. Se avessimo visto chiaramente dieci anni fa che il re era nudo, se la sinistra fosse stata veramente di sinistra, forse avremmo preso delle contromisure. L'economicismo e il latinorum tecnico che hanno rivestito goffamente misure contro il lavoro e la povera gente sarebbero apparsi per quello che erano: un imbellettamento maldestro di un'operazione classista e criminale.

    Dalle parole del sorriso da asino, colla mogliera radicalsciccosa che sermoneggia sul giornale della "sinistra" perbene e pro-euro, emerge l'insofferenza superomistica dei ricchi, altroché le ragioni astratte e inscalfibili della sostenibilità dei conti pubblici. Anzi, la maschera cade e si mostra il sadico desiderio di produrre (e arricchirsi) senza limiti, anche a costo di mettere le classi subalterne di nuovo a contatto con la sofferenza che l'ha accompagnata fino all'Ottocento.

    D'altronde, che altro se non un patologico sadismo, rimpannucciato di vieto moralismo calvinista, potrebbe guidare i Padoa Schioppa, i Draghi, i Monti - e pure i Prodi, il "curato bonario" - a insistere con le "riforme" e il "risanamento", che non si arrestano neanche davanti alla gente che muore di fame, di freddo, di malattie fino a poco fa curabili?

    Leggere i dati quotidiani della catastrofe deve alimentare in questi figuri la convinzione di essere nel giusto, che la violenza "ope legis" contro interi popoli sia mossa da principi retti. Il povero deve soffrire affinché il ricco possa sprigionare il suo arbitrio. Non credo ci sia un'affermazione più chiara del darwinismo sociale delle élite europee.

    RispondiElimina
  17. Esemplare l'articolo di Padoa Schioppa, grandi ringraziamenti per averlo trovato.
    L'articolo contiene il solito assortimento reazionario sulle difficoltà che temprano - e riducono l'aspettativa di vita, ma sarà una vita da veri uomini, no? Più un po' di darwinismo sociale di marca anglosassone, ci si adatta ai tempi.
    Non vale la pena di commentare ciò che proclama, ma quante cose spiega!
    "Vengono meno le distinzioni fra destra e sinistra"... e ti credo, visto che la sinistra ha portato avanti questi discorsi. Quel senso di spaesamento, di confusione, di vecchi compagni che si rivedono e non sanno cosa dirsi oltre ai ricordi. Il mondo è cambiato, siamo vecchi, non si capisce più niente...
    Ecco, questo articolo fa davvero capire qualcosa. Che c'è stato un enorme lavoro di comunicazione e cooptazione, brillante e coronato da successo. E alla fine, anche in questi tempi postmoderni (o è già passato di moda?) la realtà si fa spazio come al solito, con la consueta maleducazione.
    E qualcuno muore, al contatto con "la durezza del vivere". Chissà perché è statisticamente molto più probabile che si tratti di poveracci: le buone famiglie trovano il premio alle loro qualità.
    E noi di sinistra siamo senza uno straccio di rappresentanza, ma almeno adesso siamo obbligati a saperlo. E prima o poi ci sarà di nuovo.

    RispondiElimina
  18. Scusate, ma perché non mostrare il periodo completo? Fino alla fine dell'articolo? Dove TPS spiega che il welfare e la solidarietà fanno la grandezza dell'Europa, però si deve far attenzione perché ci sono delle degenerazioni e individui senza merito ne doveri esigono cose dallo Stato? Non è una guerra al welfare, è una guerra all'assistenzialismo. Ma non mi aspetto molto da chi inizia l'articolo criticando una definizione che sta alla base della società civile. Infatti, non ha detto che le tasse sono bellissime, ma che "le tasse sono una cosa bellissima, un modo civilissimo di contribuire all'acquisto di beni non altrimenti acquistabili individualmente". Cosa c'è di sbagliato? Solo un Paese come l'Italia può condannare un uomo per questo. Sull'altra frase, sono ancora d'accordo (sui bamboccioni), in quanto ovviamente non si riferisce a chi non può permettersi di andare via di casa, e questo lo specifica bene in "La Veduta Corta", si riferisce alle classi agiate.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Rispetti le regole del blog e si firmi. Il prossimo commento anonimo sarà cancellato.

      Elimina
  19. Il corriere della sera non ha più l'archivio in chiaro... dovreste correggere il link "era questo".

    RispondiElimina