lunedì 23 aprile 2012

Risultati prevedibili, evoluzioni scontate

 Claudio Martini

Mentre in Italia si sta ormai perdendo l'abitudine al voto (leggere per credere), In Francia, paese sovrano, ci sono state le elezioni presidenziali. I risultati sono ormai arci-noti. Il candidato MLP, quello che denuncia i disastri economici provocati dall'Euro e dalla UE, che invoca l'uscita dalla NATO e critica l'interventismo USA, che vorrebbe una Francia non più nucleare e combatte contro le privatizzazioni e le liberalizzazioni, che propone una Banca di Francia al servizio delle politiche sociali, la separazione tra banche d'affari e banche d'investimento, la limitazione dei movimenti di capitale, una nuova regolazione del commercio internazionale e la fine del predominio del Dollaro- ecco, quel candidato ha preso il 18%, mentre il candidato JLM, che per tutta la campagna ha cercato di mettere in difficoltà il primo su temi non esattamente all'ordine del giorno come aborto e matrimoni gay, non ha raggiunto il 12%. C'è di che riflettere.

E c'è anche di che speculare su quello che accadrà con l'instaurazione del nuovo governo. Certo, sarebbe prematuro dare per morto Nicolas Sarkozy, e forse i suoi critici di destra italiani (qui  e qui) esprimono con troppa fretta la loro soddisfazione. Tuttavia non si può negare che Hollande sia tra i vincitori della giornata, e che le probabilità di una sua ascesa all'Eliseo sono molto elevate.
Le ipotesi sulla sorte che seguirà il futuro esecutivo socialista si riducono sostanzialmente a due: Hollande manterrà le sue promesse oppure non le manterrà. La prima opzione è abbracciata entusiasticamente dalla "sinistra italiana" (anche con toni decisamente enfatici) e pure da quella europea (pur con diverse sfumature), e sembra persino condivisa da certi settori dell'aristrocrazia finanziaria, quelli dai nervi più fragili. La seconda possiblità, invece, è abbracciata da coloro che vedono con scetticismo una svolta nella politica francese, sia per la mancanza di volontà di Hollande sia per gli effettivi vincoli con cui qualsiasi governo soggetto all'unione Europea deve misurarsi.

In generale sembra che il mainstream, italiano e non, sia orientato verso l'ipotesi meno realistica, ossia un Partito Socialista coerente e in buona fede. Se però guardiamo le cose con maggior distacco, noteremo che le due ipotesi nel medio periodo convergono verso un unico risultato: il declino delle sinistre e il decollo del Fronte Nazionale. Se Hollande fa sul serio, e davvero vuole portare in Europa politiche espansive e dare una mano di rosso (a dire il vero di rosé) ai trattati UE, dovrà necessariamente e letteralmente scontrarsi col governo di Angela Merkel. Maggiore sarà la fedeltà del PS al proprio programma elettorale, maggiore sarà la tensione tra Parigi e Berlino. Tensione che potrebbe scaricarsi in maniera distruttiva sull'intera costruzione dell'Euro, e cioè sull'intero orizzonte politico-strategico dei socialisti francesi. Nel caso invece che Hollande tradisca le aspettative, e si adegui alle disposizioni rigoriste contenute nel Fiscal Compact (e nulla lascia immaginare che non sarà così), avremo il bel risultato di un esecutivo "di sinistra" che devasta la Francia in nome dell'Europa. Con il Fronte Nazionale come unica opposizione. Come credete che andrà a finire?

3 commenti:

  1. faccio peccato a pensare ad Hollande come l'Obama "de noantri"?

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    1. aldilà di Hollande. la SINISTRA italiana ha sposato l'euro, l'euro è contro la pace, è contro il popolo, la sinistra si è messo contro il popolo. temo che la regia dei tecnocrati sia molto lungimirante: aver trasportato la sinistra su queste posizioni liberiste/europeiste non lascia che un unica scelta alla gente inerme, votare per chiunque voglia ristabilire un economia interna agli stati, uno stato sociale, la sovranità popolare.

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    2. già,il che equivale a dire "non voto" o hai qualche alternativa plausibile?

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