Il Movimento 5 stelle rappresenta, in questo momento, l'unica significativa novità nel quadro politico italiano.
Senza dubbio sia Beppe Grillo che il suo movimento hanno grandi meriti, e di fronte al disgustoso spettacolo offerto dal mondo della politica si può essere spinti a vedere il M5S come l'unica speranza a cui aggrapparsi, specie da parte di chi abbia capito come tutto l'arco delle forze politiche sia complice di uno spaventoso attacco ai diritti e ai livelli di vita della stragrande maggioranza della popolazione.
Proprio per questo è importante chiarire, subito, quali siano i pericoli cui il M5S va incontro, se non interviene un cambio radicale nella sua organizzazione interna.
Ci riferiamo al fatto che il movimento ha una natura fortemente non democratica. C'è un padrone, che detiene in modo esclusivo nome e simbolo, e ha quindi il diritto assoluto di decidere chi è dentro e chi è fuori dal movimento. Questo carattere di “proprietà privata” non è una questione astratta, bensì un problema politico urgente, come si è visto recentemente: in varie occasioni Beppe Grillo ha preso decisioni rilevanti senza che vi fosse un chiaro processo di scelta democratica. Purtroppo molti fra gli iscritti non sembrano finora rendersi conto della gravità del problema, che si lega al fatto che il movimento non possiede una struttura, non ha organizzazione interna. Naturalmente, di questo ci si può anche fare un vanto, ma l'effetto pratico è che non esistono procedure chiare, note, trasparenti e democratiche per assumere le decisioni e per assegnare cariche e ruoli. Ma è ovvio che anche in assenza di una chiara organizzazione, c'è sempre qualcuno che funge da responsabile e che prende decisioni, il che significa che nel M5S le questioni più importanti vengono risolte in modo non trasparente e non democratico, lungo percorsi decisionali che non coinvolgono gli iscritti.
La mancanza di un'organizzazione implica anche il fatto che, ad esclusione del livello locale, i militanti non hanno possibilità di incontrarsi e di discutere fra di loro per elaborare un sentire comune.
Tutto ciò può forse funzionare finché ci si limita ad un'azione politica di opposizione su scala locale, ma porterà rapidamente a gravissimi problemi non appena il movimento sarà rappresentato nelle istituzioni nazionali.
È facile immaginare che alle prossime elezioni politiche il M5S riscuoterà un notevole successo. Ma è altrettanto semplice prevedere che se non vengono affrontati i nodi qui sommariamente esposti, il successo elettorale si trasformerà rapidamente nella crisi del movimento, che conoscerà divisioni e spaccature, mentre i sinceri partecipazionisti finiranno in un angolo o saranno cacciati.
Si tratterebbe di un esito fortemente negativo, capace di snaturare profondamente il movimento e azzerarne le potenzialità di cambiamento dello stato di cose esistente.
Ci auguriamo che i militanti riescano ad evitarlo cambiando le regole di funzionamento interno in senso autenticamente democratico e partecipativo, cosa che, tra l'altro, favorirebbe la partecipazione attiva dei tanti che si sentono vicini alle istanze di rinnovamento, pulizia morale, impegno civico, difesa dei più deboli, rispetto del territorio e dell'ambiente naturale che il M5S esprime, ma non si riconoscono nella figura di Beppe Grillo e soprattutto non vogliono, giustamente, sottostare agli arbitrii di un qualunque tutore.
(Marino Badiale e Fabrizio Tringali)
Ciao, ma poi Paolo Putti ha risposto alla vostra lettera aperta?
RispondiEliminaComplimenti per il blog.
Matteo.
Paolo non ha risposto. Naturalmente, se l'avesse fatto, ne avremmo dato notizia nel blog. Peccato. Non tanto per la mancata risposta a noi, quanto per il fatto che anche i militanti più capaci e degni di stima, come appunto Paolo, non sembrano rendersi conto dei rischi che il M5S sta correndo, o forse non hanno ancora la forza di affrontarli. Speriamo la maturino presto.
EliminaSperiamo che si rendano conto della cosa! Io avevo partecipato agli inizi ai meet up e mi ero subito reso conto che c'erano moltissimi invasati e non vi era una vera democrazia e così ero uscito. ma penso che ormai sia l'unico movimento che se capisce la strategia possa catalizzare molti consensi... Ci sono gli strumenti per dialogare ma non sono ancora applicati. Se lo capiscono i due capi si potrà andare avanti se no rischiano come dite voi di esplodere ancora prima di arrivare al potere centrale facendo boom e questa volta Napolitano tronfio lo sentirà
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