mercoledì 10 luglio 2013

Die Elenden


 "I Miserabili", in tedesco. Questo articolo parla dei miserabili in Germania. Buona lettura. (Claudio Martini)


Lo abbiamo già detto molte volte: la crescita della povertà in Germania ha conosciuto un autentico boom negli ultimi anni. Sappiamo inoltre che il modello economico tedesco è fondato sui bassi salari, e che è proprio questo modello ad aver sprofondato i paesi della periferia europea nella crisi.


Per anni la Germania si è comportata come un'idrovora di risorse: accumulando surplus commerciali costanti, ha drenato liquidità e risorse dai paesi che le stanno attorno. Il drenaggio è stato “coperto” dal ricorso all'indebitamento, che ha regalato un'effimera e illusoria crescita alle periferie, e un continuo flusso di profitti al centro. Flusso che, ovviamennte, è andato ad arricchire esclusivamente il 10% più facoltoso della società tedesca, essendo il modello di sviluppo di questa fondato sull'impoverimento del restante 90%.
Di fronte ai nostri occhi vediamo una Germania imperante, in grado di farsi obbedire dall'intero continente, e periferie europee in piena tragedia sociale. Ma è importante ricordarsi che l'incubatrice della miseria che ora affligge i PIIGS è stata proprio la Germania. Mentre i paesi del sud si illudevano di essere approdati al Bengodi (le Olimpiadi del 2004 rappresentano l'apice dell'illusione), al centro dell'eurozona si sperimentavano misure, di stampo thatcheriano, capaci di far esplodere povertà e disuguaglianze; misure che, di lì a pochi anni, sarebbero diventate legge in tutti i paesi europei. Attraverso l'euro e la UE, la Germania ha esportato miseria nei suoi vicini, merce nella cui produzione non teme rivali.
Questo triste ruolo di avanguardia nella povertà poteva essere riconosciuto anche il 3 aprile del 2008. Perché questa data? Perché in quel giorno l'Università di Genova organizzò un seminario intitolato alle “Politiche sociali per la Nuova Città Europea”, tra i cui relatori vi era Christine Labonté-Roset*. La docente parlava del “caso tedesco”. Siamo nel 2008. Eccone alcuni estratti. Ammirate il quadretto che ne viene fuori**:


In Germania, nel maggio 2008, il governo federale ha pubblicato in fascicoli il terzo rapporto su povertà e ricchezza. (…) Già il secondo rapporto evidenziava come tra il 1998 e il 2003 il tasso di povertà in Germania sia salito dal 12,1% al 13,5%, andando a colpire in questo modo 11 milioni di persone. Nel 2003 la soglia di povertà era pari a 938 euro mensili. Il terzo rapporto definisce “povero” un quarto della popolazione tedesca; la soglia di povertà, secondo la determinazione dell'Unione Europea, si è abbassata ed è attualmente di 781 euro mensili.
Il concetto di povertà qui utilizzato non è del tutto significativo. Esso prende in considerazione esclusivamente la mancanza di risorse materiali, senza tener conto della crescente emarginazione sociale di cui è vittima una sempre crescente quantità di persone e individui, in particolare quando vengono colpiti su più fronti come il mercato del lavoro, il sistema sanitario e quello educativo.

Dal 1998 a oggi il reddito dei lavoratori dipendenti non è aumentato, a talvolta è addirittura diminuito, come nel caso del settore pubblico per il quale sono state soppresse o fortemente ridotte alcune parti aggiuntive della retribuzione, come la tredicesima, garantite fino a quel momento. Ciò significa che i dipendenti pubblici hanno dovuto fare i conti con una diminuzione media dello stipendio del 12%.

In questi anni il tasso di povertà è aumentato sopratutto a causa della crescita della disoccupazione, effetto a sua volta della congiuntura economica. Un ulteriore aumento è venuto dalla riforma dell'assicurazione contro la disoccupazione, e sopratutto dall'introduzione del sussidio (il c.d. Arbeitslosengeld II), entrata in vigore nel 2005.

Sebbene la quota ufficiale di disoccupati in Germania sia scesa da 5,9 (2005) a 3,77 (2007) milioni, va sottolineato come il dato sia fondamentalmente riconducibile all'aumento dei contratti di lavoro precari. Si pensi che gli stipendi lordi medi annuali si sono abbassati del 5% dal 2002 al 2005 (da 23873 a 22684 euro), e che nel 2005 lo stipendio di un lavoratore su tre si trovava al di sotto della soglia di un salario basso, pari ai 2/3 della retribuzione media lorda.

Ancor più grave è la diversa ripartizione del reddito tra le famiglie più povere. Secondo uno studio di Becker-Hauser, nel 2006 circa il 60% delle famiglie ha registrato una perdita, mentre il 40% ha guadagnato qualcosa. Un quarto ha perso completamente il diritto al sussidio. La riforma ha difatti limitato le indennità garantite dall'assicurazione contro la disoccupazione ad un solo anno, a prescidendere dalla durata del rapporto di lavoro precedente. Dopodiché subentra il cosidetto sussidio di disoccupazione II (o anche “Hartz IV”). Esso consiste in una quota fissa, attualmente pari a 347 euro, l'affitto e il riscaldamento (entro certi limiti), indipendentemente da quanto il lavoratore guadagnasse prima.

La nuova povertà che generalmente ne risulta grava sempre di più sui figli dei genitori disoccupati da lungo tempo. Attualmente in Germania ne è colpito un bambino su cinque, mentre nel 1998 la povertà colpiva “soltanto” un bambino su sette. In metropoli come Berlino, caratterizzate da un elevato numero di abitanti provenienti da famiglie di immigrati, addirittura un bambino su tre vive al di sotto della soglia di povertà.

Una causa ulteriore e assolutamente decisiva per l'aumento della povertà in Germania è l'ineguale e scandalosa distribuzione del patrimonio. Tra il 1998 e il 2003 il patrimonio tedesco netto è passato da 4200 a circa 5000 miliardi di euro. Tuttavia la maggior parte della popolazione non ne ha beneficiato affatto, e anzi la sua quota di partecipazione alla ricchezza patrimoniale nazionale è diminuita.

Come messo in luce dalle ricerche PISA, le modulazioni del sistema scolastico tedesco rafforzano, piuttosto che ridurre, le differenze sociali nell'istruzione pubblica. La ragione di ciò risiede in primo luogo nella carenza di quelle strutture pubbliche per l'infanzia che potrebbero invece favorire il recupero tempestivo dei deficit sociali (…). A riprova dell'emarginazione sociale derivante dal sistema tedesco di istruzione basti pensare che va all'università l'83% dei figli di genitori laureati, a fronte del 23% dei figli di genitori non laureati.


Da anni è in aumento anche il dato dei cosidetti “working poors”, vale a dire lavoratori che nonostante l'occupazione guadagnano così poco da restare al di sotto della soglia di povertà. Le cause di questo fenomento sono in parte riconducibili al fatto che in Germania la legge non riconosce un minimo salariale garantito, e in parte al crescente numero di contratti precari, quali gli impieghi part-time, svolti principalmente da donne, o i sempre più diffusi mini-job a meno di 400 euro.

Secondo un nuovo studio che confronta cinque paesi europei più gli USA, la Germania, con il suo 22%, è al secondo posto dopo gli USA (25%) in quanto a percentuale di bassi salari. (…) Dieci anni fa solo il 15% rientrava in questa categoria.

Il divario tra povertà e ricchezza in Germania si è ulteriormente accresciuto a seguito delle riforme di politica sociale sopra ricordate. Tale processo è stato poi potenziato da alcune riforme fiscali intervenute nel medesimo periodo, come l'abbassamento dell'imposta societaria e la riduzione dell'importo massimo IRPEF dal 52 al 42%. L'aumento dell'IVA, per contro, ha colpito proprio coloro i cui redditi servono a coprire integralmente o quasi le spese per le necessità quotidiane. L'effetto è inequivocabile: il contributo al gettito fiscale del lavoro dipendente è aumentata dal 23,7% del 1970 al 32,3% del 2006; nello stesso lasso di tempo il contributo del capitale si è ridotto da 27 al 17,7%.

Quali conseguenze per la convivenza sociale, e in particolar modo nelle grandi città? Aumenta l'emarginazione, vi è un numero crescente di quartieri “difficili”, popolati da un numero superiore alla media di disoccupati, da immigrati e da giovani privi di titolo di studio. Questo fenomento è stato in parte aggravato da Hartz IV, dal momento che coloro che percepiscono tale sussidio spettano unicamente appartamenti di certe dimensioni a canone limitato, dimodoché essi sono stati spesso costretti a traslocare.

La divisione tra quartieri poveri e benestanti si sta rapidamente approfondendo. Da poco è sorta a Berlino la prima “walled city”, vale a dire una zona residenziale recintata da muri e accessibile solo ai residenti e agli ospiti muniti di invito.


**Rettrice della Alice Salomon Hochschule di Berlino, nonché Presidente dell'European Network of Quality Assurance for Social Profession. Un'inqualificabile estremista, insomma.

*** Traggo tutto dagli atti del seminario, a cura del Prof. Realino Marra, pubblicati da Giappichelli Editore (Torino) nel 2010. L'intervento della docente è tra pg. 60 e 68.

2 commenti:

  1. Un lettore ci fa gentilmente notare un refuso ho scritto:

    "Si pensi che gli stipendi lordi medi annuali si sono abbassati del 5% dal 2002 al 2005 (da 23873 a 23684 euro)..."

    Il lettore ha notato che non si tratta affatto di una riduzione del 5%! Ma si tratta di un mio errore di battitura. Nel trascrivere dagli atti del seminario al blog ho scritto 23684 invece di 22684. Ho provveduto a correggere l'errore. Ringrazio chi che lo ha fatto notare per tempo.

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