venerdì 11 maggio 2012

Lettera aperta a Paolo Putti e al Movimento 5 Stelle

Genova, 11 Maggio 2012
Caro Paolo,
e cari amici del Movimento 5 Stelle di Genova,
vi scrivo per un semplice motivo: in questo momento voi avete l'occasione per aprire un vitale confronto su alcune importantissime questioni relative al M5S.
Le polemiche che hanno seguito il vostro bellissimo risultato elettorale, circa la presa di posizione di Beppe Grillo contro le apparizioni in TV, e più in generale sul suo ruolo all'interno del M5S, sono state certamente strumentalizzate ed ingigantite dai tanti che hanno interesse ad indebolirvi.
Tuttavia non bisogna negare che esse abbiano sollevato anche nodi politici reali, problemi che sono sentiti e condivisi da tante persone, sia all'interno che all'esterno del M5S, e che, se non affrontati possono portare all'azzeramento delle potenzialità del movimento.

La questione in fondo è semplice: chi decide nel M5S? Come si prendono le decisioni? Come fare in modo che davvero, sempre, “uno valga uno”?

Caro Paolo, per la stima che ho nei tuoi confronti, che so essere condivisa, ti esorto a prendere posizione pubblicamente su questi temi. 
Puoi farlo, se vuoi, nel nostro blog main-stream.it, con una lettera o un video, o come ti pare, e dove ti pare. Ma fallo.
Sarebbe davvero importante, ora che le urne sono chiuse, e si può discutere fuori dal clima elettorale, che tu, ed il gruppo genovese, diceste a Beppe Grillo, fraternamente, che le decisioni relative al M5S devono essere prese dal movimento stesso, e non da lui in solitudine o col suo staff. E che occorrono quindi meccanismi decisionali chiari, noti, trasparenti, accessibili, che consentano a tutti di prendere parte ai percorsi che portano ad assumere le decisioni più importanti.  Sia chiaro: non sto discutendo il merito delle indicazioni e delle decisioni prese da Grillo. Non importa se le si condivide o meno. Ciò che conta è che esse non sono state assunte con metodi partecipativi.

Caro Paolo, ora che il M5S si appresta, giustamente, a preparare la presentazione di liste per il Parlamento, ed a diventare quindi movimento nazionale, non più solo aggregato di realtà locali, diventa di estrema importanza che questa questione venga risolta. Se non ci si dota di una struttura partecipativa per assumere le decisioni politiche, queste saranno comunque prese da qualcuno. 
Qualcuno che certamente non varrà uno, e che potrà scegliere in modo arbitrario. Si formeranno linee decisionali non chiare, non trasparenti, e tali che sarà difficile, se non impossibile, metterle in discussione.
In queste gerarchie parallele, che si formano sempre quando si nega di avere dei capi, ma contemporaneamente non ci si dota di una struttura decisionale trasparente e partecipativa, hanno gioco facile gli arrivisti, i carrieristi che usano il movimento come trampolino di lancio per l'accesso ai posti di potere.
So che può sembrarti incredibile, ma in questo modo anche il M5S diventerà presto un partito come gli altri, se sopravviverà. Altrimenti si frantumerà a causa delle lotte interne e degli attacchi esterni (che non mancheranno).

Esiste però la possibilità di evitare questa triste fine, ma la strada passa per la trasformazione del M5S in movimento realmente partecipativo, dove davvero “ciascuno conta uno”. Tutti, nessuno escluso.
Beppe Grillo teme, a ragione, che il movimento ceda a personalismi e leaderismi. Ma se vuole davvero evitarli deve accantonare anche il suo personalismo e il suo leaderismo.

In un utilissimo testo, “Principi del governo rappresentativo”, il Professor Bernard Manin descrive le caratteristiche e le differenze fra la democrazia diretta e la rappresentanza politica.
E' una analisi illuminante, che mette in luce come le vere differenze fra forme di organizzazione partecipativa, e forme oligarchiche, non risiedono tanto nell'assenza/presenza di rappresentanti, quanto nel rapporto fra rappresentanti e rappresentati. La democrazia diretta non si realizza evitando di dotarsi di strutture e meccanismi decisionali. Al contrario, senza di queste essa non può concretizzarsi. Ma è necessario che tali strutture rispondano ai canoni della piena partecipazione democratica: rotazione delle cariche inderogabile, barriere al carrierismo, possibilità di revoca dell'incarico, assenza di status e privilegi, collegamenti orizzontali fra i gruppi locali, accesso agli organi di informazione, meccanismi decisionali chiari, trasparenti, noti e accessibili.
Non sono argomenti del tutto sconosciuti al M5S che giustamente indica dei Portavoce (non dei leader politici) a capo delle liste elettorali e limita il numero dei mandati istituzionali.
Ecco, queste modalità vanno applicate anche all'interno del movimento, sperimentando forme davvero nuove di organizzazione politica basata sul modello partecipativo.

Caro Paolo, e cari amici del M5S di Genova, siete di fronte ad un bivio: o minimizzate l'accaduto, dicendo, per esempio, che quelli di Grillo sono solo “consigli”, ben sapendo che non è così, e negando che il M5S sia di fronte a nodi politici che sarebbe davvero utile sciogliere, oppure potete cogliere sapientemente l'occasione, usando le polemiche degli ultimi giorni come spunto per aprire una discussione franca e fraterna, anche nei confronti di Beppe Grillo, che non può appropriarsi del M5S nonostante ne sia l'ispiratore, perché un movimento politico che vuole abbattere le oligarchie al potere non può avere né un proprietario, né un tutore, chiunque esso sia.
Deve appartenere a tutti i suoi membri, ed avere la capacità di mostrare, anche tramite il proprio funzionamento interno, che la democrazia partecipativa è davvero possibile e realizzabile.

Un abbraccio,
Fabrizio Tringali

1 commento:

  1. contro le partecipazioni in tv mi trovo d'accordo con grillo e la linea adottata dal m5s . oggi la televisione non permette al cittadino di uscire dalla logica del tifoso , che assiste a degli scontri di wrestiling verbale e niente più . l'assenza del m5s instillerà invece (lo dico per conoscenza) nel cittadino la curiosità di capire le ragioni di tale assenza attivandolo , e lo avvicinerà a quello che dovrebbe essere il suo ruolo , cioè attivo attore della vita politica ,e non come ora passivo spettatore .
    Ora una domanda in merito ai carrieristi che purtroppo vedranno nel movimento una facile preda : è possibile inserire delle norme nello statuto di un movimento politico che impongano l'adesione ai principi del programma , pena la perdita dello status ti eletto ? qualcosa come delle dimissioni in bianco forse ?

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