lunedì 19 novembre 2012
In Europa sì, ma da Austriaci
Passeggiando per il Web si trovano delle autentiche chicche. Ieri ho trovato questa.
Ne consiglio fortemente la lettura.
I più informati sapranno che quando si parla della Scuola Austriaca non si sta certo parlando di pensiero mainstream. La tassonomica delle Scienze Economiche li colloca nella categoria dei filoni eterodossi. A livello accademico non sono più diffusi dei marxisti, e l'economista medio generalmente considera con un misto di ironia e compassione le loro "teorie".
In effetti questa Scuola, i cui principali esponenti sono stati tre giuristi appunto austriaci (Carl Menger, Ludvig Von Mises e Friedrich Hayek), andrebbe più convenientemente collocata nell'ambito della storia del pensiero politico, più che di quello economico. Questo vale sopratutto per gli ultimi due nomi: se infatti Menger ha comunque dato un decisivo contributo all'elaborazione del marginalismo, Mises (ammiratore di Mussolini) e Hayek (ammiratore di Pinochet) hanno lasciato tracce evidenti solo nel campo della riflessione, o meglio della polemica, politica. I due infatti non propongono altro che una lucida, costante e implacabile critica del progresso democratico accompagnata da una schietta e determinata apologia del dominio capitalistico.
Perciò, quando si legge un testo di Huerta de Soto (che immaginiamo ammiratore di Franco) non bisogna focalizzare l'attenzione sulle deliranti proposte economiche (il ritorno al Gold Standard e l'abolizione delle Banche Centrali), quanto sui giudizi politici espressi da questo autore. Huerta de Soto desidera una diminuzione dei diritti dei cittadini e dei lavoratori e un ampliamento del potere del grande capitale; coerentemente e sinceramente egli vuole e difende l'Euro.
Fosse solo per questo si potrebbe ribattere: "un professore dalle idee reazionarie, oltre che piuttosto balzane, dice bene dell'Euro, ma ciò non dimostra nulla; del resto, in Europa ci sono fior di nazisti che dicono male dell'Euro. Non per questo quelli che criticano l'Euro sono nazisti".
Già.
Ma quando Huerta de Soto cita Hayek, critico degli economisti che sostengono i tassi di cambio flessibili, dei quali dice che
"sembrano aver trascurato l’argomento più forte a favore dei tassi di cambio fissi, i quali costituiscono il freno praticamente insostituibile di cui abbiamo bisogno per costringere i politici, nonché le autorità monetarie loro responsabili, a mantenere una moneta stabile"
Oppure, sempre Hayek:
Il mantenimento del valore del denaro e gli sforzi nell’evitare l’inflazione richiedono, costantemente, misure altamente impopolari al politico. Solo mostrando la necessità del governo nel prendere queste misure egli può giustificarle davanti alle persone colpite. Fintanto che la conservazione del valore esterno della moneta nazionale è considerata come una necessità incontestabile, come con i tassi di cambio fissi, i politici possono resistere alle continue richieste di crediti a basso costo, evitare un aumento dei tassi di interesse, evitare più spese per “lavori pubblici,” e così via."
o anche Mises che dichiara:
"L'inflazione è fondamentalmente antidemocratica. Il controllo democratico è un bilancio controllato. Il governo ha una sola fonte di reddito — le tasse. Nessuna tassazione è legale senza il consenso parlamentare. Ma se il governo ha altre fonti di reddito se ne può liberare"
O anche quando è lo stesso de Soto a scrivere:
"L’euro deve sopravvivere se tutta l’Europa vuole adottare la tradizionale stabilità monetaria tedesca, che, in definitiva, è l’unico ed essenziale modello attraverso cui, nel breve e nel medio termine, la competitività europea e la crescita possono essere sostenute. Su scala mondiale, la sopravvivenza e il consolidamento dell’euro permetterà, per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale, l’emersione di una valuta capace di competere concretamente col monopolio del dollaro come standard monetario internazionale, quindi capace di disciplinare l’attitudine americana a provocare crisi finanziarie sistemiche, come quella del 2007, che mettono costantemente in pericolo l’ordine economico mondiale."
Ecco, quando leggiamo queste parole (e tante altre nel resto del saggio), non proviamo una certa sensazione di Déjà Vu?
Non sono gli stessi argomenti che adottano i difensori dell'Euro, sia nei bar sia a Bruxelles? Ancor meglio, non sono gli stessi argomenti che usano di solito i piddini?
L'Inflazione è male, la Stabilità è bene, l'Europa porta Stabilità, l'Euro è il contrappeso agli USA, ci vogliono le misure impopolari, ci vogliono le riforme strutturali, i governi vanno forzati, costretti, frenati...
Mario Monti e Mario Draghi sottoscriverebbero senza problemi; e lo farebbe anche Bersani, se solo potesse sottrarre un po' di schiettezza a quelle frasi. I casi sono due: o i sostenitori dell'Euro copiano gli Austriaci, o gli Austriaci copiano i sostenitori dell'Euro.
Considerando che il più giovane dei capo-scuola, Hayek, è morto nel '92, tenderei a scartare la seconda ipotesi.
E ora chi glielo va a dire ai piddini che stanno usando le medesime parole degli esponenti di una delle correnti di pensiero più ostili ai valori dell'eguaglianza e della giustizia sociale del '900? (C.M.)
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... e anche se glielo dici non lo capiscono, non ci arrivano (i piddini), tutto quello che possiamo fare è prenderli per i fondelli.
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