di Fabrizio Tringali
Vediamole(*):
1) l'euro è troppo forte, occorre una svaluzione competitiva;
2) il pareggio di bilancio (contenuto nel fiscal compact approvato dal Consiglio europeo a marzo 2012) è improponibile in un contesto di austerity;
3) il parametro debito/pil (su cui si basano i palleti del fiscal compact) è obsoleto. Come può scendere il debito/pil se, per effetto dell'austerity, decresce il Pil, ovvero il denomintarore di questo rapporto?
4) l'austerità a tutta forza, sostanzialmente oggi imposta ai Piigs, non paga. Lo evidenziano anche i dati sul moltiplicatore fiscale del Fmi;
5) rigore, crescita, equità. Lo slogan del premier Mario Monti rischia di restare solo tale dato che al momento c'è solo rigore. Siamo ancora lontani da crescita dell'economia reale e dall'equità sociale. Come è possibile praticare equità sociale se l'austerity, attuata in un contesto di recessione e di globalizzazione dei mercati, si trasforma automaticamente in un deragliamento dello stato sociale e dei diritti acquisiti in decenni dai cittadini? ;
6) anche se la Germania si oppone e probabilmente continuerà ad opporsi anche dopo le elezioni di settembre 2013 l'unica strada per proteggere i debiti sovrani dalla speculazione è la condivisione del debito dei Paesi membri. Come accade negli Stati Uniti dove un eventuale default della California non intacca il rendimento dei titoli di Stato permettendo al Paese di finanziare il suo enorme debito pubblico a tassi bassissimi (quelli che oggi paga la Germania per intenderci);
7) le misure sin qui adottate stanno causando gravi problemi nel mercato del lavoro. La disoccupazione nell'Ue è all'11,2% contro il 7,7% degli Usa. E quella giovanile è abbondantemente oltre il 30%;
8) oltre alla disoccupazione non si sta facendo nulla per i giovani (se non precarizzarli sempre più con una riforma del mercato del lavoro che prevede solo una flessibilità in uscita) e per le pensioni. E' stimato che le nuove leve andranno in pensione in futuro con un assegno pensionistico pari al 30% di quello che sarà il loro ultimo stipendio. Un livello inaccettabile per una democrazia che dovrebbe, in un equilibrato rapporto tra tasse e servizi, la serenità dei cittadini in tutte le fasce d'età;
9) è stato fatto un passo in avanti con l'Unione bancaria europea. Un primo accordo è stato raggiunto a dicembre. Questo accordo però è un passo indietro rispetto alle aspettative. Sotto il controllo di un ente europeo saranno solo gli istituti con attivi superiori a 30 miliardi. Circa 200 rispetto alle 6mila banche europee. Un passo indietro che favorisce la Germania il cui sistema bancario è ramificato in molte banche regionali e piccole che, svincolate dal controllo europeo, potranno eventualmente continuare ad operare in condizioni di opacità;
10) la Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie ideata dal premio Nobel per l'Economia James Tobin nel 1972. O la attuano tutti i Paesi europei allo stesso tempo oppure c'è il rischio che si creino distorsioni. La Francia l'ha attuata in estate. L'Italia è vicina a un accordo definitivo e dovrebbe adottarla dal 2013. Mentre la Germania prende tempo fino al 2016. E' forse giusto che ci sia questa mancata armonizzazione su una tassa così importante?
(*) Testo tratto da "Le 10 falle del sistema euro" di Vito Lops, pubblicato su vitolops.blog.ilsole24ore.com
Fin qui IlSole24ore.
Purtroppo il quotidiano di Confindustria non dice come si possono tappare tutte queste falle.
Senza la pretesa di indicare tutte le soluzioni necessarie, mi limito ad elencare ciò che, in base all'analisi proposta, si rende imprescindibile:
- Una significativa svalutazione dell'euro
- L'abrogazione del pareggio di bilancio in tutti gli Stati della UE
- La cancellazione dell'obbligo di rispettare i parametri sul rapporto debito/pil
- L'abrogazione del fiscal compact
- L'abrogazione della riforma Fornero e delle leggi che consentono deroghe all'efficacia dei CCNL
- L'introduzione di politiche economiche espansive
- L'introduzione di meccanismi certi e automatici per il riequilibrio fra nazioni in surplus e nazioni in deficit
- L'estensione del controllo europeo sulle banche a tutti gli istituti di credito
- L'introduzione della Tobin Tax da parte di tutti gli Stati della UE
Ora, l'ovvia domanda è la seguente: quante sono le probabilità che tutto ciò venga realizzato?
Sappiamo che i Paesi più forti dell'eurozona sono contrari a tutto ciò. E il problema non è solo questo. Il fatto è che l'intera architettura economico-istituzionale della UE è stata costruita proprio per evitare tutto ciò!
I continui passi verso la spoliazione della sovranità degli Stati aderenti alla UE non sono altro che l'ovvia conseguenza del fatto che la Germania non accetterà mai forme stabili, certe ed automatiche di riequilibrio fra nazioni in surplus e nazioni in deficit.
Accetterà, semmai, forme parziali e temporanee di intervento, ma solo per quei Paesi che chineranno la testa di fronte a qualunque sua pretesa (imposta per il tramite della BCE, della Commissione o del fondo salva-Stati).
Viceversa, l'intera "lista delle cose da fare" è facilmente realizzabile (a livello nazionale, si intende) per uno Stato che recuperi la propria sovranità monetaria, reintroducendo una valuta nazionale, riportando la Banca centrale in mano pubblica e sotto controllo democratico, e implementando proprie politiche economiche in chiave espansiva.
L'Italia è ormai di fronte ad un bivio netto: ridursi a decadente colonia tedesca priva di sovranità, oppure uscire dall'euro e dalla UE.
- L'introduzione di politiche economiche espansive
RispondiElimina(che non peggiorino gli squiliqui macroeconomici)
- L'introduzione di meccanismi certi e automatici per il riequilibrio fra nazioni in surplus e nazioni in deficit
I punti in questione sono praticamente impossibili da realizzare...segnalarlo ai falsari in cattiva fede (es:ferrero)
La svalutazione dell'euro (in genere si suppone verso la parità col dollaro) per quel poco che capisco mi sembra un oggetto abbastanza misterioso e le analisi che circolano sembrano molto simili al consulto dei medici di Molière nel Malato Immaginario: come ad esempio qui (aprile 2012).
RispondiEliminaPer altro, anche ammessa una funzione espansiva in Italia, difficilmente la svalutazione generale dell'euro potrebbe essere decisiva per noi, visto che il nostro principale problema è la debolezza relativa all'area europea forte in regime di cambio bloccato, circostanza che non verrebbe sostanzialmente mutata, tantomeno nel caso in cui la manovra svalutativa non consista soprattutto nel finanziare il debito pubblico dei PIGS con clausole di spesa espansiva. Ma parlare in Europa di svalutazione in questi termini è un po' come parlare di corda in casa dell'impiccato.
Più in generale, dato la natura dell'euro e la struttura dell'unione monetaria mi sembra addirittura difficile se non impossibile definire delle linee macroeconomiche di svalutazione attiva. Se si guarda la storia del cambio euro-dollaro, si osserva che l'elemento attivo è principalmente il dollaro e la sua debolezza a partire dal 2001, mentre la discesa del 2011-2012 (che porta al livello più o meno stabile di 1,30)è legata alla percezione di rischio dell'unione e potrebbe precipitare solo per la realizzazione di quel rischio e non per una definita politica dell'unione stessa.
Personalmente, di tutte le forme possibili di stato, non riesco ad immaginare nulla di più inefficiente dell'Unione nel condurre una politica macroeconomica consapevole di svalutazione, visto che, mentre è quasi impossibile ne possa avere la volontà, si è preclusa gli strumenti per poterla praticare in modo ragionevole e non ha a disposizione le vie che tutti gli stati "normali" hanno, a parte il tasso di interesse che a fronte dell'interesse zero della FED non può certo essere una grande arma, e tantomeno può esserlo in un contesto di deflazione dove tutti cercano di esportare.
.....in un contesto di deflazione dove tutti cercano di esportare....
RispondiEliminaSe l'europa si basa su questo assunto rimane implicita la guerra sul chi esporta di più, con le conseguenze che oggi viviamo.
Ricordo il tempo in cui si parlava di Sinergie.
Rimane così difficile, oggi, distribuire la produzione tra i popoli che compongono questa, oggi maledetta, europa?
Non volgiono, quindi lotta ad oltranza all'euro; non vedo altra via.
... quindi lotta a oltranza all'euro, non vedo altra via..
EliminaSono completamente d'accordo, sia per motivi "strategici" (ancora più politici che economici) sia per motivi "tattici", anche se immagino possa essere più una lunga marcia che una blitz-krieg regalataci dal crollo dell'Unione.
Motivi strategici: all'interno dell'Unione non vi è (e non vi sarà a breve) alcuna possibilità di reale democrazia politica ed economica non foss'altro che per la mancanza di uno "stato" sovrano in senso proprio e di un corpo elettorale unificato che possa determinare le scelte rilevanti ed essere terreno della difesa di classe. Non a caso sempre più si parla di "governance" e sempre meno di governo. Se si deve in qualche modo tornare a prospettive di crescita dell'uguaglianza e distribuzione del reddito non si può che tornare alla nazione reale.
Motivi tattici: a parte i vari Panglos di una misteriosa e alquanto invisibile "internazionale del lavoro", non c'è oggi alcun terreno di lotta politica potenzialmente capace di ottenere consenso diffuso (e nella giusta direzione di classe) che non passi attraverso il rifiuto dell'euro e dell'Unione.
Non sarebbe male ricordare che, qualunque fosse l'improbabile programma del comunismo prossimo venturo, l'obiettivo comprensibile a tutti che permise la spallata di Lenin fu l'uscita immediata ed a qualsiasi costo dalla guerra che come un macigno pesava sui popoli dell'impero zarista.
Sono d'accordo con lei su tutto. Il problema del bivio descritto nel suo post però ne pone uno tutto politico, e cioè quale classe politica e dirigente è in grado oggi in Italia di fare una scelta così importante, imporla agli altri stati europei e portarla coerentemente fino in fondo?
RispondiEliminaPerchè oltre al problema economico-monetario, ne esiste uno tutto interno italiano legato alla inettitudine della classe politica e dirigenziale di questo paese.
Concordo. Ma i soggetti politici nascono e si coagulano intorno ad idee-forza che riflettono le fratture sociali. La frattura che, semplificando, potremmo chiamare "Europeismo contro Sovranità" sta emergendo da non molto tempo.
EliminaDunque oggi mi pare essenziale diffondere il più possibile, fra i cittadini, la consapevolezza dell'esistenza di questo bivio. Diffondere la consapevolezza vuol dire gettare i semi perché cresca anche un soggetto politico in grado di realizzare ciò che serve. Ma, appunto, si inizia dalla consapevolezza, dalla presa di coscienza. Il soggetto politico viene dopo.
Sono d'accordo sul fatto che discutere la reversibilità dell'Euro sia infrangere un tabù che pareva intoccabile. In un certo senso si tratta di smentire un'ideologia che ha creato un blocco mentale. Il mio dubbio è che quasi 50 anni di malapolitica incarnata in un vero e proprio sistema con le sue regole e i suoi meccanismi, sia invece irreversibile. E quindi un nuovo soggetto nella maniera come lo intende lei, dovrà per forza di cose occuparsi anche di questo problema, quindi due fronti: l'Europa che non accetterà mai l'uscita di scena di un paese importante come l'Italia, e il sistema mafioso-feudale (per semplificare) interno.
RispondiEliminaCertamente. Io penso che l'intero ceto politico attuale vada sconfitto. Ma penso anche che non basterà sostituirlo con altro ceto politico (seppur dalle intenzioni migliori). Servirà cambiare radicalmente i sistemi decisionali, aprire alla reale partecipazione dei cittadini, rompere i legami fra politica ed affari, passare dalla "democrazia rappresentativa" alla "democrazia partecipativa". Ma il primo passo resta quello di riappropriarsi della sovranità che ci è stata portata via (o che ci sarà portata via molto molto presto).
EliminaFabrizio
Sottoscrivo. Penso che una forza politica che voglia veramente aprire una fase nuova in questo paese, non possa fare a meno di confrontarsi con le vostre idee.
EliminaMi spiace solo non essere potuto venire alla presentazione del libro, visto che eravate nella mia città. Sarà per un altra volta. Edoardo
La cosa deprimente è che chi prima e meglio di altri dovrebbe intercettare il disagio, decodificarlo e porre rimedio concretamente, sto pensando alla sinistra-sinistra, si balocca con mezze soluzioni, improbabili a breve raccordi internazionali, cautele ataviche. Intanto la rana fra un po' sarà bollita.
RispondiEliminacominciare a pensare ad una produzione di beni necessari e non ad un gonfiamento di produzione di cose che nessuno vuole (non solo non puo' piu' comprare) mi sembra il minimo per una societa' che si rispetti. Non parlo di beni puramente basici ma di beni necessari ad una societa' come la nostra
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