venerdì 1 marzo 2013

Liberarsi dei luoghi comuni/2


Claudio Martini

C'è un paese in Europa che ha sofferto, negli ultimi anni, di una vera e propria sindrome da bassa crescita. Un paese nel quale gli stipendi stagnano, quando non si riducono, e sopratutto perdono terreno rispetto alla produttività del lavoro. Un paese dove i lavoratori e i pensionati sono stati costretti a rinunciare a molto di quello che avevano conquistato. Un paese dove le disuguaglianze non fanno che aumentare, i ricchi sono sempre più ricchi e la povertà dilaga. Un paese sfortunato, il cui nome inizia per G.
Avete indovinato qual è?
Ma certo, era ovvio: si tratta della Germania!
Invito tutti a fare un piccolo esperimento.
Digitare su google parole come "poverty", "income distribution", social disparities" e aggiungetevi "in Germany".



Troveremo articoli sulla crescita della miseria in Germania:

Urban poverty rise in Germany



High poverty figures in affluent Germany are skewed*

Altri che mostrano l'aumento delle disuguaglianze:




Link originale



Altri ancora che confrontano le dinamiche salariali a quelle della produttività:


Link originale (merita davvero)



E così via.

Cosa notiamo? Che il mainstream degli ultimi anni è letteralmente costellato di articoli che parlando di un unico tema: il progressivo disfacimento del modello sociale tedesco. Quello che era stato un esempio di Welfare si è trasformato in una landa neoliberista. I dati sono inequivocabili.
Ciò ci permette di giungere a due conclusioni.
La prima è che le notizie mainstream, come al solito, fanno giustizia dei luoghi comuni. Chi viene su questo blog a spiegarci che abbiamo torto perché la Germania è un paradiso dovrebbe prima fare il piccolo sforzo di informarsi.
La seconda è che peccano di superficialità coloro i quali contestano la nostra** analisi della crisi. Non bisogna confrontare gli stipendi italiani di oggi agli stipendi tedeschi di oggi, come se dovessimo confrontare due fotografie istantanee. Si tratta invece di indagare la DINAMICA del fenomeno di cui parliamo. Guardate questa tabella:






1995
1999
2002
2005
2007
2010
2011
Belgium
128
123
125
120
116
119
119
Bulgaria
32
27
32
37
40
44
46
Czech Republic
76
72
73
79
83
80
80
Denmark
131
131
128
123
122
128
125
Germany
128
121
115
116
115
119
121
Estonia
36
42
50
61
70
63
67
Ireland
103
126
138
144
147
129
129
Greece
84
83
90
91
90
87
79
Spain
91
96
100
102
105
99
98
France
116
115
116
110
108
108
108
Italy
121
118
112
105
104
101
100
Cyprus
87
87
88
93
94
97
94
Latvia
31
36
41
50
57
54
58
Lithuania
35
39
44
53
59
57
66
Luxembourg
222
238
240
254
274
267
271
Hungary
51
54
61
63
61
65
66
Malta
86
81
81
78
76
85
85
Netherlands
123
131
133
131
132
131
131
Austria
134
132
127
125
124
127
129
Poland
43
48
48
51
54
63
64
Portugal
77
81
80
79
79
80
77
Romania
33
26
29
35
41
47
49
Slovenia
74
81
82
87
88
84
84
Slovakia
47
50
54
60
68
73
73
Finland
107
115
115
114
117
113
114
Sweden
125
126
122
122
125
124
127
United Kingdom
114
118
120
123
117
111
109
















Euro area (17 countries)
114
113
111
109
109
108
108
EU (27 countries)
100
100
100
100
100
100
100


Il reddito pro capite (non andiamo nemmeno a vedere gli stipendi dei dipendenti) degli italiani è calato con l'ingresso dell'euro; ma fino al 2009 quello tedesco, che all'inizio era più alto, è calato persino di più. Poi con l'avvitarsi della crisi il nostro ha continuato ad affondare, mentre il loro si è mantenuto stabile. Ma guardate ai PIGS. Nessuno dei paesi oggi in crisi nera ha conosciuto una contrazione dei redditi, anzi; hanno tutti sperimentato una decisa espansione. Una espansione, ovviamente, alimentata dall'afflusso di capitali Esteri, che si è rivolta in maggior domanda per beni Esteri, e che ha gonfiato a dismisura i debiti Esteri di quei paesi. Quindi quello che stiamo dicendo qui non è che i salari tedeschi sono in questo momento più bassi di quelli italiani; in molti settori potrebbe essere vero, ma non è questo il punto. Il punto è che la crisi che viviamo oggi è esattamente il prodotto dell'abbassamento dei salari tedeschi negli anni cruciali tra l'inaugurazione dell'euro e lo scoppio della crisi di Wall Street.
Questa manovra di abbassamento dei salari in Germania ha prodotto la crisi del debito (estero e privato), e trova un'analogia in quello che le classi dirigenti del sud Europa, coadiuvate dalle istituzioni europee, stanno imponendo ai loro paesi da circa tre anni a questa parte. Il che ha una sua (perversa) logica: se lo squilibrio è stato prodotto dalla crescita della domanda nei paesi del sud, il riequilibrio seguirà dalla riduzione di quella domanda. Corollario inevitabile di questa impostazione è il crollo del PIL e l'impennarsi della disoccupazione, ma come abbiamo visto non è nulla che non sia già stato sopportato in Germania!

Queste cose sono già state dette e ripetute molte volte e in maniera molto migliore. Ma fare il punto non è inutile. Sopratutto in clima post-elettorale. Conoscere i dati libera dai luoghi comuni. E permette di distinguersi, per esempio, da coloro che dicono "guardate che imbecilli gli italiani, hanno dato il 30% a Berlusconi!"
I tedeschi, nel 2009, hanno dato il 33% a Angela Merkel, l'aguzzino della Grecia, e tutti i sondaggi confermano la sua diffusa popolarità. Ecco, quando cominceremo a dire fra noi "che imbecilli questi tedeschi, continuano a votare una classe politica che li ha impoveriti e ingannati" saremo sicuri di esserci liberati dai luoghi comuni.

*Il titolo fa riferimento a un dibattito sull'effettiva entità di questo impoverimento, ma nessuno mette in dubbio che un impoverimento ci sia stato.

**Nostra si fa per dire. L'abbiamo praticamente copiata da Alberto Bagnai, la quale l'ha copiata dalle dispense universitarie. Se Bagnai è un nano sulle spalle di giganti, noi siamo nani sulle spalle di un nano.

17 commenti:

  1. ERRATA CORRIGE

    Marino Badiale mi fa notare che non è vero che in Germania la media dei redditi procapite è calata in Germania più che in Italia tra il '95 e il 2007. In effetti è vero. I tedeschi sono passati da 128 a 115, mentre noi da 121 a 104. Nel primo caso una diminuzione di poco più del 10%, nel secondo del 15%! Ciò si spiega alla luce del nostro tentativo di essere mercantilisti quanto la Germania

    http://il-main-stream.blogspot.it/2013/02/un-bertinotti-di-destra.html

    tentativo fallito, evidentemente. Comunque,la sostanza dell'articolo mi sembra ancora valida. Mi scuso per l'errore.

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  2. Certo. La Germania è con le pezze al fondoschiena. Mica come l'Italia. Ha sempre avuto il Pil in crescita e solo negli ultimi due semestri ha registrato una diminuzione della stessa ma mantiene il Pil in positivo.
    L'euro ha rallentato anche la Germania altro che favorita.
    Praticamente si vuol sostenere che il reddito di cittadinanza in Germania è pagato dai Greci?
    Per ben 20 anni visto che è stato introdotto due decadi fa?
    Per favore, alla faccia dei luoghi comuni.
    Quindi è la Germania che ha imposto il trattato di Maachstricht con i suoi tre famosi parametri a tutti?
    Strano, nessuna nazione ha mai denunciato tale posizione anzi erano ben liete di ratificare tale trattato.
    Che dire del vincolo del 3%?
    http://unasceltadiversa.it/e-ora-si-scopre-che-i-parametri-di-maastricht-sono-sballati/

    La confessione di un burocrate francese. Ma nessuno si è arrabbiato. E' decisamente più facile incolpare la Germania che prendersi le proprie responsabilità.
    Il welfare tedesco deve fare proprio orrore se viene tanto occultato, sembra si tema possa essere preso ad esempio anche per gli italiani. A quanto pare si tiene in modo particolare a lasciare le cose come stanno a vantaggio dei soliti. Italia a mendicare. Punto.
    http://dadietroilsipario.blogspot.it/2013/01/la-disinformazione-sul-modello-di.html

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    1. Confesso di non aver capito granché del suo commento. L'unica cosa che mi è chiara è una certa aggressività nello stile, aggressività del tutto fuori luogo e che potrebbe risultare sgradevole ai suoi interlocutori. Nel merito, vorrei porre una considerazione e una domanda.

      1) dovrebbe essere chiaro l'intento ironico di dipingere la Germania come un "paese sfortunato", come se si trattasse del Kosovo. Ma al di là dell'ironia, i dati che mi limito a riportare sono semplicemente inoppugnabili. Le diseguaglianze sono aumentate, i redditi sono scesi, la povertà è sempre più preoccupante. Questa è la realtà da cui dobbiamo partire prima di confrontare le opinioni.

      2) non ho capito chi si dovrebbe assumere le proprie responsabilità. Io forse? Oppure sta parlando di sé stessa? Mi aiuti a comprendere.

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    2. @barbaranotav
      Ora si scopre che i parametri erano sbagliati? Ma chi? Lei! Meglio tardi che mai!

      Si metta il cuore in pace!
      "la gente trarrà profitto da una concorrenza più serrata. Tanti prodotti tedeschi sono molto cari se confrontati con il resto d'Europa. Ciò cambierà con l'euro" - Hans Eichel primo ministro tedesco per l'economia - Corsera 27 dicembre 2001- pag. 12

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  3. Scusate OT ma mi chiedevo se era possibile avere un commento di Fabrizio o Claudio sul post di Grillo di Lunedi di Massimo Fini dove si fa una distinzione in blocchi sociali veramente abbietta:il blocco A:fatto di disoccupati,precari etc. il blocco B fatto di lavoratori statali e pensionati che come al solito rubano risorse allo Stato. "Ogni mese lo Stato deve pagare 19 milioni di pensioni e 4 milioni di stipendi pubblici. Questo peso è insostenibile, è un dato di fatto, lo status quo è insostenibile, è possibile alimentarlo solo con nuove tasse e con nuovo debito pubblico, i cui interessi sono pagati anch'essi dalle tasse. E' una macchina infernale che sta prosciugando le risorse del Paese. Va sostituita con un reddito di cittadinanza".Questo è un progetto neoliberista per la svalutazione del salario bello e buono.Hanno commentato migliaia di cittadini senza avere risposta. Ho votato 5S ma credo di aver perso la scomessa. Grazie. Sergio.

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    1. Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane assisteremo ad un moltiplicarsi di attestati di stima e adesioni da parte di molti "intellettuali" al M5S. Bagnai giustamente dice che Grillo associa ad una demagogia di sinistra un'analisi economica prettamente di destra. Gli "intellettuali" di cui sopra aderiranno all'una e all'altra.

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  4. Ci sono due paesi: A e B.

    Per ogni 100 persone tra i 15 e 64 anni, il paese A offre meno di 56 posti di lavoro, mentre il paese B ne offre più di 72 (+16/100).

    Ma attenzione: dei posti di lavoro aggiuntivi che il paese B è in grado di offrire, ca. 2/3 sono part-time, con una media di 18-20 ore di lavoro a settimana.

    Il salario di questi impieghi part-time è piuttosto basso, nell’ordine dei 450 €, ma viene integrato da un reddito minimo di cittadinanza. Principalmente si tratta di posizioni poco qualificate nell’ambito dei servizi (es. distribuzione commerciale, ristorazione, assistenza, pulizie etc.). Non è molto, ma per una parte di quei lavoratori va bene così, perché si tratta di studenti o di donne che dividono il loro impegno tra lavoro e famiglia. Per gli altri lavoratori che aspirerebbero ad un’occupazione a tempo pieno (alcune statistiche dicono che non sono la maggioranza), va comunque meglio che nel paese A dove mancano sia il lavoro che le forme di sostegno al reddito.

    Passando a considerare i lavoratori a tempo pieno, il paese B offre oggi salari superiori in media del 30% rispetto a quelli del paese A, con un costo della vita confrontabile, oltre ad una legislazione del lavoro non meno tutelante di quella del paese A.

    Negli ultimi anni i salari del paese B sono cresciuti poco in termini reali, ma l’occupazione ha tenuto ed anzi è aumentata (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-02-28/aziende-tedesche-pagano-bonus-181625.shtml?uuid=Abk5IPZH). Nel paese A i salari reali sono invece cresciuti un po’ di più anche se adesso stanno flettendo, a causa della recessione e dell’aumento della disoccupazione.

    Secondo voi i lavoratori che vivono nel paese B sono disposti a fare cambio con quelli del paese A ?

    Ah saperlo! forse durante l'estate ... guardando però ai flussi migratori sembra di poter dire che siano piuttosto i lavoratori qualificati del paese B quelli disposti a fare cambio ...

    Un cordiale saluto.
    Emilio L.

    PS – Credo che i confronti più corretti siano quelli per ora lavorata o full time equivalent. Se si considera il salario per lavoratore il paese B evidenzia un trend decrescente in funzione della crescente incidenza delle posizioni part-time.

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    1. Non abbiamo dubbi che la disperazione economica dei paesi del sud spingerà molti lavoratori a cercare salvezza nei paesi del nord, sopratutto se l'euro sopravvivrà e il processo di impoverimento andrà avanti. Questi fenomeni migratori andrebbero combattuti, e non fatti oggetto di apologia. Essi avranno come unico effetto quello di umiliare i cittadini del sud, e di mettere le ali ai movimenti xenofobi dei paesi del nord.

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    2. Nessuna apologia, almeno da parte mia.
      L'emigrazione è un fatto doloroso per chi vi è costretto.

      Il mio commento intendeva evidenziare che oggettivamente, dati alla mano, i lavoratori tedeschi nel complesso stanno meglio di quelli italiani.

      Ovviamente non è una questione razziale, del tipo: gli italiani sono pigri … i tedeschi sono cattivi…

      E’ piuttosto un problema di coesione di una comunità e di lungimiranza e senso di responsabilità di chi la guida.

      In questo scenario di concorrenza a livello globale, tutti gli Stati hanno adottato politiche per accrescere la propria competitività. La competitività è diventato il credo di tutti i governi. Anche noi in Italia abbiamo cercato di ridurre il costo del lavoro e aumentarne la flessibilità, per non parlare della tolleranza verso il lavoro nero nel Sud. L’unica differenza è che la Germania ha avuto più successo di noi, soprattutto perchè nel corso dei decenni è risucita a mantenere e rinnovare la propria presenza nei settori manifatturieri a maggiore valore aggiunto intriseco.

      Neanche a me piacciono quasto scenario e queste politiche … ma purtoppo non sono rifiutabili per scelta unilaterale o per posizione ideologica.

      Vanno benissimo l’analisi e la denuncia. Ma astrarsi dai vincoli e dalla responsabilità posti del contesto per invocare un cambiamento radicale, può dare soddisfazione intellettuale, può costituire il collante di piccoli gruppi, ma contribuisce alla disgregazione ed all’inerzia della nostra società … di cui stiamo pagando oggi le conseguenze.

      Se dobbiamo uscire dall'euro sarà la forza della disperazione ad imporcelo ... ma permettetemi di non augure al nostro Paese di entrare nello stesso girone dantesco in cui è finita della Grecia (che tra l'altro non è ancora uscita dalla moneta unica...).

      Quindi la domanda sorge spontanea: nel frattempo che si fà?

      Un cordiale saluto.
      Emilio L.

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    3. "Se dobbiamo uscire dall'euro sarà la forza della disperazione ad imporcelo ... ma permettetemi di non augure al nostro Paese di entrare nello stesso girone dantesco in cui è finita della Grecia (che tra l'altro non è ancora uscita dalla moneta unica...)."

      Non si capisce il significato di questa frase. Se intende dire che ad uscire dall'euro c'è il rischio di finire come la Grecia, si tratta di un'affermazione in ovvio contrasto col fatto, che anche lei ricorda, che la Grecia è ancora nell'euro. Se intende dire che è a restare nell'euro che si rischia di finire come in Grecia, questo è esattamente ciò che sosteniamo in questo blog, ma mi pareva di aver capito che lei non fosse d'accordo.
      Cordialmente

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    4. Non perda di vista la logica, Emilio! Marino è matematico, con lui non c'è scampo possibile. In questo caso possiamo vedere una delle più comuni aporie del mainstream: minacciare che, fuori dall'euro, l'Italia farebbe "la fine della Grecia" e doversi misurare con l'evidenza che la Grecia ha fatto la fine che ha fatto... stando dentro l'euro!

      C'è un'altra cosa che mi ha colpito del suo commento.

      Questa frase:

      "Neanche a me piacciono quasto scenario e queste politiche … ma purtoppo non sono rifiutabili per scelta unilaterale o per posizione ideologica."

      Ora, il rifiuto (o l'affermazione, non c'è differenza) di qualcosa "per scelta unilaterale o per posizione ideologica" è quello che generalmente si intende per "politica". Lei propone di rinunciare alla politica e arrendersi al dato di fatto? Se così fosse sarebbe una ben misera proposta, con tutto il rispetto.
      Segua il nostro esempio. Quando vede qualcosa che non le piace, si batta per modificarlo. Non si rassegni. Non c'è motivo di auto-castrarsi.
      Saluti

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    5. Ringrazio entrambi per la cortese risposta.

      Mi rendo conto di non essere riuscito a spiegarmi.

      Per uscire dall'euro è necessario che nel Paese ed in Parlamento si formi una maggioranza assoluta che creda, con assoluta certezza, che questa sia l'unica priorità da perseguire.

      Considerato il livello di consapevolezza del cittadino medio, questa maggioranza può crearsi solo se il nostro Paese raggiungerà condizioni di sofferenza analoghe a quelle sperimentate dal popolo greco (che, tra l'altro, non sono state finora sufficienti per convincerlo ad uscire dalla moneta unica ...).

      Ecco, io mi auguro che il nostro Paese non arrivi ad un livello di disperazione collettiva tale da convincere la maggioranza ad uscire dell'euro.

      Quanto alla politica, ritengo che tutte le posizioni ideali siano legittime purché rispettose dell'altro.
      E ragionare dei problemi e delle soluzioni come Voi proponete è quantomai necessario, per ricreare quella cultura e quella consapevolezza che i mass media vorrebbero annichilire.

      Tuttavia ogni proposta politica radicale, pur se orientata a realizzare una maggiore giustizia sociale, deve confrontarsi con la sua realizzabilità storica e con i risultati tangibili che essa è in grado di produrre.

      Da ultimo, in merito all'invito a non rassegnarsi, anch'io come tutti ho qualche sogno nel cassetto...

      ... per esempio, mi piacerebbe vivere in un Paese in cui le aziende non possono effettuare licenziamenti per motivi economici se prima non hanno tagliato i compensi del management ... e nel quale le aziende che investono e creano ricchezza e posti di lavoro per il territorio non paghino un euro di tasse ...

      Credo solo che non si debba aspettare di uscire dall'euro per realizzare un Paese migliore.

      Un cordiale saluto.
      Emilio L.

      Elimina
    6. Emilio è un simpatico bastian contrario, ben conosciuto anche sul blog di Bagnai, io vorrei solo riprendere una sua frase perchè da quel concetto nascono molti dei mali dell euro:

      "In questo scenario di concorrenza a livello globale, tutti gli Stati hanno adottato politiche per accrescere la propria competitività. La competitività è diventato il credo di tutti i governi. Anche noi in Italia abbiamo cercato di ridurre il costo del lavoro e aumentarne la flessibilità, per non parlare della tolleranza verso il lavoro nero nel Sud. L’unica differenza è che la Germania ha avuto più successo di noi, soprattutto perchè nel corso dei decenni è risucita a mantenere e rinnovare la propria presenza nei settori manifatturieri a maggiore valore aggiunto intriseco."

      Le contestazioni a questo concetto che mi sento di fare sono due:

      1 - Che qui la globalizzazione ha poco a che fare, le divergenze che hanno portato a questo disastro economico sono tutte europee, c'entrano poco con la Cina e casomai l' Europa ha salvato la Germania dalla globalizzazione, perchè ogni volta che si misurano col mercato globale prendono mazzate, mentre hanno trovato un grande mercato di sbocco proprio in quello europeo e proprio grazie all' euro.

      2 - Che questo concetto di competitività degli stati non deve e non può essere applicata all' unione europea in quanto comunità di stati che vogliono cooperare tra di loro.
      Ma come ? Ci siamo sentiti dire tante volte che l' unione monetaria avrebbe posto fine alla concorrenza tra gli stati europei a colpi, chi di svalutazione, chi di aiuti alle imprese, chi di defiscalizzazione etc etc poi scopriamo che è stata fatta per imbrigliare quella che era considerata un' anomalia all' interno dell' Europa, cioè che l' Italia fosse arrivata a diventare la quinta potenza industriale al mondo.
      Così si scopre che mentre noi rispettiamo diligentemente tutte le regole e affondiamo, in Germania si adotta la svalutazione interna (con un' inflazione costantemente al di sotto dell' obbiettivo del 2%), che Hanno una banca pubblica più diverse partecipazioni statali nel sistema bancario, che questa banca pubblica aiuta aziende ed enti pubblici ( mentre noi dobbiamo ricorrere a derivati, project financing etc) dirottando di fatto una quota di debito pubblico dal bilancio statale e quindi taroccando i conti.

      Allora quando si costituisce una famiglia, magari sposandosi e poi facendo figli, non è mai una buona idea che i componenti della famiglia vivano in costante competizione uno con l' altro, una famiglia funziona se tutti i componenti cooperano perchè funzioni, eventualmente anche aiutando quelli che restano indietro a mettersi al passo.
      Nei trattati europei non c'è scritto, a quanto mi risulta, che gli stati membri si debbano prendere a mazzate sulle gengive a copi di politiche mercantilistiche.

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  5. Ciao Claudio,

    una testimonianza che conferma, da un punto di vista narrativo, la tua analisi. Due anni fa, quando vivevo in Germania, mi è capitato di seguire un dibattito televisivo tra una dipendente della Lidl, la grossa catena di Supermarket discount presente anche in Italia, e un giornalista dell’Handelsblatt, un periodico comparabile al Sole 24 Ore con meno spessore culturale. Ebbene la dipendente, che apparteneva a un piccolo sindacato appena costituito, dichiarò che la Lidl stava procedendo a licenziamenti in massa di dipendenti, per riassumerli in seguito con contratti più flessibili e soprattutto con un taglio del 25% sullo stipendio. Appena la donna terminò di parlare il giornalista la aggredì come uno Sgarbi qualsiasi vomitandole addosso una serie di insulti, tra i quali ricordo: bugiarda, terrorista economica, nostalgica delle DDR…ecc.
    Ora, c’è da dire che in Germania i dibattitti televisivi non sono come da noi, la gente di regola non si urla in faccia. Il tedesco tende a restare calmo, casomai ti affetta con battute gelide ma non sbraita. Il fatto che il giornalista avesse perso le staffe significava che a) era stato toccato un nervo scoperto b) la donna aveva ragione. Che avesse ragione ebbi modo di scoprirlo parlando con alcuni dipendenti Lidl, amici di conoscenti, che mi confermarono la prassi dell’azienda. Un secondo caso simile è scoppiato poche settimane fa ed è noto. Il protagonista negativo è Amazon Germania, dove migliaia di lavoratori provenienti da Spagna, Grecia, Portogallo e probabilmente anche dal nostro paese, per 9 euro lordi al giorno erano costretti a turni massacranti sotto la sorveglianza di una società di vigilantes vicina all’estrema destra. Lo scandalo di Amazon Germania, scoperto dalla rete televisiva Ard (TV pubblica tedesca), ha provocato un piccolo terremoto che però pare sia stato già riassorbito dai mainstream tedeschi.
    La modesta crescita economica tedesca si deve soprattutto a queste prassi. In pratica hanno introdotto la categoria dei “working poor” di clintoniana memoria. Gente che lavora da mattina a sera ma fa lo stesso fatica a mettere insieme il pranzo con la cena. Chiaramente nonostante queste degenerazioni stanno meglio di noi, questo è evidente, ma il famoso modello della Sozialgesellschaft, con un ceto medio benestante, esteso e privo di preoccupazioni economiche che ha garantito la pace sociale per tanto tempo, si sta sgretolando.

    Saluti
    Edoardo Laudisi

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    1. "si sta sgretolando". Non si poteva dir meglio. È proprio la mancata comprensione della natura dinamica del processo a dar luogo agli equivoci. La Germania è diventata la prima potenza esportatrice del mondo sgretolando il suo stato sociale, e noi dovremo fare lo stesso se vogliamo recuperare posizioni.

      La Germania è davvero un paese di capitale importanza. È il luogo dove sono morte (e in un certo senso dove sono nate) le grandi ideologie novecentesche. Vista da fuori come la società post-ideologica per eccellenza. Defunte tutte le ideologie, non ne rimane che una, quella del capitale, che si autopone e non ha bisogno di particolari giustificazioni. E sopratutto non tollera dissensi. Ecco, il dissenso e la resistenza dei lavoratori tedeschi sarebbe quello che ci vuole. In assenza di esso, non resta che proteggersi adottando una linea "sovranista".

      Grazie della testimonianza.

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  6. Un signore dormendo fa un incredibile sogno. Sogna di morire e di andare all'inferno. L'inferno è un luogo bellissimo di spiagge bianche , palme mari blu e feste continue. Il signore si sveglia e riflette con se stesso: beh, l'inferno non è poi male!. Dopo alcuni mesi lo stesso signore muore e va dritto all'inferno, quando ci arriva scopre pene tormenti fuoco zolfo. Si rivolge al diavolo e chiede:- mi scusi, ma com'e' che quando l'ho sognato l'inferno era bellissimo e adesso invece è tutto un tormento? - il diavolo risponde:- Caro signore, lei ci venne da turista non da immigrato.

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