Si tratta di un testo di grande interesse. Streeck riesce infatti a offrire una ricostruzione chiara, sintetica e organica di ciò che è successo nei paesi avanzati a partire dalla crisi del keynesismo negli anni Settanta. Dopo aver ricordato rapidamente gli aspetti fondamentali di tale crisi, Streeck discute le varie fasi della risposta neoliberista ad essa. Egli prende in esame quelli che giudica come tentativi per “guadagnare tempo” da parte dei ceti dominanti, come tentativi cioè di mediare fra la necessità di smantellare le strutture dello Stato sociale, che avevano assicurato la pace sociale nel “trentennio dorato”, e la necessità di conservare un minimo di consenso e di coesione sociali. L'inflazione degli anni Settanta, la crescita del debito pubblico negli anni successivi ed infine la finanziarizzazione dell'economia, che ha permesso un indebitamento di massa capace di sostenere almeno in parte i consumi, sono fasi lette da Streeck nel modo che s'è detto. Nel frattempo però si consolidava l'organizzazione istituzionale neoliberista che a poco a poco distruggeva sia i diritti conquistati dai ceti subalterni, sia la democrazia, che viene vista come una fastidiosa ed erronea intromissione nelle leggi dell'economia.
Una delle cose più interessanti di questo libro è che Streeck non ha il minimo dubbio sul fatto che Unione europea ed euro siano semplicemente le forme concrete con cui si attua in Europa la dinamica neoliberista di distruzione dello Stato sociale e della democrazia, come appare evidente da passaggi come questo
chi rifiuta la “globalizzazione”
perché essa sottomette il mondo a un'unica legge di mercato,
obbligandolo alla convergenza, non può decidere di rimanere ancorato
all'euro dato che impone proprio questo modello all'Europa (pag. 215)
o questo
Chiedere di smantellare l'Unione
monetaria in quanto progetto di modernizzazione tecnocratica
socialmente spericolato, che espropria politicamente e divide
economicamente i popoli dello stato che compongono il vero popolo
europeo, appare una plausibile risposta democratica alla crisi di
legittimazione di cui soffre la politica neoliberista (pag.216)
(per intendere quest'ultima citazione, occorre sapere che per “popolo dello stato” l'autore intende il popolo dei cittadini dello Stato-nazione, contrapposto al “popolo del mercato” che trova il suo piano naturale di azione nella dimensione della finanza globalizzata).
Queste tesi fondamentali vengono sostenute con molti argomenti, anch'essi di grande interesse. Per fare solo un esempio, alle pagg. 205-209 Streeck spiega perché l'idea di una “Europa democratica” sia un semplice specchietto per le allodole: occorrerebbe infatti una Costituzione democratica discussa e votata da un'assemblea costituente europea, ma una cosa del genere è oggi impossibile, vista le varietà e diversità dei popoli europei. Pensiamo ai problemi di far convivere realtà locali diverse in paesi come il Belgio o la Spagna. Ebbene, nota Streeck,
Un costituente europeo dovrebbe
affrontare gli stessi tipi di conflitti, ma moltiplicati e
notevolmente complicati, tutti in una volta, e non all'interno
di una Costituzione democratica già esistente, bensì come
precondizione per la sua realizzazione (pag.206)
(Si veda qui un discorso simile che avevamo svolto tempo fa, proprio in relazione all'idea di una Costituzione europea. )
Quanto alle obiezioni di Habermas riportate da Ferrara nell'articolo citato, per ora, aspettando di poterle leggere in una lingua a me accessibile, mi limito ad esprimere il mio dissenso rispetto alla tesi che nel libro sia presente una “implausibile teoria della cospirazione”. L'analisi riguarda i problemi del ciclo del capitale e quelli di legittimazione sociale, e non i complotti degli Illuminati.
Nel breve spazio di un post non posso
approfondire i tanti spunti che il libro offre, quindi non proseguo
nell'esposizione dei suoi contenuti, e mi limito a raccomandarne la
lettura.
Non è male in ogni caso scoprire che non siamo soli, che le cose che andiamo elaborando sono discusse e approfondite nei posti e dalle persone che non ti saresti aspettato. Rubando una bella espressione a Fortini, si può pensare a Streeck come ad uno degli “amici del futuro”, una delle persone con le quali ci incontreremo arrivando da percorsi diversi, senza averlo immaginato o programmato.
Appendice
Il libro che stiamo discutendo contiene una autentica “chicca”, che non potevo non segnalare. Alle pagg.118-124 viene infatti discusso un saggio di Hayek del 1939, “The Economic Conditions of Interstate Federalism”. In questo saggio Hayek discute le condizioni di un ordine internazionale rivolto alla pace. Hayek pensa ad una federazione di Stati, e la cosa davvero interessante è la sua discussione, come dice appunto il titolo, delle conseguenze economiche di una tale federazione. Con logica stringente, Hayek dimostra che una federazione fra Stati realmente diversi porta necessariamente all'impossibilità di un intervento statale nell'economia, e quindi alla vittoria di politiche economiche liberiste (il che ovviamente dal suo punto di vista è un bene). Infatti una federazione per essere stabile ha bisogno di un sistema economico comune e condiviso, e quindi della libera circolazione di merci e capitali, e questo porterà ovviamente a una perdita di controllo dei singoli Stati sulle loro economie. Si potrebbe allora pensare che il controllo statale si sposti al livello federale. Il nuovo super-stato federale si riprenderebbe quei poteri di controllo sull'economia che i singoli Stati avranno perso. Hayek risponde di no. Perché l'intervento statale sull'economia presuppone la capacità di mediare fra interessi contrapposti, di accettare compromessi ragionevoli, che non ci sono, o sono più difficili, fra popoli di Stati diversi. Come scrive Streeck riassumendo Hayek,
in una federazione di stati
nazionali la diversità di interessi è maggiore di quella presente
all'interno di un singolo stato, e allo stesso tempo è più debole
il sentimento di appartenenza a un'identità in nome della quale
superare i conflitti stessi (…). Un'omogeneità strutturale,
derivante da dimensioni limitate e tradizioni comuni, permette
interventi sulla vita sociale ed economica che non risulterebbero
accettabili nel quadro di unità politiche più ampie e per questo
meno omogenee (pagg.121-122)
Si tratta ovviamente della stessa tesi che abbiamo sostenuto più volte nel nostro libro
e in questo blog: non esiste un popolo europeo che possa essere la base sociale di uno “Stato sociale europeo”. E' impressionante la lucidità di Hayek, che aveva capito tutto questo nel 1939. Tanto di cappello. Ma la cosa davvero impressionante sono gli attuali “intellettuali di sinistra” che questa cosa non la capiscono nemmeno oggi, 2013, nemmeno dopo che tutto ci è stato squadernato davanti. E magari sono gli stessi che pensosamente si interrogano sui motivi della crisi della sinistra...
Si tratta ovviamente della stessa tesi che abbiamo sostenuto più volte nel nostro libro
e in questo blog: non esiste un popolo europeo che possa essere la base sociale di uno “Stato sociale europeo”. E' impressionante la lucidità di Hayek, che aveva capito tutto questo nel 1939. Tanto di cappello. Ma la cosa davvero impressionante sono gli attuali “intellettuali di sinistra” che questa cosa non la capiscono nemmeno oggi, 2013, nemmeno dopo che tutto ci è stato squadernato davanti. E magari sono gli stessi che pensosamente si interrogano sui motivi della crisi della sinistra...
(M.B.)
Aneddoto:
RispondiEliminaIeri sera dopo cena, esco per una pedalata estiva in tutta tranquillità.
Mi avvicina, anche lui pedalando, un signore straniero che in seguito mi dirà essere belga.
Assieme a moglie e due figli, cercava di raggiungere il suo albergo, ma essendovi una sagra di paese, faceva fatica ad orientarsi per la confusione e il notevole traffico.
Così decisi di accompagnarli personalmente dato che ero in giro per svago e non mi sarebbe costato fatica qualche pedalata aggiuntiva.
Strada facendo e parlando in inglese, abbiamo fatto un po’ di conoscenza, chiacchiere e a parte il farmi notare la festosità e chiassosità italiana, cosa per me normalissima, l'ho scoperto essere molto preoccupato perché la bicicletta della moglie aveva il fanale anteriore guasto, e avrebbe potuto prendersi una multa.
Erano le 22.30 circa e quindi in effetti un po’ buio, e gli ho risposto scherzosamente:
"Si guardi un po’ attorno e mi dica quante biciclette vede coi fanali accesi ?"
Poi ho abbassato lo sguardo e gli ho indicato la ruota davanti della mia bici:
"vede qualche fanale ?".
Così sorridendo si è rilassato e alla fine del giro ci siamo cordialmente salutati.
Con questo non entro nel merito del giusto o sbagliato comportamento, del rispetto o meno delle regole, dell’ etica o altro, ma rifletto sulle differenti abitudini, modi di vivere, affrontare la vita, le leggi, di popoli per secoli abituati in modi diversi e che si vorrebbe, d’un tratto, adottassero uno standard comportamentale, in nome di una moneta e di ragioni economiche.
Tornando verso casa col sorriso per una buona azione compiuta e un comunque piacevole incontro, ripensavo agli articoli letti sui blog, al vostro libro e quello di A. Bagnai.
Ma soprattutto fiero di non avere il fanale sulla mia bici.
Bastian Contrario
Per chi è interessato, il saggio di Hayek può essere scaricato, grauitamente e legalmente, qui (è un libro, in formato pdf, di quasi 300 pagine che riproduce diversi articoli di Hayek).
RispondiEliminaciao
Eliminascusa sapresti indicarmi la traduzione italiana?
bravi! Soprattutto perchè ci vuole coraggio ad aprire la discussione senza censura preventiva!
RispondiEliminaBravi avanti così!
Il link non funziona...
RispondiEliminaForse ti stai rivolgendo a me? Ci sono due slash alla fine che non ci vogliono; lo rimetto senza link attivo: http://www.mises.org/books/individualismandeconomicorder.pdf
EliminaMi permetto di segnalarvi il mio manifesto di denuncia anti-euro "L'euro versa sangue italiano" a questo link:
RispondiEliminahttp://www.truccofinanza.it/finanza/leuro-versa-sangue-italiano/A ferragosto lo striscione con questo slogan tornerà a volare sui litorali italiani e spero verrà visto da quante più persone possibile. Per sostenere l'iniziativa potete leggere il manifesto di denuncia che vi spiega come fare, ma non c'è più molto tempo, se gli autori del sito volessero spendere qualche parola in un articolo che avrebbe più visibilità di questo mio commento, ne sarei loro immensamente grato. Grazie. Giuseppe