sabato 28 settembre 2013

Barack e Hassan, amici per la pelle (degli arabi)



Il segretario di Stato USA John Kerry incontra il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif durante la 68esima sessone dell'Assemblea Generale dell'ONU. Foto di Jason DeCrow, Associated Press, 26 settembre 2013. I termini dell'incontro sono descritti qui. 


 Tempo fa, su questo blog segnalammo i tentativi di "riconciliazione" che, al riparo della propaganda, le cancellerie di Washington e Teheran stavano mettendo in pratica (qui e qui). Abbiamo più volte parlato di una questione che è legata a doppio filo a questa tematica, e cioè quella siriana, ipotizzando che Obama non avesse per nulla in animo di promuovere un regime change a Damasco e congetturando che USA e alleati non avrebbero mai attaccato la Siria, e tantomeno l'Iran. Congettura che ha sempre superato la prova dei fatti.

Qualche settimana fa l'attacco chimico a Ghouta, nei dintorni della capitale siriana, costato la vita a più di 1700 innocenti, fece apparire del tutto probabile l'attacco occidentale contro il regime di Assad. Invece, nel giro di poco l'occasione che rischiava di travolgere quel regime si è trasformata in un grande successo diplomatico di Damasco e dei suoi alleati. In un primo tempo Obama ha tergiversato, riferendo la questione al Congresso, cosa che non è tenuto a fare e che con riguardo al caso libico non ha ovviamente fatto. Dopodiché, d'accordo con i diplomatici russi, ha offerto un'ancora di salvezza la regime: la consegna delle armi chimiche, in cambio dell'impunità. Così ora Assad è un interlocutore; avrà a disposizione alcuni mesi per fingere di consegnare le armi, potrà continuare lo sterminio del suo popolo con mezzi convenzionali, e non dovrà temere un attacco sulla cui possibilità ben pochi, ora, scommetterebbero. 

 Questi fatti si ricollegano al nuovo clima che si è venuto a creare tra gli USA e l'Iran, e che lasciano presagire un futuro di relazioni molto diverse da quelle che (almeno all'apparenza) hanno caratterizzato gli ultimi anni. Un ruolo fondamentale lo gioca il nuovo presidente iraniano, che verosimilmente potrà rappresentare la "faccia buona" del regime iraniano, quella che non pone in imbarazzo i diplomatici occidentali (Ahmadinejad era troppo compromesso con il negazionismo della Shoah).
Da parte americana la disponibilità ad avviare il confronto è massima, come ben inquadrato da Lucio Caracciolo.  Una disponibilità talmente estrema da consentire alla controparte iraniana di "fare la preziosa" (pare che comunque Obama e Rohani si siano sentiti per telefono).  Il Presidente iraniano non ha comunque avuto problemi ad incontrare Hollande.

Passando dall'ambito dei balletti diplomatici a quello delle dichiarazioni pubblici e degli atti politici vincolanti, da segnalare il  discorso di Obama all'ONU, in cui il Presidente USA dichiara di essere contrario a una soluzione militare per la Siria, e che l'Iran ha tutto il diritto di sviluppare la tecnologia nucleare, sia pur per scopi pacifici; discorso che, non ha caso, è stato accolto con favore dalla stampa iraniana.
La questione del nucleare riveste un'importanza fondamentale, perché determinerà i rapporti di forza tra le varie potenze in Medio Oriente; e su di essa pare che l'accordo USA-Iran sia già stato raggiunto.

Con simili premesse, la risoluzione del Consiglio di Sicurezza sulla Siria, ieri in calendario, non poteva assomigliare a nulla di diverso da un appeasament tra il regime di Assad e l'occidente. La risoluzione infatti pone in capo al regime (di cui non si afferma chiaramente la responsabilità per l'eccidio di Ghouta) l'obbligo di smantellare l'arsenale chimico, ma non prevede alcuna sanzione in caso di inadempimenti o ritardi! Non stupisce dunque che abbia trovato la piena approvazione del rappresentante siriano all'ONU.

Stiamo dunque per entrare nell'era dell'alleanza USA-Iran. Non che uscissimo da una fase di autentica inimicizia: al di là dello scontro verbale, Teheran e Washington non si sono mai fatte nulla che minacciasse in maniera irreparabile i rispettivi interessi, e anzi hanno collaborato su vari fronti (un esempio fra i tantissimi). Tuttavia, almeno sulla carta i due paesi non avevano relazioni diplomatiche. Sta cambiando tutto, e questo non rappresenta una buona notizia per gli arabi. Sia l'Iran che gli USA condividono il medesimo disegno di dominio neo-coloniale del mondo arabo. È abbastanza probabile che Obama e Rohani passeranno alla storia come i nuovi Sykes e Picot. A pagare, come sempre, sarà la dignità e l'indipendenza degli arabi. (C.M.)




















5 commenti:

  1. Devastante post, per di più stra-giustificato dallo sviluppo degli eventi :-(

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  2. Toccherà portare qualche camion con rimorchio di kleenex a Giulietto Chiesa.
    Dopo che per un bel po' ci aveva anche detto che gli USA erano alla frutta perché la Cina non comprava più titoli di stato americani e che invece alla fine la FED è intervenuta (mica scemi) e quindi il governo americano non è andato in bancarotta, le sue capacità di analisi sono piuttosto limitate.
    Vorrei fare una domanda (non mi risentirò se non risponderete eheh..). Ma Marino Badiale non era in alternativa di Giulietto Chiesa? Chiedo soltanto perché non seguendo più le sue vicende (di alternativa) mi chiedo se G.C. abbia cambiato idea sulla sovranità monetaria come condizione minima per riavere voce in capitolo sulla politica economica o è rimasto alle sue idee.
    Mi ricordo anche di aver visto su youtube una intervista di G.C., non so se in una intervista o un convegno, in cui aveva detto che non credeva a quanto detto da Parguez (economista con Barnard) su Attali, e che era suo amico, al che, visto quanto detto da Parguez sui famosi vincoli di bilancio promossi a suo tempo da Mitterand per tenere a freno la plebaglia (in questo caso francese - che gran socialista e...) e confermati in questo articolo che ho trovato su voci dalla Germania:
    http://vocidallagermania.blogspot.it/2013/09/lincredibile-storia-del-deficit-al-3.html
    ho cominciato ad avere forti dubbi su G.C. ma visto che ogni tanto frequento anche megachip mi sono chiesto se ne valga ancora la pena.
    Avete una opinione al riguardo? Grazie se vorrete rispondere, in caso di mancata risposta behh... vi seguirò lo stesso eh eh.
    Riccardo.

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    1. Forse posso rispondere io. Tutti e tre gli autori del blog erano in Alternativa, con incarichi dirigenziali (ai vari livelli: Marino vicino al massimo, il sottoscritto nei pressi del minimo). Tutti e tre (ma non eravamo soli) condividevamo certe posizioni politiche le quali, nella sostanza, confliggevano con quelle di Chiesa, dalla Siria all'euro. In merito a quest'ultimo tema Giulietto non ha mai abbandonato le posizioni del "piùeuropa". Tuttavia, furono innanzitutto le questioni di metodo a portare alla definitiva rottura. Tutto è spiegato qui

      http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=64229&typeb=0&Perche-ci-siamo-dimessi

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    2. Grazie per la risposta, ma grazie soprattutto per il lavoro che fate.
      Io purtroppo vivo nella periferia del nord in un piccolo paese di montagna ed è dura non avere vicino dei gruppi a cui affiancarsi per dare un contributo fattivo e non solo scrivere qualche post su un blog, nel mio piccolo comunque cerco di diffondere presso le persone che conosco, ma è dura.
      Riccardo.

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  3. Posso capire che leggiate gli eventi della guerra in Siria e quelli del nord-Africa con la lente della difesa dei popoli arabi. Non si sta né con i dittatori né con l'imperialismo USA e questo lo posso capire. Ma l'analisi che fate su quello che sta succedendo in medio-oriente non mi sembra supportata dalle necessarie conoscenze storico-culturali ed etnico-religiose legate a quei territori. Quelli che vengono dipinti come dittatori dal nostro maistream sono l'unica dirigenza politica prodotta da quelle società in grado di mettere insieme popolazioni molto frammentate sul piano etnico e religioso. Per esempio quello che noi abbiamo considerato un bieco dittatore e mi riferisco a Mu'Amman al-Qadhdhāfī, è riuscito per anni a mantenere in equilibrio una società libica fortemente frammentata per via del suo carattere tribale garantendo per tutte le tribù la partecipare alla divisione della ricchezza energetica del Paese grazie anche all'uso di una certa forza perchè nessuno potesse prevalere con prepotenza sugli altri. Questa è la sfida non facile che dovette affrontare ( le tribù dovrebbero essere più di cento, anche se quelle importanti non più di una decina ) creandosi inevitabilmente dei nemici soprattutto tra gli islamisti per il carattere prevalentemente laico della "Grande Jamāhīriyya Araba Libica Popolare Socialista"come lui la chiamava. Mi sembra di poter dire che grazie proprio a questa fermezza riuscì a creare la società più prospera di tutta l'Africa e uno stato attento ai bisogni dei suoi cittadini anche se il mainstream dice il contrario. Certo dal nostro punto di vista si tratta pur sempre di un regime autoritario ma i nostri giudizi un pò aprioristici non possono autorizzarci ad intervenire militarmente in un paese sovrano. Abbiamo inviato uomini dei servizi per spingere la tribù dei Magariha ad intervenire su quelle dell’altopiano del Gebel Nefusa per fomentare la rivolta e per preparare militarmente i ribelli. Queste tribù sono fatte da uomini, berberi e arabi assieme, “che sparano davanti e in silenzio”, e non da allegri patrioti come quelli che per tre mesi hanno “sparato in aria”, come si è rimproverato ai bengasini cirenaici. E nemmeno ci possono autorizzare ad assoldare, come abbiamo fatto, mercenari islamisti, che hanno partecipato alla rivolta (non dimentichiamo che le carceri sono state svuotate da fratelli mussulmani, jahadisti, terroristi, fanatici di al Qaida tutta gente messa in galera da Gheddafi e che è andata ad ingrossare le fila dei ribelli). E poi in nome di un idea astratta di democrazia da imporre alle popolazioni non occidentali, bombardarle allegramente con l'assenso di tutta, o quasi, la comunità internazionale. L'occidente avrebbe fatto la stessa cosa anche in Siria dove vige un altro tipico "regime dittatoriale" se non fosse stato per la ferma opposizione, questa volta, della Russia e della Cina, potete esserne certi (Wesley Clark, un generale americano, ha ammesso che la guerra in Siria era già stata progettata subito dopo gli attentati alle Twin Towers). Nessuno lo dice ma il regime gode dell'appoggio di tutta la popolazione siriana, della chiesa cristiana, dei mussulmani moderati e della opposizione politica, anche di sinistra, che ora davanti a questo attacco alla Siria fa fronte comune con Bashar al-Asad. Mi chiedo cosa resta da difendere della Primavera Araba? Ha fatto cadere regimi non democratici ma comunque compromessi con USA e con Israele e li ha sostituiti con i Fratelli Mussulmani anche questi sostenuti dall'Occidente e nelle cui file è sempre più forte il fronte Salafita e jahadista, gruppi di cui l'Occidente si è servito, che ha armato e finanziato per attaccare la stabilità di questi paesi e dell'intero medio Oriente.
    Credo che, per il bene dei popoli arabi e dei nostri popoli, abbiamo il dovere di non partecipare alla disinformazione che ha caratterizzato la nostra storia recente e non solo.

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