Nell'inserto economico del “Fatto Quotidiano” di mercoledì 21 gennaio c'è una intervista a Franco Bernabè, ex presidente telecom, che potete trovare qui. C'è un passaggio interessante dovuto al fatto che l'intervistatore (Giorgio Meletti) ha uno sprazzo di lucidità, insolito nella categoria dei giornalisti, e riesce a chiarire il senso delle parole dell'intervistato. Il passaggio è il seguente:
“F.Bernabè. L'unica cosa che si può e si deve fare è liberare le energie per la creazione di nuove iniziative. La tecnologia ha fatto sì che oggi le soglie di accesso alla creazione di un'impresa si sono molto abbassate. Le opportunità ci sono, anche in Italia, bisogna mettere i giovani in condizione di coglierle.
G.Meletti. Ma l'idea che tutti i giovani debbano farsi la start up non è un po' come dire loro: arrangiatevi? E se uno per caso non è creativo, non ha l'idea geniale, o semplicemente non vuol vivere con il coltello della competizione tra i denti, deve morire di fame?
FB. L'economista americano Tyler Cowen ha scritto recentemente un libro intitolato Average is over, che letteralmente significa “la media è finita”. Significa che non c'è più spazio per galleggiare, il mondo è diventato terribilmente competitivo per il semplice fatto che in pochi anni la cosiddetta globalizzazione ha messo 500 milioni di europei in gara con tre miliardi di cinesi e indiani. E adesso sta esplodendo l'economia africana. È così, oggi chi non è creativo e competitivo starà molto peggio di chi non lo era trent'anni fa.
GM. Una classe dirigente che dice al popolo che viene diretto “scusate, è andata male, ognuno per sé e Dio per tutti” non è un grande spettacolo.
FB. Sta accadendo così in tutti i Paesi dell'Occidente.”
Come dicevo, l'intervistatore ha colto esattamente il contenuto reale della retorica di Bernabè traducendola nel semplice invito, da parte delle classi dirigenti, ad arrangiarsi. Bernabè tergiversa, cita un economista americano, che fa sempre cool, ma alla fine, con un po' di giri di parole, conferma che la sostanza della situazione è questa.
A me sembra che si tratti di uno scambio che ci dice davvero molto, sulle nostre classi dirigenti. Ci mostra una notevole mescolanza di lucidità e follia. La lucidità sta, naturalmente, nel descrivere in maniera corretta la situazione, che è proprio quella che emerge dalle parole di Bernabè. Possiamo aggiungere che ormai davvero nessuno nasconde più nulla, tutto è chiaro. La follia sta nel pensare che una situazione del genere possa essere stabile. Si può pensare che stia in piedi uno Stato, una comunità, un gruppo umano di un qualsiasi tipo, sulla base del principio “ognuno pensa per sé”? Sulla negazione di ogni solidarietà, di ogni condivisione? È noto che “sono forse io il custode di mio fratello?” è la risposta di Caino al Signore che lo interroga sulla sorte di Abele (Genesi, 4, 9), e il racconto biblico sembra suggerirci che, sulla base dei principi di Caino e Bernabè, un gruppo umano (in questo caso, la prima famiglia) si scontra rapidamente con problemi piuttosto gravi.
I gruppi dirigenti dei paesi occidentali stanno distruggendo, direi senza rendersene troppo conto, le basi stesse della convivenza civile. Si tratta di un processo che finirà per travolgere, alla fine, anche il loro potere. Purtroppo, prima di questo, travolgerà le nostre società, le nostre famiglie, le nostre vite.
(M.B.)
Ottimo punto. Io, anche per stizza, ho sempre definito queste persone startup suprematists per sottolineare quanto razzista sia l'idea della superiorità ariana della cosiddetta cultura d'impresa su tutte le altre. Quasi che essere un lavoratore sia una condizione di inferiorità. Un povero sfigato che non è capace di fare l'imprenditore di se stesso.
RispondiEliminaChe poi "stanno distruggendo, direi senza rendersene troppo conto" io non ne sarei così sicuro, secondo me la disgregazione dei rapporti sociali viene portata avanti anche volutamente dai gruppi dirigenti come strumento di lotta di classe.
Due osservazioni completamente diverse. La prima è che al famoso 0,1% della "stabilità" non frega nulla. Questo se con "stabilità" si intende l'erroneo significato di "privo di problemi e malfunzionamenti", come si fa in genere. Tanto questi ricadranno sul 99,9%.
RispondiEliminaSe invece si intende quello che si è sempre inteso, cioè "continua a stare in piedi, ad esistere", allora è bene che sia instabile, e così dobbiamo cercare di fare.
La seconda è che non riesco ad interpretare la storiella che "la tecnologia" avrebbe abbassato la soglia per la creazione di un'impresa. Cosa sta dicendo, che è più facile oggi creare una nuova impresa perché telefonini e computer costano di meno? Dunque Bernabè è così imbecille da pensare che quelli siano i problemi della creazione di un'impresa, e non inventarsi un prodotto, un servizio, trovare il modo di produrlo o acquistarlo, di farlo conoscere, di venderlo in modo che sia redditizio, di reggere la concorrenza, di trovare i capitali per sostenere gli inizi e i relativi rischi?
Cos'è, magna pane e Schumpeter a colazione? E cche cce vo', basta innovare ... il problema è comperare il computer.
Ho l'impressione, e non da ora, che questo genere di persone non abbia nessuna idea di quel che parla, ma che reciti solo degli slogan.
Non fa parte dello 0,1%, se questo può consolarci, e neanche dell'1%. E' solo un boiardo di Stato, leggere bene il suo curriculum.
Sinceramente, a me sembrano solo fregnacce. O meglio, propaganda ideologica, bombardamento mediatico. Si vuole mostrare il volto di questo nuovo capitalismo sia come quello che mostrano i film americani ambientati a Wall Street, un filone molto prolifico.
RispondiEliminaDiciamo una cosa subito: se ognuno fosse imprenditore di sé stesso, il capitalismo non esisterebbe. Per un semplice motivo: che è l'appropriazione del valore prodotto dal lavoro umano quello che si commercia.
Allora, dato che questi qui da "turbo-capitalismo è bello" tutto vogliono tranne l'estinzione di questo sistema, il messaggio è un altro: "chi ce la fa è salvo, gli altri saranno costretti in schiavitù".
Esemplare, grazie.
RispondiEliminaRicordo che il mio primo vagito di ribellione, dopo un lungo periodo di "sonnolenza politica", ebbe luogo nel 2000 allorché nella mia scuola si organizzò un incontro con alcuni consulenti il cui scopo era quello di insegnare agli studenti a "farsi imprenditori". Ascoltai i relatori, in uno stato d'animo sempre più infastidito e quando, al termine, si aprì il dibattito, chiesi la parola e dissi: "poiché quello in cui viviamo è un sistema capitalistico, ciò significa che per entrare in gioco serve un capitale. Ma questi ragazzi, per la loro estrazione sociale, un capitale non ce l'hanno né ce l'avranno mai. Dunque tutto quello che avete raccontato è una balla!".
RispondiEliminaScoppiò un putiferio.
il trucco è quello: voi straccioni se avete l'idea geniale tanto meglio, sopravviverete, gli altri si fottano. Noi, che nasciamo con il culo al caldo, destinati a comandare, siamo già a posto così, siamo predestinati, che dobbiamo fare?
Eliminace sempre la possibilità di fare un figlio calciatore.
Eliminao una figlia che sposi un ricco.
in molti paesi del mondo queste sono quasi le uniche possibilità per scampare alla povertà. se fanno tutti così....per riprendere quel che dice Bernabè.....vorrà dire che è giusto no?
De Monticelli, prof.ssa presso Facoltà Filosofia Vita e Salute (belli fuori e puliti dentro) scrive in un testo facilmente reperibile in rete: "In qualche modo, dice Agostino, la capacità d’iniziativa, di fare cose nuove – e dunque di partecipare della capacità del Creatore – è costitutiva dell’uomo. Vocazione a esistere è per noi vocazione ad essere iniziatori, imprenditori d’essere. Bisogna intendere questo nei molti modi in cui lo si può intendere: anche con molta umiltà. E. Husserl soleva dire che il filosofo vero è sempre un principiante: uno che comincia, che riparte sempre di nuovo, immer wieder (...). " Altrove aggiunse che l'espressione imprenditore d'essere sarebbe piaciuta a don Verzè. A me questa riflessioni appaiono letture ideologiche più che filosofiche. Mi ricordano quelle di una suora che, intervistata sulle forme di precariato del lavoro giovanile e la famiglia, si lanciò in un discorso alto sulla precarietà intrinseca alla stessa vita umana. Ora se volete pubblicare il commento, bene. In caso contrario vi assicuro che non vi succederà nulla lo stesso.:)
RispondiEliminaNoterei anche che questi ideologi predicano simultaneamente il vangelo di "una persona = una impresa, competere sempre" e quello di "le piccole imprese sono il cancro, bisogna essere enormi per poter competere". Tanto la logica non e' richiesta, anzi senza distorsione della logica nulla della loro ideologia potrebbe esistere. Comunque il fatto piu' grave non e' che Bernabe' dica queste cose; e' che esse sono penetrate nel dire comune e sono ripetute come verita' naturali dalle stesse vittime di questo nazismo.
RispondiEliminaColla scomparsa dell'URSS l'Europa si è trasformata definitivamente una propaggine dell'impero mondiale anglosassone. Ciò non soltanto a livello politico ed economico, ma anche mediatico-culturale (escludendo parzialmente l'alta cultura che agli americani risulta completamente indifferente). E così i padroni locali del vapore, convertitisi in proconsoli imperiali, mentre adeguano il Paese alle regole del capitalismo predatorio, diffondono nel gregge il mito yankee del "self-made man".
RispondiEliminaL'adeguamento all'apparato ideologico del conquistatore di turno è spontaneo, ma serve anche a coprire ideologicamente l'inabissamento del benessere indotto dalla globalizzazione (termine politically correct per dire americanizzazione): se uno fa la fame è perché non è sufficientemente dinamico/innovativo, non perché il capitalismo predatorio nell'arco di un 30nnio ha delocalizzato l'apparato tecnologico e industriale costruito nel sacrificio di innumerevoli generazioni.
Tutto questo veniva chiaramente predetto, 30 anni or sono, dagli avversari della c.d. globalizzazione, subissati dal coro di insulti e di ridicolo degli alfieri del sol dell'avvenire. Non credo di sbagliare supponendo che quasi tutti fra i collaboratori e lettori di questo blog abbiano sostenuto lo sfacelo mondialista: che diamine, erano in ballo elevati ordini di finalità come imbastardire l'umanità europea, sfamare i negri e distruggere le identità nazionali. Adesso godetevi i risultati dei vostri ideali cosmopolitici e della vostra lungimiranza.
Il mito dell'uomo che"si fa da sè"e realizza in perfetta solitudine le proprie "oggettive",perchè non condizionate se non dal suo libero arbritrio,condizioni di vita,è appunto un mito che poggia, però, su alcuni fondamentali dogmi della cultura protestante diffusa e radicata in quei paesi dove ha avuto origine.Non è solo becera ideologia disumanizzante a cui contrapporre una visione più "terrena",ma il fulcro della vulgata "neoliberista"con cui stiamo facendo i conti.Non deve stupire,deve invece stupire,eccome,l'assorbimento di questi "valori"da parte delle classi subalterne oramai totalmente(almeno in Italia)irretite e adagiate entro un recinto "culturale"che ha sottratto loro l'unica arma a loro disposizione in grado di difendersi, quella lotta di classe che la classe dominante non ha mai smesso di attuare contro il suo nemico storico.L'attacco iniziato e programmato all'interno di circoli reazionari multinazionali negli anni settanta contro i ceti subalterni,assume questa volta un carattere più generale,ed è bene conoscerlo perchè in quelle parole non vi è solo una petizione di principio,ma un VERO,PIANIFICATO,NAZISTA, PIANO DI RIDUZIONE DRASTICA DELLA POPOLAZIONE MONDIALE a cui il capitale non vuole più erogare neppure quelle briciole fin qui distribuite.Questo è lo scenario,altro che sconfitta storica del nazismo.Luciano
RispondiEliminaCaro Anonimo (Luciano) anch'io sono della medesima opinione e condivido pienamente la lucida e raggelante Analisi, sintetica e scommetto ben documentata...
EliminaCosì agghiacciante che la maggior parte delle persone la riterrebbe inverosimile,vero?
Eppure il disegno pianificato lucidamente dalle élite multinazionali è proprio quello... i segnali sono tanti... ci proveranno... Angelo Anonimo