lunedì 23 febbraio 2015

Tsipras non riuscirà a cambiare il "sistema dell'euro". Ecco perché

È chiaro a tutti che quanto sta accadendo in questi giorni fra il governo greco e le oligarchie euriste
potrebbe rappresentare una novità politica capace di produrre cambiamenti cruciali per il futuro dei popoli europei.
Noi restiamo convinti che la natura dell'UE non sia riformabile nel senso indicato nel programma di Tsipras, e che, di conseguenza, siano solo due gli scenari che potranno concretizzarsi: il cedimento di Syriza oppure la fuoriuscita della Grecia dall'euro. Questa seconda ipotesi aprirebbe la strada alla dissoluzione della moneta unica e probabilmente della stessa UE.

Claudio Martini, qualche giorno fa, ha argomentato un'opinione diversa.
Claudio ha criticato le posizioni simili alle nostre in quanto originate dall'idea che le regole su cui si fonda il “sistema dell'euro” siano immodificabili, e che quindi non esista altra via di salvezza che l'abbandono della moneta unica. Un “There is no alternative” in fondo simile a quello di chi sostiene che tali regole vadano rispettate così come sono oggi.
Tuttavia, per quanto ci riguarda, abbiamo spesso sostenuto che esiste certamente la possibilità di modifiche al “sistema dell'euro” o al funzionamento delle istituzioni europee. Ma riteniamo che tali modifiche, se realizzate, renderanno il quadro europeo ancora più cupo di quanto non sia già.
In concreto, non è affatto impossibile che prima o poi si giunga a forme di mutualizzazione dei debiti sovrani e, soprattutto, alla creazione di “stanze di compensazione” fra i surplus del nord e i deficit del sud. Come ormai tutti sanno, infatti, sono queste le modifiche necessarie a tenere in piedi la moneta unica. E non a caso anche le proposte anticrisi del ministro Varoufakis vanno esattamente in questa direzione.
Senza queste modifiche al “sistema dell'euro”, se anche la Grecia riuscisse a ottenere qualche spazio di manovra per politiche espansive, esse finirebbero per riprodurre gli stessi squilibri che hanno portato alla crisi attuale.

Ma a quali costi politici è possibile pensare che tali modifiche possano trovare realizzazione? Il punto è che introdurle significa rivoluzionare l'intero assetto delle istituzioni europee, e garantire loro piena sovranità nella scelta delle politiche economiche e sociali dei paesi membri, a meno che non si pensi che i paesi economicamente forti si facciano carico dei debiti di quelli deboli, accettando di non metter bocca nelle loro scelte di politica economica e sociale. Difficile.
In estrema sintesi, la posizione tedesca, sposata dalla BCE, è “solvibilità in cambio di sovranità”.
Tutto il contrario di quanto promesso da Tsipras, che si è assunto l'impegno di negoziare con l'eurogruppo senza accettare cessioni di sovranità (tenendosi così le mani libere per porre fine all'austerity in Grecia).
Va riconosciuto che aver ottenuto di discutere su riforme proposte da Atene e non dalla Troika, rappresenta una piccola, ma significativa vittoria. 
Siamo convinti che non basterà. 
Vedremo presto cosa proporrà il governo greco, e cosa effettivamente, alla fine, potrà realizzare. I temi da seguire con particolare attenzione saranno quelli legati al lavoro e alle privatizzazioni. 
Le Istituzioni europee vogliono facilità di licenziamento e privatizzazioni. Tsipras ha promesso di opporsi a entrambi, reintroducendo tutele per i lavoratori, e bloccando le cessioni degli asset statali, come i porti.
Misureremo nel concreto se il governo di Atene proverà davvero a invertire la rotta imposta da Bruxelles, e se vi riuscirà, dimostrando di essere l'effettivo titolare della sovranità.
Non a caso, tutte le mosse dell'UE degli ultimi anni (Fiscal Compact, “six pack”, “Fondo Salva Stati”) vanno nella direzione della spoliazione della sovranità degli Stati, in particolare di quelli in deficit.
Se Tsipras realizzasse quanto promesso, farebbe saltare per aria le stesse fondamenta dell'Unione Europea (e ci sarebbe da essergliene molto grati), ma ci sembra davvero impossibile che ci possa riuscire. Non saranno solo i paesi del nord ad impedirlo, ma anche quelli del sud, sorretti da governi che hanno devastato i propri popoli, e che non vogliono porgere il fianco a possibili forze alternative. In questa situazione, per esempio, si trova la Spagna, che andrà ad elezioni nel prossimo dicembre. E' abbastanza prevedibile che una vittoria di Tsipras sulle istituzioni europee spianerebbe la strada a Podemos.
Vedremo. Una volta spiegate le reciproche ragioni, non ci resta che attendere gli eventi, con l'onestà intellettuale di riconoscere quello che la realtà ci dirà.


(Marino Badiale, Fabrizio Tringali)

9 commenti:

  1. Il vostro intervento pone problemi reali e fotografa una situazione della geografia del potere in Europa che è perfettamente condivisibile.
    Personalmente, sono convinto che da sola, Syriza non ce la potrà fare. L’obiettivo era quello di guadagnare tempo, sei mesi chiedeva Varoufakis, quattro mesi gli sono stati accordati. Anche se, la richiesta di presentare la lista delle “riforme” entro oggi ha tutta l’aria di un atto di imperio: non verranno i commissari della Troika a imporvele, ma vi costringiamo ad auto-imporvele.
    Del resto, la condizione della Grecia è fortemente critica. Si può dire che la posizione dell’eurogruppo rappresenti un arrogante imposizione, ma qui quello che più conta è il rapporto tra creditore (strozzino) e debitore. Segnalo a questo proposito l’articolo di Guido Iodice, “La vittoriosa sconfitta di Tsipras e Varoufakis” comparso su Next.
    Quindi, la fotografia che tratteggiate è condivisibile dal mio punto di vista.
    Il discorso però andrebbe fatto anche in prospettiva. Nell’intervento di Varoufakis, “confessioni di un marxista irregolare”, c’è una parte che spiega il suo approccio verso l’Europa. Lui dice che è indispensabile trattare con questi becchini e misantropi delle istituzioni europee. Dice che “tanto peggio, tanto meglio” è falso e consegnerebbe i paesi europei alla barbarie. Dice che la priorità è far uscire i paesi europei da questa depressione che potrebbe durare cinquant’anni. In un altro intervento, rispolvera la proposta di Keynes di investire i surplus commerciali nei paesi in deficit.
    Voi segnalate, giustamente, che il grande rischio è la cessione di sovranità che questo comporta, la cessione di sovranità a questa struttura di potere europeo. Il rischio è effettivamente grande. Però dipende anche da come si configurano le lotte e dalla capacità politica dei movimenti (greci, spagnoli, italiani, o di qualsiasi altro paese) di conquistare le roccaforti dei poteri dei singoli paesi.
    Le probabilità di esito positivo sono scarsissime. Ma la vera alternativa, qual è?

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  2. Schäuble:

    “I greci avranno certamente delle difficoltà a spiegare l’accordo al loro elettorato. Fino a che il programma non sarà completato positivamente, non se ne vedranno i benefici“

    Se Schäuble si è espresso in questi termini significa che Syriza ha capitolato, non ci sono altre interpretazioni se non peggiorative (tradimento di Syriza, cialtroneria, etc.). Dovranno presentare un programma che dovrà essere accettato dall'UE e i cui termini saranno alquanto imbarazzanti per il governo greco. Per quattro mesi dovranno fare (e lo faranno) ciò che diceva il memorandum e vedersela con il loro elettorato e poi si vedrà, ma non promette niente di buono, la solita capitolazione sinistrorsa.
    Se qualcuno nutriva delle speranze sul fatto che si potesse giungere ad un compromesso adesso ha l'evidenza che esiste solo una possibilità per chi si trova in difficoltà: la resa incondizionata. Il governo greco avrà soltanto il cambio di nome che da "memorandum" diventa MFAFA.
    Con tanti saluti ai sognatori.

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    1. Perché Schauble è affidabile e dice sempre la verità, giusto?

      Questa storia della caporetto di Tsipras comincia a diventare fastidiosa. Vedremo di eliminare un po' di disinformazione nei prossimi giorni.

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    2. Poteva semplicemente non fare riferimento al fatto che questo accordo è realmente un problema per il governo greco. Poteva fare pubbliche relazioni ed invece ha girato il coltello nella ferita perché in questo caso c'è sia il coltello che la ferita. Risulta inoltre che una delle figure di spicco di una certa sinistra greca abbia chiesto scusa ai suoi elettori per aver alimentato una illusione.
      Resta solo la speranza che in questi quattro mesi preparino il "colpo gobbo" ma ci credo poco.
      A me girano i santissimi quanto a te caro Claudio.

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    3. A me non girano affatto ;)

      Schable ha bisogno di mentire, per nascondere la sua personale sconfitta. La sua linea era "nessuna trattativa coi greci", ed è stata pubblicamente sconfessata dal vice-presidente del suo governo (Gabriel).

      Relax.

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    4. bisogna aver voglia di vedere il bicchiere mezzo pieno eh?

      al più questo accordo è un nulla di fatto perchè basato (se così sarà) su misure che non garantiscono alcuna copertura. se confermate le indiscrezioni è il classico armistizio scritto nel modo da poter dire entrambi di aver vinto ma che nei fatti rimanda quasi tutto risolvendo molto poco.

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    5. aggiungo: per avere un'idea del perchè proprio 4 mesi e non 6 sono stati concessi....guardarsi nel dettaglio le scadenze del debito greco. la parte da onorare in luglio e agosto è grande tutta insieme circa 4 volte la parte che va da marzo a giugno.

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  3. considerata la posizione tedesca non vedo come alcuna mutualizzazione dei debiti sia mai possibile.

    lo stesso QE attuale è nei fatti garantito dalle BC nazionali...e dunque da noi. i tedeschi non acconsentiranno mai a questo tipo di riforme.

    semplicemente perchè il loro elettorato vuole il sangue dei periferici. il lavoratore tedesco in difficoltà è ardentemente convinto che i greci debbano soffrire ancora. esattamente come quello italiano è convinto che gli statali sono il problema del paese.

    se qualche corrente intellettuale riuscirà a far cambiare loro idea allora si vedrà...ma si parla di 20 anni o tempi simili.

    nel frattempo il sud europa diventa una gigantesca bulgaria. e assai più velocemente. la UE si può riformare....facendo fuori i l'elites dei paesi forti. cosa direi impossibile.

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  4. ....per di più in "caso" di risultato positivo delle "trattative" sarebbe alimentare un maggiore sostegno pubblico per i partiti e movimenti anti-UE altrove, e costituirebbe un'occasione mancata per la Grecia e l'Europa.
    http://sopravviverenelxxisecolo.blogspot.it/2015/02/le-conseguenze-economiche-della-grecia.html

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