lunedì 10 giugno 2013

Cose turche

Questo interessante articolo fa luce su un fatto non molto conosciuto dal grande pubblico, e cioè che la crescita turca ha molto probabilmente i piedi di argilla, e che questo potrebbe non essere del tutto estraneo a quanto sta avvenendo in questi giorni nelle strade di quel paese.
Come argutamente sostiene l'articolista, in Turchia si è creata un'impressionante bolla immobiliare, che include anche il complesso che dovrebbe prendere il posto del parco di Gezi. Ma noi sappiamo che le bolle immobiliari sono un ottimo indizio dell'afflusso di capitali dall'estero; e che i capitali affluiscono nei paesi che ne hanno bisogno, cioè nei paesi che hanno una bilancia dei pagamenti in disavanzo.
E infatti...


Andamento delle partite correnti turche:




Per superare la cronica crisi della lira turca, Erdogan ha adottato il cambio fisso col dollaro. Questo ha aumentato il potere d'acquisto dei turchi, e ha di fatto sostenuto la crescita, ma al prezzo di accumulare un debito estero di proporzioni inquietanti.

 La rivalutazione della lira turca:







Il debito estero turco:




Prima o poi i capitali smetteranno di affluire (forse lo faranno già partire dai prossimi giorni, sulla scorta delle proteste), e allora per l'economia turca si troverà di fronte al dilemma cruciale: svalutare la moneta o deflazionare?

Questa sommaria analisi non deve però farci dimenticare due cose:

1) la Turchia sta uscendo, e in parte è già uscita, da una situazione di grave sottosviluppo; e da quello stato l'ha tirata fuori l'AKP, il partito di Erdogan.

2) la Turchia comunque una scelta ce l'ha, perché il suo tasso di cambio non è irrimediabilmente fisso come quello dei membri dell'eurozona. E qui è istruttivo confrontare la Turchia con la Grecia: il debito estero turco è arrivato ad un livello persino più alto, eppure non ha attraversato una crisi economica e finanziaria paragonabile a quella greca.

Chissà perché? (C.M)

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